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Riflessioni Filosofiche

Riflessioni Filosofiche   a cura di Carlo Vespa   Indice

 

Rorty e l'ironia liberale

di Massimo Fontana - Dicembre 2014

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(2 + 2 = 5)

 

Abbiamo visto come per l'attuazione della neolingua sia necessario passare attraverso la consumazione dei termini in uso (senza considerare quelli in disuso, naturalmente). Ridurre il vocabolario a poche parole essenziali che racchiudano comodamente tutto ciò che è opportuno dire. Tale scopo nasce dall'esigenza di sradicare sul nascere lo psicoreato, il reato di pensiero contro il Socing.

È corretto supporre che se il Socing ritiene di poter estirpare i cattivi pensieri dalle menti delle persone sappia che non è dato pensiero senza un termine che lo renda individuabile. Il ruolo che il partito assegna al linguaggio sembra notevole e il timore che mantenendosi vivo un vocabolario particolareggiato manifesti anche un pensiero criminoso, ostile al Grande fratello, lo dimostra.

In Contingency, Irony and Solidarity Rorty dedica molte pagine alla figura di Orwell e in particolare a 1984, considerandolo per altro un grande romanzo e non solo uno scritto di impegno politico e civile come comunemente viene bollato. Tra diverse considerazioni, c’è la tesi di una terza parte di 1984 diversa rispetto ai primi due terzi dell'opera e questo per l'entrata in scena del personaggio di O'Brien.

La riflessione di Rorty sul linguaggio, come forse quella di Orwell, prevede che per ogni persona sia possibile esprimere se stessa e il mondo attraverso un gioco infinito legato al linguaggio d’uso e alla possibilità di utilizzare certi termini. Ridurre il vocabolario a una neolingua, nel caso fosse possibile, corrisponderebbe a ridurre il pensiero e la libertà individuale ai minimi termini.

Se l'individuo delineato in generale da Rorty, con la sua personalità contingente, è il risultato di una fitta tessitura di metafore, il Socing avrebbe individuato il modo per disfare questa rete, attraverso la riscrittura guidata del passato e un’arida neolingua.

Ma chissà se alla fine, come la storia sembra suggerirci, è davvero possibile ridurre un vocabolario ai minimi termini e chissà se scansando questo pericolo avremmo esorcizzato davvero il rischio dell’esercizio della crudeltà di alcuni uomini nei confronti di alcuni loro simili.

Se non fosse così forse potremmo ridimensionare l’incubo immaginato da Orwell, per lo meno in quelle modalità, e con esso anche un’ironia liberale forse troppo adeguata al mito della creatività e del linguaggio poetico.

Ma come dicevo, la terza parte di 1984 ha il pregio di presentarci un personaggio non comune. O'Brien è un alto funzionario del Socing e Winston lo sente dalla sua parte, contro il Grande fratello, per via di alcuni sguardi complici che aveva creduto di scorgere.

La realtà per Winston sarà diversa e quel funzionario di partito farà arrestare e torturare sia lui sia Julia, sino a farli abiurare la cosa più importante, il loro reciproco amore. O'Brien intende fare di più che giustiziare Winston, desidera eliminarlo solo dopo che questo ha accettato senza riserve di amare il Grande fratello.

Winston, nel suo diario, aveva scritto che libertà è poter sostenere che due più due fanno quattro, la fede nella verità e nella ragione contrapposte alle menzogne del partito. O'Brien tortura Winston intimandogli di credere al 2 + 2 = 5.

Per comprendere meglio la terza parte di 1984 occorre soffermarci ancora sul bipensiero.

Il Ministero dell'Abbondanza proclama che per l'anno in corso la produzione di scarpe è aumentata considerevolmente e chiunque ascolti sa che non riceve un paio di scarpe nuove da molto tempo. In casi come questi il proclama del socing annulla il primo pensiero e fa spazio alla nuova versione, che deve essere accettata e integrata individualmente, sino a modificare la rete individuale di credenze e desideri. Oppure. Per i lavoratori del Ministero della Verità è necessario, non solo riscrivere il passato, ma contemporaneamente scordarsi del tutto di averlo fatto.

Se considerassimo l’individuo nella sua integrità, se lo credessimo in possesso di una natura intrinseca e incorruttibile, allora dovremmo anche considerare questa pratica del bipensiero come una specie di schizofrenia autoindotta che, esercitata da ogni membro del Partito, permetterebbe al socing di divulgare ogni sorta di menzogna (prevalentemente rettifiche di notizie di segno opposto date qualche mese o qualche giorno prima).

Lo slogan più celebre del Grande fratello:

 

LA GUERRA è PACE
LA LIBERTÀ è SCHIAVITÙ
L'IGNORANZA è FORZA

 

Un concentrato di contraddizione, base teorica del bipensiero (che a sua volta è un passaggio verso la realizzazione di un pensiero unico).

In prospettiva il socing intende estirpare il residuo di archelingua (per Orwell l'inglese) che permette di pensare l'errore, di considerare la possibilità che il Socing e il Grande fratello siano capaci di errore. In altre parole, piuttosto che dare modo agli individui di considerare la possibilità di un errore da parte del partito, meglio togliere i presupposti grazie ai quali è possibile pensare a un concetto come “errore” connettendolo con un’azione definita e riconoscibile socialmente.

In questo senso possiamo leggere gli slogan del Socing come un’imposizione della menzogna alle verità che ancora albergano nelle gelatine sintetiche di alcuni, ma possiamo anche considerare come la neolingua, togliendo la contraddizione, si ponga come verità assoluta, la vera e propria realizzazione del pensiero unico, non legato al funzionamento di qualcosa come il bipensiero.

Si tratta dell’imposizione di una versione attraverso la semplificazione del linguaggio anziché attraverso la lettura attenta della sua complessità. Dunque anche la figura di O’Brien non è riconducibile al progetto totale del Socing, sembra davvero un’altra cosa.

Diversamente dalle versioni correnti, Rorty non ritiene che Orwell si manifesti quasi come un filosofo realista nel suo romanzo, come un metafisico che intende difendere a spada tratta tutte le acquisizioni della razionalità. Orwell non avrebbe inventato O'Brien per farne un contraltare dialettico, ma per metterci al corrente di un nuovo rischio per l'umanità.

Rorty propone la versione di un Orwell che ci mette in guardia dai rischi possibili di un O'Brien che gioca con la nostra rete di credenze e desideri per annientarla e propone un Winston non realista e seguace della verità razionale, ma a sua volta ironico.

Il tipo di ironico rappresentato da Winston è quello di una persona che per aggiornare la propria rete di credenze e desideri è costretta al dialogo e al confronto con gli altri, ne sente un bisogno quasi disperato. Questo è il motivo per il quale Winston cade nella rete tesagli da O’Brien, che gli fa credere di essere dalla sua parte e chi vi sia spazio per la condivisione e l’elaborazione tra loro.

Winston rimane sicuro che il 2 + 2 = 4 sia qualcosa in cui vale la pena di credere, qualcosa per il quale vale la pena di lottare e anche nei momenti di tortura più crudeli, le scariche elettriche, si aggrappa a questa certezza per opporre la razionalità alla barbarie della negazione di ogni logica esercitata con ritualità dal Socing.

In questo senso il bipensiero per Winston è l'opportunità di interporre una finzione tra lui e il Partito, al fine di proteggere le proprie credenze. Questa separazione tra comportamento pubblico e ricreazione privata non ha però a che fare con il tema della privatizzazione del sublime, perché appare chiaro come nella dimensione pubblica Winston abbia come preoccupazione quella di non soccombere e non certo quella di nuocere ad alcuno attraverso l’estensione del proprio ego ridescrittore.

Lo stesso bipensiero per O'Brien è altra cosa, un modo per sostenere che nessun cammino può essere intrapreso con l’ausilio della stampella dell’oggettività.

“Tu ti sei messo in mente che esista qualcosa come una natura umana che verrebbe talmente oltraggiata da ciò che noi stiamo facendo da ribellarsi contro di noi. Ma siamo noi a creare la natura umana (…) E ti consideri moralmente superiore a noi, a noi con tutte le nostre menzogne e la nostra crudeltà?”. George Orwell, 1984, Milano 1947, pagina 283 (1984, Londra 1947).

 

Di fronte alla difesa della propria vita e della razionalità umana, come abbiamo detto, Winston oppone resistenza. O'Brien prescinde da ogni morale e confida nel potere che il partito gli concede per imporre una sua personale versione.

Potremmo forse dire che sia Winston che O’Brien sono in un certo senso degli ironici ed è probabile che nessuno dei due creda nell’avvento definitivo di qualcosa come la neolingua e di uno stato totalitario compiuto, ma O’Brien possiede una maggior capacità di elaborazione e il potere di affermare la propria versione. Per O'Brien non vi è nesso tra ridescrizione e potere, la ridescrizione è già potere.

Si ha la sensazione che O'Brien, rifiutando ogni ipotesi di superiorità morale in virtù di qualche norma riconosciuta, non riconosca neanche ciò che sarebbe scontato che un membro interno del Partito riconoscesse: il ruolo del Grande Fratello.

Nulla, leggendo 1984, ci giustifica nel credere che O'Brien sia più devoto al Grande Fratello di quanto lo sia Winston.

Nei giorni della tortura Winston non smette di vedere con ammirazione residua O'Brien e pur sapendo che non è più e non è mai stato dalla sua parte, cerca di comprendere la sua versione, cerca un’interlocuzione.

Ma verità e falsità sfumano in 1984 e il 2 + 2 = 4 è una particolare descrizione di Winston, una fitta rete di credenze e desideri tessuta e mantenuta viva con grandissima fatica, nel tentativo di farla sopravvivere.

Al Ministero dell'Amore, ove Winston è torturato, non ci sono finestre, ma una luce artificiale sempre presente, quasi a voler privare il prigioniero dell'alternanza tra la notte e il giorno, per una dimensione unica e indistinta.

Lo scopo di O'Brien è quello di distruggere il nemico solamente dopo che lo si è reso consapevole dell'assenza di verità e menzogna, non dopo che lo si è convertito a qualcosa.

“Un tempo, credere che la terra girasse attorno al sole costituiva un segno certo di pazzia: oggi, credere che il passato fosse inalterabile era la stessa cosa (…) Ma l'idea di essere malato di mente non lo preoccupò troppo: la cosa più terribile era che, oltre a essere malato di mente, egli potesse anche sbagliarsi”. George Orwell, 1984, Milano 1947, pagina 85 (1984, Londra 1947).

 

Questi i dubbi di Winston. C'è un passato da ricordare e da testimoniare o tutto è a disposizione dell'abilità retorica di alcuni alti funzionari del Partito, come O’Brien, che scrivono e riscrivono la realtà?

 

“La verità sta dentro il cranio (…) La terra è vecchia quanto siamo vecchi noi: ha la nostra stessa età. Come potrebbe averne una maggiore? (…) La terra è il centro dell'universo. Il sole e le stelle ci girano attorno”. George Orwell, 1984, Milano 1947, pagina 278 e 279 (1984, Londra 1947).

 

O'Brien sostiene che Winston è pazzo, non ha capito che accettare il 2 + 2 = 4 equivale ad accettare il 2 + 2 = 5 e difendere uno dei due, mettendo a repentaglio la propria salute, è follia. Non c’è verità.

Quando alla fine Winston rinnega il suo amore per Julia non lo fa per amare qualcuno o qualcos'altro, lo fa per amare il Grande fratello. Rorty pone l'accento sul fatto che ciò che conta per i suoi torturatori è che vi sia un abisso tra il Winston che ama Julia e quello che ama la propria immagine del Grande fratello, tra l'amare qualcosa o qualcuno e l'amare una descrizione che è divenuta propria. Attraverso la tortura Winston finisce per credere solo nelle proprie configurazioni neurologiche, quelle opportune dato un momento e un luogo particolare. Non esiste più alcuno spazio per dati oggettivi come il 2 + 2 = 4.

Ma non solo Winston finisce per adottare una scialba blind impress, egli finisce anche per essere al centro di uno spettacolo allestito per il solo diletto di O’Brien.

The inner Party is not torturing Winston because it si afraid of a revolution, or because it is offended by the thought that someone might not love Big Brother. It is torturing Winston for the sake of causing Winston pain, and thereby increasing the pleasure of its members, particulary O'Brien. The only object of O'Brien intensive seven-year-long study of Winston was to make possible the rich, complicated, delicate, absorbing spectacle”. Richard Rorty, Contingency, Irony and Solidarity,  Cambridge University, Press 1989, pagina 179, traduzione italiana: Il Partito Interno non lo sta torturando perché teme una rivoluzione o perché è turbato dal pensiero che qualcuno possa non amare il Grande Fratello. Lo sta torturando perché vuole farlo soffrire e in tal modo dare piacere ai propri membri, in particolare ad O'Brien. L'unica ragione per cui O'Brien studiò Winston intensamente per sette anni era che voleva quello spettacolo ricco, complesso, delicato, coinvolgente (Richard Rorty, La filosofia dopo la filosofia, Bari 1989, pagina 205).

Infine O'Brien sublima e supera personaggi come Humbert e Kinbote, vuole la sua personale narrazione, piacevole e crudele ed è in possesso di una concezione del mondo, della verità e dell'autocreazione che gli permette di trascurare i residui riflessi morali ancora presenti nei personaggi di Nabokov. Quest'esigenza supera anche le esigenze del Partito, per il quale l’eliminazione di un nemico del Socing parrebbe l’unico obiettivo da perseguire.

Qui Rorty mette in dubbio che la voce di Winston, come sembra essere per i primi due terzi del romanzo, sia da identificarsi ancora con quella di Orwell. Certamente i dubbi di Winston sono anche i dubbi di Orwell, ma il personaggio di O'Brien con la sua comparsa li dissolve e forse Orwell diviene O'Brien (e potrebbe persino essere la presa di coscienza e la resa di Orwell).

Dunque il pessimismo di 1984 non nascerebbe solo dall’opera di denuncia sociale e politica di un regime incombente, ma maturerebbe con alcune convinzioni di Orwell espresse attraverso il suo romanzo.

The ironist tells them that the language they speak is up for grabs by her and her king. There is something potentially very cruel about that claim. For the best way to cause people long-lasting pain is to humiliate them by making the things that seemed most important to them look futile, obsolete, and powerless. (…) what happened to Winston Smith when he was arrested: they broke his paperweight and punched Julia in the belly, thus initiating the process of making him describe himself in O'Brien terms rather than his own (…) Redescription often humiliates”. Richard Rorty, Contingency, Irony and Solidarity,  Cambridge University, Press 1989, pagine 89 e 90, traduzione italiana: l'ironico dice loro che il linguaggio che stanno usando è alla mercé sua e degli altri come lui. C'è qualcosa di potenzialmente molto crudele in questa affermazione. Il modo migliore per dare a qualcuno un dolore duraturo è proprio quello di umiliarlo facendogli apparire futili, obsolete e ininfluenti le cose che a lui sembravano più importanti (…) quello che capitò a Winston Smith quando fu arrestato: gli ruppero il fermacarte e diedero un pugno allo stomaco a Julia, dando inizio così a quel processo che avrebbe dovuto portarlo a ridescriversi nei termini di O'Brien invece che nei suoi (…) Ridescrivere spesso significa umiliare (Richard Rorty, La filosofia dopo la filosofia, Bari 1989, pagine 109 e 110).

Questo Orwell è distante da quello del saggio sulla libertà di stampa e secondo Rorty è più vicino a O’Brien e preoccupato del potere che egli stesso dispone. Orwell e Rorty ci dicono che una nuova narrazione può essere imposta, anche il 2 + 2 = 5, anche se questo sconvolgerà i giudizi dati attraverso criteri consolidati. Il corso della storia non cambierebbe perseguendo principi e idee, ma per l’azione di un ridescrittore attento ai dettagli che segue pazientemente Winston per sette anni, conducendo un gioco sottile e crudele.

A questo punto abbiamo abbastanza elementi per sostenere che O’Brien, secondo la versione rortiana, è un ironico.

I'm not sure that the ironist-metaphysician contrast applies in the world of 1984. But, if one tries to make it work there, then I guess O'Brien would be the ironist”. Io non sono proprio sicuro che il contrasto tra ironisti e metafisici sia applicabile al mondo di 1984. Ma, se qualcuno cercasse di farlo funzionare lì, allora suppongo che O'Brien sarebbe l'ironico (da una mia breve intervista a Rorty, intercorsa via mail nell’estate del 2003).

Dunque non solo Orwell si lascia sedurre da O’Brien, ma ci sono elementi per credere che la figura dell’ironico descritta da Rorty si attagli abbastanza bene alla figura di O’Brien.

Mentre per Orwell O'Brien appare come una resa, a Rorty potrebbe sembrare un "incubo ironico", qualcosa che può fargli preferire il più rassicurante Winston. E anche così possiamo giustificare la divisione proposta da Rorty tra sfera privata e sfera pubblica nella vita di un individuo, la cosiddetta privatizzazione del sublime e la priorità del rispetto delle acquisizioni democratiche nella sfera sociale.

Separare la sfera dell’ironico da quella del liberale.

Sembra un invito alla prudenza e a un atteggiamento empatico verso gli esseri umani che subiscono crudeltà, la stessa crudeltà che un ironico come O’Brien potrebbe esercitare facilmente. Così avremmo il dovere morale di sentirci solidali con tutti gli altri esseri umani, imparando anche a diffidare del poeta forte come avanguardia della specie umana.

Insomma, non sembra che il superamento o la consegna della tradizione filosofica all’oblio sia proprio avvenuta. Pare che l’interesse di Rorty, almeno dalle letture orwelliane, si orienti su temi politici, sulla difesa della democrazia (nel modo che un filosofo può proporre e praticare). Un modo come un altro per dire che la difesa del 2+2=4 gli sembra ancora prioritaria.

Certo, se per filosofia intendiamo una specialità accademica consolidata, allora questa è già finita per Rorty, ma se per filosofia intendiamo un discorso aperto alle contaminazioni, una critica culturale a tutto campo con uno spiccato carattere etnocentrico (che ci permette di non svilire la cultura occidentale dei diritti umani), allora c’è ancora filosofia.

Attraverso la lettura di Orwell Rorty trasforma un po’ della sua ironia in prudenza, forse per evitare di contribuire alla banalizzazione e al disprezzo del 2 + 2 = 4 inteso come bagaglio razionale umano che nessun ironico dovrebbe mettere in discussione con facilità.

Rorty definisce tutto questo privatizzazione dell’autocreazione e del sublime, che rimangono confinati nella sfera individuale e soggettiva.

Can ask these men to privatize their projects, their attempts at sublimity - to view them as irrelevant to politics and therefore compatible with the sense of human solidarity wich the development of democratic institutions has facilitated. This request for privatization amounts to the request that they resolve an impending dilemma by subordinating to the desire to avoid cruelty and pain”. Richard Rorty, Contingency, Irony and Solidarity,  Cambridge University, Press 1989, pagina 197, traduzione italiana: chiedere a questi uomini di privatizzare i loro progetti, la loro ricerca del sublime, considerarli irrilevanti dal punto di vista politico e perciò compatibili con il sentimento di solidarietà incoraggiato dallo sviluppo delle istituzioni democratiche. Chiedergli quella privatizzazione significa chiedergli di risolvere un pressante dilemma, subordinando il sublime alla volontà di evitare la crudeltà e il dolore (Richard Rorty, La filosofia dopo la filosofia, Bari 1989, pagina 227).

Questa direzione sembra anche un modo per mandare in pensione termini mai del tutto amati, come “postmodernismo” e sembra anche il consolidamento di un ritorno alla tradizione della filosofia americana di autori come Dewey e James.

La solidarietà nei confronti dei nostri simili, intesi come soggetti capaci di provare dolore, conducono a una riflessione sulle regole che influenzano il nostro comportamento e alla presa di coscienza sul fatto che alcune azioni non possono essere condotte al solo scopo di espandere il nostro io, per arricchirci di dettagli ad uso della nostra autocreazione.

Anche per Rorty qualcosa si interpone tra noi e il nostro desiderio di autorealizzazione e ne nasce un liberalismo non dogmatico, un etnocentrismo moderato in nome della lotta alla crudeltà.

 

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