Riflessioni sull'Alchimia
di Elena Frasca Odorizzi indice articoli
Viaggio nella Tavola di Smeraldo
tra Protochimica e Filosofia Ermetica.
Origini, significato e attualità. Giugno 2011
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APPENDICE: ALTRE TAVOLE ATTRIBUITE AL PADRE DELL'ALCHIMIA, LA TAVOLA DI RUBINO E LE 12 TAVOLE DI THOT.
Durante le mie ricerche sulla Tavola di Smeraldo mi sono imbattuta in altre due Tavole attribuite a Ermete Trismegisto, che hanno attratto la mia curiosità: la Tavola di Rubino e il libro delle 12 Tavole di Thot.
A) LA TAVOLA DI RUBINO
La Tavola di Rubino viene riportata su numerosi forum e siti web senza citarne la fonte e senza alcun apparato critico, proponendola semplicemente come opposta o complementare a quella di Smeraldo. L'unico riferimento concreto che sono riuscita a trovare è un libro di Gastone Ventura dal titolo: Il Mistero del Rito Sacrificale con in Appendice i testi della Tavola di Smeraldo e della misteriosa Tavola di Rubino. Il Ventura specifica che il testo è praticamente sconosciuto e che lo riporta apposta perché sia messo a confronto con la Tavola di Smeraldo:
Affinché il benevolo lettore abbia a sua immediata disposizione il noto testo della Tavola di Smeraldo e quello molto meno noto e pressoché sconosciuto della Tavola di Rubino, confrontandoli e traendone utili cognizioni, riproduciamo i due documenti.
Il Testo della Tavola, diviso in 12 aforismi che riporto testualmente dal libro(1) e non dal Web, dove in genere si riscontrano errori di trascrizione(2):
-
Non è certo né verissimo quanto la mente della creatura concepisce; Incomprensibile vero è il Creatore. Ciò che è in alto non è come ciò che è in basso. All'alto la magnificenza dell'Unità, al basso la miseria della molteplicità, che par tutto ed è nulla.
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E poiché tutte le cose partecipano della molteplicità esse tanto meno sono Verità, Vita, Bene, quanto più si distanziano dall'Uno.
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Ecco il numero, il molteplice, l'involucro, il cadavere dell'Uno: suo padre (fu) il desiderio della terra, sua Madre l'ignoranza. Il Sole dissolse la carogna ed il Vento disperse il fetore del frutto dei due.
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Questo desiderio ha creato gli Eroi, i demoni e gli dei; questa ignoranza si è riversata su tutto il possibile, confondendo ogni tradizione ed il Tre.
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Ed ha regnato nel Male, nel Sangue, fuori dalla Rosa, nell'Abbominio del quattro.
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Unirai l'uno col due, l'Uno con i molti, il soffio col Sé, delicatamente, con grande cura, fino al nove, saltando il cinque.
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Poiché discende dal Cielo alla Terra e risale in Cielo disperdendo le forze inferiori nella Forza Superiore indefinibile, che si compie nel sei.
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Allora, figlio del desiderio, sarai come gli dei, i demoni e gli eroi, padrone dell'oscurità e della luce dei Sette.
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(In ciò) consiste la sapienza, sapiente di ogni sapienza; sarai tanto grande da essere indefinito e indefinibile. Vincerà chi (pesa) di più sulla bilancia dell'Otto.
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Così il mondo (inventò) i suoi ideali. Si può adattare questo Arcano a qualunque (cosa): serpeggiando, vibra come corda di cetra e si fa numero caduco. Anche ogni causa seconda.
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Pertanto io fui chiamato Annunciatore di Thot, più schiavo della causa della ragione, che amico della ragione stessa.
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(Quanto detto) delle umili operazioni di Urano e di Saturno serva di prima guida ai desiderosi: Osiride è un Dio Nero.
Non avendo trovato, per il momento, altre informazioni, neanche nei siti in lingua straniera, non mi è possibile dire con certezza chi sia l'Autore della Tavola di Rubino o se essa sia una geniale invenzione del Ventura (1906-1981) certo è che non può essere stata scritta prima del 1784, in quanto il pianeta Urano, citato alla fine del testo, è stato avvistato la prima volta solo nel 1690 e ha assunto questo nome solo tra il 1784 e il 1827.
Un altro particolare importante è l'enigmatica frase finale: Osiride è un Dio Nero, che deriva dal famosissimo libro: La Storia della Magia, di Eliphas Levi (1810-1875) pubblicato nel 1860. Questa frase è stata ripresa anche da Aleister Crowley (1875-1947), nel suo Rituale XXVIII - La Cerimonia dei 7 Santi Re, che tratta delle Energie dei Sette Pianeti, citati anche nella Tavola di Rubino, laddove si parla della Luce dei Sette.
Considerando altri elementi quali l'espressione Figlio del Desiderio e il suo contenuto cabalistico(3), si potrebbe ritenere che il testo provenga dall'ambiente Martinista, del quale il Ventura, occupava i più alti gradi.
Il Martinismo nacque intorno alla figura e agli insegnamenti di Louis-Claude de Saint-Martin (1743-1803) che scrisse un libro intitolato l'Uomo del Desiderio (1870-1802), un testo nel quale parlava dell'Anima Umana afflitta per essere caduta nella Materia e del suo Desiderio di Reintegrazione con il Divino, unica strada per ritornare nello stato di Grazia, cioè alla condizione primordiale di Adam Kadmon.
I Temi della Caduta, della Reintegrazione e dell'Androgino Primordiale, ricordano quelli del Frammento Ermetico XXIV(4) del Kore Kosmou, in cui Horus chiede a sua Madre come si creino le Anime maschili e femminili e Iside risponde: «Le Anime, Horus, figlio mio, sono tutte della stessa natura poiché provengono da un unico e identico paese, dove il Creatore le modella, ed esse non sono né maschili né femminili, poiché una simile condizione non vale che per i corpi e non per ciò che è incorporeo(5)».
Le somiglianze finiscono qui, perché anche se la Via Cabalistica Magico-Cristiana dei Martinisti e la Via Ermetica affondano le radici nel medesimo humus la loro concezione religiosa è molto diversa. L'Alchimia originaria ha per sua natura una visione Panteistica, Immanentistica e Positiva della Realtà e il fatto che molti autori tendano ad attribuirle invece una visione delle cose Trascendente e Pessimista, deriva dalle alterazioni che questa ha subito nel venire rivisitata in chiave Cristiana, così come è successo alla Cabala Ebraica.
Probabilmente anche la Tavola di Rubino è un tentativo di reinterpretazione della Tavola di Smeraldo in chiave Martinista e il Ventura in qualche modo ce lo conferma cercando di convincerci che le due Tavole «sembrano - e sono - il completamento l'una dell'altra, quantunque la prima sia una chiave alchemica e la seconda una chiave Kabbalistica(6)».
La Spiritualizzazione della Materia è sicuramente lo Scopo ultimo della Cabala come dell'Alchimia Spirituale, ma mentre nella Tavola di Smeraldo questo aspetto deve essere intuito, sotto un pesante strato di indicazioni tecniche, nella Tavola di Rubino è espresso più chiaramente.
Nella Tavola di Rubino assistiamo dunque al tentativo di accordare la visione immanente con quella trascendente, quella ideale con quella realistica, attraverso la necessità di una riflessione più profonda sugli aspetti distruttivi e autodistruttivi dell'Essere Umano.
Il testo ci dice infatti che ciò che è in alto è simile, a ciò che è in basso, ma non è uguale(7). Tra le Cose superiori e quelle Inferiori, c'è un Abisso, “in tutti i sensi(8)”, «all'alto la magnificenza dell'Unità, al basso la miseria della molteplicità, che par tutto ed è nulla». Il Padre di questa Grande Illusione è il Desiderio per le cose Materiali e sua Madre è l'Ignoranza che ne deriva e che laAlimenta. Il Male, quindi, si propaga, scegliendo di non cambiare, quando cioè le Anime non seguono la loro naturale predisposizione a migliorarsi, ma preferiscono vivere secondo le modalità esistenziali dell'Avere, invece di quelle dell'Essere(9).
Tralasciando le metafore cabalistiche, che fanno riferimento all'Albero della Vita come a una Bilancia e ai significati delle varie Sephiroth in rapporto all'esperienza Cristiana Esoterica, il messaggio di fondo della Tavola di Rubino è la Miseria Spirituale degli Esseri Umani, che non fanno niente per migliorarsi, pur avendone i mezzi, ma anzi ne abusano(10) per regnare «nel Male, nel Sangue, fuori dalla Rosa, nell'Abbominio del quattro».
La Tavola si conclude con la suggestiva frase Osiride è un Dio Nero la cui cripticità ci costringe a citare per intero il brano del libro di Levi, da cui è tratta:
Secondo i simboli del kabbalismo, Dio è sempre rappresentato da una doppia immagine, l'una dritta e l'altra capovolta, una bianca e una nera. I Saggi hanno voluto esprimere in questo modo l'elaborazione intelligente e quella volgare della medesima idea, il dio della luce e il dio dell'ombra; è a questo simbolo mal compreso che bisogna riferire l'origine dell'Ahariman dei Persiani, questo archetipo nero e divino di tutti i dèmoni; il sogno del re infernale, infatti, non è che una falsa idea di Dio. La Luce sola, senz'ombra, sarebbe invisibile, per i nostri occhi; e produrrebbe un abbagliamento equivalente alle tenebre più profonde. Nelle analogie contenute in questa verità fisica, ben compresa e ben meditata, si troverà la soluzione del più terribile dei problemi: l'origine del male. Ma la conoscenza perfetta di questa soluzione e di tutte le sue conseguenze, non giunge alle moltitudini, che non devono entrare tanto facilmente nei segreti dell'armonia universale. Così quando un iniziato ai Misteri di Eleusi aveva percorso trionfalmente tutte le prove, quando aveva raggiunto e toccato le cose sante, se veniva giudicato abbastanza forte da poter sopportare l'ultimo e il più terribile dei segreti, un prete gli si avvicinava correndoe gli lanciava nell'orecchio queste parole enigmatiche: «Osiride è un dio nero». Così questo Osiride […], questo divino sole religioso d'Egitto, si eclissava improvvisamente, e non rimaneva altro che l'ombra della grande e indefinibile Iside […]. La luce rappresenta per i kabalisti il principio attivo, e le tenebre sono analoghe al principio passivo; è per questo che essi fecero del sole e della luna i simboli dei due sessi divini e delle due forze creatrici. […] Il vuoto attira il pieno, ed è così che l'abisso di povertà e miseria, il presunto male, il presunto nulla, la rivolta passeggera delle creature, attira eternamente un oceano di esistenza, di ricchezza, di misericordia e amore. Si spiega così il simbolo del Cristo che discende negli inferi dopo aver esaurito tutte le immensità del più ammirevole perdono(11).
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NOTE
1) Nelle versioni copia e incolla che circolano su Internet ci sono degli errori di trascrizione, ma anche nel testo del libro, c'è uno strano uso di parentesi non necessarie.
2) GASTONE VENTURA, Il Mistero del Rito Sacrificale con in Appendice i testi della Tavola di Smeraldo e della misteriosa Tavola di Rubino, Roma, Atanòr, n.d., pp. 65-66.
3) GASTONE VENTURA, Il Mistero del Rito Sacrificale, op. cit., p. 62.
4) Questa somiglianza, dimostra, quanto entrambi questi due percorsi iniziatici, abbiano assorbito in se stessi elementi dello Gnosticismo originario, con i quali sono venuti in contatto, nel periodo in cui si stavano formando.
5) ERMETE TRISMEGISTO, Kore Kosmou, scritti teologico-filosofici, op. cit. , p.115 - Nella Genesi, non a caso è scritto che «Dio li Creò a sua immagine e somiglianza; li creò maschio e femmina».
6) GASTONE VENTURA, Il Mistero del Rito Sacrificale, op. cit., p. 62.
7) GASTONE VENTURA, Il Rito Sacrificale, op. cit., p. 7
8) Cfr. l'Abisso sull'Albero della Vita Cabalistico.
9) ERICH FROMM, Avere o Essere, op. cit., p. 27 e seguenti.
10) Secondo Eliphas Levi, poiché Tutto è Uno e quindi Tutto è collegato, l'essere umano crea il Male, manipolando «l'agente naturale delle opere della Natura. L'”od” degli ebrei” e del cavaliere di Richembach, la luce astrale dei Martinisti […]. L'esistenza e i possibili usi di questa forza, costituiscono il grande arcano della magia pratica. È la bacchetta dei taumaturgi, è la chiave della magia nera. […] La Luce astrale che anima, calamita, riscalda, chiarisce, magnetizza, attira, respinge, vivifica, distrugge, coagula, separa, spezza e rimescola tutte le cose che esistono sotto l'impulso delle volontà possenti. [...] È una forza cieca in se stessa, ma che viene diretta dagli « eggregori», vale a dire dai capi delle anime. I capi delle anime sono spiriti di energia e di azione. Così si spiega di già tutta la teoria dei prodigi e dei miracoli. Come, in effetti i buoni e i malvagi potrebbero forzare la natura perché mostri le sue forze eccezionali? Come potrebbero esistere miracoli divini e miracoli diabolici? Come lo spirito reprobo, smarrito, deviato, avrebbe più forza, in certi casi dei giusti, […] se non si supponesse uno strumento del quale tutti si possono servire, seguendo certe condizioni, gli uni per il bene, gli altri per il male? ». ELIPHAS LEVI, Storia della Magia, op. cit. , pp.35-38.
11) ELIPHAS LEVI, Storia della Magia, op. cit. , pp. 39-40
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