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Riflessioni sulle scienze

Riflessioni sulle Scienze

di Alberto Viotto    indice articoli

 

La migliore strategia per investire in borsa

Febbraio 2009
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  • Ma sembra così semplice

  • Come alla roulette

  • Il perpetuum mobile

  • Su che cosa si può guadagnare

 

Ma sembra così semplice

    Guadagnare in borsa sembra però semplicissimo. A prima vista le quotazioni continuano ad oscillare; basterebbe comperare in un qualsiasi momento (meglio se in un momento in cui i prezzi ci sembrano “bassi”), definire un guadagno non eccessivo (ad esempio, il 10%) ed aspettare pazientemente che le quotazioni superino questo livello.
   Può funzionare? Ovviamente qualche volta ci può andare bene, ed anzi andrà bene abbastanza spesso, ma non si deve pensare di aver trovato un sistema per aumentare i propri soldi senza colpo ferire, se il mercato nel suo complesso rimane stazionario. Immaginiamo che otto volte su dieci riusciamo a guadagnare il 10%; le altre due volte le quotazioni non saliranno della soglia prefissata, e probabilmente incominceranno a scendere. Prima o poi dovremo comunque vendere, accollandoci delle perdite: non possiamo tenere le azioni all’infinito, prima o poi avremo bisogno dei soldi (e comunque la nostra vita non è infinita).
   Quant’è il guadagno medio? È pari a zero. Come ogni strategia che può essere adottate da chiunque, in un mercato “piatto” questa linea di condotta non può portare in media né ad un guadagno nè ad una perdita. In pratica equivale alla partecipazione ad una “lotteria inversa”: invece di una bassa probabilità di ottenere una forte vincita in cambio di una alta probabilità di una piccola perdita (l’acquisto del biglietto), si ha una alta probabilità di un piccolo guadagno (il 10%) in cambio di una bassa probabilità di una perdita rilevante (potenzialmente tutto il capitale).

 

Come alla roulette

    Che modello si può adottare per descrivere il comportamento dei mercati finanziari? Naturalmente ci possono essere aziende che vanno bene e aziende che vanno male. In ogni caso, però, i prezzi incorporano le aspettative, sia per quanto riguarda i singoli titoli, sia per quanto riguarda il mercato in generale.
   Quale modello adottare, quindi? A mio giudizio il modello di gran lunga più aderente alla realtà è quello casuale, esattamente come per i numeri della roulette o di altri giochi d’azzardo.
   Se si opera a caso, si vende o si compra qualsiasi titolo in qualsiasi momento, in media si ottiene lo stesso rendimento della media del mercato. Il gioco sarebbe a somma zero, esattamente come avverrebbe con una roulette “onesta”, in cui l’uscita di ognuno dei trentasei possibili numeri pagasse trentasei volte la posta ed avesse la probabilità di un trentaseiesimo. Alla fine, in media, si resterebbe con i soldi di cui si disponeva all’inizio.
   Nel gioco della roulette, però, se anche ogni numero paga trentasei volte la posta, la probabilità che esca è di un trentasettesimo: c’è un numero in più, lo zero, che quando esce fa vincere il banco. In media, dopo ogni giocata, i soldi di cui possiamo disporre sono trentasei trentasettesimi: una percentuale di circa il tre per cento delle giocate va a finanziare il banco. Più giocate si effettuano, più il nostro capitale potenziale diminuisce.
    Il mercato borsistico è simile: ogni volta che vendiamo o compriamo dei titoli dobbiamo pagare delle commissioni all’intermediario e a chi gestisce il mercato. In media, se il mercato non sale, dopo ogni transazione il nostro capitale diminuisce. Nel gioco della borsa il ruolo degli intermediari è identico a quello del banco nel gioco di azzardo: sono loro gli unici a vincere, sempre.

 

Il perpetuum mobile

    Uno dei sogni di molti scienziati del passato è stato la realizzazione di un “perpetuum mobile”, cioè un congegno che potesse muoversi all’infinito. Per farlo, un sistema dovrebbe produrre più energia di quella che consuma, il che è però impossibile. L’energia si conserva e non può aumentare; ci sono poi inevitabili attriti che alla fine fermano qualsiasi marchingegno.
    Trovare una strategia per guadagnare in borsa sarebbe un po’ come realizzare un perpetuum mobile: per quanto si venda e si compri in media non si può guadagnare, e ad ogni transazione entrano in gioco gli “attriti”, e cioè le commissioni, che decrementano il valore potenziale del capitale, allo stesso modo in cui gli attriti fisici diminuiscono il valore globale dell’energia.
   Ovviamente ogni sistema funziona meglio se gli attriti sono bassi, per cui l’interesse principale dell’investitore è minimizzare le commissioni. Non è vero, infatti, come rilevato dallo studio di Mediobanca citato all’inizio, che fondi sofisticati hanno un rendimento migliore della media del mercato. In media si comportano tutti esattamente come il mercato; l’unico modo per ottimizzare è ridurre al minimo gli “attriti”, e cioè le commissioni.
   Il ruolo degli intermediari è cruciale. Alcuni di loro (i “promotori finanziari”) cercano i clienti a cui proporre ciò che chiamano “prodotti” finanziari, e cioè fondi con alte commissioni il cui rendimento viene definito in modo complesso e poco trasparente. Quasi tutti i promotori si presentano come dei consulenti disinteressati, pagati dalla banca per consulenze di alto profilo ai suoi clienti, ma è chiaro che non lavorano per niente ed i soldi del loro stipendio da qualche parte devono arrivare. Più è alta la percentuale di guadagno, più i promotori sono aggressivi.
    Di solito le banche e gli intermediari cercano di vendere titoli complessi, ad alto rischio, anche a chi chiede investimenti sicuri. Il motivo è che le commissioni sono minime sui titoli a basso rischio, come i titoli di stato, mentre sono molto elevate sui “prodotti” di ingegneria finanziaria.

 

Su che cosa si può guadagnare

   Non conviene in nessun caso, allora, investire in borsa? No, non è così, in linea di massima l’investimento in borsa è conveniente. L’economia nel suo complesso cresce, come il valore dell’insieme delle aziende e quindi dell’insieme del mercato. Oltre al possibile aumento del valore delle azioni, si deve considerare che quasi tutte le aziende quotate pagano dei dividendi; se si sommano i dividendi alla rivalutazione dei titoli la media del rendimento di un investimento in Borsa è buona, decisamente migliore di un investimento in obbligazioni o in titoli di stato.
    Il problema dell’investimento in Borsa è che il rendimento non è garantito. Se nel lungo periodo la media dei rendimenti è buona, ci possono essere periodi in cui il mercato scende, anche in modo consistente; se abbiamo bisogno dei soldi proprio in questo momento, dobbiamo vendere le nostre azioni, rimettendoci. Nel mercato borsistico ci sono poi momenti di evidente sopravvalutazione, come è avvenuto intorno al 2000 con i titoli legati ad Internet.  In questi momenti il mercato è in preda ad una sorta di follia, e si può effettivamente essere più saggi della media del mercato: se avete delle azioni vendetele, se non le avete tenetevi alla larga dal mercato.
    Se non volete correre rischi, investite in titoli di stato, meglio se legati all’inflazione (in caso contrario, un guadagno nominale potrebbe essere annullato da un aumento dell’inflazione). In media il rendimento sarà inferiore, ma non correrete il rischio di rimetterci.
     Se invece preferite correre qualche rischio per avere rendimenti in media migliori, acquistate i fondi che replicano l’indice dei titoli di borsa (EFT), che hanno commissioni bassissime perché non possono vantare nessun ipotetico “valore aggiunto”.  Acquistateli e non vendeteli fino a quando non avrete bisogno dei vostri soldi; non ci può essere, al netto di oscillazioni contingenti, un investimento migliore. In questo modo otterrete il rendimento legato alla rivalutazione dell’economia globale senza disperdere risorse negli “attriti” del sistema, le inutili commissioni e provvigioni.

 

     Alberto Viotto

 

Se qualche lettore trovasse questo articolo interessante o ne volesse discutere, all'autore farebbe piacere ricevere delle e-mail all'indirizzo: alberto_viotto@hotmail.com

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