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Riflessioni sull'Antropologia

Riflessioni Antropologiche

di Andrea Bocchi Modrone
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Segreti e Misteri del Palo Mayombe Cubano

Gennaio 2010

Munanso Siete Rayos Nsasi Congo Ndoky Malongo Kimbisa Santo Cristo del Buen ViajeScrivere sul Palo Mayombe è una sfida, la più grande sfida che un antropologo ed al contempo una persona che con questa tradizione ha avuto un contatto così intimo, come il sottoscritto si possa trovare innanzi. Significa scontrarsi non solo con la Tradizione, dovendola spiegare senza “svelarne” le trame iniziatiche segrete, ma anche scontrarsi con i luoghi comuni, che lo dipingono come pura magia nera condita da sacrifici di sangue e rituali cruenti, e scontrarsi, infine, con la stessa natura del Palo, che è sciamanico e che differisce da “rama” a “rama”, ossia da tradizione a tradizione, perché non esiste un solo modo di vivere/seguire il Palo. Il Palo Mayombe è una tradizione che proviene dal Congo ed è stata portata a Cuba nel triste periodo della tratta degli schiavi. Come la più famosa santeria, o il vudu o altre tradizioni di origine africana trapiantate nella diaspora, ha una struttura sincretica, ossia si è mescolata al cattolicesimo dando origine ad una curiosa mescolanza in cui dietro santi cattolici si vengono a celare antichi spiriti africani. Nel Palo Mayombe questi spiriti sono chiamati Mpungos e sono considerate le manifestazioni del Dio unico Nsambi.
Il termine palo significa albero, legno e fa riferimento alle piante utilizzate nella ritualistica di questa corrente spirituale. Mayombe invece è un’area dell’Africa in cui questa spiritualità era praticata da secoli. Sono stato consacrato padre, ma il termine corretto è rayato, nell’estate del 2000 nel tempio Munanso Siete Rayos Nsasi Congo Ndoky Malongo Kimbisa Santo Cristo del Buen Viaje erede di una delle famiglie di Palo più prestigiose dell’Havana diretta discendente di quella di Andrés Facundo de los Dolores Petit, il Santo, a detta di molti e del sottoscritto, colui che vendette il segreto ai bianchi, secondo i suoi detrattori dell’epoca.
In quel calderone spirituale che è Cuba, il Palo resta una delle tradizioni, insieme all’Abakuà, che maggiormente hanno saputo conservare i suoi segreti. A differenza della Santeria non fa proseliti, è criptico, chiuso e si rivela unicamente agli iniziati nel corso degli anni. Se è vero che nel corso dei tempi si è mescolato alle tradizioni yoruba, integrandole nel suo corpus dottrinale, resta evidente che la sua weltanshaung è differente e, nonostante quanto sia stato scritto per venire incontro alla curiosità perversa di un certo pubblico, è solidamente e fermamente monoteistico. Un solo Diòs verdadero, come si dice a Cuba: Nsambi arriba, Nsambi abajo, Nsambi a los cuatro costados.
Come ho accennato poc’anzi esistono diverse tradizioni di Palo Mayombe che hanno in comune la radice bakongo ma che differiscono moltissimo l’una dall’altra, nella struttura e nei riti. Nel linguaggio comune si parla di Palo Cristiano (volto unicamente al bene) e di Palo Judìo (che opera per il bene ma anche per danneggiare). In realtà il Palo Judìo non andrebbe inteso come un conglomerato di pratiche di magia nera, si tratta piuttosto di sette o tradizioni che hanno preferito non fondersi con il cristianesimo rifiutando ogni tipo di legame con la cultura dei padroni bianchi, mantenendo così una radice afro e più distante dalla cultura occidentale).
Una particolare rama di Palo è quella chiamata Kimbisa Santo Cristo del Buen Viaje. Questa tradizione fu fondata da un personaggio la cui storia si mescola alla leggenda: Andres Petit.

 

Andres Facundo de los Dolores Petit e la sua Regla Kimbisa del Santo Cristo del Buen Viaje

Andres Facundo de los Dolores PetitLa vita di Andres Facundo de los Dolores Petit è avvolta nella leggenda. Terziario francescano (viveva nel convento di Guanabacoa e raccoglieva elemosina per l’ordine) era contemporaneamente Abakuà (addirittura Isué, ovvero alto dignitario della società segreta degli Abakuàs), Abocha (santero), mayombero, proprietario di una nganga e brujo, stregone. Conosceva perfettamente il latino, lo yoruba, i sette dialetti congolesi che si parlavano a Cuba e naturalmente lo spagnolo. Nel corso della sua vita viaggiò moltissimo: Canarie, Guinea. Giunse addirittura a Roma dove ricevette la benedizione del Papa ed il beneplacito per la fondazione della sua Regla.
Educato nei modi ed elegante nell’aspetto nonostante indossasse sempre i sandali o camminasse scalzo, era un mulatto dalla pelle chiara di ottima presenza. Molti bianchi erano suoi aijados (figliocci spirituali) e, a detta di tutti, era in grado di compiere veri e propri miracoli, di leggere il pensiero e di comunicare con il mondo dei morti.
I paleros cubani di ascendenza nera e più legati alla tradizione però, che negavano l’accesso a bianchi e mulatti nelle loro schiere, lo consideravano alla stregua di un traditore, fu così che per molti Petit si trasformò in una figura ambigua e detestabile, quello che vendette per “trenta denari” il segreto ai bianchi. Nonostante i suoi primi figliocci fossero tutti di buona famiglia (la maggior parte studenti accusati di cospirazione contro la Spagna), Petit non fece mai nulla per lucro. Quest’accusa è completamente campata in aria, una calunnia montata dai suoi detrattori. I trenta denari del tradimento servirono per liberare vari “fratelli” schiavi e nella concezione propria di Petit e di altri suoi seguaci l’introduzione dei bianchi serviva per fortificare le tradizioni ancestrali, non per inquinarle.
Attualmente giace nel cimitero di Guanabacoa, a Cuba, dove lo seppellirono nel 1889, nonostante alcuni affermino che il suo corpo sia stato trasportato successivamente nell’antico cimitero di Espada (Avana) per proteggerlo dai suoi nemici che minavano a rubare il suo cranio (cosa che successivamente avvenne). Ancora oggi la sua tomba è oggetto di pellegrinaggio dai suoi discendenti spirituali e nel giorno del a Jubilaciòn de los Padres portano alle sue spoglie offerte di cibo in ricordo di ciò che rappresenta per loro.
Pur essendo famoso per aver ammesso i bianchi nella Società Abakuà la sua notorietà si deve soprattutto alla fondazione della cosiddetta Regla Kimbisa del Santo Cristo del Buen Viaje, lasciandoci in eredità il più completo modello di sincretismo che si produsse in Cuba.
Petit fu contemporaneamente congo, lucumì (santero), cattolico e spiritista. Unì tutto armonizzandolo e creando una vera e propria corrente spirituale che aveva solo uno scopo: vincere, trionfare. Stregoneria, cattolicesimo, spiritismo e tradizioni africane si uniscono in questa regola che porta il suo nome, anche se le radici sono puramente congo a tutti gli effetti.
Nonostante le acerrime critiche dei suoi detrattori la Regla Kimbisa è veramente il più completo cammino spirituale esistente.
“Andres Facundo de los Dolores Petit fu un benefattore dell’umanità – afferma un suo seguace - e noi che partecipiamo al suo ordine facciamo giuramento di praticare il bene a tutti i livelli unendo i segreti dei negri e dei bianchi, per questo affermiamo che Kimbisa vence batalla (Kimbisa vince ogni battaglia). Più di ogni altra cosa adoriamo lo Spirito Santo che si manifesta in Nkisi, il Santo Cristo”. La brujeria di Petit è “cristiana”, ossia buona, viene impiegata per difendere e sciogliere il male in tutte le sue forme. I Kimbisa invocano i santi cattolici, quelli lucumì (yoruba) ed i morti.
Il santo guida dell’istituzione Kimbisa è San Luis Beltràn. Nelle cerimonie “scende” e da istruzioni, tuttavia nella terminologia Kimbisa non si dice che una persona si fa “cavalcare” da un santo/spirito bensì che riceve l’Ispirazione, nonostante si manifesti nella stessa maniera.
L’inspiraciòn per un Kimbisa è il momento in cui uno spirito, un’entità o una vibrazione viene canalizzata da un medium e trasmessa.

 

La Nganga
La figura del palero è intimamente associata a quella della nganga o prenda, una sorta di calderone/ricettacolo in cui sono contenute terre, frammenti di animali, minerali, metalli, paletti di alberi differenti (i famosi 21 palos) ed ossa di morto. L’impiego appunto di ossa di morto, tanto frequente nella cultura bantu fortemente improntata al culto degli antenati, ha fatto assumere al Palo Mayombe, un’aura tenebrosa e malvagia. Se è vero che in realtà le ganga contenevano teschi o crani, al giorno d’oggi questi vengono sostituiti con manufatti di ceramica. All’interno della nganga risiede l’nfumbe, lo spirito del morto che lavora agli ordini del mayombero. Per poter operare con una nganga il mayombero deve alimentarla con offerte di sangue (normalmente galli), liquore (rum), accendere candele e soffiarvi sopra fumo di sigaro. Lydia Cabrera, celebre antropologa che dedicò la sua vita alla ricerca sul campo nelle religioni afrocubane, nella sua celebre opera El Monte afferma che una prenda è come un mondo intero in miniatura che il mayombero può dominare, contenendo questa tutte le forze della natura. All’interno infatti vi è terra di cimitero, di foresta, sabbia di fiume, sabbia di mare ed altri elementi associabili, secondo la legge delle segnature, ai vari elementi della natura. Durante la schiavitù alla nganga era affidato anche il compito di vendicarsi del padrone allorquando uno schiavo veniva ingiustamente castigato. Ecco come Miguel Barnet, nel 1966, riporta come preparare una nganga secondo gli insegnamenti di Esteban Montejo, il cimarrón (schiavo fuggiasco):
"Per preparare una prenda che funzioni bene, bisogna raccogliere pietre, pali e ossa. Queste sono le cose più importanti. I Kongo (gli abitanti del Congo), quando cadeva un fulmine, si imprimevano bene in mente il posto. Dopo sette anni si recavano in quel luogo, scavavano un po’ e tiravano fuori una pietra levigata per la cazuela (calderone). Anche la pietra dell’aura tiñosa (un tipo di avvoltoio) va bene per la potenza che aveva. Bisognava stare attenti al momento in cui l'aura tiñosa deponeva le uova. Ne deponeva sempre due. Uno lo si raccoglieva con cura e lo si faceva bollire un po'. Poi lo si riportava al nido. Lo si lasciava lì finché dall'altro uovo usciva il piccolo. Allora quello bollito, secco com'era, aspettava che andasse al mare. Perché l'aura tiñosa diceva che quest'uovo avrebbe anch'esso dato il suo frutto. Dal mare portava una virtù. Questa virtù era una pietruzza rugosa che metteva nel nido vicino all'uovo. La pietruzza aveva un potere magico molto forte. Dopo poche ore, dall'uovo bollito usciva il piccolo. Questo è sicuro. Con questa pietruzza si preparava la prenda; e non c'era da scherzarci su. Una prenda simile, non la poteva ereditare chiunque".

 

Gli Mpungos

Nonostante si tenda a catalogare il Palo Mayombe come una sorta di politeismo in realtà gli spiriti venerati in questa spiritualità non sono dei, piuttosto manifestazioni del Dio unico Nsambi. Se l’interazione del Palo con la Santeria, a Cuba, interazione e fusione nata non solo a livello religioso ma anche sociale, ha creato una sorta di sincretismo tra Mpungos, Orichas e Santi cattolici, in realtà gli Mpungos paleri sono visti come forze astratte, non come antichi re o regine africane: poteri primordiali e forze archetipali che scaturiscono dalla stessa natura di Nsambi. Ecco i principali Mpungos del Palo Mayombe comunemente accettati da tutte le variazioni di questa spiritualità:

Sarabanda: spirito della metallurgia e del ferro. Assimilato a San Pietro e all’Oricha Oggun.
Nsasi: altrimenti chiamato Siete Rayos, spirito dei fulmini e della giustizia. Associato nel sincretismo a Santa Barbara ed all’Oricha Changò.
Cobayende: spirito della guarigione e della malattia. San Lazzaro nel sincretismo. Associato all’Oricha Babalù Ayé.
Mama Chola: spirito dell’amore e della seduzione. Viene associato all’Oricha Ochùn ed alla Vergine della Carità del Cobre, protettrice dell’Havana.
Baluande: spirito del mare, associata a Yemayà, la Vergine di Regla.
Tiembla Tierra: spirito del cielo e della pace, associato alla Vergine della Mercede ed all’Oricha Obatalà.
Mariwanga: chiamata anche Centella, spirito delle saette, dei turbini e dei cimiteri, la Vergine della Candelaria, associata all’Oricha Oyà della santeria.
Nkuyu: chiamato anche Lucero del Mundo, stella del mattino, spirito delle strade e dei cammini, una sorta di Hermes africano, associato a Elegguà ed all’immagine cattolica del Bambino Gesù di Atocha.

Naturalmente la lista non si esaurisce qui, esistono moltissimi altri Mpungos ciascuno dei quali è diretta emanazione di quell’Onnipotente considerato così grande da non poter essere colto nella sua interezza, ma solo tramite un contatto di anima, corpo, spirito e natura mediante le sue divinità, racchiuse certamente nelle ngangas, ma soprattutto nei cuori dei suoi fedeli, che attraverso i morti, ovvero coloro che già hanno calcato questa vita, cercano di trovare risposte e certezze nei confronti di un futuro che di certezze spesso non ne promette.

ABM  

 

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