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Scrittura e vita, simbiosi perfetta

Scrittura e vita, simbiosi perfetta di Matilde Perriera

di Matilde Perriera

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Una straordinaria polifonia

Ottobre 2018

Da IL CARRO DELLE MUSE 2018

 

Pergamena21 settembre 2018, pomeriggio a Moena (Trento), serata conclusiva del Concorso internazionale IL CARRO DELLE MUSE 2018. Anche quest'anno (sin dal 2014 = 5 anni/cinque), per la prof.ssa Matilde Perriera, Diritto di pubblicazione sull'antologia dell'edizione 2018, riconoscimento della critica e Menzione speciale per il suo racconto UNA STRAORDINARIA POLIFONIA. Motivazione: "Per aver, attraverso un coinvolgente e intenso paradigma letterario, fatto salire a galla problematiche intergenerazionali di grandissimo spessore.premio

L'autrice, infatti, con una stile elegante e fluido, nello scorrere delle righe, suggerisce implicitamente le tante sfumature comportamentali necessarie  per accompagnare un'adolescente in fibrillazione nel difficile percorso  che la trasforma da ragazzina capricciosa e tracotante in  donnina  matura, responsabile, desiderosa di "danzare nella pioggia" insieme a una figura leader della sua avventura esistenziale.

 

 

Una straordinaria polifonia

 

Scintille tra la recalcitrante Tiziana e l’intransigente Francesca. Le loro urla tuonavano nella stanza e ciascuna tentava di far valere il proprio punto di vista. Nessuna tregua nell’incandescente scenario serale. L’acrimonia di Tiziana era accanita: «Ho quindici anni e non ho bisogno di balie asciutte. Tra miele e fiele, lacrime e baci, riesco a trovare il mio equilibrio interiore, il mondo è il mio servitore. Guarda te, piuttosto!!! Non ti accorgi che le tue candeline costano più della torta? E che sei ormai merce ingombrante da rottamare su un treno senza fermate? Sei esasperante con le reiterazioni stressanti di marachelle passate, il continuo riferimento agli anni della gioventù, il richiamo ai buoni costumi del tuo tempo, quando … bla bla blauffa!!!  … Nonnaaaaaaaaaaa!  La vita non si può sprecare andando a ritroso, accarezzando vecchi miti o, peggio, uniformandosi a regole imbalsamate e a schemi costrittivi ... bastaaaa!!!». Improvvisamente l’ossimoro del silenzio assordante. Francesca si guardò allo specchio e notò i solchi intorno ai suoi occhi, alla bocca, sulla fronte. Si sentì, tutto un tratto, una radice avvizzita, inaridita dalle improrogabili incombenze della quotidianità, la febbre dei bambini, le lezioni da preparare, i compiti da correggere, i programmi falliti … Non si era mai sottratta alle responsabilità, nonostante i dolori alla schiena, la stanchezza, le veglie notturne, i non ne posso più, eppurenessuno aveva provato a rispettare i punti e virgola di cui lei avrebbe avuto tanto bisogno per ripartire, ogni giorno, come un cannone ricaricato. Mentre i fotogrammi di spine invisibili le fluivano nella mente, lacrime irrefrenabili scivolavano sul suo viso. Era scioccata per le insolite reazioni della nipotina adorata, proprio quella su cui aveva posato sempre uno sguardo particolarmente amorevole. Con la magia dei dolcissimi abbracci, la sua Titty, sin dalla nascita, aveva, infatti, colorato la sua vita, aveva dato un senso agli anta che si accavallavano, l’aveva trasfigurata in variopinta farfalla pronta a tenderle una mano nei giorni pieni di vento, di rabbia, di sconforto. E ora? Dove aveva sbagliato? Quale misterioso cortocircuito aveva causato il black-out nel loro legame? Mille domande in climax, scalpitando nel suo animo tormentato, la orientavano, intanto, verso una graduale consapevolezza emotiva. RIFLETTEVA. Perché la sua bambolina piombava dall’illusio­ne più esaltante alla disperazione più cupa? Con quali armi aiutarla a neutralizzare i mostri che vociavano nell’anima? Come farle valicare il labirinto del cuore in tempesta e imboccare con fiducia le curve del suo cammino? Che, forse, gli sfrontati atteggiamenti comportamentali e la contestazione degli stili educativi erano un tamburellante campanello d’allarme? RIFLETTEVA e s’interrogava. Nella tetragona immobilità d’incrollabili certezze, si era mostrata rigida verso i cambiamenti? O, senza adeguato vaglio critico, aveva stigmatizzato i giovani come “ladri di futuro”(1) superficiali e indolenti? RIFLETTEVA e un fertile vivaio di spunti le apriva davanti nuove tonalità prospettiche. Desiderosa di rispolverare l’intreccio fittissimo delle sue esperienze, per esempio, aveva preteso, in estrema buona fede, di interagire con eccessivo slancio sulla crescita di Tiziana nella delicata fase di passaggio dall’infanzia alla maturità. Diventare adulti – lo sapeva - è la lezione più dura da imparare e da insegnare, ma si rendeva conto, adesso, che, in questo modo, avrebbe potuto allentarne il naturale processo di emancipazione autonoma. Urgente il dietrofront con un approccio empatico e non giudicante tanto impetuoso da incenerire gli atavici battibecchi intergenerazionali. Solo così sarebbe stato possibile coniugare la saggezza dell'età che tramonta con la leggerezza dell'età che sorge. Francesca si alzò dalla poltrona su cui era sprofondata e si avvicinò a Tiziana, decisa a riprendere il filo della matassa che le aveva finora avvolte. Le parlò, la fece parlare e, insieme, pur rischiando di scatenare un’altra bufera dialettica, cercarono di armonizzare il veloce passo dell’atleta proteso al domani con l’incedere lento del supereroe con le rughe verso l’ultima tappa di un lungo e intenso viaggio. La splendente Selene, con fruscianti vesti argentate, già si allontanava sul cocchio tirato da cavalli bianchi e la diatriba andava avanti. La nonna tentava di infondere alla sua piccola la carica di dinamite necessaria per scuoterla dalla demistificante cecità da distrazione che le impediva di carburare, colmare i vuoti dell’anima, essere all’altezza dei tanti Steve Jobs in grado di seminare bene per poi raccogliere frutti succosi. Tiziana, al bivio tra il naturale bisogno di spingersi verso l’ignoto e il desiderio di trovare rifugio nel calore degli affetti sicuri, ascoltava. Si sentiva, in effetti, smarrita, confusa, strozzata da una preoccupante crisi d’identità e, probabilmente, brancolando nel buio, nascondeva l’impotenza nella tracotanza. Prigioniera del malessere, si identificava nel Paperino di Walt Disney tartassato dalla sfortuna più nera, bistrattato dall’esigente Paperon de’ Paperoni, annichilito dallo spavaldo Gastone o deriso dalla capricciosa Paperina. Era attanagliata dai rimorsi perché, allettata dal tutto e subito, aveva mortificato l’individualità della nonnetta, ma, lentamente, cominciava a sfondare la corazza protettiva. E’ vero, la sua vecchietta urtava con le insistenti raccomandazioni, ma come aveva pensato, anche solo per un attimo, di emarginarla in asettici gerontocomi? O di soffocare la musicalità dei loro sussurri? In preda al flusso di coscienza, riandava ai ricordi della fanciullezza e risalivano a galla i momenti magici riverberati dalla luce d’amore che la sua Franceschiella irradiava, le favole che le raccontava, le perle sul valore della famiglia, i giochi, i regali, l'aiuto per i compiti, i pranzetti squisiti preparati con tanta dedizione, la pasta con le sarde, la cuccia, gli anelletti al forno, il pesto al pistacchio, la salsa rosa … E risentiva sulla pelle le incoraggianti carezze che la consolavano nei giorni di burrasca o le giungeva l’eco delle tenerissime parole che la trasformavano in energia pura capace di distruggere l’inferno degli egoismi: «Va tutto bene, puoi farcela … Cerca nuovi orizzonti … Non lasciarti asfissiare dalle trappole del qualunquismo … Nùtriti di una successione d’innumerevoli istanti da spremere il più possibile prima che la lancetta inesorabile del tempo ti porti troppo presto al capolinea». SI’, quella forza propulsiva, di volta in volta, l’aveva spinta ad abbattere i muri di acciaio per la realizzazione dei più attraenti progetti. Nonna Francesca, insomma, anche se già priva dell’agilità e della forza della gioventù, era, per lei, il lago in cui far annegare i disperati SOS, la complice inossidabile delle prime cotte, il tassello fondamentale del meraviglioso puzzle chiamato adolescenza. Non avrebbe potuto ignorarne il supporto psicologico e – ne era certa -, anche quando l’attivo grillo parlante avrebbe chiuso gli occhi al mondo, non si sarebbe mai interrotto il perenne ping pong acceso dal loro fecondo connubio spirituale. Tiziana, placati i lampi di follia serale, con gli occhi luccicanti, un po’ per il pianto, un po’ per la gioia di averla riscoperta, strinse la mano all’amica che non l’avrebbe tradita mai … «Dài, nonna, ricominciamo a danzare insieme nella pioggia!!!» … Il suo “io” era uscito dal carcere e aveva capito. Doveva, ormai, scendere dalla giostrina, smetterla con i capricci spropositati, creare una parabola d’intrecci affettivi necessari a vincere i propri demoni e «impedire il ritorno alla giungla»(2). Solo così laragazzina di oggi sarebbe diventata la donna di domani e sarebbe riuscita, finalmente, a scrivere l’intero spartito di una straordinaria sinfonia polifonica.

 

      Matilde Perriera

 

NOTE
1) Luciano Monti, Ladri di futuro - La rivolta dei giovani contro l'economia ingiusta, Novembre 2016.

2) Osvald Splenger, “Tramonto dell’Occidente", 1922.

 

Matilde PerrieraMatilde Perriera palermitana di nascita e nissena di adozione, ama la letteratura italiana in tutte le sue espressioni. Una passione che germoglia nei suoi racconti brevi e fiorisce nelle menti delle sue figlie, dei 4 nipoti e di tutti gli alunni che, dal 1978 a oggi, ha incontrato tra i banchi di scuola.

 

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