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Le Antiche Vie Femminili di Claudia Lemmi

Le Antiche Vie Femminili

di Claudia Lemmi     indice articoli

 

Il sangue mestruale nelle tradizioni dell'America

- Febbraio 2014

 

Eccoci qua, al secondo appuntamento della rubrica “le vie femminili”. Anche oggi le mie riflessioni vanno sull'importanza che il sangue mestruale rivestiva nei tempi antichi. Nonostante i passi da gigante che l'umanità ha fatto ad esempio nel campo scientifico e culturale, esistono ancora delle gigantesche lacune. Non siamo capaci di vivere in armonia. Non abbiamo il coraggio di essere noi stessi e non accettiamo la nostra natura. Noi donne ci sentiamo imbarazzate se dobbiamo parlare delle mestruazioni. Viviamo questo periodo del mese, come se fosse un peso. Così lo ignoriamo e fingiamo semplicemente che non ci sia.  Alcuni secoli fa, le donne venivano considerate come esseri sacri, la manifestazione attiva della Dea. Soprattutto quando il corpo donava spontaneamente il preziosissimo sangue.

L'articolo precedente era dedicato alle grotte paleolitiche. Oggi, non vedremo un periodo storico preciso, ma vorrei prendere in esame in tutta la sua fascia temporale, le culture non convenzionali dell'America.

Nel Cile lo sciamanesimo era in mano alle donne. Erano loro che detenevano il potere maggiore. Grazie al ciclo mestruale erano collegate direttamente alla luna, perciò erano esseri creativi, dotati di una sensibilità superiore e di una forza di volontà talmente grande da poter guarire le persone.

Il sangue mestruale nelle tradizioni dell'AmericaCome tutti gli sciamani, anche le donne del Cile utilizzavano come principale mezzo per comunicare con gli spiriti della terra, il tamburo (da loro conosciuto con il nome di Kultrun). Sopra la pelle dello strumento veniva disegnata una croce a braccia uguale (quattro è il numero degli elementi, delle stagioni e delle fasi lunari), utilizzando il sangue mestruale. Alle estremità di ogni braccio, veniva disegnata una mezza luna, per rafforzare ancora una volta il legame che c'era tra la donna e la Dea.

L'idea di utilizzare il sangue mestruale come tintura naturale, oggi non è delle migliori. Ma bisogna sempre ricordare il significato che c'era dietro questo gesto (erroneamente considerato) primitivo.

Quando una donna aveva le mestruazioni, donava spontaneamente il sangue. Non c'era bisogno di uccidere, perché era la Dea che inviava, per mezzo delle sue esponenti terrene, il flusso vitale indispensabile per il rituale, per la decorazione o semplicemente per la concimazione del terreno.

Molte congreghe esoteriche oggi continuano ad utilizzare il proprio sangue. Bastano poche gocce e ovviamente non è necessario ricorrere a gesti estremi per procurarselo, tuttavia, bisogna comunque auto-infliggerci una ferita. Nell'era moderna la maggior parte dei rituali così definiti di “alta magia” vengono svolti dagli uomini. Consideriamo che alcune religioni vietano molte attività alle donne mestruate proprio perché considerate impure. I ritualisti di queste stesse religioni, utilizzerebbero mai il sangue mestruale di una donna per i loro riti sacri?
Eppure, proprio come gli sciamani del Cile, sono ancora molte le popolazioni che riescono a vedervi il sacro dietro questo sangue. Ma ancor più in particolare, dietro la donna.

Discostandomi dal discorso sul sangue mestruale, voglio condividere qualche riflessione sulla spiritualità andina, in particolar modo dei peruviani. Le mie conoscenze sull'argomento sono frutto di un accanita lettura dei libri di H.H. Mamani (di cui consiglio vivamente la lettura), Curanderos e scrittore peruviano che ha trasmesso da noi, in occidente, tutta la conoscenza del suo popolo.

Una conoscenza preziosa, basata sul rispetto della donna e della natura, che per colpa di “alcuni” rischia di andar perduta per sempre.

Sulle Ande, i più potenti e conosciuti Curanderos sono donne. Dirette esponenti della Pachamama (Madre Terra), ambasciatrici dei poteri lunari e custodi del temibile segreto del serpente. L'apprendistato della sciamana peruviana è intenso, ma ancora di più sarà il percorso della sua vita.

Vivono sotto il comando dell'amore, in stretto contatto con la terra. Sotto la loro guida l'uomo può evolversi da essere materiale a essere spirituale e può arrivare a diventare una grande e meravigliosa persona.

Secondo le credenze andine, solo la donna ha il potere di portare nuovamente l'umanità sulla retta via. L'uomo distrugge mentre la donna crea. Trovando l'equilibrio tra le due forze si potrà raggiungere una condizione di benessere e di prosperità.

Nell'America Centrale invece, abbiamo le antiche sciamane Maya, che svolgevano i propri rituali sugli altipiani del Guatemala. Queste donne utilizzavano un calendario ciclico che comprendeva 260 giorni. Nonostante gli esponenti diretti di quella cultura abbiamo più volte ribadito che si tratta di un calendario collegato alla gestazione umana, i nostri studiosi continuano a non accettare questa verità e preferiscono cercare una visione che si adatta di più ad una visione maschilista e moderna.

Eppure, ancora oggi nell'America Centrale, alcune popolazioni tribali continuano a sentire con forza l'iniziazione della donna, quando arriva il menarca. Il suo scopo in questi giorni, quando il primo sangue inizia a sgorgare, è quello di preparare il pane per tutta la comunità.

È molto curioso il fatto che il forno per cuocere questo pane è situato sottoterra.

Le grotte da sempre sono il simbolo della Madre Terra. Rappresentano le forze archetipiche della Dea Madre, della Pachamama. Le idee che nascono nel profondo, la creatività, il seme che è pronto a germogliare per rendere manifesto il miracolo della creazione.

Se riprendiamo in esame le sciamane del Perù, possiamo notare che una parte della loro iniziazione si svolge proprio nelle caverne. È qua che devono confrontarsi con loro stesse. Nel buio e nella solitudine perdono il controllo del tempo e dello spazio. Si relazionano con le paure ancestrali e devono combattere contro la propria psiche. La paura è la sensazione più forte, perché mette in moto l'istinto di sopravvivenza.

Ho provato ad immedesimarmi in una situazione simile, e mi sono chiesta: rimarrei la, in quella caverna, per superare la mia prova, o fuggirei via rincorsa dalle mie stesse paure? Fuggire o restare? Vincere o perdere? Nella solitudine di quei luoghi, nell'oscurità, senza alcun punto di riferimento, rischiamo di venir sconfitte solo dalle nostre paure.

 

   Claudia Lemmi

 

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