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Vecchio 02-06-2009, 12.34.15   #71
Noor
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Data registrazione: 29-03-2007
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Originalmente inviato da Il_Dubbio
Alla base vi è quindi un'esperienza non descrivibile, cosciente, attiva, su cui poi costruire tutta la nostra bella epistemologia. Da qui parte l'Assoluto... il linguaggio descrivibile e simbolico invece è solo una costruzione avvenuta inseguito, resa possibile da una base non descrivibile.
Che la base sia invece descrivibile è possibile dirlo, basta, per esempio, descrivere la coscienza. Non so però quale possa essere il metodo da adottare per comprendere se è "descrivibile" in linea di principio o meno.
Parli della conoscenza precognitiva:è la conoscenza pura non descrivibile,o meglio è la consapevolezza di sé primordiale ,ed è sempre presente dietro gli strati di immagini e conoscenze memorizzate.
Quella purezza tu la indichi come Assoluto..e perché no?
E’ l’inizio di tutto d’altronde,è l’apparire del mondo nel silenzio,prima di ogni accadere e movimento,è il puro esserci senza contaminazioni,inferenze e immagini precostituite.
L’Assoluto ,d’altronde,è vedere il mondo sempre per la prima volta.
Noor is offline  
Vecchio 02-06-2009, 12.53.39   #72
Marius
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Data registrazione: 13-06-2007
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Originalmente inviato da Il_Dubbio
Ho l'impressione che siamo ancora lontani da una comprensione, forse sarà perché le menti più dotate sono convinte che possa essere compresa un giorno e non si preoccupano di fare esperimenti almeno per escludere la comprensione (come invece si fa per non escludere in m.q. il caso ontologico, che almeno per me è ugualmente assurdo anche se fosse confermabile).

Se, come dici, alla base della conoscenza dell'assoluto c'è l'esperienza allora sarebbe necessario poterla trasmettere nella maniera piu' rapida e universalmente comprensibile....L'esperienza, ad es, del colore rosso...
Pare che il fisico Penrose abbia fatto proprio un esperimento del genere, separando due soggetti in due stanze attigue esottoponendo uno dei due a un'intensa esperienza del colore rosso mentre il suo elettroencefalogramma veniva costantemente monitorato. Il risultato era che una ben determinata area del cervello si attivava, ma la cosa piu' sorprendente era che nell'altro soggetto (che non vedeva il colore rosso) si attivava la stessa area cerebrale. Ti ricordi che ne abbiamo discusso al proposito dell'entanglement e della possibilità di telepatia quantistica ? Ma al di la di questo la cosa piu' interessante sarebbe scoprire che ogni area del cervello è già strutturata per recepire e decodificare un "bit" di informazione "primitiva" quale puo' essere l'esperienza del rosso, o del caldo o del freddo che sono i mattoni per costruire un'informazione piu' complessa....Cioè sembrerebbe che esistano "archetipi" di informazione non ulteriormente semplificabili già pronti e disponibili all'uso per costituzione genetica.
Marius is offline  
Vecchio 02-06-2009, 17.53.38   #73
Il_Dubbio
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Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Originalmente inviato da Marius
Se, come dici, alla base della conoscenza dell'assoluto c'è l'esperienza allora sarebbe necessario poterla trasmettere nella maniera piu' rapida e universalmente comprensibile....L'esperienza, ad es, del colore rosso...
Pare che il fisico Penrose abbia fatto proprio un esperimento del genere, separando due soggetti in due stanze attigue esottoponendo uno dei due a un'intensa esperienza del colore rosso mentre il suo elettroencefalogramma veniva costantemente monitorato. Il risultato era che una ben determinata area del cervello si attivava, ma la cosa piu' sorprendente era che nell'altro soggetto (che non vedeva il colore rosso) si attivava la stessa area cerebrale. Ti ricordi che ne abbiamo discusso al proposito dell'entanglement e della possibilità di telepatia quantistica ? Ma al di la di questo la cosa piu' interessante sarebbe scoprire che ogni area del cervello è già strutturata per recepire e decodificare un "bit" di informazione "primitiva" quale puo' essere l'esperienza del rosso, o del caldo o del freddo che sono i mattoni per costruire un'informazione piu' complessa....Cioè sembrerebbe che esistano "archetipi" di informazione non ulteriormente semplificabili già pronti e disponibili all'uso per costituzione genetica.

Non conosco quel esperimento, comunque mi sembra di poter dire che se fosse vero ciò, colui il quale è lo specchio (nell'esperimento) debba poter "riconoscere" il colore che l'altro stava pensando. In questo caso, ultimo, il trasferimento dell'informazione sarebbe completo.
Il fatto di sapere soltanto, infatti, che un certo neurone è portatore di rosso (facciamo l'ipotesi) non vuol dire che sia possibile trasferire, soltanto guardando lo schermo, la sensazione del rosso. Io,sperimentatore, so che sto facendo vedere il rosso, quindi già so cos'è il rosso. Se vedessi muoversi, nel cervello,qualcos'altro di cui non conosco nulla, non saprei cosa stia succedendo. Cioè, cerco di spiegarmi meglio (se posso) ammettiamo che io e te siamo due scienziati che voglio scoprire cosa stanno pensando due persone. Se gli facciamo vedere mele rosse vedremo accendersi neuroni "rossi", se gli facciamo vedere mele gialle si accenderanno neuroni gialli. Ma noi già sappiamo cosa loro andranno a vedere. Se io e te non conoscessimo mele gialle e rosse non potremmo capire nulla, quindi è evidente che noi sperimentatori non stiamo ricevendo alcuna nuova informazione dalle cavie. Non vi è trasferimento di informazione e quindi conoscenza, come invece potrebbe avvenire nel caso dell'esperimento che hai ricordato tu (del quale non ho mai sentito parlare).
Ancora una volta la scienza scambia, o, meglio, vorrebbe farci credere che, il fatto di scoprire aree adibite a dei compiti specifici potrebbe diventare una sorta di lettura del pensiero. Potrebbe anche avvenire un giorno (perché no), ma deve avvenire anche il "trasferimento" effettivo di nuova informazione; la cosa, credo, sarebbe, per il momento, ancora lontana.

ciao
Il_Dubbio is offline  

 



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