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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 22-11-2002, 21.10.41   #1
nuvola^
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la televisione e la "mutazione antropologica"

"Sfida ai dirigenti della televisione"




Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli .
Oggi, al contrario, l'adesione ai modelli imposti dal centro, è totale e incondizionata. Per mezzo della televisione, il centro ha assimilato a sé l'intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un uomo che consuma, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane. [...]
Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere [...] ma sono in grado di realizzarlo? No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. [...] i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati.
La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedise al vecchio uomo che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali. La responsabilità della televisione, in tutto questo, è enorme.
Non certo in quanto mezzo tecnico, ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. [...]
Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere [...] Il fascismo [...] non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre [...]
nuvola^ is offline  
Vecchio 22-11-2002, 23.01.41   #2
VanLag
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Ciao Nuvola^

Ben trovata....

Riprendo qui un discorso che stavo facendo in un altro post, perché ciò che esprimi mi sembra collegato.......

Io penso che il fenomeno non sia così semplice ma vada letto nella sua globalità complessiva. Questo imbarbarimento che tutti percepiamo nell’aria non è solo il frutto della televisione ma della tremenda accelerazione che le nostre culture e le nostre società hanno subito (e stanno subendo in crescendo), negli ultimi 150 anni.

Si parla di veri e propri terremoti sociali. Eventi che hanno investito tutto il secolo ventesimo. Si parla della nascita della società industriale, di una massiccia migrazione della popolazione attiva che è passata dall’agricoltura all’industria. L’elettricità ha trasformato la notte in giorno. Le automobili ed i treni e gli aerei che hanno modificato il modo di vivere, mentre iniziava l’era della comunicazione con la carta stampata e la radio, il telefono, la televisione, prima e la rete ed i cellulari oggi.

I nonni dei nostri nonni e tutte le società che li hanno preceduti hanno sperimentato per secoli e millenni un tipo di vita fondamentalmente uguale. Ogni individuo cresceva in un nucleo statico e per lo più chiuso, viveva tutta la sua vita nel villaggio o nella piccola città e si relazionava con un ristretto numero di persone. I problemi erano spesso solo quelli della sopravvivenza minima.
Questa realtà ci ha accompagnato per millenni e la sua staticità ha cristallizzato i parametri ed i valori che ci servivano per relazionarci con la vita e con gli altri. Il fatto che in poco più d un secolo questa “staticità” sia diventata un “dinamismo vorticoso” e per di più in continua accelerazione crea quella mancanza di certezze e di valori che ci fa tanto stare male.

D’altro canto pensare di rilanciare certezze e valori che sembravano funzionare prima, non ha senso, perché il mondo è cambiato. Questa cristallizzazione, anzi, aumenta il problema perché frena la possibilità dell’intelletto di sviluppare nuove formule che ci permettano di metabolizzare il fenomeno.
C’è bisogno d parametri diversi che si appoggino a valori più snelli, più funzionali, più essenziali e più reali..... Solo così ne usciremo.
VanLag is offline  
Vecchio 23-11-2002, 03.51.16   #3
sisrahtac
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Nel 2006 dovrebbe diventare uno standard la televisone digitale.Una miriade di canali in più si affacceranno sui nostri schermi.L'informazione per forza di cose diventerà meno univoca.Secondo voi questi problemi si risolveranno?Secondo me solo in parte,perchè la televisone,per come è concepita,sarà sempre rivolta da un ristretto gruppo di persone verso la moltitudine,e non srà mai come internet un "tutti contro tutti".Anzi,lo sviluppo delle nove tecnologie masmediatiche mi fa temere che,con l'apparenza di un progresso,porterà ad un regresso,in quanto internet come la conosciamo oggi cadrà in disuso,sostituita dalle nuove tecnologie digitali,più incanalate,più censurate,più CONTROLLATE.Io temo....
sisrahtac is offline  
Vecchio 23-11-2002, 09.57.17   #4
Willow
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Sottolinerei anche l'importanza che la televisione ha nello scandire i nostri ritmi quotidiani. Quante persone conoscete che tornano a casa a una determinata ora per vedere il loro programma preferito invece di registrarlo?
Willow is offline  
Vecchio 23-11-2002, 14.07.37   #5
schieppwaters
 
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Citazione:
Messaggio originale inviato da Willow
Sottolinerei anche l'importanza che la televisione ha nello scandire i nostri ritmi quotidiani. Quante persone conoscete che tornano a casa a una determinata ora per vedere il loro programma preferito invece di registrarlo?

perche' si puo' avere un programma preferito tra quelli del palinsensto??
 
Vecchio 23-11-2002, 16.27.18   #6
Lukra
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[quote]Messaggio originale inviato da VanLag
[b]Ciao Nuvola^

Mi trovi perfettamente d'accordo: peccato che ora la discussione stia prendendo un'altra direzione.
Ce la fai a riportarla sui tuoi sentieri?
Grazie.
Lukra is offline  
Vecchio 23-11-2002, 18.16.44   #7
diestop
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Messaggi: 92
...paranoia sociale...

Citazione:
Messaggio originale inviato da VanLag
D’altro canto pensare di rilanciare certezze e valori che sembravano funzionare prima, non ha senso, perché il mondo è cambiato. Questa cristallizzazione, anzi, aumenta il problema perché frena la possibilità dell’intelletto di sviluppare nuove formule che ci permettano di metabolizzare il fenomeno.
C’è bisogno d parametri diversi che si appoggino a valori più snelli, più funzionali, più essenziali e più reali..... Solo così ne usciremo.

...parli di parametri diversi...concordo appieno e faccio i complimenti per come hai esposto il tuo pensiero...

...uscire dall'attuale situazione cambiando parametri credo sia logicamente inevitabile...la mia paranoia sta nel valutare come ne usciremo...speriamo al meglio, anzi, valutando la realtà speriamo non disastrosamente...

...inserisco qui un mio pensiero, un pò delirante, sulla difficoltà "pratica" di concretizzare "un'uscita stabile" prendendo in considerazione la complessità dell'attuale nostro contesto...

…quindi...leggendo l’ultima tua affermazioni mi si pongono innanzi innumerevoli dubbi legati ad innumerevoli contesti, tutti legati alla mia visione della realtà…a come considero difficile sovvertire o modificare le regole del gioco e rivitalizzare la società ricorrendo alla ragione, società che sicuramente in una mia visione oscura (forse perché valutando “l’oscuro” credo di poter avvicinare meglio la realtà) definisco calata in un “malessere senza via d’uscita”.

La globalizzazione ci ha resi consci di innumerevoli questioni che fino a ieri nessuno, ipotizzava e considerava. L’uomo occidentale (anche se mi infastidisce questo termine) credo abbia radicato in se, nel proprio io, uno stato di privilegio che nella storia nessun uomo aveva assaporato…un senso di privilegio unico…una libertà ancora mai sperimentata…una pluralità di “vantaggi” che possono essere definiti in infiniti modi…la nostra inconscia aspettativa credo si sia estesa ad un confine forse troppo lontano da ciò che la realtà può praticamente (ma non solo) dare e di conseguenza soprattutto nei giovani sono nate ed aumentate una pluralità di incertezze legate all’insieme di queste componenti che sfociano in temi psicologici…e qui ci sarebbe da scrivere pagine e pagine di critiche ed elogi alla nostra società capitalista che sta ogni giorno accrescendo di potere (vero Lukra?)…

Credo che quando esistevano “limitazioni”, quando ciò che era astratto (ad esempio i diritti) iniziava lentamente a concretizzarsi, il popolo vedeva come meta prossima un traguardo “vicino e fondamentale” e quindi, esasperato da una propria situazione di disagio neanche minimamente paragonabile alla nostra, seguiva, riconosceva e rincorreva "il cambiamento" ricevendo da esso quella spinta rivitalizzante che lo portava a mettere tutto (che nel suo caso era poco o niente) in discussione al fine di raggiungere il traguardo…che comunque lo riguardava da vicino e materialmente…traeva insomma il famoso “guadagno” nel suo caso sia psicologicamente che materialmente…

…ora le cose sono cambiate, come tu affermi…per una parte di persone “l’aspettativa” non riguarda solo il proprio “guadagno” (chiaramente non in senso materiale ma psicologico) ma si è allargata all’umanità…e questo senso di “solidarietà” si è sviluppato grazie al nostro privilegio che ha dato ad ognuno di noi, non a tutti, quella sensazione più o meno inquietante, quel senso di colpa…quella difficoltà nel vivere il nostro privilegio…che paradossalmente è l’origine di questo sentimento…e che ancor più paradossalmente è causa di quella divergenza sociale che tutti conosciamo…la mia considerazione mi rende chiara una valutazione delle tante a cui non so dar risposta (anche se credo non esista)…è possibile che questo sentimento si mantenga ancora vivo anche nel caso in cui sia in ballo la perdita dei nostri privilegi?…saremo “tutti” abbastanza consapevoli, forti e convinti che quel sentimento debba perdurare a prescindere, anche a “nostre spese” (chiaramente anche psicologiche)? Ho il dubbio che sia legato in maniera troppo diretta e profonda al privilegio…Ho però la certezza che per realizzare una più equa e ragionevole società globale il nostro standard di vita, esasperato in certi casi alla follia, debba essere ritoccato e non certo in alto… Se a questo punto abbandoniamo l’ipocrisia e valutiamo l’indole umana, non propensa certo alla solidarietà fine a se stessa, qualche perplessità credo debba venire…

...ci sono poi da valutare coloro (e non sono pochi) i quali da questo privilegio non intendono staccarsi in alcun modo, che sono “capitalizzati dalla società” e che se "decapitalizzati" si sentirebbero in pericolo assoluto perché inconsciamente sarebbero pervasi dal timore del “nulla” in quanto non avvalorati da altri sentimenti che equilibrerebbero la loro “bilancia interna”, come reagirebbero?...riprendendo il termine perderebbero la testa…

...in più esistono coloro i quali, ancora schiacciati dalla società, stanno ancora aspettando il traguardo del privilegio…

...in più il “potere” ha la capacità di intervenire sulla società modificando così l’agire umano come non mai (televisione, moda, business, valori e ideali) e tutto ciò che tu dici...

...avrei anche un’altra considerazione da fare...lo so che palle!!...compatitemi...un’ult eriore tassello di coscienza per aver più consapevolezza, una difficoltà in più nella valutazione della soluzione…

…nella storia l’uomo ha raggiunto lo stato attuale di “privilegio” grazie a piccole e lente conquiste in lunghi lassi di tempo, l’uomo di allora, oltre a trarre “guadagno” (anche psicologico) da meno cose materiali (come noi?), aveva sviluppato un "fattore tempo" molto più “lento” rispetto al nostro…anche questo fattore è drasticamente e repentinamente cambiato (come tu spieghi egregiamente)...

…il nostro contesto “globalizzato” (con tutti i significati) ha inserito nel nostro profondo ritmi esorbitanti, (che personalmente definisco stupidi e controproducenti) ha velocizzato il “TUTTO” rendendo tutto più complicato e forse, anche inconsciamente, nel nostro profondo abbiamo sviluppato un senso di “immediatezza”, di “guadagno immediato” che ci fa valutare ogni cosa drasticamente (quindi come?)…siamo dentro ad un vortice di velocità dal quale è complicatissimo uscire (...se non drasticamente…spero di no…)… e forse… per gestire e valutare al meglio questi infiniti fattori di “vita” avremo bisogno di più calma…calma…calma…perché avendo sviluppato come indole anche questa "velocità", nel voler “cambiare le cose”, anche se giustamente, la calma è facilmente perdibile...e perdendo la calma si rischia di allontanarsi dallo scopo andando al conflitto con la controparte (se con noi stessi il conflitto sarà con noi stessi...azzardo psicologico...scusate...)...

…il “potere” (il sistema) e anche il “senso del potere” (insito in ognuno di noi) si è psico-materialmente impadronito di noi…e se esistessero parametri capaci di far combaciare i vari fattori…i vari?…sono innumerevoli…senza far regredire la società…per regredire intendo togliere dignità, libertà, pace… in poche parole senza regredire l’aspettativa propensa al solidale…ancora più semplicemente senza fare sfociare la situazione in conflitto sociale e guerra…come sempre è accaduto…

...no, niente da fare, non riesco a vedere un'uscita diversa...

...utopia?…non so…non resta che provarci ma con la consapevolezza, l’umiltà e se il caso anche un briciolo di rassegnazione nel valutare questo traguardo di difficile raggiungimento…cercando anche di assaporare la vita e soprattutto cercando di viverla ridendo al "presente" il più possibile…anche questa consapevolezza credo sia fondamentale per tenere viva la speranza…sono stato banale...e ricadendoci riaffermo che…forse...per modificare le “regole del gioco” bisognerebbe rallentare e “ragionare”…voi mi direte:"come?"...e chi lo sa?...e ricominciano i circoli viziosi della paranoia...forse...il presente andrebbe vissuto senza immaginarsi “troppo” e con "troppe aspettative" come si vivrà in futuro…rigrazie per chi perde tempo a leggermi…e calma e pace a tutti…amen...
diestop is offline  
Vecchio 24-11-2002, 06.59.52   #8
alessandro
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Come usciamo da quest'asse privilegio, colpa, prezzo-espiazione, che mi sembra ricalchi modelli obsoleti, che non offrono peraltro soluzioni alternative. Anzi direi che questa è la testa di ponte di quella cristalliizzazione del pensiero citata da Van Lag. La radice di molti mali credo risieda proprio nella considerazione del privilegio, che sottende sempre sentirsi èlite, il concetto elitario diventa aspirazione diffusa quindi illusorio in se. La sfrenata corsa occidentale nasce dall'illusione di potersi appropriare a qualunque mezzo di un benessere effimero. La velocità è altro concetto che viviamo da questa parte della barricata o che ci danno l'illusione di vivere, perchè sono palle che il tutto è lì a portata di mano, ci sembra di raggiungere tutto con un clic, ma raggiungiamo solo quello che possiamo consumare.
alessandro
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Vecchio 24-11-2002, 22.14.34   #9
diestop
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Messaggio originale inviato da alessandro
Come usciamo da quest'asse privilegio, colpa, prezzo-espiazione, che mi sembra ricalchi modelli obsoleti, che non offrono peraltro soluzioni alternative. Anzi direi che questa è la testa di ponte di quella cristalliizzazione del pensiero citata da Van Lag. La radice di molti mali credo risieda proprio nella considerazione del privilegio

...scusami ma non riesco a capire bene...mi piacerebbe che esponessi il tuo pensiero un pò più in dettaglio...

...potresti spiegare cosa intendi per modelli obsoleti e soluzioni alternative?...

...lo so che il privilegio è la causa di molti mali...però è parte predominante della "realtà"...com'è possibile non prenderlo in considerazione nel valutare l'affermazione di Vanlag: "C’è bisogno di parametri diversi che si appoggino a valori più snelli, più funzionali, più essenziali e più reali..... Solo così ne usciremo."
diestop is offline  
Vecchio 26-11-2002, 20.46.38   #10
VanLag
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diestop,

la paranoia davanti al nuovo che mina le nostre certezze mi sembra inevitabile. Il problema è che, se di, “veramente nuovo”, trattasi, la nostra memoria non potrà aiutarci.
Probabilmente è necessario uno sforzo creativo dell’intelligenza…… ma, “la creatività”, non so se sia in dotazione a noi esseri umani. E’ un dubbio che devo ancora sciogliere, infatti, intelligere,e comprendere l’esistente non implica necessariamente capacità creative.
In merito bisognerebbe chiedere alle persone di scienza, oppure a quelli che molto hanno letto e molto hanno studiato e che citano con estrema padronanza : sia Marx che Hegel, sia Socrate, che Roussel, sia Shopenauer che Beckenbauer …. .
Io sono solo un piccolo VanLag della rete, con molti dubbi e poche risposte.

La butto sul ridere ma se fatichiamo a vedere il problema figurati quando mai elaboreremo i nuovi parametri e poi è tutto da dimostrare che a qualcuno interessi elaborare parametri diversi. In fondo il malessere sposa di un bene immenso con una cultura che ci convinti che da qualche parte esiste un paradiso futuro. E se quel paradiso è futuro è più che naturale che oggi si soffra.

Comunque ai post(eri) l’ardua sentenza….

P.S. La tua analisi è impeccabile ma ha il limite, naturale, di essere fatta coi vecchi parametri.

Ciau….. (scusa la eventuale, apparente acidità. Non volermene ....... è che qui continua a piovere e mi sto trasformando in un polpo. Già respiro con le branchie).
VanLag is offline  

 



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