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Riflessioni sull'Antroposofia. La Scienza dello Spirito

Riflessioni sull'Antroposofia

La Scienza dello Spirito

di Tiziano Bellucci   indice articoli

 

Il Guardiano della Soglia spirituale

Aprile 2013

 

La scienza dello spirito ci parla dell'esistenza di un "Guardiano della Soglia".

Si tocca qui uno dei misteri più alti della spiritualità. Ciò che del Guardiano (si tratta di 2 figure) si può dire, e che è tra l'altro citato anche in testi come l'Iniziazione e Scienza occulta, è che si tratta di un entità che vive dentro di noi, che assumiamo nel momento della nascita insufflando il primo respiro. Il rituale del battesimo cattolico ne ha una reminescenza. Si recitava in latino: "esci da questo corpo, spirito immondo" all'orecchio del neonato. Ora si è smesso. Ma qualsiasi prete sa che il battesimo è un atto di esorcismo.

E' un entità complessa, altrove definita anche "doppio": è intessuta nel nostro corpo animico senziente. In quella parte astrale legata alla corporeità generale umana.

Essa è legata al nostro destino: pare in qualche modo legata alla modalità con cui noi effettuiamo azioni nel mondo fisico. Un'entità a cui si deve rendere conto per quanto guarda l'utilizzo delle qualità animiche, che in qualche modo sembrano appartenerle. Essa ci preserva al contempo dal penetrare nel mondo spirituale, fino a quando non siamo pronti. E quando giunge il momento essa si mostra, dicendo: "sei pronto”. Ma per andare oltre devi purificare te stesso. E lo puoi fare solo guardando quanto sei impuro. A quel punto si prende coscienza delle proprie bassezze e impurità perché esse si oggettivano, "personificandosi" in una figura mostruosa, chiamata appunto il "Piccolo Guardiano della Soglia". Vi possono essere delle apparizioni parziali o premature di questo fatto. E servono come orientamento. Oltre a questo "piccolo" ve né un altro, il "Grande" il quale, una volta giunti e guadagnato l'accesso al mondo spirituale ci dice di rimettere in ballo noi stessi, per metterci ora a servizio degli "altri fratelli" che come noi prima, sono ancora prigionieri.

 

Nelle conferenze di Steiner del ciclo “dell’iniziazione” viene data una singolare conoscenza: Il "piccolo" guardiano della soglia è un essere della gerarchia degli Arcangeli; egli partecipò dal principio attivamente all’evoluzione del cosmo,ma non si cura dell’amore, del dolore, degli errori e dell’immoralità: non sa nulla e nulla vuol sapere di quanto sino ad ora si è svolto entro l’anima”.

Io penso esista una relazione fra questo essere e tutte le persone che sono legate a noi karmicamente, come se fosse un entità non solo nostra, ma che avessimo in comune con tutti coloro che condividono un destino con noi. Una sorta di “spirito delle correnti di incarnazione”. Questa relazione appare perché il Guardiano è strettamente legato alla nostra parte astrale, alla componente impura generatrice di destino.

Da ciò che seguirà è possibile intuire, anche se non citato ufficialmente, che potrebbe trattarsi dell’anima o Arcangelo di un gruppo o del popolo al quale il discepolo appartiene.

Ciò che vede il discepolo è il suo proprio carattere, destato a vita indipendente fuori di lui.

Il discepolo deve ora acquisire verso coloro che ha nessi karmici, una rigorosa linea di condotta nella vita, nella quale è cosciente di poter provare dolore, rinunzia e peso; significa avvicinarsi a tutto ciò che prima poteva essergli tremendamente scomodo, smettendo di cercare le direzioni di minore resistenza, muovendo invece verso ciò che è più difficile ed arduo.

Nel momento in cui avviene tale incontro, non solo il discepolo viene a sapere quale è il suo personale compito quale essere appartenente ad un dato popolo, ma deve anche collaborare coscientemente alla risoluzione della missione del popolo in cui vive.

Egli viene a sapere quali siano i compiti che gli erano personalmente destinati dalla sua anima di popolo, di stirpe e di razza: egli deve diventare il portatore dell’impulso intenzionale della sua anima di popolo. Ciò significa: “associarsi a quelle potenze spirituali che guidano gli uomini verso quella stessa mèta che egli stesso cerca di conseguire”.

Il discepolo viene a sapere che d’ora in poi gli spiriti di popolo, di famiglia e di razza non lo guideranno più: egli è ora completamente solo nell’universo; deve procedere da solo.

 

Tiziano Bellucci

 

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