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Riflessioni sull'Alchimia

Riflessioni sull'Alchimia

di Elena Frasca Odorizzi   indice articoli

 

L'evoluzione della Simbologia degli Arcani Maggiori nei mazzi di Tarocchi delle Scuole Esoteriche Tradizionali del XIX – XX secolo, tra Ermetismo e Magia

Aprile 2009
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L'EREMITA: Nel mazzo Visconti (1450) è rappresentato come un vecchio uomo con una clessidra e un bastone, ricordando vagamente Saturno. In tutti gli altri mazzi la clessidra viene sostituita da una lanterna e l'uomo assume l'abbigliamento di un monaco con mantello e cappuccio, che ricorda l'eremita dell'Atalanta Fugiens di Maier, che cerca e segue nel buio le orme della Natura 1).

 

LA RUOTA della FORTUNA: è ispirata alla Ruota della Fortuna che si trova in palazzi e cattedrali medievali e rinascimentali 2). Nel mazzo Visconti (1450) ci sono 4 persone, un vecchio che sostiene la ruota sulla schiena, due persone che salgono e scendono  una di esse con la coda e  in cima, su una base esagonale, una quarta persona con orecchie animali, ci guarda in ginocchio come un animale ammaestrato. Dei cartigli, srotolati davanti alle loro bocche a mo' di pionieristici baloons, riportano le scritte « Regno, Regnavi, Sum sine regno, Regnabo» come monito della sorte alterna e instabile.  La fortuna, alata e bendata, campeggia al centro di questa specie di circo. Nel mazzo Marsiglia (1778) le 4 persone vengono sostituite direttamente da tre animali in abiti umani: una sfinge coronata, una scimmia e probabilmente una lepre. L'uomo anziano lascia il posto al basamento della ruota che viene azionata a manovella, ricordando ancora una volta un circo ammaestrato, le cui sorti sono nelle mani di un “gran burattinaio occulto” ovvero il Destino. Da Wirth (1889) in poi i personaggi rimangono tre e il tutto assume elementi egiziani, magici e  alchimistici.

 

LA FORZA: Nel mazzo Visconti (1450) è rappresentata da una specie di Ercole in abiti rinascimentali che con una clava sta per colpire un leone. Nelle carte del Mantegna (1470) compare al suo posto  una Donna che indossa un'armatura leonina, mentre una testa di leone le copre la testa come un cappuccio. Un leone in carne e ossa fa capolino dietro le sue gambe, mentre Lei, con estrema facilità spezza distrattamente una colonna, come fosse niente. Dal Marsiglia (1778) a Waite (1927) la carta viene rappresentata da una Donna, in sembianze sempre più gentili, che apre la bocca di un leone senza usare la forza. Indossa un copricapo a forma di otto come il mago edanche in questo caso, l'otto tende a rendersi sempre più evidente, fino a diventare il simbolo dell'infinito sospeso sulla sua testa nel mazzo di Waite. Crowley (1944) modifica la carta in una Donna che cavalca un leone a sette teste, e la ribattezza la Voglia, o meglio Lust nel mazzo inglese. Il riferimento è alla sua dottrina esoterica « Della nostra signora Babalon e della Bestia che essa cavalca 3)».

 

L'APPESO: In tutti i mazzi mantiene la caratteristica di un uomo appeso per il piede destro a una trave che ricorda il supplizio iniziatico del Dio nordico Odino. Le mani sono legate dietro la schiena e la gamba libera è incrociata dietro come quella dell'imperatore a formare un 4. Nel mazzo di Wirth (1889) dalle tasche gli cadono dei denari. Nel Grand Etteilla, è una Donna che con una mano si solleva la gonna per vedere un serpente che le traversa la strada, con l'altra impugna il Caduceo di Hermes. Il suo nome è Prudence. Nel mazzo Waite (1927) è appeso per la gamba sinistra e non a una trave sorretta da due tronchi, ma ad un tronco da cui sporgono due rami fronzuti, creando così la forma di una  T. La testa dell'uomo è  circondato da un'aureola di luce. In Crowley (1944) è di nuovo appeso per la gamba destra, ma le mani non sono più legate, bensì inchiodate come anche il piede libero. E' ancora nella posizione del 4, ma non è appeso a un albero, ma alla Chiave della Vita egizia (l'Anek), capovolta.

 

La MORTE: Dalla classica morte con la falce, che miete indifferentemente le teste della gente comune come quelle dei re, si passa alla carta di Waite (1927) dove la morte, in armatura e a cavallo, ricorda vagamente la litografia di Durer intitolata: il Cavaliere, la Morte ed il Diavolo. In questa immagine porta un vessillo con il simbolo della Rosa luterana, senza la croce, che ricorda  sia i Rosa Croce che la fede protestante degli anglosassoni in contrapposizione alla chiesa di Roma. Sotto gli zoccoli del cavallo si vedono un re morto, che ha perduto la corona, un bambino che piange, una donna che allontana lo sguardo e un Papa che, decisamente piccolo di fronte alla morte, la prega restando in piedi. Un sole tra due colline, al di là delle acque fa pensare all'alba, e cioè alla nascita attraverso la porta della vita femminile, alla rottura delle acque. La carta di Crowley (1944) ritorna alla morte con la falce, ma in una apoteosi di simbolismi trascendentali, tra cui i fili della vita lungo i quali le anime scendono e ascendono verso l'infinito.

 

La TEMPERANZA: In quasi tutti i mazzi si tratta di una donna, alata, che mescola due liquidi usando due vasi, uno tenuto in alto e uno in basso, secondo la legge delle corrispondenze della  Tavola di Smeraldo per cui ciò che è sopra va mescolato con ciò che è sotto “per fare i miracoli della cosa unica 4)”. Nel mazzo Visconti (1450) non ha le ali, così come in quello di Papus (1904) e in quello di Crowley (1944), dove sembra l'Androgino alchemico e cambia nome in Arte, con chiari riferimenti iconografici al Solve et Coagula.

 

IL DIAVOLO:  Nel mazzo dei Visconti (1450) il diavolo, metà uomo e metà capra,  immerso nelle fiamme insieme a due dannati, tiene un forcone con la destra. Nei mazzi Marsiglia (1751) e Grand Etteilla (1778) prende le fattezze dell'arpia, l'animale mitologico greco, con il seno di donna e le ali e le zampe di uccello. I due dannati diventano due diavoli, rispettivamente una donna ed un uomo, con corna e coda. Nel Grand Etteilla l'uomo è nero e entrambi non hanno la coda. Il forcone si trasforma in una fiaccola. Solo nel Marsiglia (1751) è invece una spada tenuta con la sinistra. Nel mazzo di Wirth (1889) il diavolo-arpia si trasforma nel Baphomet templare con zampe di capra, la massima alchemica del Solve et Coagula tatuata sulle braccia, il simbolo di Mercurio sulla zona degli organi sessuali e un pentacolo sulla sua fronte. La fiaccola viene mantenuta rivolta verso l'alto, con l'aggiunta di un lume nella mano sinistra. I due diavoli hanno perduto la forma umana e sembrano un pan, di color verde, ed una panisca, rossa.  Con Papus (1909) tornano il Baphomet, la stella a cinque punte diritta ed i riferimenti alchemici. Nessuna fiaccola è presente, ma le dita in segno benedicente indicano “il basso e l'alto”. Nel mazzo Raider Waite (1927) il pentacolo viene rovesciato insieme alla fiaccola, indicando chiaramente Satana che riprende le sembianze di rapace con la testa di capra e le ali da pipistrello, senza seno femminile. La luce alzata di Wirth e quella abbassata di Waite fanno pensare ai due dadofori di Mitra, con un qualche riferimento alle porte  solstiziali di Porfirio 5), attraverso le quali le anime ascendono e discendono, così come la Luce vince sulle Tenebre o ne viene ciclicamente sconfitta, nell'eterna lotta tra gli opposti che creano la Vita. I due diavoli, femmina e maschio hanno sembianze umane, mantenendo la coda e le simbologie panico-dionisiache. Crowley (1944) cambia completamente l’immagine trasformandola nel simbolo dell’energia sessuale dionisiaca, esplosiva e compressa, ma pronta a eruttare la sua potenza domata. La donna e l'uomo si moltiplicano e trasformano in tante piccole persone simili a spermatozoi antropomorfi, esseri potenziali, che si agitano impazienti di uscire dai testicoli di questo vulcano atomico. Un caprone bianco incoronato di fiori e provvisto di terzo occhio, domina sorridente e sereno il centro della scena.

 

LA TORRE: Nel mazzo di Marsiglia (1751) sono riportati i nomi di Maison de Dieu 6) e Tower of Distruction. Nel Grand Etteilla (1778), dove le carte sono nominate sempre da due lati, si chiama Prison e Misére o Poverty. Non vi sono personaggi umani, ma due palazzi, di cui uno solo viene colpito. Nel mazzo di Wirth (1889) presenta solo il nome di Maison de Dieu e sulla testa di uno dei due uomini, in caduta libera, compare una corona. La stessa sorte colpisce tutti, come nella Morte e nella Ruota della fortuna. Quella che sembra essere una pioggia di diverse energie colorate, comparsa già nel Marsiglia, diventa una pioggia di fuoco nel mazzo di  Raider Waite (1927), dove anche la torre ottiene una Corona. Con Crowley (1944) il lampo che distrugge la torre si trasforma nell'occhio di Dio, il cui sguardo spinge gli abitanti della torre a gettarsi di sotto, mentre un mostro dal basso devasta le fondamenta con alte fiamme che gli escono dalla bocca.

 

Le STELLE: Nel mazzo Visconti (1450) è presente una Donna con una stella in mano. Dal tarocco di Marsiglia (1751) in poi la donna si trasforma in sorgente infinita, con l'introduzione di due vasi che versano, uno in terra e uno in un fiume, un liquido inesauribile.  La stella non scompare, ma va a posizionarsi progressivamente in cielo al centro della scena, fino a venir circondata da altre stelle, come nell'immagine del  foglio Cary 7). In Crowley (1944) le altre stelle non compaiono e la Donna tiene uno dei vasi sollevato in alto a indicare che esso riceve il fluido direttamente dalle influenze cosmiche.

 

LA LUNA: La carta Visconti (1450) è rappresentata da una Donna con la Luna nella mano destra, mentre con la sinistra incrocia i cordoni della sua veste, come due serpenti dissimulando forse il caduceo di Ermete. Dal mazzo di Marsiglia (1751) in poi la Donna diventa la Luna con volto femminile che riversa i suoi raggi sul mondo. Sono presenti le torri,  le acque di un lago ed il gambero lunare, come nel foglio Cary, ma con l'aggiunta dei cani che in Wirth sono rappresentati uno bianco e uno nero. Un ruscello proveniente dalle montagne compare a partire da Wirth (1889), ma solo con Waite (1927) si  riversa nel lago. In Papus (1909) la Luna  è in posizione decrescente e trasforma i raggi lunari nel Tetragrammaton con le lettere ebraiche sviluppate come la Tetraktis pitagorica. Nel mazzo Crowley (1944) la falce lunare è rivolta verso la terra, mentre il disco solare nella forma del dio scarabeo Kepher viaggia sotto  terra, come nei testi sacri egizi. La carta di Crowley, rende manifesto quello che nelle altre carte sembra più dissimulato, cioè che la simbologia della carta si riferisca al parto: le due torri sono infatti le due gambe aperte e piegate della Madre in attesa di partorire, le acqua della vita sono le acque in attesa di aprirsi, di rompersi, il ruscello spiraliforme ricorda il cordone ombelicale, che in Wirth è rosso come il sangue, elemento della Vita.

 

IL SOLE: Nel mazzo Visconti (1450) è rappresentato da un cupido che regge un sole con testa umana, stando in piedi su una nuvola. I Tarocchi di Marsiglia (1751)  si rifanno al foglio Cary e al Sole si aggiungono due gemelli. In Papus (1909) sono due bambini, un maschio e una femmina che si tengono teneramente per mano, mentre in Wirth (1889) sono adulti. Waite (1927) li sostiruisce con un ridente bambino a cavallo. In Papus (1904) i raggi solari si trasformano nel Tetragrammaton sviluppato, come con la Luna, attraverso la Tetraktis.  In Crowley (1944) il Sole brilla in mezzo ai segni dello zodiaco, mentre due bambini con ali di farfalla danzano tra i suoi raggi.

 

IL GIUDIZIO: Nel mazzo Visconti (1450) Dio si manifesta tra le nuvole, con una spada in mano, in mezzo a due angeli che suonano le trombe del giudizio, mentre i morti (un uomo anziano, una donna e un ragazzo) risorgono nella carne dalle loro tombe. Nel Marsiglia (1751) in cielo vi è un solo angelo e da questo mazzo in poi lo schema si mantiene fisso. Cambiano solamente le tre persone che evolvono in madre, padre e figlio. Crowley (1944) ribattezza il Giudizio come l’Eone collegandolo alla corrente esoterica da lui stesso sviluppata. L'immagine è egiziana, con il corpo della dea Nut a simboleggiare la porta del cielo attraverso cui entrerà nel mondo il nuovo eone di Horus. Ci sono ancora i morti in attesa di rinascere, ma sono tre piccole figure in posizione fetale, indistinguibili una dall'altra, ognuna all'interno delle tre “fiammelle” della lettera Shin.

 

IL MONDO: Nel mazzo Visconti (1450) si vedono due cupidi che sorreggono una sfera con dentro una città circolare in mezzo alle onde, stagliata contro un cielo stellato: si tratta della Gerusalemme Celeste. A partire dal mazzo di Marsiglia (1751) si stabilizza un' immagine completamente diversa derivata 8). Vengono aggiunti agli angoli della carta i 4 animali dell'apocalisse, che fanno da cornice a una corona floreale centrale nella quale compare una Donna nuda, con una stola su una spalla, che le ricade sui fianchi. Nel Grand Etteila (1887) e in Papus (1904) la corona floreale rimane circolare e si trasforma nell'Ouroboros alchemico, mentre nel mazzo di Marsiglia e in Crowley (1944) assume la forma di mandorla mistica o vescica piscis, (la porta della vita femminile). La donna ha due bacchette in mano, con le gambe incrociate nella posizione del 4 come l’imperatore e l’appeso. Solamente in Wirth, non ha le gambe incrociate e tiene le bacchette con una sola mano. Crowley chiama questa carta l’Universo e trasforma la stola in un serpente, proveniente dall'occhio di Dio, che danza insieme alla Donna.

 

   Elena Frasca Odorizzi

 

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NOTE

1) MICHALE MAIER, Atalanta Fugiens con trascrizione in notazione moderna delle 50 fughe, Biblioteca Ermetica, Roma, Edizioni Mediterranee, 2002  , p. 228, Emblema XLII.

2) Per es: nel Duomo di Siena come tarsia marmorea pavimentale di Leopoldo Maccari, da un originale del sec. XIV.  Cfr. PECCHIOLI ARRIGO, I tarocchi del Duomo di Siena,  n.d. , Roma, Editalia, 1982

3) Più precisamente ciò che riguarda le pratiche della sua Magia Sessuale. Per questo vedi il mio altro articolo su: L'Alchimia Sessuale, il suo significato e i suoi rapporti con la Magia Sessuale  delle Scuole Esoteriche Tradizionali  del XIX – XX secolo

4) « Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una » in AAVV, Il Filo di Arianna - 42 trattati di alchimia dall'antichità al XVIII Secolo, a cura di Sabina e Rosario Piccolini,  Volume I, Milano, Mimesis, 2001,  ,  p. 25, Hortolanus, Speigazione della Tavola di Smeraldo di Hermes Trismegisto,

5) PORFIRIO, L’Antro delle Ninfe (De antro Nympharum), Collezione Sebastiani, Milano, Archè, 1974

6) «L’etimologia del termine —  Bab El — significa propriamente “casa di Dio” (in accadico: Bab—ili, “cancello di Dio”) ed è da mettere in rapporto ad un altro omphalos, quello descritto nell’episodio di Giacobbe (Genesi, 28, 10—24). L’interpretazione che vuole far derivare Babele da —Babal (“luogo della confusione”) è venuta imponendosi solo in epoca medievale, in ciò fuorviati dalla lettura dell’ultimo versetto del paragrafo biblico. Va rilevato come il ricordo di questo evento — che come tutti gli eventi simbolici si offre ad una pluralità di interpretazioni su piani diversi — si è perpetuato anche tramite i Tarocchi, dove l’arcano XVI non a caso raffigura una “torre che crolla” e che, in molte versioni del mazzo di carte, viene giustappunto definito come “La maison de Dieu”.» In: MARIANO BIZZARRI, La ricerca della Parola in Massoneria, nota 2,  http://www.zen-it.com/mason/studi/Babele.htm

7) «Il più antico esemplare conosciuto il cui stile è compatibile col tarocco marsigliese è il foglio Cary, una stampa litografica non tagliata, opera di un artista sconosciuto dei primi del '500, probabilmente da Milano. Raffigura un certo numero di soggetti, sei dei quali interi (la Papessa, l'Imperatore, l'Imperatrice, la Luna, la Stella e il Bagatto), mentre degli altri restano frammenti, ma sono ugualmente riconoscibili da ciò che ne rimane (la Ruota della Fortuna, il Carro, gli Amanti, la Forza, il Papa, il Sole, il Matto, la Torre, il Diavolo, la Temperanza, il 7 e l'8 di Bastoni). Solo i frammenti negli angoli in alto a sinistra e a destra sono incerti. Il foglio fu stampato all'epoca della conquista francese della Lombardia; è probabile che questo stile abbia agito da prototipo la cui popolarità, una volta riportato in Francia, crebbe sempre più, mentre in Lombardia un po' alla volta si spense.  Botteghe di cartai presero a comparire nel sud della Francia, cominciando da Lione, per poi diffondersi ad altre città, quali Avignone e Marsiglia, ma anche al nord, fino a Parigi e Rouen. »

8) « Nella carta del Mondo di un Tarocco italiano del sec. XVI, di cui sono rimaste poche carte, ora al Museo del Castello Sforzesco di Milano (fig. 10), troviamo quella variante iconografica che si stabilizzerà successivamente nei Tarocchi di Marsiglia (fig. 11): una fanciulla è raffigurata all'interno di una mandorla, circondata dalle figure in forma animale dei quattro evangelisti (Tetramorfo). Si tratta dell'Anima Mundi, rappresentata già da una figura femminile nel manoscritto latino "Clavis Physicae" composto da Onorio di Autun nel sec. XII, presente presso la Biblioteca Nazionale di Parigi.  [...] l Cristianesimo derivò la figura femminile dell'Anima del Mondo dalle religioni degli antichi. Iside fu stimata essere l'Anima del Mondo da Macrobio (Saturnali, I, c. 20 -21) mentre Apuleio fa parlare Iside nei seguenti termini "Io sono la natura madre di tutte le cose, padrona degli elementi, principio dei secoli, sovrana degli Dei Mani, la prima delle nature celesti, la faccia uniforme degli Dei e delle Dee" (Metamorfosi 11, 4). Oltre ad Iside anche Venere fu rappresentata a volte come Anima del Mondo, in quanto dea dell'amore. Il Van Rijmberg nella sua opera del 1947 dal titolo "Le Tarot. Histoire, Iconographie, Esoterisme" cita un piatto di maternità fiorentina del sec. XV, ora al Louvre, raffigurante il Trionfo di Venere ( pag. 186, ed. 1981). La dea è rappresentata completamente nuda in cielo entro una mandorla e sotto di lei, sulla terra, appaiono alcuni uomini. L'artista ha tratteggiato il percorso dello sguardo di questi ultimi che si vengono ad incentrare tutti sul sesso della dea (fig. 14).  » Da ANDRA VITALE in http://www.associazioneletarot.it/Saggi/Il_Mondo.asp


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