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Riflessioni sulle scienze

Riflessioni sulle Scienze

di Alberto Viotto    indice articoli

 

I valori di default

Marzo 2014

  • Una semplificazione decisiva

  • La causa Microsoft – Commissione Europea

  • Il call center

  • Al fast food

  • A chi giova?

 

Qualsiasi oggetto tecnologico (un personal computer, uno smartphone, un programma di word processing come quello con cui sto scrivendo questo articolo) ha un’infinità di opzioni, cioè di impostazioni che l’utente può cambiare a suo piacimento. Lo sfondo della schermata iniziale, la musichetta che annuncia l’arrivo di una chiamata, il tipo e la grandezza di caratteri usati quando si crea un nuovo documento possono essere scelti dall’utente.

 

Una semplificazione decisiva

Un oggetto tecnologico sarebbe pressoché inutilizzabile se si dovessero effettuare delle scelte su ogni opzione prima di poterlo usare: si perderebbe troppo tempo per configurarlo. Per evitare questo problema, i progettisti decidono dei valori di default. Se l’utente non fa niente, le scelte sono quelle: lo sfondo è l’immagine predefinita, il jingle alla chiamata è - ad esempio - il “Nokia tune”, la luminosità dello schermo ha un determinato valore. In questo modo si opera una semplificazione decisiva dell’oggetto: nell’immagine che ce ne facciamo non dobbiamo tenere conto di tutte le possibili opzioni ma soltanto di quelle che vogliamo modificare, di solito perché ne abbiamo sentito parlare o le abbiamo visto modificate da qualcun altro.

 

La causa Microsoft – Commissione Europea

Nella stragrande maggioranza dei casi i valori di default non si cambiano, con l’eccezione di quelli con maggiore impatto (come effettivamente può essere la suoneria di un cellulare). Chi decide questi valori ha quindi un ruolo molto importante ed influenza in modo rilevante l’utilizzo dell’oggetto. Spesso però queste scelte non sono fatte in modo “neutro”, ma cercano di favorire in modo scorretto chi lo produce.

Nella famosa vertenza legale che ha contrapposto la Microsoft alla Commissione Europea Antitrust(1), ad esempio, uno degli aspetti più importanti riguardava la scelta del browser che gli utenti di Windows avrebbero usato. Anche se costretta a dare la possibilità di utilizzare altri browser oltre al suo Internet Explorer, la Microsoft lo proponeva come scelta di default, per cui la stragrande maggioranza degli utenti si ritrovava ad utilizzarlo; per questo motivo ricevette una multa addizionale di 561 milioni di euro.

 

Il call center

Quando chiamiamo un call center di solito non lo facciamo perché vogliamo “conoscere le nuove offerte”, ma perché vogliamo parlare con un operatore.  La scelta di default però è proprio quella:  “conoscere le nuove offerte”. Per parlare con un operatore dobbiamo superare una lunga sequenza di scelte. L’azienda che fornisce il servizio spera in questo modo di convincerci a sottoscrivere un nuovo contratto, e solo alla fine ci dà quello che effettivamente ci serve.

Una cosa molto simile avviene se cerchiamo di prelevare dei contanti ad un Bancomat: tutte le scelte più agevoli portano a “nuovi servizi” offerti dalla banca, la sequenza di scelte che portano all’agognato prelievo di contanti è tutt’altro che lineare.

 

Al fast food

Quando si ordina un panino si immagina che la scelta di default sia quella del panino “normale”. Non è così invece: secondo le istruzioni ricevute l’addetto alla cassa ci propone il menù ‘grande’, con un panino enorme ed una porzione gigante di patatine; se disattenti assentiamo, la quantità di cibo che ci viene rifilato aumenta ben al di là di quanto avremmo voluto.

 

A chi giova?

A chi giova questa continua lotta tra le aziende che, sfruttando la tendenza a non cambiare i valori di default, cercano di spremere più soldi possibile dai loro clienti, effettivi o potenziali, ed i poveri utenti che devono stare molto attenti a scansarne le continue insidie? Evidentemente non giova a nessuno: si perde tempo e si spreca.

Inutile dire che tutta la nostra simpatia è dalla parte dei molestati, ma a ben pensare è anche colpa loro: spesso sono disattenti e, lasciandosi abbindolare, incoraggiano le aziende a proseguire in queste politiche scorrette. Se tutti fossero attenti le aziende la smetterebbero con questi trucchetti, la cui gestione in fondo costa anche a loro.

 

   Alberto Viotto

 

Se qualche lettore trovasse questo articolo interessante o ne volesse discutere, all'autore farebbe piacere ricevere delle e-mail all'indirizzo: alberto_viotto@hotmail.com

 

NOTE

1) https://en.wikipedia.org/wiki/European_Union_Microsoft_competition_case

 

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