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Riflessioni sull'Antroposofia. La Scienza dello Spirito

Riflessioni sull'Antroposofia

La Scienza dello Spirito

di Tiziano Bellucci   indice articoli

 

L'anima razionale (il mondo mentale concreto inferiore)

Maggio 2016

 

Qualora si voglia rappresentare un'attività  intellettiva, avente in sé raziocinio, quindi ragionamento, elaborazione analitica e sintetica, dialettica e filologica, con considerazioni riflessive che vadano al di là della sola ricerca del piacere e del soddisfacimento tipico dell’anima senziente, è lecito riconoscere nell’uomo la presenza e l'esistenza di un simile potere di Pensiero.
Tramite il pensiero, è possibile ricercare le cause e le modalità che sono intervenute riguardo un effetto generatosi ed ivi penetrarlo con la riflessione, facendosene un'idea propria, personale. E’ pensare pensante.
In opposto al freddo speculare del pensiero, nell’uomo si mostra evidente anche una grande capacità e bisogno di amare e di affezionarsi, con manifestazioni che possono toccare il più grande romanticismo e il più elevato idealismo; un freddo pensatore filosofo può ritrovarsi a sospirare di fronte ad un cielo stellato o a singhiozzare, chino su una lettera che gli parla di un amore negato.
Tale intelligenza e affettività, che rappresenta la tipica manifestazione del meraviglioso mondo umano, è però generalmente usata, come si è visto prima, per egoismo, per attuare un soddisfacimento proprio, onde ricavarne dei vantaggi. Non si deve pensare che tali vantaggi assomiglino ai bassi piaceri anelati dall’anima senziente: le soddisfazioni dell’anima razionale prescindono dalla simpatia e dall’antipatia personali, sono totalmente rivolti verso la ricerca del Vero, del Giusto e del Bello: vi è in essi una prima ricerca della conoscenza che trascenda ciò che piace.
Mentre l’anima senziente dice: “è bello ciò che piace”, l’anima razionale dice: “non è bello ciò che piace, ma è bello ciò che è vero.”
Ci si può sentire mossi da un interiore senso del dovere patriottico, tanto da sacrificarvi sè stessi; si può faticare una vita nell’elaborare cattedrali di pensiero onde poter arrivare alla comprensione dei misteri dell’universo; si possono compiere le cose più impensabili per ottenere l’amore di un altro essere.
Tali attività o tendenze, possono attuarsi perchè l’anima razionale accoglie in sè, quale sua propria natura, ciò che si intende quale senso del dovere, della morale, della logica, della giustizia, dell'etica e dell’estetica, ecc., ossia prende parte, seppur in modo riflesso, a Leggi del pensiero che concordano con l'ordine dell'universo: essa è compenetrata dalla sostanza di tale leggi; ciò la attira nella ricerca della Verità.
I suddetti fattori, principi, o virtù, servono all'umano quali modelli di comparazione ogni qualvolta egli si accinga a porre a giudizio i fatti che gli si presentano innanzi, valutandoli per quanto in sé stessi possano tendere in misura maggiore o minore verso il suo senso del giusto e l'ingiusto, del bello e il brutto, del male e del bene.
La Verità, la Giustizia e la Bellezza rilucono sì timidamente nell’anima razionale, ma non così tanto da apparire nel loro reale splendore.
La ricerca di questi principi si attua quindi in modo strettamente personale, con un frammischiamento fra ciò che l’uomo si è edificato tramite il suo patrimonio di esperienze e di ricordi e la pallida Luce dello Spirito che si riflette nell’anima razionale, causando una sorta di "senso della Verità" suo proprio, quindi imperfetto; proprio per tale motivo, è così difficile accordare fra di loro gli uomini: pare che ognuno di essi abbia in sé un proprio personale e diverso senso della Verità.
Tale processo viene effettuato attingendo non da archetipi esterni assoluti, ma da opinioni proprie create nel proprio intimo ancora tramite l’influenza di simpatia e antipatia, proprie del mondo animico.
Si può dire che l’anima razionale è l’edificatrice del personale “abito” mentale del singolo uomo; essa costituisce l’insieme dei modi di pensare, del tipo di “mentalità” che caratterizza un individuo: è al contempo la totalità di pregiudizi che l’uomo porta in sé, che lo limitano, ponendolo in un punto di vista unilaterale rispetto il concetto di verità totale, la quale diviene verità individuale, quindi mera opinione.
Ciò che si intende con il termine di vera "Saggezza sopraindividuale", rappresenta appunto il contrario della saggezza individuale che si genera tramite l’anima razionale; Saggezza vera significa l'avere il dominio perfetto del concetto di Giustizia e Verità, attingendovi e percependola solo a mezzo dell'ispirazione e intuizione spirituale.
L'anima razionale, è illuminata anch'essa dallo Spirito, ma ne percepisce solo un riflesso, un timido bagliore; pur avendo in sé sentore di un'esistenza archetipica cosmica al di fuori di sé stessa, agisce comunque spinta da interessi egoistici.
A cagione di tale attività di pensiero e di sentimento si suole definire l’anima razionale con il termine “corpo del pensiero” o “Corpo Mentale”.
Il corpo mentale consente le facoltà della deduzione logica, del ragionamento; ciò pratica una netta distinzione dell'uomo dagli animali. Conferisce una prima capacità di dirigere gli scopi che congiungono gli uomini ai regni spirituali.
Il corpo mentale si è costituito man mano durante l'evoluzione umana, non venne creato direttamente dalle Entità divine per l’uomo: fu l’Io stesso dell’uomo a causarne l’esistenza.
Il corpo Mentale o anima razionale compare difatti solo dall'epoca Greca in poi; prima gli uomini non l'avevano ancora configurato in sé stessi. Per ottenere una conoscenza dei fatti e delle logiche divine prima della sua formazione, procedevano solo per ispirazioni e immaginazioni donate dai mondi spirituali. L'Anima razionale o corpo del pensiero è sorta dall'elaborazione inconscia dell'Io sul corpo eterico durante i millenni.
Il corpo mentale è il veicolo per mezzo del quale, il pensiero conferito dall'Io, ovvero dallo Spirito, si manifesta; e' un supporto della coscienza. Con ciò, possiamo dire che a mezzo del corpo mentale o anima razionale, è possibile secondo la natura umana, conoscere le cose e valutare, speculandovi sopra, le sensazioni provate.
E’ tramite la presenza di questo veicolo che l’uomo può cominciare a dire “io” a sé stesso, ad avere in sè il sentimento di contenere in sé un io.
Tale corpo compenetra tutti gli altri corpi sopracitati; e' composto della sostanza appartenente ai 4 piani del mondo mentale inferiore concreto o Devachan inferiore.
A tal punto è bene chiarire il concetto di Io e di memoria.

 

La memoria e il ricordare

 

L’uomo, trae il sostegno per realizzare la percezione interiore del proprio Io tramite la facoltà di possedere una memoria che gli fornisca dei ricordi. L’avvertire la sensazione che vi è in lui qualcosa che permane e dura dentro di sé, sentire la presenza di una somma di rappresentazioni mnemoniche (i ricordi) che raccontano e testimoniano la presenza di una biografia passata alla quale si è partecipato, è la base su cui si può originare  la percezione dell’esistenza di un Io individuale presente dentro di sé. In altre parole, la memoria rende possibile all’uomo il sorgere della rappresentazione dell’io.
Se uomo perdesse d’improvviso la memoria non avrebbe modo di dire: “ecco quello ero io, io ho fatto quello, ho sentito e pensato questa cosa”; senza una base, un fondamento su cui fondarsi, non avrebbe la sostanza su cui poter edificare un Io. L’uomo infatti dice “io” non alla vera entità del suo Io spirituale, il suo, ma al suo passato; riconosce al presente ciò che è, solo se può raffrontarlo con ciò che è stato. Senza la sensazione di essere stato, non potrebbe e non saprebbe dire chi è ora.

 

Il non io

 

Ciò che noi chiamiamo solitamente “io” non è la vera entità dell’Io, ma l’ente che tramite la percezione dei suoi ricordi sente sorgere in sé un sentimento di identità con essi: è il “Corpo mentale” o Ego: l’io inferiore.
La mente, o corpo mentale,permette alla coscienza di esistere, ossia di autopercepirsi,   identificando sé stessa con il patrimonio dei suoi ricordi: essa fa scaturire nell'anima una sensazione interiore che si esprime in "possessione della rappresentazione dell'Io": l'anima avverte in sé la presenza di un Io che la rende individuale ed autonoma dal mondo circostante: essere fra gli esseri. L’anima razionale, nell’avvertire in sé di aver prodotto una serie di eventi passati, dice “Io” a sé stessa, a ciò che nel passato, ha prodotto i suoi pensieri-ricordo.
Ciò accade perchè L'Io, anziché comparire nella sua vera natura, ossia come visione o immaginazione, viene proiettato contro il cervello riflettendovisi: appare il Suo riflesso, la sua ombra. Nel percepire tale ombra che non è il vero io, ma la sua immagine rispecchiata, il corpo mentale afferrandola, dice: "quello sono Io"; egli crede di essere l’Io.
In realtà, in quest'io, c'è ben poco del vero Io: è come se l’immagine riflessa entro uno specchio credesse di essere lei stessa la causa della sua esistenza, senza accorgersi che deve la sua esistenza invece a quell’ente (l’Io) che contrapposto, si specchia in lei.  Il solo riflesso dell’Io basta comunque per suscitare tutta la maestosa attività di pensiero e di ricordo che è possibile all'uomo ordinario.

 

La vera natura della memoria

 

La facoltà di memoria, come è conosciuta usualmente, ossia la capacità di immagazzinare ricordi che testimoniano azioni o eventi prodotti dall’uomo, si presenta tale a causa della particolare organizzazione che l’uomo ha quando è incarnato sulla Terra.
L’uomo ha la sua memoria solo quando è dentro un corpo fisico; dopo la morte, tale facoltà muta, si trasforma in quello che invece dovrebbe essere realmente, nella sua vera natura spirituale.
Abbiano visto che è fondamentale per l’uomo il possedere una memoria, perchè è tramite essa che può fondare la sua esistenza e identità, dato che se pur inconsciamente, è a lei che dice “io”.
La memoria compare come facoltà di fissazione nell’uomo terreno perchè l’anima s’interpone fra la forza dell’Io spirituale e il suo corpo fisico; una volta abbandonato il corpo fisico la memoria si trasforma in facoltà di percezione diretta del mondo spirituale.
Il corpo eterico, sulla Terra, ha la funzione di raccogliere e di mantenere dentro di sé la memoria di tutte le esperienze effettuate dall’uomo. L’uomo, dopo la morte, vede che il suo patrimonio mnemonico interiore ora  si dispiega davanti a lui in un quadro bidimensionale.  Il tempo diviene spazio.
Ciò che prima era il suo mondo interiore, diventa ora il suo mondo esterno.
Il disincarnato, guardando i suoi ricordi dice: “quello sono io”, dice “io” ai suoi ricordi.
Mano a mano, quel quadro si ingrandisce, e pare dissolversi, oscurarsi: in realtà non si dissolve, ma muta soltanto aspetto, diventa qualcosa di diverso: al posto delle immagini-ricordo, compaiono degli Esseri viventi.  Da quello sparire di ricordi,  si mostra ciò che non ci era permesso possedere durante la vita terrena; ciò che prima era capacità di formarsi e di avere dei ricordi, ora si metamorfosa in percezione diretta: la memoria viene mutata in percezione spirituale. Si vedono i propri ricordi non più come avvolti in nebulose rappresentazioni che sorgono dalla nostra interiorità, ma essi appaiono fuori di noi, di fronte a noi, in una vivente attualità ricolma di Esseri elementari.
Si presenta ciò che la vera natura della memoria: non passato, ma presente diretto, eterno presente diveniente.
Gli Esseri che compaiono al posto dei nostri ricordi, non sono abitanti sconosciuti: veniamo a sapere che ogni volta che abbiamo pensato, sentito e agito sulla terra, abbiamo creato un essere elementare, una forma pensiero. La abbiamo aggiunta al cosmo, per nostra creazione.
Durante la vita terrena essi erano i nostri ricordi e si presentavano come pallide e oscure rappresentazioni che affioravano alla nostra memoria: ora sono davanti a noi, presenti e chiari, viventi e veri.
Prima dovevamo guardare in noi stessi per trovare i nostri ricordi: ora ci basta guardare fuori di noi, per vedere ciò che fummo e che facemmo. Ci appare una parte del nostro essere interiore che è diventato mondo esteriore.
Non dobbiamo domandarci quando e come compimmo un avvenimento passato: sono gli esseri stessi di quel fatto che ci dicono: “io sono quell’evento, quel pensiero che tu facesti: esisto da quando mi creasti; ti aspetto da allora”.
L’uomo, percepisce quindi solo un riflesso del suo Io; ciò è la causa di tutte le contraddizioni, degli errori e di tutta la sofferenza della vita umana: non vedendo la vera Luce,ossia il vero Io, l'uomo si basa su ciò che la sua ombra può suggerirgli e insegnargli.
E’ bene a tal punto considerare come la genesi e l’azione del pensiero nell’uomo: ci si ricordi che il Pensare è possibile solo grazie all’esistenza di un Io spirituale che opera entro l’anima umana.

 

Il pensiero e l’uomo

 

Quando la luce colpisce l'occhio, essa va alla retina, poi procede nel nervo ottico, sino a raggiungere il cervello, nel quale, da puro impulso elettrico infusogli tramite le forze Eteriche, viene tradotto, decodificato e interpretato quale "stimolo di luce", ma in modo assolutamente neutro, privo di elaborazioni similari a ciò che viene inteso ordinariamente come "sensazione di luce".
Tale evento, si presenta nel tessuto nervoso, come un insieme di processi chimici e fisici, per nulla coscienti di sè, a guisa di ciò che avviene nell'interno della memoria "intelligente" di un computer; privo di concezioni di dominio ed espressione personale emozionale, passionale o razionale.  In poche parole, l'occhio e il cervello non sanno di poter vedere, non ne hanno coscienza.
Ci si può rappresentare, come nell'esempio iniziale del computer, un succedersi di un insieme di numeri, di codici, il quale contiene appunto in modo potenziale l’impressione o stimolo "luce", anche se prodotto in realtà, con l'alternarsi e il generarsi di processi chimico/fisici.
Tali attività di codifica, sono visibili e rilevabili, in parte, anche con l'elettroencefalogramma, il quale ne dà notizia appunto a mezzo di processi "elettrici", presenti durante la vita di veglia e in modo minore, nello stato di sonno; ciò sta a indicare che nelle fibre nervose scorre energia fluida, la quale attraversando recettori e "decodificatori", è ciò che origina appunto, secondo il materialismo, la coscienza nell’uomo.
Il cervello ha facoltà di elaborare le percezioni fisiche con azioni elettro/chimiche associate di concerto agli organi di senso; l'insieme di tali processi in sé non potrebbero avere però luogo se ciò non fosse reso possibile dall'elemento eterico che funge da intermediario: non vi è nulla, come nel caso dell'occhio, che giustifichi l'idea che le cellule nervose, composte da elementi ritrovabili anche nel minerale, possano da sé stesse produrre dei moti atomici o addirittura generare sensazioni.
Se analizzo il corpo fisico trovo in esso solo processi finiti in sé; nel sangue, nelle ghiandole e nei tessuti nervosi non trovo né la via che mi svela le sue attività vitali, tantomeno quelle di sensazione.    Tutt'altra cosa è elaborare sostanze affinché possano venir assimilate e decodificate, un'altra è possedere facoltà coscienti ed autocoscienti, che permettano una partecipazione.
Il materialista crede che sia il cervello a generare il Pensiero; allo stesso modo, egli dovrebbe credere che quando vede il suo volto riflesso in uno specchio, sia stato lo specchio a generare la forma della sua faccia. In realtà è ciò che sta al di fuori, contrapposto allo specchio, che forma l’immagine: lo specchio si limita solo a riflettere ciò che gli è innanzi. La faccia esiste anche prima che lo specchio la rifletta. Così è lo stesso per il Pensiero: esso esiste prima che si rifletta nel cervello.
L’esperienza del Pensiero, viene creata altrettanto poco dal cervello, quanto l’immagine della faccia dallo specchio. Il cervello riverbera solo l’attività animica, affinché così essa possa, nel cogliersi riflessa, diventare visibile a sé stessa.
L’uomo mentre pensa, nel suo auto-percepirsi, percepisce soltanto le ultime fasi della sua attività pensante.  Se non si ha uno specchio, non si può aver coscienza della propria forma fisica.
Occorre avere una sostanza particolare, elaborarla e prepararla in modo che essa possa riflettere ciò che gli viene contrapposto.  Per poter aver coscienza dei propri pensieri, l’anima deve fare con il cervello ciò che l’uomo, volendo aver coscienza della sua forma, deve fare con uno specchio.
Alla vera attività pensante, ossia alla “percezione del vero pensiero”, precede sempre un  “lavoro” preparatorio, tramite il quale si devono smuovere determinate piccole parti del cervello, onde renderle atte a poter divenire degli specchi riflettenti.  E’  l’anima dell’uomo che compie questo lavoro preparatorio, colei che prepara lo specchio del cervello. Essa ha la capacità di strutturare gli atomi della sostanza cerebrale smuovendoli, in modo da collocarli in un determinato movimento, in un particolare stato:  la sostanza molecolare fisica viene posta ad una particolare frequenza vibratoria, capace di riverberare il Pensiero.

LA PERCEZIONE  E’ LO STIMOLO CHE SMUOVE L’IO A GENERARE LA RAPPRESENTAZIONE DEGLI ENTI OSSERVATI

Quando l’uomo dirige i suoi sensi verso lo spazio circostante, s’incontra sempre inevitabilmente con una di queste “domande”: gli accade di vedere, di percepire qualcosa che gli appare di fronte, qualcosa che gli è esterno e non fa parte di lui, ma che è un oggetto del mondo esteriore.
Il modo di dire: “lanciare uno sguardo” non è solo un modo di dire: in realtà l’uomo, nel momento ogni volta che guarda fuori di sé gli enti della natura, “lancia” all’esterno la sua sostanza astrale, la quale va a compenetrare, a “tastare” e a colpire ciò che si interpone entro la direzione della visuale da lui prescelta.
Mentre l’uomo guarda una stella del cielo distante anni luce, in quell’attimo il suo corpo animico è già giunto sino a quella stella: l’ha raggiunta e toccata; altrimenti essa non apparirebbe entro la sua coscienza.
Se egli guarda un fiore, il suo corpo animico penetra entro l’essere del fiore: è proprio in quell’attimo inafferrabile all’intelletto ordinario, che accade la magia del percepire.
In quell’attimo impercepibile in realtà si attua una sorta di dialogo e di scambio fra innumerevoli esseri, presenti nell’uomo e fuori dell’uomo.

 

Il linguaggio degli spiriti

 

Nel mondo spirituale tutti gli esseri spirituali dialogano fra di loro non in parole, ma tramite un linguaggio cromatico di calore; si potrebbe dire che si esprimono e si intendono emettendo colori musicali caldi o freddi.
Il colore è l’immagine del suono, mentre il calore ne è il corpo; Il suono è la vita del colore; il calore è la vita del corpo. Il calore è corpo, il colore è anima, il suono è Spirito.
Nel processo che va dalla percezione alla rappresentazione si ripercorrono in un attimo tutte le antiche condizioni planetarie che hanno preceduto l’attuale condizione terrestre.

 

Era Saturnia: calore; corpo fisico

Quando l’uomo dirige i suoi sensi ad esempio verso un fiore, L’Essere del fiore di fronte all’uomo,viene “tastato”, “palpato” dagli esseri elementari del corpo animico umano che gli si proiettano dentro; e come fossero dei bambini curiosi, meravigliati, toccandolo ovunque gli domandano: “Chi sei ?” .
Accade così che esso esprime ad essi la sua interiorità e il suo essere, rivelando loro le sue qualità e i suoi pregi, la sua natura spirituale.
Gli esseri senzienti umani vengono “turbati” dall’incontro, iniziando a vibrare in una data frequenza vibratoria: emettono una vibrazione calorica.
Appena ricevuta la risposta, cioè dopo essersi realizzata la conoscenza tra gli spiriti dell’uomo e il fiore,  i primi traducono ora l’incontro, esprimendo le qualità dell’essere incontrato facendole comparire nell’autoscienza umana in un modo particolare: nell’anima umana a tutta prima si presenta una sensazione oggettiva, priva di giudizio: “quell’ente è caldo, freddo, rosso, alto, liscio, ecc.”  Sinora la coscienza umana non vi ha ancora partecipato attivamente: non è stato emesso alcun giudizio soggettivo.
In altri termini si può dire che gli esseri senzienti manifestano la loro reazione all’incontro con un altro essere vivente tramite l’emissione di un cromatismo di calore e di freddo; tutto l’atmosfera spirituale a loro circostante viene invasa da vampate di calore e di freddo.
Tale calore non è da intendersi come solo calore, ma come un cromatismo che va dal più freddo al più caldo. Per tal motivo si origina nella coscienza a tutta prima la prima reazione che viene sentita dall’anima come “sensazione oggettiva impersonale”. Non si ha giudizio, né forma, ma solo “presenza”, esistenza di un quid al di fuori si sè stessi.
Ma solo con il comparire di codesta sensazione oggettiva si rende in realtà possibile la partecipazione attiva della coscienza umana: tramite essa viene destata ora al moto l’anima senziente.

 

Era Solare: luce; corpo eterico
La diffusione dei cromatismi di calore/freddo, si riflette e si riverbera così in un’altro mondo: la regione animica.
Qui, esseri più elevati, ossia entità astrali ivi presenti, investite da tali ondate vibratorie caloriche ne vengono stimolati, reagendo a loro volta. Essi rispondono al calore ricevuto parlando con il loro linguaggio di Luce, ossia emettendo colore. Ogni vampata di colore corrisponde ad un dato sentimento: con tale processo compare nell’anima umana la simpatia o l’antipatia nei confronti dell’oggetto osservato. Essa misura se esso gli è utile o dannoso, rapportandolo con gli stessi esseri animici della medesima specie, presenti in lei.
Questo processo va a stimolare poi una regione più elevata; il colore emesso stimola la sfera del mondo mentale, ove opera il corpo mentale umano: il Devachan inferiore o regione del pensiero.

 

Era Lunare: suono; corpo astrale
Gli esseri abitanti tale mondo reagiscono all’impressione di colore emettendo un suono; tale suono va a plasmare automaticamente nella materia intelligibile pensante una forma che gli corrisponde, come dimostra la tesi delle “figure di Chladni.
Ciò avviene perchè il suono emesso produce movimenti ondulatori irradiatori circolari entro l’etere mentale: similmente al fenomeno generato dalla caduta di un sasso entro l’acqua. Più propriamente, le onde sonore si propagano come la luce di una stella, ossia in tutte le direzioni, da un centro verso la periferia sferica; quando si imbattono in altri esseri presenti in tale mondo, tendono a farlo vibrare delle loro stesse vibrazioni.  Gli esseri investiti da tali vibrazioni vanno così a raggrupparsi secondo logiche geometriche preordinate: si attengono a circoscrivere e a delineare una forma.Una volta plasmata la forma, entra in azione ora il vero Io dell’uomo.

 

Era Terrestre: vita; Io
Egli confronta la forma appena prodotta dal suono, con altre forme presenti entro la memoria cosmica archetipica o Akasha: il mondo delle idee; cerca di associarla per affinità ad altri modelli già esistenti.
Appena trova qualcosa di affine, la riconosce, o meglio, la ricorda; ecco perchè si dice che conoscere è ricordare.
Giunti a tal punto, se la cosa si arrestasse qui, l’Io umano incontrerebbe ora l’essere che ha percepito: lo avvertirebbe nella sua vera realtà, come vera e propria esperienza spirituale.
Ma così non è; l’Io superiore non può, allo stadio evolutivo attuale, poter operare da sé tale operazione: per poter attuare in autocoscienza l’incontro o conoscenza di uno spirito che gli si presenta innanzi deve usufruire di un supporto in cui rispecchiarsi.
Lo Spirito non può incontrare sé stesso se non si specchia in una superficie che lo riflette.
Tale supporto è l’anima e il corpo umano.

 

Lucifero e ahrimane

 

In realtà l’azione del comparire di una rappresentazione sensibile di un ente osservato entro la coscienza umana non è concepibile senza l’intervento di due potenze oppositrici spirituali conosciute come forza Luciferica e forza Ahrimanica.
Lucifero spande polvere di sostanza astrale sulle pareti minerali di quarzo del cervello fisico, rivestendolo di uno strato argenteo, tramutando la sostanza vitrea fisica in vero e proprio specchio: spalmando un vetro di vernice d’argento si crea uno specchio nel quale si specchia lo Spirito, l’Io dell’uomo.
L’anima, senza tale riflettere del cervello, non arriverebbe ad aver coscienza del Pensiero: non giungerebbe mai all’autocoscienza di stare pensando in sé stessa dei pensieri.
Ahrimane invece, una volta creato lo specchio da Lucifero, riempie il corpo o cervello eterico di Tenebra, di fumo o sostanza oscura, nebulosa:  lo specchio, diviene pieno di “macchie” e aloni che impediscono, anche se riflesso, l’apparire  luminoso dello Spirito che come un raggio di Luce vi si manifesterebbe.
I modelli di pensiero spirituali, le immaginazioni vere spirituali, non possono così apparire in piena e chiara luminosità, ma in modo confuso e indefinito, manifestando un pensare di conseguenza vago e imperfetto.
Il corpo materiale e il cervello fisico, sono quindi elementi importanti per la manifestazione del pensare umano: se non vi fosse un cervello, non vi sarebbe un pensare individuale, autocosciente, ma l’anima avrebbe solo coscienza di sé.

 

E’ l’uomo che plasma e crea il suo corpo mentale

 

E' il singolo individuo ad influenzare e a plasmare il proprio corpo mentale, determinandone l'essenza, la composizione e la frequenza vibratoria, a seconda del suo contenuto di pensieri e del suo modo di pensare. Se si pensa veracemente, la menzogna non può entrare nella mente. Se si pensa amorevolmente l'odio non troverà spazio nell'anima razionale.

"Ogni pensiero fa' nascere, nel corpo mentale, una vibrazione particolare che è accompagnata da un gioco di colori e di suoni paragonabile a quello creato da una cascata d'acqua colpita dai raggi solari."

ll corpo mentale è anche influenzabile dai pensieri provenienti dalle persone che ci circondano ed è pertanto una nostra grande responsabilità mantenervi dei pensieri buoni ed elevati in modo da creare una serena influenza intorno a noi. Ciò che viene definito come opinione pubblica non è altro che una influenza collettiva che avvolge i corpi del pensiero e del desiderio delle persone, inducendo le più ricettive ad allinearsi con l'idea collettiva. Questa energia mentale/emozionale creata da un gruppo attinge la sua forza dal fatto che le persone mantengono vivi tali pensieri nella propria mente. Se tutti cessassero di pensarla in quel modo la forza della forma pensiero verrebbe a mancare e cesserebbe di esistere.
Tale corpo è comunque ancora un elemento impigliato nelle sensazioni, negli istinti, nelle emozioni; essa oltre che a vivere di pensieri, è anche l’elemento che si regge sui sentimenti, i quali originano una verità interiore.
Ciò si avverte nelle scelte che si operano durante la vita, nelle quali ci si abbandona meno alla logicità dei pensieri, rispetto lo stimolo dei sentimenti, i quali appaiono più veri di qualsiasi cosa.
Quando un essere prova attrazione per un suo simile, pur sapendo che codesta persona è inadatta da un punto di vista "razionale" perchè secondo la logica vi è piena incompatibilità, a nulla servono le considerazioni intellettive le quali gli indicano che si sta sbagliando; il sentimento travolge al punto di abbandonarsi alla sua verità, attuando un "accecamento" della ragione. Il "cuore" ha sempre il sopravvento sul "cervello".
Sull’anima razionale, o corpo mentale, si potrebbe dire: “Vai dove ti porta il cuore... mai vi fu, nulla di più folle e temerario, pronunciato dagli uomini!”
Si può quindi dire che il corpo mentale, o anima Razionale, o “anima affettiva o emotiva” serve all'ente umano da un lato per causare ragionamenti riguardo le cose e le idee da un punto di vista logico ed intellettivo, egoisticamente freddo e calcolatore,   dall’altro di far comparire quel romanticismo e misticismo che s’invola in alti cieli, tramite sentimenti accecanti e annullanti; sino a qui l’uomo non sa ancora nulla di sé stesso e del mondo: ne è soltanto alla perenne mistica o filosofica ricerca.
Appare da queste considerazioni che in qualche luogo deve esistere quindi un altro ente che non sia solo il veicolo di sensazioni, di brame e passioni, di pensieri e i ricordi; dietro di essi deve esservi un entità spirituale eterna che preesistente e perdurante a tali veicoli, proietti la sua luce in essi, dirigendoli e guidandoli.

 

Tiziano Bellucci

 

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