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Riflessioni sul Mondo Reale

Riflessioni sul Mondo Reale - Indice articoli

di Andrea Colamedici e Maura Gancitano

 

Un terribile amore per la guerra

di Andrea Colamedici
Marzo 2017

Da: Il Codice del Mito di Andrea Colamedici, Mursia Editore.

 

 

La Repubblica di Platone delinea uno stato ideale in guerra perenne. Saper condurre operazioni di guerra è fondamentale[1] per difendere le ricchezze dello stato e per strappare territori ai popoli vicini. «Ci servirà una città più vasta, molto più vasta», e un'intera porzione della città (e quindi dei suoi intenti) dev'essere sempre rivolta all'arte della guerra.[2]
I fatti sono chiari[3] : i pensieri occidentali si poggiano su Platone, e alla sua chiamata alle armi non ci possiamo sottrarre perché siamo tutti platonici, indipendentemente dalla filosofia che seguiamo, dalla scuola che frequentiamo o anche dalla nostra professione di razionalismo. Puoi essere kantiano oppure marxista, puoi rivolgerti al dio chiamandolo il grande Altro, puoi fare parte dei nichilisti, ma se vivi nel mondo occidentale, psicologicamente sei platonico, marchiato indelebilmente con il segno della caverna nel cuore e nella mente e in ogni fibra del corpo.
Il platonismo è dappertutto, nelle parole che usiamo, nei miti che inventiamo, nelle rimozioni che rafforziamo, nello stordimento che non cerchiamo, nell'eredità di assassini antiplatonici della nostra storia: l'assassinio di Dio, l'assassinio della morale, l'assassinio del sovrasensibile, dell'immaginazione, degli eretici, dei dissidenti, dei liberi pensatori... Se pensi che la tua anima personale sia distinta dal corpo e che consapevolezza e coscienza morale siano localizzate in quell'anima (e non nel mondo esterno) e che perfino il gene egoista sia individualizzato nella tua persona, allora, psicologicamente, sei platonico.
Se la tua prima reazione a un sogno, a una notizia, a un'idea è di operare immediatamente una divisione tra bene e male morali, allora psicologicamente sei platonico. Se associ il peccato alla carne e ai suoi impulsi, ancora una volta, psicologicamente, sei platonico. Se noti quando un presentimento si realizza, se prendi le sviste come segnali e credi nei sogni, ma poi ti affretti a liquidare queste intuizioni come “superstizione”, sei platonico, perché quell'impostazione mette al bando ogni forma di comunicazione con l'invisibile che non sia filosofia. Quando volti le spalle ai libri per cercare in te risposte semplici a problemi complessi, sei platonico, perché per Platone nei libri non può esserci alcun tipo di verità, che invece è presente nell'anima. Se la tua teoria psicologica designa certi stati dell'anima con espressioni come ambivalenza, io debole, scissione, crollo, confini incerti, e ne ha paura considerandoli malattie, allora sei platonico, perché quei concetti esprimono l'adesione a un'autorità centrale, unica e potente.
Se pensi che i dati apparentemente casuali della storia abbiano una finalità, segnino in qualche modo un'involuzione, e che la giustizia sia una virtù e non un'illusione, allora sei platonico. E sei platonico quando credi che alla fine del tunnel delle umane disgrazie ci attenda la giustizia divina sotto forma di ricompensa o punizione, invece che la tragedia irrimediabile o il caso o la sfortuna. E, in particolare, sei un platonico nostalgico quando non accetti l'idea che un filosofo possa tenere il meglio dei propri pensieri per sé. Non possiamo eludere duemila e passa anni di storia, perché noi siamo la storia incarnata, ciascuno di noi è stato gettato sulle spiagge occidentali dello hic et nunc dalle mareggiate di tanto tempo fa.
Possiamo disconoscere la presa del platonismo sulla nostra psiche, ma che altro è l'inconscio collettivo se non gli schemi emotivi inveterati e i pensieri non pensati che ci riempiono di pregiudizi che ci piace chiamare scelte? Siamo platonici fino al midollo. Nelle nostre distinzioni si nasconde il ti es ti socratico alle nostre buone azioni presiede l'idea di virtù, e migliaia di filosofi di ogni scuola immaginabile concorrono nel darci l'innata certezza di essere superiori a tutti e capaci di aiutare gli altri a vedere la luce.

 

   Andrea Colamedici

 

NOTE
[1]    Repubblica, 374E
[2]    Idem
[3]    Si tratta di una riscrittura delle pagine 231 e 232 di James Hillman, Un terribile amore per la guerra, Adelphi, Milano 2005. Nel testo Hillman indirizzava la sua critica al cristianesimo; qui, mantenendone la struttura, abbiamo declinato l'immagine e i suoi esempi al platonismo.

 

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