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Scrittura e vita, simbiosi perfetta

Scrittura e vita, simbiosi perfetta di Matilde Perriera

di Matilde Perriera

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La magia di uno sguardo

Gennaio 2021

Da IL CARRO DELLE MUSE 2020


IL CARRO DELLE MUSE 2020Con LA MAGIA DI UNO SGUARDO, la Professoressa Matilde Perriera è entrata in finale, 7 volte su 7, al concorso internazionale de “Il carro delle muse” e, ancora una volta, ha ricevuto encomiabili manifestazioni. Particolarmente gradito il giudizio che la Presidente de IL CARRO DELLE MUSE ha inviato insieme alla spedizione dell’antologia 2020: “Carissima, il tuo racconto È VIVO. Esso riflette, da un lato, lo sgomento di fronte a un dramma mondiale, che tutti cerchiamo di cacciar via con la spada della speranza, e, dall’altro, la riconoscenza, che ci pervade come, forse, era “una volta”… quella delle favole, in cui il lieto fine è assicurato! Il racconto – scrive la Dott.ssa LOREDANA REPPUCCI – si connota sin dall’incipit:

Quegli occhi!!! Meravigliosamente intelligenti ed espressivi.
Ne ho incontrato il Fuoco e sono rimasta senza parole.

Matilde PerrieraBravissima, davvero. Hai inventato una scena stupenda, da cui si percepiscono scontati episodi di cronaca ma senza che ti dilunghi in ovvie delucidazioni. Vi aleggia un fuoco che non vediamo, ma che tutti emaniamo e raccogliamo dal mondo che ci sta attorno. È il Fuoco divino della Vita. Le tue parole entrano nel cuore come una freccia. “Quegli OCCHI”, come il leitmotiv di una vecchia canzone, sono i veri protagonisti della parte creativa e nuova del racconto. Li vede il lettore, gli restano nel cervello e nel cuore creando un effetto davvero magico. Tu, con la tua narrazione – e forse non te ne sei neppure accorta - hai fatto dell’arte, in cui è protagonista la passione espressa da due occhi, lasciando in piedi il mistero: nessuno sa - e non deve sapere - se essi esprimano una pena personale o generale, speranza o disperazione. Chi legge si sintonizza con questi sguardi silenziosi, brillanti, carichi di tutte le emozioni possibili che immagini emergere da un’anonima mascherina e rivive la propria paura, la propria emozione, la propria disperazione…

Chi ha già avuto modo di leggere e apprezzare il Racconto con cui la Professoressa si è distinta anche in questa occasione ha sottolineato il pregio di questa “voce” straordinaria che crea un effetto davvero magico. LA REDAZIONE, nel commento a piè di pagina inserito ne IL LIBRO DELLE MUSE 2020, aggiunge che “da Caltanissetta, dalla terra dei grandi scrittori, giunge il richiamo alla magia di quegli sguardi oltre la mascherina e l'abnegazione di quanti continuano a combattere senza tregua questa nostra guerra contro il male, talvolta fino al sacrificio estremo. Grazie, Matilde, per darci l'occasione di rileggerli”.

Le vivide scintille che scoccano da questo breve testo hanno sollecitato pure l’annotazione di GIANFRANCO DOMENICO PULLERONE:La danza delle parole da te creata ha dato vita a una cronaca fatta col cuore. Hai fatto una fotografia di questi lunghi mesi che ci sono stati rubati ma che ci hanno anche restituito l'umanità che negli anni abbiam perso strada facendo. Vi si registra l’emozione del patriottismo che è venuto fuori da ogni balcone, unendo, a suon di "Fratelli d'Italia", vicini di casa anche sconosciuti. Vi si coglie persino il senso religioso di una cristianità assopita e ridestata da un Papa forte e concreto in grado di incollare al televisore/telefonino pure chi si è sempre dichiarato agnostico. Bello, mi piace, continua così”.

“Nel trambusto creato dalla pandemia”, quegli occhi, che fanno sentire l’emozione di disegnare insieme i propri sogni e di ritrovare, anche nelle grandi sofferenze collettive, lo scalpello per scalfire le rocce”, hanno toccato pure il cuore di MATILDE NAPOLI: Il racconto mi piace molto e arriva direttamente al cuore. Non è un racconto fantasioso, ma sei riuscita a esulare dalla banale cronaca per trasmettere emozioni forti come paura, rabbia, speranza... e tutte quelle sensazioni, insomma, che tutti noi, in questa lunghissima quarantena, continuiamo a provare e temere. In quegli occhi, insomma, ognuno di noi si ritrova.

Quegli occhi, altresì, “focalizzando l’obiettivo comune di non demordere e di riaccarezzare scorci di vita che la mente aveva cancellato, hanno spinto tanti a riflettere sulla loro funzione apotropaica:
ENZA MILAZZO precisa: “Sei proprio brava. Il racconto mi è piaciuto molto. Non tenerlo solo per te, DEVI pubblicarlo. La scrittura è la tua passione, coltivala sempre”

MARIA BARONE aggiunge: “Tu, con ogni tuo scritto, coinvolgi emotivamente e fai sentire proprie le tue emozioni. Senza trascurare l'eleganza formale, infatti, riesci a cogliere sentimenti comuni con delicata sensibilità poetica. Ho appena finito di leggere il tuo testo e, di getto, ti trasmetto quello che esso mi ha ispirato. L’inferno sulla terra, drammaticamente attuale, potrebbe sembrare un tema banale, ma tu, partendo da esso, hai dato vita a un racconto puntuale e incalzante, forte nella sua concisione. In un crescendo di emotività, "quegli occhi", citati e ingigantiti nella domanda iniziale, riaffiorano in una martellante climax per prorompere con il liberatorio "andrà bene". Bravissima Matilde!

E, infine, ERIKA COSENTINO ribadisce: Ho letto il racconto. Il titolo è a dir poco incredibile. Esso riflette l’immagine di quelle piccole finestre che ci hanno permesso di fotografare un periodo storico difficile da dimenticare. Nonostante tutto potrà tornare alla normalità, perché via via andiamo sempre più togliendoci veli di dosso, non ci saranno mai abbastanza veli per coprire quegli occhi, specchi di anime nascoste. Tra le righe si sente vibrare un fuoco ardente, emblema di un’anima profonda e in divenire, senziente e cosciente, pronta a divampare come fiamme in una selva oscura per illuminare il cielo nero della notte. Quello scintillio costante, che con le sue lingue di fuoco comunica tutto ciò che non riuscirebbe mai a dire con la bocca, è sottolineato da sguardi paragonabili a fiumi di emozioni e sentimenti che, per chi saprà recepirli, saranno vere e proprie parole.



La magia di uno sguardo


Quegli occhi!!! Meravigliosamente intelligenti ed espressivi. Ne ho incontrato il Fuoco e sono rimasta senza parole. Cosa volevano farmi intuire?

La situazione che stavamo subendo era veramente critica. Gli "arresti domiciliari" ci sottoponevano a uno stress snervante, mentre il mostro invisibile, subdolo, infido, insidioso continuava a fare strage. Il coronavirus, infatti, nascosto nell'ombra, aveva isolato intere famiglie, alterato i ritmi di crescita del sistema economico nazionale e faceva penetrare nell'anima il terrore di "andarsene" in estrema solitudine senza neanche il conforto dei propri cari, di un degno funerale, di una carezza. Nel trambusto creato dalla pandemia, l’incubo delle sopraffazioni agghiaccianti dominava sovrano. Lorena, Alessandra, Gina, Irina, Irma, Barbara, Viviana, Bruna erano già state vittime del femminicidio, le catene di approvvigionamento nell'industria erano state interrotte, schiere di operai e impiegati erano state sradicate dalla loro storia professionale. La proliferazione dell’epidemia partita da Wuhan, con ripercussioni ad ampio raggio, aveva scatenato il terremoto nella scuola, messo sotto pressione la filiera della moda, addentato le maschere carnascialesche, sospeso le toccanti manifestazioni della settimana santa e annullato molti altri eventi consolidati persino sul fronte del turismo.

Ripensavo a quegli occhi e riflettevo. Conseguenza più grave della sindrome cinese era sembrata una psicosi che, influenzata dai neuroni a specchio forse più contagiosi dello stesso virus, aveva innescato “la paura della paura”.  Era stata follia virale collettiva con restrittive misure radicali che avevano ridotto la logicità dei comportamenti ed esasperato coniugi vicini a letto e distanti in macchina. Si erano rilevate insensate incongruenze. Proprio nel rovente clima da terza guerra mondiale con i diktat del distanziamento sociale, in tanti - troppi - si organizzavano, progettavano, elaboravano, come se si stesse realmente cambiando pagina e, invece, l’inferno era ancora sulla terra. Dimenticavano che restare a casa dovesse essere un comportamento responsabile e un atto concreto per aiutare chi stava in prima linea. Molti di loro, peraltro, ricorrevano inconsciamente a meccanismi di fuga dal pericolo attraverso una fraseologia scaramantica e, riferendosi a questa grave malattia respiratoria acuta, la depotenziavano etichettandola con l’acronimo inglese CoVid-19. Non sarebbe stato meglio, seppur allineandosi alle graduali riaperture, restare nei limiti?

Quegli occhi!!! Li risentii nel cuore e i loro guizzi intensi rischiararono il tunnel. Avevo finalmente capito. Le vivide scintille che essi promanavano erano fiamma pura. Divennero metafora dei tanti eroi della quotidianità che non indossavano mantelli, ma mascherine, guanti, tute e lenti protettive. I cari angeli, con coraggiosa dedizione e turni h 24, stavano affrontando i rischi di questo spettro impalpabile. Infermieri, operatori sanitari, addetti alle pulizie, ambulanzieri, barellieri, medici, paramedici, spinti da uno slancio generoso, vivevano una situazione di sovraccarico totalmente nuova e difficile da gestire. Garbo, educazione, cultura, competenza, professionalità erano i loro biglietti da visita indispensabili per favorire l'approccio circolare con i malati, anche se avevano paura. Molta paura. Tanti erano stati i morti.

Quegli occhi, focalizzando l’obiettivo comune di non demordere per sconfiggere il virus, avevano permesso di riaccarezzare scorci di vita che la mente aveva cancellato. Non lasciarsi vincere dall'inerzia divenne, così, l’imperativo dominante. Parole d’ordine, nelle varie famiglie, erano state quelle di rinverdire la possibilità di abbattere le frontiere comunicative e di rispettare la necessità dell’ascolto.
Quegli occhi restituirono all'esistenza di ciascuno l'umanità che negli anni si stava perdendo. Ed ecco il desiderio di far brillare il proprio habitat, di catalogare, inventariare, registrare, classificare, riordinare materiale fermo da mesi su una scrivania. E, ancora, la premura di riavvicinarsi a film dalla grande valenza, di dedicarsi alla lettura di romanzi, di riallacciare rapporti che il tran tran aveva disgregato. La mente della donna, in particolare, era rimasta libera di navigare su una scia che gli impegni giornalieri, con il costante ruolo di Cenerentola imposto dalle cure per la casa o i compiti da correggere, le lezioni da preparare, le riunioni pomeridiane, aveva fatto trascurare.
Quegli occhi ispirarono il flashmob che risuonava nel silenzio surreale e ridava la speranza di poter “volare nel blu dipinto di blu”.
Quegli occhi insegnarono a usare tamburi, vuvuzelaz, fischietti, forchette, posate, pentole, coperchi che illuminavano il grigio della quarantena e facevano riscoprire il piacere di un sentire comune.
Quegli occhi fecero apprezzare quanto di bello la vita potesse riservare. Si erano rispecchiati nel gesto semplice di un ramoscello d'ulivo affettuosamente preparato dai parrocchiani; il ritrovarlo nella cassetta della posta di ciascun condomino aveva generato, nell'attesa di una Pasqua spenta, un commovente scintillio di cuori… O si concretizzarono nell’energico progetto "Non vi lasciamo soli" autofinanziato dalla cooperativa sociale Etnos; i tanti volontari, nella città di Caltanissetta, rispondevano, con generosa apertura e senza alcun onere finanziario, a tutte le priorità di chi aveva avuto più bisogno…  O diedero le ali a chi, spinto dalla solidarietà attiva, concreta, attenta, aveva sentito l’urgenza di esserci e non aveva esitato a donare; con questo gesto di delicata sensibilità, pur con i rischi della contingenza, armato di mascherina, guanti e, soprattutto, di tanto tanto amore, era andato incontro a quanti, con il suo sangue, si sarebbero potuti salvare...
Quegli occhi, insomma, avevano fatto sentire l’emozione di disegnare insieme i propri sogni e di ritrovare, anche nelle grandi sofferenze collettive, lo scalpello per scalfire le rocce… “Dai – sembravano dire -, andrà bene. Vedrai. Sarai refrattario al coronavirus. Sarai premiato per tutti i dolci sorrisi che avrai elargito a chi avrà goduto del tuo aiuto nel tempo in cui la tempesta infuriava”.

 

   Matilde Perriera


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