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Riflessioni Filosofiche

Riflessioni Filosofiche   a cura di Carlo Vespa   Indice

 

Tesi Magistrale: Merleau-Ponty, la fisica del XX° secolo (relatività di Einstein e meccanica quantistica) e l'antico pensiero orientale

di Giorgio Peri - Maggio 2016

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CAPITOLO PRIMO:
DA ANASSIMANDRO A LAPLACE:
IL KOSMOTHEORÓS

 

<<I miti rivelano una fede primitiva nell'ordine e nella successione di causa ed effetto, che è in armonia con la credenza che sia necessaria una ragione per l'esistenza di qualunque cosa>>(1). Le prime spiegazioni del mondo sono tutte di origine mitologica. Presso tutte le civiltà si inizia con la fase mitologica che vuole spiegare l'ordine primordiale e la sua ragione d'essere anche se, forse, entrambe le motivazioni sono solo "presunte" tali. Infatti il passaggio dal caos al cosmos forse non è mai avvenuto se non esclusivamente nella mente umana: si tratterebbe solo di un passaggio antropologico come dice Iosif Brodskij premio Nobel per la letteratura nel 1987: <<È vero che per Brodskij la sostanza dell’essere è il caos, dove appaiono i tratti dell’infinito e dell’assoluto, ma esso è il chaos fonte di ogni forma di esistenza, quel chaos senza il quale non può esistere il kosmos. […] Ma la parola di Brodskij è qualcosa di più; è l’unico mezzo per riempire lo spazio, l’unica via di organizzare il caos e di essere; al contempo e in conseguenza, il caos è necessario proprio quale origine di tutto, secondo una linea di pensiero che riecheggia l’Esiodo della Teogonia >>(2).

 

ANASSIMANDRO

 

Anassimandro fu allievo di Talete. Visse anche lui a Mileto circa nel sesto secolo prima di Cristo. Negò però ciò che il suo maestro insegnava e cioè che l'acqua fosse la sostanza fondamentale del mondo. Mise in campo il concetto-vocabolo ápeiron corrispondente a una specie di materia-energia infinita, indefinita, incorruttibile ed eterna. <<Da dove viene la vita degli esseri, là anche si compie, secondo una legge necessaria; poiché tutti debbono pagare reciprocamente il fio e l'ingiustizia nell'ordine del tempo>>(3). Da questa sostanza infinita si sprigiona un moto eterno di creazione e di scomparsa di mondi ove il processo del divenire è considerato una specie di degradazione dell'Essere costituito da questa sostanza, materia.
 Anassimandro però fu anche colui che, per la prima volta, per quanto ci è dato di sapere, pensò alla terra non come a un corpo piatto con sotto non si sa bene cosa e con sopra, solo sopra, il cielo. Anassimandro considera invece la terra come a qualcosa di rotondeggiante, tipo una colonna, con il cielo sopra, sotto e da tutti i lati. Rovelli osserva: <<La difficoltà sta nell'idea che la terra galleggi nello spazio; essa contraddice l'immagine stessa che abbiamo del mondo. E' un'idea palesemente assurda, inaudita, incredibile. La difficoltà è accettare che il mondo possa non essere come abbiamo sempre creduto che sia, che le cose possano essere diverse da come ci appaiono. La vera difficoltà è abbandonare un'immagine del mondo che ci è familiare>>(4). Rovelli poi, per chiudere il discorso a proposito della grande intuizione di Anassimandro, scrive ancora: <<Va quindi senza alcun dubbio ad Anassimandro il merito pieno della prima rivoluzione cosmologica>>(5).
Per avere la conferma della portata dell'innovazione di questa concezione anassimandrea del sesto secolo prima dell'era corrente, basti pensare che i Cinesi, pur avendo sviluppato una fra le più importanti civiltà della storia del mondo, sono arrivati a concepire la terra come rotonda solo nel diciassettesimo secolo (quindi ben oltre duemila anni dopo la grecità) a seguito del loro definitivo incontro con la civiltà occidentale.
Fin da queste prime considerazioni sulla filosofia-fisica di Anassimandro (ricordiamo che all'epoca le due parole erano pressoché indistinte tant'è che i libri scritti in quei tempi avevano sempre lo stesso titolo: sulla Natura) si trae la convinzione che, come dice Merleau-Ponty e come abbiamo già ricordato in precedenza, <<La vera filosofia consiste nel reimparare a vedere il mondo>>(6). Solo mettendosi da un punto di vista, da una prospettiva completamente nuova si possono immaginare e concepire storie del mondo diverse da quelle consolidate.
Per concludere vogliamo sottolineare l'importanza del pensiero di Anassimandro avvalendoci di quanto scrive ancora Rovelli << La sostanza di cui è fatto il mondo si è drasticamente semplificata negli ultimi anni. Il mondo, le particelle, l'energia, lo spazio e il tempo, tutto ciò non è che la manifestazione di un solo tipo di entità: i campi quantistici covarianti(7)>> (8).

 

GLI ATOMISTI

 

<<La grande idea del sistema di Democrito è estremamente semplice: l'Universo intero è formato da uno sterminato spazio vuoto, nel quale corrono innumerevoli atomi. Nell'Universo non c'è altro che questo. Lo spazio è illimitato, non ha né alto né basso, non ha centro, non ha confine. Gli atomi non hanno alcuna qualità, se non la loro forma. Non hanno peso, non hanno colore, non hanno sapore […] Gli atomi sono indivisibili, sono i grani elementari della realtà, che non possono essere ulteriormente suddivisi e di cui tutto è costruito. Si muovono liberi nello spazio, si scontrano l'uno con l'altro, si agganciano, si spingono, si tirano l'un l'altro. Atomi simili si attirano e si aggregano. Questa è la struttura del mondo. Questa è la realtà. […] Dal combinarsi degli atomi si produce l'infinita varietà di tutte le sostanze di cui è fatto il mondo […] Non c'è alcuna finalità, alcun proposito in questa immensa danza di atomi. Noi, come il resto della natura, siamo uno dei tanti risultati di questa danza infinità>>(9). Una visione rivoluzionaria. Carlo Rovelli è veramente molto convincente nel ricreare il mondo e il pensiero di Democrito, il filosofo che ride, il filosofo degli infiniti mondi: <<Ogni terra è aperta al sapiente, perché la patria di un'anima virtuosa è l'intero Universo>>(10).
Riflettiamo sul fatto che queste parole, più filosofiche che scientifiche, sono state pronunciate duemila e cinquecento anni orsono. L'idea fu però così innovativa che, dopo millenni e, nonostante l'opposizione del potere religioso, tornò in auge. Divenne anzi la nuova strada da percorrere per la scienza dell'innovazione: l'atomo fu il protagonista indiscusso della fisica sperimentale del ventesimo secolo. La fisica quantistica non sarebbe potuta esistere senza gli atomi "inventati" da Leucippo e Democrito: diamone loro atto.
Ricordiamo però che Merleau-Ponty non fu certo favorevole all'atomismo ma si orientò molto più verso la Gestalt: la forma. Dunque, non atomi che si muovono nel vuoto ma forme su uno sfondo.

 

CAMBIARE L'IMMAGINE DEL MONDO

 

Per esprimere il conflitto tra conservatori e innovatori ricordiamo le parole di Bertrand Russell: <<Quel che ci viene chiesto è di cambiare l'immagine del mondo che ci siamo costruiti con la fantasia; un'immagine che ci è stata trasmessa dai nostri antenati remoti, forse addirittura da quelli pre-umani, e che è stata appresa da ciascuno di noi fin dalla fanciullezza. Un cambiamento nel modo di immaginare le cose è sempre difficile […] Un cambiamento dello stesso genere fu preteso da Copernico, quando insegnò che la terra non è immobile e che il cielo non le gira intorno una volta al giorno>>(11).

 

GALILEO GALILEI

 

<<Puntato il suo telescopio al cielo, Galileo ebbe la fortuna e la gioia di scoprirvi nuovi meravigliosi fenomeni, dei quali capì subito l'eccezionale importanza: i quattro satelliti di Giove […] le macchie della luna, le fasi di Venere. Era tutto un mondo nuovo che per la prima volta giungeva a conoscenza degli uomini>>(12).
Galileo, con l'uso congiunto della ragione e della sperimentazione, è il primo a dimostrare che il sistema eliocentrico copernicano è più attendibile di quello geocentrico. Si spinge anche ad affermare che, se Aristotele potesse vedere le sue scoperte in merito al cielo, si schiererebbe dalla sua parte e non con i presunti aristotelici schierati contro di lui.
Galileo si pone anche il problema di far marciare insieme scienza e religione. Galilei afferma che le sacre scritture vanno interpretate e adeguate alle nuove scoperte scientifiche. <<Ecco per esempio le parole che Galileo scrive a Elia Diodati nel gennaio 1633, riferendosi alla lotta che il Framondo sta combattendo contro il copernicanesimo: "Quando il Framondo o altri havesse stabilito che il dir che la Terra si muove fosse heresia, e che le dimostrazioni, osservazioni e necessari riscontri mostrassero lei muoversi, in che intrigo havrebbe egli posto se stesso e santa chiesa?" E altrove ribadisce: "Se la Terra si muove de facto, noi non possiamo mutar la natura e far che ella non si muova.">>(13).
Scrive Merleau-Ponty a proposito di Galileo: <<In questo metodo di convergenza ci ostacolano i vecchi pregiudizi che oppongono la deduzione e l'induzione, come se l'esempio di Galileo non mostrasse già che il pensiero effettivo è un andare e venire fra l'esperienza e la costruzione o ricostruzione intellettuale>>(14).
In conclusione, Galileo combatte, con mitezza ma con decisione, contro il principio di autorità in entrambe le sue ramificazioni: la tradizione religiosa e la tradizione filosofica. Vuole affermare che, se anche tutti i testi, sia sacri che filosofico-scientifici, affermano una tesi che risulta in contrasto con i dati dell'esperienza e della ragione, ebbene, esperienza e ragione devono essere accettate e il sapere deve essere rinnovato su tali nuove basi reali.
<< Il mondo moderno è caratterizzato dalla priorità che esso dà all'idea di realtà rispetto a quelle di possibilità e di necessità (queste due idee sono molte più strettamente collegate di quanto spesso non si creda, non essendo la necessità che una possibilità unica)>>(15). Merleau-Ponty afferma che non ci sono più l'essere necessario e gli enti contingenti: tutto è contingente in modo necessario. Tutto ciò che vivo qui e ora è contingente e necessario. Sparisce il dualismo necessità-contingenza: la necessità è la contingenza quando è unica e radicata in una esperienza inaggirabile. La contingenza è culla di semi di potenzialità.

 

ISAAC NEWTON

 

<< Per tutta la vita studiò l'Antico Testamento dal punto di vista della sua fede unitaria. Dopo la sua morte, tra le sua carte furono trovate numerosissime note sulla cronologia degli antichi regni e un'esegesi del libro di Daniele>>(16).
Newton, pur essendo uno dei più grandi scienziati della storia, ebbe sempre una grande passione per l'alchimia e per le scienze esoteriche tanto da essere appellato come l'ultimo dei maghi (siamo già nel diciottesimo secolo!). Famoso è il suo baule segreto(17) comperato, alla fine, dall'Università di Gerusalemme dopo essere stato rifiutato, direi quasi rimosso, da molte altre istituzioni.
Questa grandissima personalità ha comunque rivoluzionato la fisica. Da vero mago e scienziato, ha riunito, in una sola formula matematica, le leggi dell'intero universo. Applicando il metodo dell'analisi e della sintesi, è riuscito infatti ad affermare che: << I moti dei corpi celesti e quelli dei corpi che cadono "naturalmente" sulla Terra sono regolati da un'unica legge (la legge di gravitazione universale), onde tutto l'universo viene a costituire un solo e medesimo "ordine architettonico" maestoso nella sua bellezza e semplicità>>(18).
Nella tradizione filosofica occidentale, l'idea di Newton che lo spazio è un contenitore che esiste anche quando non esiste niente altro (cioè anche quando è vuoto), non è sempre stata quella più seguita. Infatti alcuni grandi pensatori quali Aristotele, Cartesio e Leibniz avevano concepito lo spazio più come relazione che come entità: senza oggetti contenuti non c'è spazio che contiene.
Copernico, Galileo e Newton. La fisica sembrava finita. Eppure non era così. Si era ancora nel campo del Kosmotheorós. L'idea era sempre quella antica: un solido osservatore esterno studia la natura, vicina o lontana che sia, ma comunque sempre distaccata, mera cosa, oggetto assoluto. Nessuno immaginava una relazione stretta, anzi, forse strettissima, fra chi osserva e chi è osservato.

 

IL DETERMINISMO: CARTESIO E LAPLACE

 

L'abisso tra soggetto e oggetto che si accresce con il determinismo. <<All'inizio dell'Ottocento l'astronomo-matematico-filosofo francese Pierre-Simon de Laplace, considerando il cosmo un'entità interamente deterministica, causale, paragonabile a una macchina, suppose che, se si fossero potuti conoscere i movimenti e le configurazioni di tutta la materia dell'universo a un certo istante nel tempo, e anche tutte le leggi della meccanica, si sarebbe potuto calcolare in linea di principio l'intera storia futura del mondo>>(19).
Il determinismo laplaciano prevede quindi la possibilità di incorporare nei calcoli tutti i fattori possibili tra i quali anche i comportamenti umani. L'uomo verrebbe quindi abbassato al livello di cosa fra le cose. La sua libertà, se esiste, verrebbe azzerata. Si assisterebbe a una connessione secondo causalità e necessità di tutti i fenomeni. Pensiero, questo, non nuovo considerato che già Democrito <<concepì la natura come interamente regolata dal movimento degli atomi nello spazio vuoto. Rigido determinismo materialistico al quale anche l'uomo e la sua anima erano soggetti>>(20).

 

Merleau-Ponty, pur studiando e rispettando l'opera di Cartesio, lo vuole superare, vuole andare oltre la sua ontologia delle mere cose: <<"distruzione" dell'ontologia oggettivistica dei cartesiani>>(21).   La scienza cartesiana infatti <<pone la Natura come un oggetto ostentato davanti a noi>>(22) ma per Merleau-Ponty <<E' necessario psicoanalizzare la scienza, depurarla […] la scienza vive ancora in parte del mito cartesiano>>(23).
Cartesio scrive:<<non accogliere come vero se non ciò che è evidentemente tale, cioè ciò che è "chiaro e distinto">>(24). Chiaro e distinto per chi? Questo è il tranello in cui non si accorge di cadere Cartesio. Infatti non esiste un chiaro e distinto assoluto, a prescindere da una mente che valuti queste due qualità. E ciò che è chiaro e distinto per una certa visione prospettica non lo è per un'altra visione prospettica. Cartesio agiva ancora sicuro di un mondo ove il soggetto distaccato e sicuro, valuta e giudica le mere cose in base a idee chiare e distinte.
<<La base filosofica di questo determinismo rigoroso era la fondamentale divisione fra l'Io e il mondo introdotta da Cartesio. Come conseguenza di questa divisione, si riteneva che il mondo potesse essere descritto oggettivamente, cioè senza tener mai conto dell'osservatore umano, e tale descrizione oggettiva del mondo divenne l'ideale di tutta la scienza>>(25).

 

DAL DETERMINISMO ALL'INDETERMINISMO PROBABLISTICO

 

La relatività di Einstein e, soprattutto, il principio di indeterminazione di Heisenberg, cambieranno completamente lo scenario della scienza, della fisica e del modo di intendere il mondo. Si passerà, in un solo salto, dal determinismo assoluto di Laplace all'indeterminismo probabilistico della meccanica quantistica. Questo incredibile cambiamento prospettico avviene nel giro di poco più di un secolo: Heisenberg sviluppa il suo principio nel 1927 mentre Laplace muore giusto un secolo prima. L'accelerazione dei cambiamenti nella visione del mondo è però repentina: nei primi tre decenni del ventesimo secolo si susseguono due profonde rivoluzioni scientifiche che cancelleranno completamente l'idea millenaria del Kosmotheorós: non abbiamo più l'osservatore, il soggetto distaccato che studia il mondo dal di fuori. Infatti, secondo il pensiero del nostro filosofo Merleau-Ponty, "noi ne siamo del mondo" visto che l'uomo è parte della Natura. Di conseguenza,  <<intravediamo la necessità di una specie di superriflessione che tenga conto anche di se stessa e dei mutamenti che essa introduce nello spettacolo>>(26).
<<Ma una fisica che ha imparato a situare fisicamente il fisico e una psicologia che ha imparato a situare lo psicologo nel mondo socio-storico hanno perduto l'illusione del sorvolo assoluto: non solo esse tollerano, ma impongono l'esame radicale della nostra appartenenza al mondo prima di ogni scienza>>(27).
In conclusione l'uomo e la sua scienza sono ben radicati nel mondo che vogliono descrivere e di ciò si deve sempre tenere conto come fa la filosofia che <<E' l'insieme delle domande in cui colui che interroga è anch'esso chiamato in causa dalla domanda>>(28).

 

 

NOTE
1) John David Barrow, Teorie del tutto, trad. it. di Tullio Cannillo, Adelphi, Milano 1992, p. 32.

2) http://www.collana-lilsi.unifi.it/upload/sub/libro%20pavan/pavan_libro_collana.pdf, pp. 28, 29.

3) Francesco Adorno - Tullio Gregory - Valerio Verra, Storia della filosofia, Laterza, Roma-Bari 1981, p. 20.

4) C. Rovelli, Che cos'è la scienza, cit., p. 55.

5) Ivi, p. 53.

6) M. Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, cit., p. 30.

7) I campi quantistici covarianti sono un concetto tipico della gravità quantistica: fondono insieme lo spaziotempo e i campi quantistici come ci spiega Carlo Rovelli a pagina 167 del suo libro già citato La realtà non è come ci appare.

8) C. Rovelli, La realtà non è come ci appare, cit., p. 167.

9) Ivi, p. 22.

10) Ivi, p. 37.

11) Bertrand Russell, L'ABC della relatività, trad. it. di Luca Pavolini, Longanesi, Milano 1974, pp. 3- 4.

12) Ludovico Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, Garzanti, Milano 1973, volume secondo pp. 192-193.

13) Ivi, p. 209.

14)Maurice  Merleau-Ponty, Segni, trad. it. di Giuseppina Alfieri, Il Saggiatore, Milano 1967, p. 160.

15) M. Merleau-Ponty, La natura, cit., p. 129.

16) John Losee, Filosofia della Scienza, trad. it. di Piero Budinich, Il Saggiatore, Milano 2009, p. 85.

17) Paolo Rossi https://www.youtube.com/watch?v=7Dnf1Z5W7l8

18) L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, cit., volume secondo, p. 636.

19) D. Oldroyd, Storia della filosofia della scienza, cit., p. 326.

20) Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Garzanti, Milano 2006, p. 252.

21) M. Merleau-Ponty, Il visibile e l'invisibile, cit., p. 200.

22)M. Merleau-Ponty, La natura, cit., p. 125.

23) Ivi, p. 124.

24) Massimo Mori, Storia della filosofia moderna, Laterza, Roma-Bari 2007, p. 65.

25) B. Russell, L'ABC della relatività, cit., p. 67.

26) M. Merleau-Ponty, Il visibile e l'invisibile, cit., p. 63.

27) Ivi, p. 53.

28) Ibidem.

 

 

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