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Riflessioni sull'Antroposofia. La Scienza dello Spirito

Riflessioni sull'Antroposofia

La Scienza dello Spirito

di Tiziano Bellucci   indice articoli

 

Esercizio su oggetti creati dall'uomo: controllo e osservazione del pensiero

Ottobre 2013

 

La prima condizione è la coltivazione di un assoluto chiaro pensare, conseguibile attraverso l'ausilio di particolari e selezionati esercizi.

Da idee molteplici ci si deve creare in sé una "monoidea".
L'uomo deve liberare sé stesso dal "groviglio" usuale dei pensieri, tramite esercizi di almeno 5 minuti giornalieri.

Egli deve dedicare a sé stesso tale spazio, durante il giorno, onde poter divenire il padrone del suo mondo di pensieri.

Occorre che durante tale piccolo periodo, con l'ausilio della sua volontà, il discepolo svuoti la sua anima dall'ordinario naturale corso di pensieri multiformi e molteplici, ponendo nella sua coscienza, attraverso la sua sola iniziativa volitiva, un solo, unico e singolo pensiero.

Tale singolo pensiero non si pensi debba essere particolarmente sensazionale, mistico, elevato, sacro o interessante; l'importante è iniziare con un oggetto semplice, che genera un pensiero semplice.

Inizialmente, anzi, si consiglia di scegliere un pensiero il meno significativo possibile, anzi si potrebbe dire proprio "insignificante".

Più ci si sforza a dirigere l'attenzione verso un qualcosa che non ci interessa, o che non ci affascina o non ci stimola per nulla, più si ottiene l'effetto migliore riguardo l'attivazione della propria forza di volontà; un pensiero interessante sarebbe esso stesso con la sua forza, a trascinarci, e non noi a farlo con lui.

Lo scopo, inizialmente è quello di favorire l'attività della forza di volontà.

E' meglio pensare ad una matita, che non ad un icona sacra.  Tale esercizio, della durata di 5 minuti giornalieri, si potrà chiamare:

 

"esercizio di controllo del pensiero".

 

Il discepolo deve dirsi: "ORA IO PARTO DA QUESTO PENSIERO E PENSANDOLO DENTRO A ME' STESSO, DI MIA INIZIATIVA, LO ASSOCCIO CON OGNI COSA CHE E' PERTINENTE AD ESSO."

Occorre fare in modo che ogni pensiero provenga da un altro in concatenazione e successione logica: i pensieri non devono assolutamente susseguirsi, come avviene usualmente, in modo insensato e a mezzo di associazioni casuali.

Per es. : pensiero "matita".

 

Si può iniziare dal bosco in cui era piantato un albero dal quale è stata tratta la matita: si immagina il boscaiolo che lo abbatte, il tronco che gettato nel fiume percorre le rapide per poi giungere alla segheria che lo seziona, sino a giungere al negozio ove noi stessi abbiamo acquistato la matita.

 

L'esercizio si attua in tre fasi:

  1. "concentrazione del pensare", obbligandosi a rifiutare i pensieri estranei;

  2. "sottile attenzione del sentimento", ascoltando la propria percezione interiore

  3. irraggiamento della forza sul piano della volontà", con attivazione volitiva.

1 - Alla fine dei 5 minuti, il pensiero deve apparire chiaro, colorito e vivente nella propria interiorità, permanervi, come fissato; non deve sfuggire o perdersi, ma restare in noi spontaneamente: il pensare sarà diretto solo quello prescelto.

Ciò è una cosa che può apparire molto semplice, ma in realtà è molto difficile; difatti, nell'attività ordinaria di pensiero si è visto che solitamente nell'uomo medio l'attenzione verso un pensiero singolo non può permanere per più di dodici secondi: dopo tale periodo, automaticamente s'insinua un nuovo pensiero, quale processo autonomo e spontaneamente cerebrale.

 

2 - Bisogna poi a tal punto prendere coscienza del sentimento di fermezza e sicurezza che la sottile e perfetta attenzione ha realizzato nella nostra anima: si percepirà con soddisfacimento di aver raggiunto una condizione particolare, insolita prima di allora, nella quale "sentiremo" di essere riusciti a porci in uno stato dissimile da ciò che usualmente si manifesta nell'ordinario corso dell'attività di sentimento e di pensiero: il nostro sentire sarà "uno".

Tale percezione è ben chiara e nota a chi è già pratico in tale esercizio, come chiara e forte sarà la sensazione che si avvertirà quando si sarà giunti in tale condizione inusitata alla normale coscienza umana.

 

3 - Si terminerà l'esercizio immaginando la propria testa e la linea mediana della schiena come se si volesse riversare questo nostro sentimento in queste parti del corpo, "irraggiando" così la forza del sentire, sul piano del "volere".

Tale esercizio conferirà una migliore facoltà di concentrazione e di sicurezza interiore.

 

Da: Tecniche di Concentrazione Interiore di Massimo Scaligero:

 

“Il discepolo contempla il concetto dell’oggetto, libero di elementi sensibili: lo ha dinanzi obiettivo, come un segno, con forma o senza forma, sintesi riconoscibile dei pensieri pensati. La sintesi deve essere viva, intimamente animata dal flusso univoco dei pensieri che l’hanno formata. L’attenzione deve essere sempre più calma, non richiedente sforzo o volontà. La volontà più profonda agisce, in quanto egli disinteressatamente contempla la sintesi, come qualcosa di obiettivo, indipendente da lui.”

 

Tiziano Bellucci

 

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