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Neghentropismo ed eudaimonia
di Fedro Anacoreta - Luglio 2017
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Filosofia della mente
La Filosofia della Mente è lo studio filosofico della coscienza e delle funzioni cerebrali superiori e delle loro relazioni con il corpo e con il mondo fenomenico (la realtà esperita) (11).
Formalmente nasce agli inizi del XX secolo per opera di Eccles e Popper e attualmente racchiude diverse correnti di pensiero riguardanti l'interpretazione della mente e del suo funzionamento. Tali correnti di pensiero possono di fatto essere suddivise in due scuole principali: quella riduzionista e quella anti-riduzionista.
Un esempio di pensiero riduzionista è dato dal “Funzionalismo computazionale” in base al quale i vari stati mentali, possono essere molteplicemente realizzabili e quindi possono essere eventualmente riprodotti anche da sistemi artificali opportunamente predisposti.
Il massimo esponente del Funzionalismo è stata Hilary Putman (48) anche se lei stessa ha successivamente cambiato opinione giudicando troppo semplicistica l'equiparazione del cervello e della mente con l'attività di un qualsiasi tipo di calcolatore elettronico.
Nella scuola anti-riduzionista è sicuramente preponderante il pensiero Dualista che vede mente e cervello (corpo) come due “sostanze” diverse, ontologicamente separate; rimane però da capire come interagiscano tra di loro.
Nonostante la Filosofia della Mente sia una branca piuttosto recente, il problema della mente è stato in realtà affrontato nei secoli scorsi da svariati filosofi.
Platone, Avicenna, Cartesio, Kant, Freud rappresentano alcuni dei più importanti dualisti della storia del pensiero filosofico e sono stati contrapposti al monismo di pensatori del calibro di Aristotele, Spinoza, Leibniz, Berkeley e Russell.
A Partire dal XX secolo la ricerca scientifica si afferma nettamente sulla teorizzazione filosofica
Eccles e Popper nel testo “L'Io e il suo cervello”, riprendono il dualismo cartesiano della sostanza e affermano che “il cervello e la mente esistono come entità separate, l'una con proprietà fisiche quali l'estensione e la localizzazione spaziale, l'altra immateriale, e interagiscono tra di loro”. In particolare l'interazione tra mente e cervello avverrebbe a livello delle aree associative dell'emisfero dominante.
Secondo la Teoria Olografica del Cervello (1,47,56), nata nella seconda metà del XX° secolo dell'incontro tra il fisico David Bohm e il Neuroscienziato Karl Pribram, il mondo materiale non è altro che una illusione creata dal nostro cervello che, come una luce laser, interagisce con la “pellicola” dell’ordine implicito (quell'ordine nascosto che permea l'universo intero) creando l’ordine esplicito (la realtà fenomenica).
La teoria olografica spiegherebbe la vastità della memoria umana (l’olografia possiede una straordinaria capacità di immagazzinare informazioni semplicemente modificando l’angolazione con cui due raggi laser colpiscono una lastra fotografica) e il problema della localizzazione degli engrammi di Karl Lashley (36), secondo il quale il cervello distribuisce informazioni su vaste aree sotto forma di frequenze, senza immagazzinarle in specifiche aree anatomiche.
Secondo Bohm e Pribram la vera Mente non sarebbe quindi collocata nel cervello, ma in una specie di “matrice” al di là del tempo e dello spazio. Di conseguenza anche il pensiero e la coscienza deriverebbero dall’interazione tra l’ordine implicito e l’ordine esplicito rappresentato dalla natura biochimica del cervello.
Roger Penrose, come Kant, sostiene che l'emergenza della consapevolezza di sé costituisca un salto di qualità rispetto ad una mente che nasce dalla più o meno semplice elaborazione computazionale dell'informazione (44).
Penrose si spinge però oltre rispetto a Kant cercando l'origine della autocoscienza riflessa e arriva a descrivere la mente come un sistema di coerenza quantistica. La mente quindi non può essere descritta dalla fisica classica, in quanto caratterizzata da fenomeni quanto-meccanici di cui la riduzione quantistica (o collasso della funzione d'onda) rappresenta il principale responsabile della genesi dell'autocoscienza riflessa (10,32).
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