Riflessioni sulla Tecnosophia
di Walter J. Mendizza - indice articoli
Disincentivare il fotovoltaico
Marzo 2014
Molte volte in questa rubrica abbiamo cercato di portare avanti i punti di vista tecnosofici che spesso non riflettono affatto il comune sentire prevalentemente buonista e zeppo di luoghi comuni della maggior parte della popolazione a riguardo molti temi ambientalisti controversi (nucleare, rigassificatori, buco d’ozono ...) ma anche filosofici (carne artificiale, autodeterminazione, clonazione). Abbiamo visto che la nostra mente lavora per stereotipi, per categorizzazioni e questo serve per dare giudizi rapidi; dato che la società diventa ogni giorno più veloce e complessa, non si ha tempo per approfondire e si diventa così succubi di un orizzonte di senso disegnato da altri. Ad esempio, i titoli dei giornali non vengono quasi mai scelti dallo stesso giornalista che scrive l’articolo. Perché? Perché il titolo è quello che rimane impresso ed è quello che legge la stragrande maggioranza della gente. È lo strumento principe del controllo sociale da parte dei media, utilizzato non per riassumere l’articolo ma per fare disinformazione in una sorta di maccartismo che limita la libertà e l’autonomia di giudizio dei giornalisti e soprattutto dei lettori. Nell’articolo di questo mese vogliamo provare a demolire un luogo comune buonista molto radicato: quello della necessità di incentivare il fotovoltaico (energia buona) per affrancarci dai combustibili fossili (energia cattiva).
Si definisce un salto quantico il passaggio da uno stato di “valenza” di un elettrone ad uno stato di “conduzione”. Dicono gli esperti che l’energia necessaria per realizzare questo “salto quantico” è nota per ogni materiale, e che nel silicio (un ottimo materiale che si trova a basso costo dappertutto) esso è pari a 1,1 eV (elettronvolt). Dunque 1,1 eV è il valore del gap energetico del silicio laddove l’energia dei fotoni che arrivano dal sole varia, nello spettro visibile dal rosso al violetto, da poco più di 1,5eV a poco meno di 3,5 eV rispettivamente. Quindi i fotoni che hanno energia inferiore a 1,1 eV non fanno cambiare di stato all’elettrone di silicio, mentre tutti i fotoni che hanno l’energia superiore ad 1,1 eV permettono quel salto quantico che consente la conduzione del nostro atomo di silicio. È dimostrato che l’energia superiore alla quota di salto (1,1eV nel silicio) si trasforma in calore e non aumenta minimamente il numero di elettroni che conducono energia, ma al contrario, li fa diminuire. Con l’energia della luce visibile, cioè dei fotoni che arrivano dal sole si può calcolare quale dovrebbe essere l’energia necessaria per effettuare il salto quantico di qualsiasi materiale.
Questi calcoli sono noti già da diversi decenni e dicono che l’energia ottimale è di circa 1,3 eV per fornire una efficienza massima “teorica” non superiore al 40% ! Dunque il 40% è il primo limite fisico assoluto di qualunque tecnologia fotovoltaica. Peraltro solo l’Arsenurio di Gallio (materiale difficilmente reperibile e costosissimo) si avvicina a questa efficienza massima teorica. Mentre già per il silicio l’efficienza massima teorica è del 29%. Considerando che attualmente i pannelli fotovoltaici viaggiano con una efficienza reale media del 10% e che migliorandola molto possa arrivare a spingersi in un futuro fino al 20% (secondo gli esperti questo valore non è neppure raggiungibile nel breve periodo) non si può che arrivare ad una unica conclusione: il futuro del fotovoltaico è segnato da questo limite e incentivarlo non ha senso. E non può essere altrimenti proprio perché la massima efficienza teorica possibile in un pannello fotovoltaico al silicio difficilmente supererà il 20% e poi perché in ogni caso l’efficienza massima teorica è del 29% ed essa non è un limite tecnologico ma un limite fisico!
Dal 27 agosto 2012 è entrato in vigore il c.d. quinto conto energia; da quella data gli impianti fotovoltaici che entrano in esercizio godono del meccanismo di incentivazione normato dal Decreto 5 luglio 2012, detto, appunto V Conto energia che introduce la tariffa onnicomprensiva per il fotovoltaico: si tratta di una tariffa che accorpa in sé sia il valore dell'incentivazione sia quello dell'energia ceduta alla rete. La tariffa onnicomprensiva si applica quindi all'energia immessa in rete. L'energia che invece non viene immessa, ma è autoconsumata, gode del premio di autoconsumo laddove in precedenza la tariffa incentivante era applicata su tutta l'energia prodotta dall'impianto, a prescindere dall'uso che se ne sarebbe fatto (vendita o autoconsumo). Si è quindi passati da un sistema chiamato premio feed in ad uno chiamato tariffa feed in.
Questo discorso, un po’ noioso per la verità, risulta più importante di quanto appare a prima vista perché recentemente in Germania, la Commissione di esperti sulla ricerca e l'innovazione nella loro relazione del 2014 presentata al Cancelliere Merkel (si tratta della Expertenkommission Forschung und Innovation – EFI nominata nel 2006 per dare un parere scientifico alla politica energetica del governo) raccomanda invece di abolire la legge sull’incentivazione delle energie rinnovabili (la c.d. EEG) perché semplicemente esso non è uno strumento per la salvaguardia del clima, non è economicamente efficiente, non ha avuto un effetto positivo sull'innovazione! Riassumendo i concetti espressi dalla Commissione di esperti tedeschi:
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La EEG, la legge sull’incentivazione delle energie rinnovabili non è uno strumento per la salvaguardia del clima, ma come risultato ha solo ottenuto quello di far lievitare i costi in quanto le emissioni di CO2 per i settori ad alta intensità di emanazione sono già coperte da parte dell'European Emissions Trading System ETS dell'UE. Quindi l'espansione delle rinnovabili innescata dall’EEG non eviterebbe ulteriori immissioni CO2, ma solo uno spostamento di emissioni (effetto carbon leakage).
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Se si utilizzassero le domande di brevetto come indicatore del tasso di innovazione, da studi empirici per il periodo 1990-2005 risulta un impatto positivo delle tariffe feed-in sull'innovazione solo per quanto riguarda gli impianti eolici. Un altro studio più recente che esamina in particolare gli effetti delle tariffe feed-in per il periodo 2000-2009 non ha invece trovato alcuna correlazione positiva tra incentivi e l'innovazione nelle diverse tecnologie rinnovabili. In definitiva le tariffe feed-in fisse non hanno fornito incentivo a sviluppare nuove tecnologie, spiega il comitato di esperti, con tariffe feed-in che riflettono i costi medi l'investitore non avrebbe nulla da guadagnare ad investire in una nuova tecnologia rispetto ad una tecnologia consolidata, si accollerebbe solamente un rischio più elevato. A causa della rapida espansione di tecnologie mature, accompagnate alla riduzione dei costi, potrebbero inoltre emergere barriere all'ingresso per le nuove tecnologie.
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Più finanziamenti per la Ricerca e Sviluppo. La commissione aveva sottolineato nel 2013 lo squilibrio tra gli incentivi EEG e la promozione della ricerca e sviluppo, consigliando di correggere lo squilibrio a favore di un maggiore sostegno del settore di ricerca e sviluppo.
Dato che il nostro governo è in fase di revisione della legge sull'incentivazione delle energie rinnovabili, forse sarebbe opportuno che cercasse di approfondire il tema creando anche da noi un dibattito sulle energie rinnovabili, o meglio ancora, tagliare corto e fidarsi dei risultati della Commissione tedesca e se non disincentivare, almeno provare a non incentivare più alcune di queste sciagurate “energie rinnovabili” (come il fotovoltaico appena visto) di cui tanto ci si riempie la bocca perché fonte di mistiche ispirazioni fondate sul nulla da parte dei nostri visionari ambientalisti. È certamente vero che l’energia del sole è sicura, pulita e anche abbastanza affidabile, ma certo non è efficiente e quindi non è competitiva e di conseguenza non è sostenibile.
Walter J. Mendizza
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