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Riflessioni sul Senso della Vita

Riflessioni sul Senso della Vita

di Ivo Nardi

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Riflessioni sul Senso della Vita
Intervista a Gianmaria Testa

Giugno 2010

 

Gianmaria Testa cantautore italiano, ex capostazione, vince per due anni consecutivi il Festival di Recanati dedicato ai nuovi talenti della canzone d'autore (1993 e 1994), ma è la Francia che scopre il suo talento, dopo molti concerti, cantando all'Olympia, si impone anche agli occhi della stampa italiana che non manca di apprezzarlo. Il suo ultimo disco “SOLO - dal vivo” frutto della registrazione di un concerto in solo all’Auditorium di Roma è uscito in Italia e nel resto del mondo nel 2009.
Chi va ad un suo concerto non riesce a dimenticarlo: l'emozione nasce palpabile e si divide tra tutti; Gianmaria scherza coi suoi musicisti ed è naturalmente comunicativo; i testi sono belli, sono semplici, sono piccole poesie che parlano della vita e che vivono anche al di là della musica; e lei, la musica, insieme ad una voce che si muove tra rauche asprezze e teneri velluti, i testi li trasporta, li puntualizza, li sottolinea.
Sito web ufficiale www.gianmariatesta.com
[NdA] Gianmaria Testa scompare ad Alba il 30 marzo 2016.


1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?

La felicità ha la consistenza e l’imprevedibilità di una scintilla. Siccome non possiamo rincorrere una scintilla, cerchiamo e alimentiamo la brace da cui può scaturire.

 

2) Cos’è per lei l’amore?

L’amore è transitivo, prevede un complemento, oggetto dell’amore stesso. L’amore ci toglie dal nostro microscopico individuale cosmo.

 

3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?

La sofferenza è mancanza, vuoto che permette di apprezzare il suo contrario. Ma non ho risposte per le sofferenze che non prevedono sollievo.

 

4) Cos’è per lei la morte?

Racconta mia madre che quando si riunì con i suoi fratelli intorno al capezzale di mio nonno Francesco morente, lui trovò il fiato per consolare le loro lacrime: non piangete, ho fatto quello che dovevo e adesso sono stanco, va bene così.

Mio nonno aveva poco più di settant’anni, faceva il contadino e non so se credesse veramente in qualcosa.

Questo vorrei fosse la morte.

 

5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?

Gli obiettivi personali perdono consistenza nel momento in cui vengono realizzati, l’ho imparato, discretamente tardi, per esperienza diretta. Meglio, molto meglio, riservare le energie migliori per utopie più larghe di un traguardo individuale. Non lo dico per filantropia, penso che l’inseguimento dei sogni contribuisca a migliorare la qualità della vita.

 

6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?

7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?

Una volta ho partecipato a un corso di formazione professionale con altri nove colleghi ferrovieri. Durante questo corso siamo stati invitati a partecipare a un test. A ognuno di noi è stato consegnato un foglio sul quale c’era scritto un pezzo dell’albero genealogico di una persona (es. Marco è figlio di Maria e nipote di Andrea). Nessuno conosceva il contenuto degli altri fogli. Ci è stato detto che avrebbe vinto quello fra di noi che si fosse avvicinato di più alla corretta ricostruzione della famiglia nel suo intero. Le ipotesi fantasiose e inutili che tutti abbiamo prodotto non hanno fatto altro che sottolineare la stupidità del non aver capito che l’unica soluzione possibile era il confronto con gli altri. Era stato sufficiente inserire il concetto di “vittoria” per farci dimenticare il normale buon senso.

Se esiste un progetto esistenziale non può che essere plurale.

 

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

Ho sperato di poter vivere con una specie di presunzione di innocenza, ma mi sono presto accorto che non sarebbe stato possibile: la semplice occupazione dello spazio vitale è di per sé capace di nuocere a qualcuno. Mi astengo quindi dal compilare documenti d’identità. Rimango tuttavia convinto che il male sia spesso più facilmente riconoscibile e quindi evitabile.

 

9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?

Riservo all’ignoto la curiosità o l’indifferenza, qualche volta la paura. Per l’angoscia derivante dalle cose note mi sono lasciato aiutare dal solido paracadute degli affetti personali, dalla musica e perfino da certe piante di pomodoro che, dopo molta cura, hanno fruttato.

 

10) Qual è per lei il senso della vita?

Naturalmente non lo so, ma avere dei figli ha reso meno ossessiva la ricerca di una risposta.

  • Ringraziamo la signora Paola Farinetti delle Produzioni Fuorivia per aver reso possibile l'intervista al Maestro Gianmaria Testa.

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