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Riflessioni sul Senso della Vita

Riflessioni sul Senso della Vita

di Ivo Nardi

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Riflessioni sul Senso della Vita
Intervista a Bruno Vergani

Gennaio 2010

 

Sono nato vicino a Milano alla fine di gennaio del 1957. Da grande volevo fare l'erborista. Lo faccio da più di trent'anni nella zona dei trulli in Puglia. Un peccato di gioventù: negli anni '70 appartenevo ai Memores Domini, il gruppo monastico di Comunione e Liberazione. Quando me ne sono andato, per lenire lo sconcerto di non aver più nessun creatore, ho frequentato filosofie orientali. Ho una compagna e due figli, scrivo e faccio teatro. Bruno Vergani www.brunovergani.it

 

1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?

E’ un interesse per l’alterità, una passione che mi fa dimenticare di me, come quando Eros arriva e non ho più bisogno di comprendere per sentirmi felice. Istantanea percezione della verità. Tutto accade da sé. Senza sforzo mi dimentico di me e sono felice. Sono felice adesso. Sono felice qui.

 

2) Cos’è per lei l’amore?

L’amore. La morte. Come sono vicini. Non so cos’è l’amore. Non voglio amare nessuno, non posso amare nessuno, ma posso trattare bene e spero di essere trattato bene.

 

3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?

Forse la sofferenza dell’umanità è il carburante che fa funzionare Dio, che così arde ed esiste. La verità è che non c’è motivo. Si tratta solo di funzionamento. Di combustione.

 

4) Cos’è per lei la morte?

Più intendo comprenderla e più le cose si complicano. Bisognerebbe farne esperienza, ma poi non potrei più rispondere alla domanda. Può darsi che morire, compreso quello che forse succede dopo è una esperienza così semplice, diretta, naturale, spontanea e innata come il nutrirsi, come il dormire. Di tanto in tanto vado in ospedale a farmi togliere i calcoli che si formano in un rene. Prima di operarmi mi addormentano. L'anestesia comporta due vantaggi. Non ti fa sentire il dolore e ti fa provare in anticipo com'è morire, così familiarizzi con l'evento, che è così: la coscienza inizia a ritirarsi il nome che porti e il ruolo che svolgi li avverti rarefatti e poi spariscono. Ti abbandonano rapidi tutti gli affetti ed ogni amore. Per ultimo, quando stai per morire, ogni idea sparisce specialmente dio e il sacro. Un istante prima di essere morto ti vien perfettamente chiaro che tutta la questione si riduce a "sono" oppure "non sono". Quando il “sono” si attiva tutto esiste, quando si ritrae nulla esiste. Tutto qui, però se sei fortunato e ti capita un anestesista specializzando che non ha la mano e per paura di sbagliare ti somministra l'anestetico gradualmente, la simulazione dell'evento raggiunge i massimi livelli. Per più volte potrai osservare la coscienza che va e che viene in un istante, come quando si accende e spegne la lampadina del soggiorno. Quando si spegne, vedi che con te si dissolve l’intero universo. Quando si accende, prima torni tu e immediatamente dopo di te tutto quanto. E’ dunque l’universo che esiste grazie a te e non il contrario. Tale chiarezza ti lascia indifferente, anche la morte ti lascia indifferente. Davvero semplice, se si riuscisse a spiegarlo all’asilo le religioni smetterebbero di colpo come i temporali estivi. Anche i deboli imparerebbero, senza inutili complicazioni, ad affrontare il proprio pezzettino di nulla e il mondo sarebbe migliore senza i partiti di Dio. Poi quando finalmente il giovane dottore becca il dosaggio la coscienza cessa di essere attiva, la mente si ferma e, come una pietra, non sai che sei. E lì non mi ricordo più. A ripensarci adesso l’avvenimento del non esserci più è un po’ scocciante, ma al momento avevo avuto l'impressione che non era poi così male.

 

5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?

L’arte, il percorso artistico è un buon intrattenimento. L’obiettivo non sarà mai raggiunto, ma posso anestetizzare il ricordo dell’epilogo dandomi da fare.

 

6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?

Si, ma non intendo progettualità, obiettivi da raggiungere. Speranze. Fede assoluta nel divenire. Adesso non l’ho ancora fatto ma tra un po’... E dentro quel “tra un po’” tirare avanti.  E’ qualcosa di profondo, di intimo. Una vocazione personale. Se la tradiamo il Destino ce la fa pagare.

 

7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?

Con gli anni sono diventato esigente nei rapporti e amo stare solo, ma alla fine devo riconoscere che io sono ciò che sono per gli altri, ciò che gli altri dicono e vedono di me. Se nessuno mi nomina, io non esisto. Se nessuno mi saluta è segno che io non ci sono e non è piacevole.

 

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

Di pancia, mai con la testa, mai accettando codici inventati da altri.

 

9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?

Da giovane ho seguito il cristianesimo cattolico. Esperienza dolorosa e un po’ comica perché quando si tenta di istituzionalizzare l’assoluto c’è davvero da ridere. Avevo abbracciato quella credenza per bisogno di sicurezza, di punti fermi di fronte all'evidente precarietà ed assurdità dell'esistenza. Ricerca di senso al dolore. Sarebbe consolante sapere che i bambini sono anime eterne che devono soffrire per ancestrali malefatte scritte su un libro mastro che un ragioniere celeste contabilizza, così se trova l’anima di un infante in debito, le propina una madre bastarda, una poliomielite, oppure la fa nascere in Liberia, in modo che con la sofferenza del pargolo i conti si pareggino e il cosmo rimanga in equilibrio. Sì, sarebbe consolante saperci creati e immortali. Si potrebbe anche accettare di nascere in Liberia da madre bastarda e affetti da poliomielite, così da saldare il conto in un colpo solo. Ma se il ragioniere non esiste? Adesso non ho più nessun creatore, ma non per questo sono uscito dai guai.

 

10) Qual è per lei il senso della vita?

Sono mortale? Sono immortale? Sei immortale mi sussurra il diavolo così continuo a cercare un senso. Perché ho un istinto d’eternità pur sapendo che dovrò morire? Ci sarebbe la possibilità di non pensarci affatto a queste faccende, come del resto fanno tutti gli altri animali. I gatti sono felici, io invece no. So di essere. Una misteriosa malattia. Quanti anni ho?  Dicono che sono nato in un giorno preciso che ho cinquant’anni anni. Forse non è mai successo niente. Un fremito nel vuoto.


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