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Riflessioni sull'Antroposofia. La Scienza dello Spirito

Riflessioni sull'Antroposofia

La Scienza dello Spirito

di Tiziano Bellucci   indice articoli

 

Da Gesù a Cristo. Riflessioni antroposofiche sul Vangelo di Giovanni

Ottobre 2016

 

Abbiamo scelto di trattare da ora e per alcuni prossimi articoli, l’interpretazione scientifico spirituale di alcuni passi tratti dal Vangelo di Giovanni. Per comprendere una nuova modalità di indagine alla luce dell’antroposofia di Rudolf Steiner.

 

L’indagine storica su Gesù

Non esistono documenti storici che parlano del Cristo: gli unici sono i Vangeli e le lettere di Paolo.
Riguardo la biografia di Gesù di Nazareth si può scrivere che vi fu un personaggio che nacque da una Maria e un Giuseppe a Betlemme all’inizio della nostra era, si aggirò in Palestina, morì e secondo i suoi discepoli, risorse. Questo è quello che di storico e biografico si sa di Gesù.
Inoltre i Vangeli, se letti e confrontati fra di loro, nella stessa maniera di quando si comparano documenti storici, essi appaiono come documenti pieni di contraddizioni. Non è possibile allinearli cronologicamente nella loro quadruplicità.
Anche riguardo le citazioni degli storici Giuseppe Flavio e Tacito, dai quali si hanno minime informazioni.

 

Riportando la decisione dell'imperatore Nerone di riversare sui Cristiani la colpa dell'incendio che distrusse Roma nel 64 d.C., Tacito scrisse: "Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Christus, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato all'estrema condanna dal procuratore Ponzio Pilato" (Tacito, Annali XV, 44).
"Testimonium Flavianum", di Giuseppe Flavio leggiamo (libro 18, capitolo 3, paragrafo 3): "Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se è lecito chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani" (Giuseppe Flavio, Antichità XVIII, 63-64).
Dal Talmud opera ebraica 70-200 D:C:  "Alla vigilia della Pasqua [ebraica], Yeshu fu appeso. Per quaranta giorni prima dell'esecuzione, un araldo . . . gridava: "Egli sta per essere lapidato perché ha praticato la stregoneria e ha condotto Israele verso l'apostasia" (Talmud Babilonese, trad. di I. Epstein, vol. III, 43a/281; cfr. Sanhedrin B, 43b).

 

Gli scrittori dei Vangeli non compilarono quei testi per scrivere un immagine biografica, che enumerava le gesta e le parole di un “maestro”. Già il nome “V-angelo” intona qualcosa che vuole esprimere un annuncio per qualcosa di completamente nuovo, di angelico.
I Vangeli non sono una sequenza di fatti storici, ma narrazioni di fatti spirituali, rivestiti con allegorie e immagini atte a riportare l’essenza dell’impulso promanante dall’essere chiamato Cristo.
I Vangeli sono documenti occulti: occorre leggervi ciò che vi è dietro. Le parole e le immagini narrate sono solo un involucro per descrivere processi spirituali non visibili con i sensi.
E’ necessaria una certa veggenza spirituale per districare i fili posti dietro le narrazioni evangeliche.

 

Il cristianesimo è eterno, esiste da sempre
Sant’Agostino diceva: “quella che ora si chiama religione cristiana esisteva già presso gli antichi e non mancava agli inizi del genere umano; quando Cristo apparve nella carne, la vera religione, già prima esistente, ebbe il nome di cristiana”.
Agostino vuol dire che con il Golgota venne dato all’umanità qualcosa che esisteva anche prima, ma che veniva realizzato in altre maniere e metodiche.

 

Le verità evolutive sono già tutte depositate nella subcoscienza: essa è parte dell’akasha.
E’ possibile oggigiorno scoprire le grandi realtà cosmiche contenute negli scritti sacri come il Vangelo di Giovanni grazie alle forze di conoscenza latenti nell’uomo, pur senza saper nulla di quel Vangelo, proprio come lo studente apprende la geometria senza aver letto mai l’opera di Euclide.

 

Come “leggere” il Vangelo?
La “chiave” del Vangelo di Giovanni, è sempre riferirsi ad un'interpretazione spirituale dei passi: del rapporto fra io inferiore (essere umano) e io superiore (Cristo), fra l’umanità e Dio. Tutti gli avvenimenti evangelici sono accadimenti che si presentano ogni giorno entro l’anima dell’umanità, entro il singolo uomo. Fatti che possono estendersi e protrarsi per periodi di tempo lunghissimi, migliaia di anni. O possono anche accadere ora.
Il Vangelo di Giovanni si può chiamare il Vangelo dell’io.
Tutto ciò che viene esposto nelle pagine del vangelo, è un appello che l’io, il vero principio spirituale del cosmo fa al singolo uomo. E’ come se da lontananze cosmiche, un essere angelico supremo giungesse a noi ci dicesse: “qualcosa di divino vive in te, ma tu ancora non ti sei accorto di possederlo.” Il regno dei cieli, il mondo dello spirito non è lontano, in un'altra dimensione: è dentro di te. Io sono qui per annunciartelo: conosci te stesso. Se affondi veramente nella parte più sacra in te, troverai il mondo e gli dei. Conoscere è accorgersi di qualcosa che è sempre esistito.”

 

Si può al contempo leggere il Vangelo di Giovanni come una sorta di autobiografia occulta: se leggendolo, al posto del Cristo, si pone il proprio io e si intende ogni persona che appare nel Vangelo come parti della propria anima (ego) allora il vangelo diventa un evento individuale, ci si può ritrovare in ogni passo di esso.

 

Il passo che interpreteremo oggi è:

L'APOSTOLO NATANAELE e i “i nuovi misteri” Giov. 1,43

 

"Il giorno seguente, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo, e gli disse: «Seguimi». Filippo era di Betsàida, della città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, figlio di Giuseppe». Natanaele gli disse: «Può forse venir qualcosa di buono da Nazaret?» (Nazareth si trovava in territorio giudicato impuro dai giudei: non poteva nascere là il Messia) Filippo gli rispose: «Vieni a vedere». Gesù vide Natanaele che gli veniva incontro e disse di lui: «Ecco un vero Israelita in cui non c'è frode». Natanaele gli chiese: «Da che cosa mi conosci?» Gesù gli rispose: «Prima che Filippo ti chiamasse, quando eri sotto il fico, io ti ho visto». Natanaele gli rispose: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele».

 

Perché mai tanto stupore, in Natanaele, sin da giungere ad affermare che Egli è un re e un Dio?
Si sottintende un mistero: il "fico" è un antico simbolo d'iniziazione. Natanaele era un iniziato, ossia aveva facoltà chiaroveggenti; l'essere "sotto il fico" significa trovarsi in stato meditativo, immersi nella contemplazione dei mondi spirituali: affermando di averlo visto fuori dal corpo, mentre era in quei mondi, era una cosa che solo Natanaele poteva sapere nell'intimo, e quindi molto particolare, cosa che gli confermava che il Cristo doveva avere facoltà ben elevate di veggenza.

Poc'anzi, infatti (Giov. 1,47), a conferma che Natanaele era un veggente, il Cristo aveva detto di lui: "Ecco un vero Israelita!" Nell'antichità quando uno raggiungeva un determinato livello di elevazione spirituale, veniva denominato secondo una scala graduata, con annessi diversi nomi simbolici: il termine "israelita" si riferiva ad un determinato grado o livello conseguito nell`Iniziazione, non al comune senso di appartenenza alla stirpe ebrea. Venivano chiamati con il nome del paese in cui era nati.

 

Gesù rispose e gli disse: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, tu credi? Tu vedrai cose maggiori di queste». Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico che vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».

 

Qui ci si riferisce al tempo in cui nell’umanità futura la “soglia” fra mondo fisico e mondo spirituale sarà tolta. Il “cielo aperto” significa: il mistero dell’invisibile verrà aperto, il mondo spirituale diventerà visibile a tutti, come esperienza comune. E si renderà visibile ciò che ora è occulto: tutte le azioni delle entità spirituali, di angeli, arcangeli e spiriti della natura si vedranno “salire e scendere” dall’aldilà all’aldiquà, entro e fuori dell’uomo futuro. Il “figlio dell’uomo”, come nuovo Adamo, verrà a reincontrare i “misteri dell’inizio”, a contemplare i misteri della “cooperazione” e collaborazione fra i mondi e i suoi esseri, delle azioni e dei movimenti armonici che rendono “vivo” il mondo fisico.

 

Tiziano Bellucci

 

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