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Vecchio 20-02-2003, 09.39.08   #11
deirdre
tra sogno ed estasi...
 
L'avatar di deirdre
 
Data registrazione: 21-06-2002
Messaggi: 1,772
Prendo spunto da quanto scritto per dare la mia interpretazione di verità. Ho esposto diverse volte il mio pensiero, ma essendo argomento molto interessante non mi negherò la possibilità di rielaborare e consolidare (per me stessa) il concetto.

Che cosa è vero?
Ciò che per noi ha un significato?
La verità è soggettiva, dipende solo da noi, dal nostro modo di vedere ciò che ci circonda. Potrebbe esistere anche una realtà oggettiva, ma essendo questa falsata dalla soggettività... a mio avviso, ne risulta, semplicemente, la visione di essa...

Basti pensare che i nostri sensi percepisco solo alcuni aspetti della "vita".....

Per tammy:

hai introdotto un argomento molto bello, l'ermetismo.

Farei una distinzione tra la "dottrina" che viene posta sotto l'autorità di Ermete Trismegisto e quel movimento che nacque in italia a cavallo delle due guerre mondiali che ha nei suoi massimi esponenti Ungaretti, Montale e Quasimodo.
Nella poesia ermetica il poeta cerca di conferire al linguaggio la sua dimensione essenziale, asciutta quasi brulla, a volte oscura da qui il termine. Oserei dire, rendere la verginità alle parole.

Scusa dove sta la fantasia nella poesia ermetica?
. magari sono io che non la percepisco....

Lo strumento principale degli ermetici, sia nella letteratura che nelle scienze è il concetto d'analogia. Mi pare d'aver già scritto qualcosa in merito a questo quando ho parlato di Giuliano Kremmerz e qui può venirmi in aiuto Falcorum.

Comunque, giusto per fare chiarezza a Tammy che vede fantasia nella poesia ermetica inserisco quella che reputo una delle più belle poesie di Ungaretti:

Veglia
1915

Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita

L'impatto con queste parole è quasi violento, crudo, osucro....
Personalmente ho tutt'altro concetto dell'uso della fantasia nella poesia, ti consiglio di leggere "La ballata del vecchio marinaio" di Samuel Taylor Coleridge.... vedrai la differenza.
(mia opinione)

non mi dilungo oltre... buona giornata.

Ultima modifica di deirdre : 20-02-2003 alle ore 09.42.27.
deirdre is offline  
Vecchio 20-02-2003, 10.44.47   #12
Armonia
 
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Poesie!!!!!!!

Forse questo argomento è più adatto inserirlo in Arte e Letteratura, comunque quando sento parlare di poesie mi sento invitata a nozze

Ermetismo .....
sorge intorno agli anni Venti e si sviluppa negli anni compresi tra le due guerre mondiali, esaurendosi gradatamente nel secondo dopoguerra sotto l'irrompere del Neorealismo.
Il termine "ermetismo" (come l'aggettivo "ermetico") deriva da Ermete o Mercurio, il dio delle scienze occulte, e fu adoperato in senso dispregiativo a indicare la nuova poesia, da Francesco Flora, che accusò i poeti ermetici, per la loro lirica concentrata, rarefatta, scarna ed allusiva, di oscurità e indecifrabilità, come se fosse una scienza occulta.
La poesia ermetica si muove nell'ambito generale del Decadentismo, ma di tutte le poetiche decadenti fa sua e sviluppa in particolare quella dei simbolisti francesi. Perciò è anche detta poesia neosimbolista.
Da Boudelaire, infatti, riprende la concezione della poesia come "illuminazione", mediante improvvise folgorazioni, della più segreta essenza della realtà; da Verlaine, il rifiuto dell'eloquenza e dell'enfasi oratoria dei poeti ottocenteschi.
Sulla poetica dell'Ermetismo influì, inoltre, la concezione crociana della poesia come intuizione pura, anche se il Croce stesso fu un critico aspro, che definì il Decadentismo, " la fabbrica del vuoto".


Comunque per quanto riguarda i contenuti della poesia ermetica rifiuta la concezione oratoria della poesia intesa come celebratrice di ideali esemplari e persegue l'ideale della "poesia pura", libera cioè non solo dalle forme metriche e retoriche tradizionali, ma anche da ogni finalità pratica, didascalica, celebrativa, narrativa e descrittiva

un piccolo stralcio di una celebre poesia scritta da Quasimoso

E come potevamo noi cantare
.....,all'urlo nero della madre
che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?

Armonia is offline  
Vecchio 20-02-2003, 20.56.14   #13
visechi
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Un unico post ricolmo di parole

"Possiamo dare infinite interpretazioni ad un riflesso confuso nell'acqua.
Ma l'immagine che da origine a quel riflesso, è soltanto una."


Questa frase, riportata da Fragola, inserita nella Home Page e più volte commentata (anche da me), offre spunto per una riflessione circa la reale capacità dell'uomo di arrivare a comprendere compiutamente il mondo fenomenico che lo circonda. Tale comprensione - ove mai possibile - potrebbe essere la porta dischiusa attraverso la quale approdare alla comprensione o anche solo alla percezione dell'esistenza, ancorché eventualmente non conoscibile, di una Verità di più elevato valore: della Verità.
Che significa questo periodo?
Io, per semplicità d'analisi, lo suddividerei almeno in due parti e, una volta analizzate, vorrei provare ad introdurmi nella stanza segreta in cui è racchiuso il significato complessivo del concetto.

Possiamo dare infinite interpretazioni ad un riflesso confuso nell'acqua.
Esiste, evidentemente, una fonte da cui promana un'immagine. Questa fonte E'.
Sappiamo che esiste, che c'è perché noi ne percepiamo la sua proiezione, ancorché vaga, riflessa sulla superficie dell'acqua. Quanto più è calma la superficie dell'acqua, tanto più noi percepiamo nitidamente; ma già sappiamo, in origine, che per quanto calma sia la superficie della pozza d'acqua riflettente e per quanto cristallina e pura sia l'acqua, mai e poi mai riusciremo a percepire l'essenza della fonte da cui promana il fenomeno da noi percepito. Noi abbiamo, evidentemente, una visione distorta della fonte. Possiamo, sì, costruirci un'idea delle caratterizzazioni e qualificazioni della fonte ma non siamo in condizione di Vedere in maniera diretta, non mediata. Questo fatto impone ai nostri sensi e alle nostre capacità di elaborazione (intendo quelle neuronali) degli automatici, inconsci ed opportuni adattamenti percettivi, figurativi e, soprattutto, cognitivi. Questo determina un rapporto dinamico con quanto da noi percepito. Gli 'accomodamenti' si renderebbero, difatti, indispensabili ogni qualvolta un'increspatura dell'acqua dovesse modificare i contorni, i lineamenti dell'immagine posta sotto osservazione. Insomma, in poche altre parole (non illudetevi, è un intercalare), noi abbiamo un rapporto costantemente dialettico e dinamico con la realtà che ci circonda. Non è dato pensare che il nostro processo cognitivo (percezione, elaborazione, riconoscimento etc…) possa esaurirsi e concretarsi nella staticità; stabilizzatosi in un qualche determinato ed individuabile momento del processo stesso. E' un processo in perenne divenire. Ciò, credo, sia anche una delle concause che genera confusione, insicurezza e che istiga l'impulso a dar vita e corpo a sofismi compensativi. Ciò che, per effetto del dinamismo relazionale, inevitabilmente perdo o si degrada, lo compenso con altre certezze che sono 'altro' rispetto alla genuinità della fonte che induce la percezione (forse le religioni, assolutamente indispensabili, sono anche questo).

Ma l'immagine che da origine a quel riflesso, è soltanto una.
Dicevo, però, che in ogni caso, noi, percettori dell'emanazione, sappiamo che esiste una fonte. Sappiamo pure, perché così ci suggerisce il nostro umile intelletto, che questa fonte ha dei requisiti, delle qualificazioni e caratterizzazioni diverse dall'immagine da noi percepita. Sappiamo che, per effetto del rapporto mediato, non diretto con la fonte, le nostre elaborazioni e speculazioni sono intrise di caratteri tipici dell'uomo. Noi saturiamo ciò con cui entriamo in relazione con le nostre aspettative, le nostre capacità cognitive e i nostri caratteri. Sappiamo anche che parte della nostra costruzione percettiva è comunque corrispondente alla Realtà fattuale. Intuiamo, dunque, che la nostra architettura complessiva del fenomeno percepito è costituita da parti effettive e Vere, su cui si sono sedimentate sezioni 'costruite ed alterate' e probabilmente anche altre parti assolutamente improbabili e frutto della nostra grande 'abilità sofisticatoria'. Evidentemente, noi abbiamo tutte le informazioni necessarie per renderci perfettamente conto che quanto da noi testimoniato, in relazione all'immagine riflessa nell'acqua, altro non è che un prodotto nel suo complesso sofisticato. La stima del grado di sofisticazione è un altro degli elementi che compongono il Caos e la sofisticazione stessa. A seconda del soggetto percepente avremo diversi livelli di alterazione, anche qualora ne stessimo stimando sempre la medesima quantità. La diversa graduazione dipenderebbe, nel caso della specie, esclusivamente dalle differenti capacità di stima insite nei soggetti osservanti. Però, come già detto, una fonte esiste, ciò che non esiste, o che, a parer mio, non dovrebbe esistere, è la possibilità di conoscerLa con nitidezza: ConoscerLa.

Questi sono i presupposti necessari per calarci nelle conclusioni: l'analisi della fonte. Quale potrebbe essere la fonte?
Estraniamoci ora dalla metafora fornitaci dall'immagine riflessa nell'acqua e proviamo a dilatare il concetto. Intrufoliamoci, clandestinamente (non siamo uomini di Sapienza, bensì solo persone che provano a misurarsi con i propri limiti umani - innegabili), in una sfera di ben più elevata ed 'astratta consistenza'.

E' probabile che ciò che noi poniamo sotto analisi sia una dimensione ultraumana e che noi, miseri osservatori, siamo effettivamente l'immagine riflessa sulla superficie dell'acqua di un'Entità sovraumana: Dio! Dio?
Non è da escludere, chi lo dovesse fare lo farebbe aprioristicamente. Dio potrebbe essere la Fonte e noi la sua immagine non nitida che, fra l'altro, mai, mondanamente, diverrà tersa. Per cui le religioni, la spiritualità e quant'altro sarebbero solo un percorso ad ostacoli utile per permetterci di avvicinarci, solo avvicinarci, alla percezione dell'Essenza della Fonte stessa.
Parimenti, non si può escludere, che la fonte (minuscolo, tanto parliamo di noi esseri incompleti ed imperfetti) sia l'uomo stesso. Noi osserviamo noi stessi riflessi nel prossimo e, per somma, nell'intera umanità. Ciascuno guarda sé stesso negli occhi, nelle fattezze e nell'agire altrui. Percepisce, dunque, il proprio essere, il proprio sé in maniera distorta, artificiosamente costruito e perennemente in movimento. Per dar senso al nostro essere, costruiamo un'architettura che trascende l'essere mondano per trovare delle risposte che diano sostanza e contenuto ad un incomprensibile destino: essere per forza del caso, di vivere per forza inerziale, deperire progressivamente vivendo e, infine, ineluttabilmente, per forza di Natura, scomparire d e f i n i t i v a m e n t e , lasciando, nel mondo, le nostre propaggini, che altro non sono che la somma di ciò che di buono o cattivo siamo riusciti a costruire e tramandare a chi, per forza del caso, dovrà proseguire il cammino dell'umana, sconsolata esistenza (una staffetta esistenziale).
Anche in questo caso, chi dovesse negare ciò, lo farebbe solo ed esclusivamente facendo perno su argomentazioni aprioristiche difficilmente sostenibili dal punto di vista logico ed esperenziale.
Ciò che compensa l'assenza cognitiva circa l'essenza ultima della Fonte (Sapere, in un caso o nell'altro), a parer mio, non può che essere la Fede, positiva (anima, spirito, Dio etcc….) o negativa (l'uomo solo con sé stesso, al cospetto delle proprie irrazionalità e delle proprie soverchianti responsabilità di essere autore, attore e testimone del mondo che costruisce intorno a sé).
Ad ogni buon conto, sapere che questa Verità/verità esiste, qualsiasi essa sia, ed intuire l'impossibilità di ConoscerLa/conoscerla, non muta la sostanza delle cose, o, perlomeno, non sposta più di tanto i termini del problema relativo all'agire umano … credo.

Utilizzo sempre troppe parole. Sinceramente mi dispiace, non lo faccio a posta, ne avverto la necessità ai soli fini di rendere il più chiaro possibile il mio misero pensiero.
Spero di non essere riuscito ad annoiarvi fino al punto di impedirvi una graditissima replica. Mi auguro pure di non essere apparso troppo supponente o altezzoso, non è mia intenzione, intimamente credo di non esserlo.
Ciao

Copia/incollo anche io. Perché?
Credo che nei tre aforismi 'sottratti' alla pagina del sito all'uopo dedicata sia, in ciascuno, racchiusa una verità. Ma, potrete ben notare che il primo aforisma sembrerebbe in antitesi rispetto al messaggio trasmesso dal secondo. Il terzo, forse, compendia le due antitesi fornendone, non un'armonica sintesi, ma una chiave di lettura sufficientemente condivisibile. Il terzo non afferma, a parer mio, che la religione è sempre un succedaneo della ragione, ma che la stessa (RELIGIONE) è un elemento imprenscindibile dell'uomo.
I sofismi la edificano o i sofismi la distruggono?

"Noi creiamo il mondo che percepiamo, non perché non esiste realtà fuori dalla nostra mente, ma perché scegliamo e modifichiamo la realtà che vediamo in modo che si adegui alle nostre convinzioni sul mondo in cui viviamo. Si tratta di una funzione necessaria al nostro adattamento e alla nostra sopravvivenza".
Gregory Bateson (1904 - 1980)

"La religione è un'illusione, e deriva la sua forza dal fatto che corrisponde ai nostri desideri istintuali".
S. Freud (1856-1939)

"Una società di atei inventerebbe subito una religione"
H. de Balzac (1799-1850)
visechi is offline  
Vecchio 21-02-2003, 01.58.06   #14
r.rubin
può anche essere...
 
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ringrazio subito visechi per i suoi interventi...per quanto riguarda la lunghezza, almeno per me, non c'è problema, anzi!

Solo una banalità:

conoscendo in primo luogo noi stessi, comprendendo la modalità dinamica delle nostre relazioni, meglio comprenderemo ciò che è, sapremmo cioè distinguere ego da alter.

Credo sia chiaro..conosciendo ciò che ci appartiene, riusciremo a "sottrarlo" all'altro, nel momento in cui lo sapremo riconoscere "appicicato" all'altro.

Non basta a giungere alla Verità, ma aiuta...
r.rubin is offline  
Vecchio 21-02-2003, 19.23.39   #15
Rolando
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Per visechi !

Tu finisce con due citazioni:

"La religione è un'illusione, e deriva la sua forza dal fatto che corrisponde ai nostri desideri istintuali".
S. Freud (1856-1939)

"Una società di atei inventerebbe subito una religione"
H. de Balzac (1799-1850)

Se questo è giusto, puoi spiegare perché l´uomo ha questo "desiderio istintuale" e perché c'è questo bisogno di "inventare una religione" ?

Secondo me questo dipende del fatto che l´uomo, e ogni essere vivente sappiano, o almeno presentono, appunto istintivamente che la loro identità più intima è legata con o costituisce qualcosa in più del corpo fisico e della vita fisica.

Effettivamente questo atteggiamento o inclinazione dell´uomo di rivolgersi a qualcosa "spirituale" al di la del mondo fisico, costituisce una prova del fatto che esiste qualcosa che è l´oggetto di questo rivolgersi al. Altrimento non avrebbe potuto crescere una tale inclinazione o desiderio. Tutti sensi sono creati basato sull´influensa delle forze naturali. Se la luce non avesse esistito gli occhi non sarebbero esistiti, se il suono non avesse esistito gli orecchi no sarebbero esistiti, e cosi via.

Dunque la capacità di cercare e rivolgersi verso qualcosa spirituale dipende dello stesso principio. E come gli occhi si sono evoluti gradatamente durante migliaia di vite cosí si sviluppa anche la capacità di percepire il mondo spirituale. Ma questo non dipende da un organo fisico.
Ciao.
Rolando is offline  
Vecchio 01-03-2003, 18.56.57   #16
visechi
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Messaggi: 1,150
Ciao Rolando,
ti ringrazio per l'interesse dimostrato. Mi auguro che voglia accogliere il mio semplice pensiero con la dovuta semplicità che il medesimo richiede. Cercherò di non essere troppo contorto nella replica.
Mi domandi cosa sia questo indubitabile, e, per quel che mi consta, in considerazione del vuoto e dell'assenza consolatoria esistente, anche auspicabile anelito che spinge l'umanità a cercare conforto nel trascendente e nella spiritualità.
Credo di aver, in passato, già espresso qualche pensiero in proposito. Non ho tempo e voglia di fare una lunga e snervante ricerca fra i Thread già aperti. Replicherò il mio pensiero.
Il progresso della civiltà ha affrancato i nostri progenitori dalla necessità di occupare tutto il proprio tempo a procurarsi il cibo per sopravvivere. Questo fatto permise agli stessi d'impegnare le proprie risorse ed energie intellettuali anche per osservare il mondo circostante e sé stessi (credo che questo non necessiti di alcuno sforzo immaginativo).
Immagina (ora credo sia necessario) un uomo non proprio evoluto che si vede proiettato e scaraventato in un mondo per certi versi ostile; che quando da sfogo al suo impulso sessuale genera la vita. Un uomo che osserva le forze della natura senza comprenderle, ne subisce la forza, ne saggia la potenza, avverte il terrore e la paura che le stesse producono sui suoi sensi.
Immagina quest'uomo spaurito, che non comprende il mistero della morte e il senso della propria esistenza, che guarda l'Universo che lo circonda e che cerca … vuole comprendere. Nessuno strumento tecnologicamente avanzato gli permette di osservare direttamente, nessuna tecnologia a disposizione, ancora nessuna filosofia e scienza … tutto da costruire, ancora tutto da fare e capire.
Immagina la sua grande meraviglia. Forse incomincia a domandarsi, immagino, chi sia lui e che cosa siano queste terrificanti forze che lo attorniano.
Immagina che questo animale cosciente di sé e munito di una certa capacità astrattiva, incominci a cercare risposte che trascendano il sé … lui non può governare quel che accade, è spaurito, il vuoto e l'inquietudine l'assalgono, ha necessità di trovare risposte.
Che fare? Che fa?
Immagina sia più propenso a cercare al di fuori di sé. Osserva la Natura e la sublima, la idealizza e la trasfigura fino al punto di vederla, percepirla ed elevarla a qualcosa che trascende l'uomo e la sua capacità di comprendere. La elegge Divina, nemica e compagna. La teme, si chiede il perché possano prodursi certi eventi, perché alle volte Essa sembra rivolgergli contro le proprie possenti, incommensurabili energie, per danneggiarlo e annientarlo. Altre volte l'avverte come amica e consolatoria … la sensibilità al bello (un tramonto lo è, un'alba lo è, il mare è bello e terribile, un bosco oscura, ma dona quiete), immagina giochi le sue carte. I pianeti, che sono? La luna, che è? La sua intima inquietudine da dove proviene? Lui non sa, non capisce fino in fondo. C'è altro, quest'altro lo identifica nel Tutto che lo circonda. Prima frammenta il trascendente, poi, progressivamente, riunisce in un unico Dio (non è evoluzione, è solo un diverso sentire rispetto al politeismo).
Immagina che avverta quest'altro, questo Dio separato da sé. L'inquietudine non si lenisce con la semplice Creazione di un Dio.
Immagina che aspiri a ricongiungersi a Lui. L'uomo crea Dio per effetto dell'inquietudine che l'avvolge e, avvertendo sé stesso come limitato e soggetto ai 'venti dell'anima', lo rende Creatore e regolatore del Tutto. Non sa, non vuol accettare che sia solo materia, che non può ricongiungersi a niente, che è 'Nato' per caso. Non può sottostare alla propria angosciosa percezione di essere, lui, l'unico attore ed autore della vita, del mondo. Anela a ricongiungersi a Dio. Crea spiritualità sempre più contorte e complicate, liturgie sempre più vacue e fredde, religioni sempre più impertinenti, litigiose e che rendono l'uomo sempre più solo. Cerca un senso laddove senso non c'è.
Immagino (stavolta io) che questo possa essere vero … ma è solo un pensiero mio.

Ciao Rolando… acquisterò il libro su Martinus da te suggerito, lo leggerò, poi, se in grado, cercherò spunti per una discussione con te, con gli altri, con chiunque sappia anche rispettare la mia astrusa e solitaria visione del mondo … io rispetto la tua, non prevaricherò il tuo pensiero e cercherò di evitare contorsionismi dialettici.
A risentirci, a rivederci, a rileggerci con passione.
P.S.: sono andato nel sito da te suggerito, ho stampato qualcosa, alcune cose le trovo sagge, altre, quelle fondamentali, a parer mio, lacunose, ma temo che ciò sia dovuto, più che altro, alla necessità di sintesi che un sito Internet impone. Evito, pertanto, di commentare … forse.
visechi is offline  
Vecchio 02-03-2003, 00.45.49   #17
irene
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"Per chi ha occhi per guardare
questo mondo non è muto".
(Goethe)

Verità...
Parola d'ordine:qui,e ora.
Le "religioni" (il virgolettato è d'obbligo) asiatiche colgono l'eternità in un battito di ciglia....nell'infinitesimo frammento di un istante...Ci insegnano a non dilazionare,a vivere il presente con la massima intensità possibile perchè,di fatto,è solo il presente ad esistere (il passato non esiste più,e il futuro non esiste ancora).
Ogni nostro interrogarci sul senso dell'esistere in fondo vanifica sè stesso quando è strumento di elusione dal(nostro)presente...
Il Pensiero stesso è un diaframma tra noi e l'Essere.
In sede di riflessione "spirituale" (quindi:non meramente speculativa,nè empirica)il Pensiero dovrebbe finalizzarsi a renderci il più possibile vigli e presenti nell'istante "storico".
Gli Orientali celebrano la capacità di "prestare attenzione" come premessa imprescindibile per l'acquisizione della Saggezza.
Attenzione è,direi,vigilanza e padronanza della mente e dei sensi...E',correlativamente,ri spetto per tutto quello che abbiamo attorno...
Il miraggio di un'Eternità posta oltre la morte,abbaglia e distoglie dai nostri compiti terreni.
Quaggiù ci sono un sacco di cose da fare,e a cui prestare la debita "attenzione",per svolgerle nel miglior modo possibile.
Per non renderci inoperosi,quindi,la Verità (o meglio:la "nostra" Verità)-per quanto possa,o non possa,allungare le sue fronde al cielo-dovrebbe rivelarsi profondamente radicata nell'Immanente...

"Per chi ha occhi per guardare
questo mondo non è muto"
(Goethe-FAUST)



Ultima modifica di irene : 02-03-2003 alle ore 00.49.09.
irene is offline  
Vecchio 02-03-2003, 00.50.27   #18
irene
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P.S.Repetita juvant...
irene is offline  
Vecchio 02-03-2003, 16.51.00   #19
Rolando
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Ciao irene !

La tua citazione di Goethe:

"Per chi ha occhi per guardare questo mondo non è muto"

è interessante, e penso che sia appunto così.
Il mondo in cui viviamo "parla" a ogni essere vivente, ed è questo "parlare" che costituisce la base per il sorgere della coscienza dell'uomo. Il mondo o l´universo ci insegna fra l´altro che tutto nella vita è basato su rotazioni; nel mondo stellare del macrocosmo e nel mondo degli atomi nel microcosmo, sotto forma di giorno e notte, l´estate e l´inverno.

Perció è naturale pensare che anche la nostra vite consiste di rotazioni sotto forma della reincarnazione, vita e "morte", vita e "morte" ecc.

Tu dici anche:

"Le "religioni" (il virgolettato è d'obbligo) asiatiche colgono l'eternità in un battito di ciglia....nell'infinitesimo frammento di un istante.."

Però secondo me l´eternità non può essere colto ne "in un battito di ciglia" ne in milioni di anni, semplicemente perché l´eternitá comprende necessariamente tutti i tempi esistenti. Questo significa che in realtà l´eternità esiste al di fuori ogni tempo.
Il tempo è prodotto del movimento nel mondo creato. Siccome ogni cosa creata ha un´esistenza limitata, ha anche un´età.
Ma questa età ha sempre relazione con la situazione in cui l´oggetto esiste. Perciò, visto dal punto di vista dell´uomo, il tempo va più veloce nel microcosmo che nel macrocosmo. Dunque quello che per noi è "un battito di ciglia" è per l´elettrone forze "cento anni", e quello che per noi è cento anni è per la galassia soltanto dei secondi. Il tempo è perció sempre relativo.
(Di questo ha parlato qualcuno in un altro thread, ma non ricordo chi o quando)
L´eternità esiste perció "al dietro" ogni movimento. L´eternità è in realtà la nostra vera natura più profonda che è sempre lo stesso, ma che ha la facoltá di sperimentare i movimenti, cioè sperimentare o percepire la vita quotidiana.

Il tuo pensiero:

"Il miraggio di un'Eternità posta oltre la morte,abbaglia e distoglie dai nostri compiti terreni"

non è logico siccome l´eternità, se esiste, esiste necessariamente per sempre.
Nulla impedisce che nessuno faccia tutte le cose che ci sono da fare "Quaggiú" come dici tu.

E come vedi la tua richiesta che l´eternita " dovrebbe rivelarsi profondamente radicata nell'Immanente.." si verifica.

Ciao.
Rolando is offline  
Vecchio 03-03-2003, 11.34.14   #20
Armonia
 
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Re: La Verità

Citazione:
Messaggio originale inviato da Rolando
È stato detto tante volte in questo forum che: “nessuno può conoscere la Verità”.
Come volevo dire nella mia risposta a vesiche, questo è un paradosso, perché se questa affermazione fosse coretta significherebbe che in realtà è falsa !
Ma adesso voglio chiedervi:
1) Potete presentare alcuni motivi logici perché la Verità non esiste ?



Scetticismo e verità
Ma sarà mai possibile conoscere la verità? Inoltre sono mai possibili giudizi oggettivi?
Lo scetticismo (movimento filosofico inaugurato da Pirrone), sostiene l'impossibilità di raggiungere un qualsivoglia giudizio inopinabile, universale, indiscutibile. Infatti data la totale incertezza che ricopre la natura del mondo e dell'uomo, nessuna proposizione può essere affermata senza che sia anche possibile trovare prove della proposizione contraria. Di conseguenza l'unico atteggiamento sarebbe quello di non avere opinioni e la sospensione di ogni discorso affermativo.

(provo a scrivervi degli esempi per farvi capire cosa intendo)

1 C'è differenza tra gli esseri viventi riguardo al piacere e al dolore, al danno e all'utilità, al bene ed al male. Da questo si deduce che gli essere umani non ricevono le stesse impressioni dalle medesime "esperienze" e che, perciò, tale conflitto genera (necessariamente) il dubbio.

2 Un secondo esempio è dato dalle disposizioni individuali e, in generale, il mutamento delle condizioni tipo: "salute, malattia, dolore, gioia, sonno, veglia, vecchiaia, giovinezza, facilità o meno del respiro"
queste condizioni danno diversità nelle impressioni.

3 esempio ciò che si trova a destra non è a destra per natura, ma è inteso tale in base alla posizione che ha rispetto ad un altro oggetto, ma una volta mutata la posizione non si trova più a destra. Analogicamente "padre e figlio" sono termini relativi, così il giorno è condizionato dal "sole", come ogni cosa è condizionata dal nostro pensiero

Quindi non credo sia mai possibile conoscere la "verità" assoluta come non credo sia mai possibile avere o ascoltare (in questo caso leggere) un "giudizio oggettivo".
Ovvio che ci sono delle eccezioni, come le "verità evidenti" che appartengono alla scienza.
Armonia is offline  

 



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