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Riflessioni sull'Antroposofia. La Scienza dello Spirito

Riflessioni sull'Antroposofia

La Scienza dello Spirito

di Tiziano Bellucci   indice articoli

 

Osservazione Profonda e Univoca: Percepire Puro

Dicembre 2014

 

E’ bene liberarsi dalla convinzione diffusa che per avere esperienze sovrasensibili occorra compiere strane e misteriose pratiche occulte”; così comincia un eminente testo scientifico spirituale. Infatti non si tratta di praticare nulla di anormale, ma solo di rendersi ricettivi di fronte ad eventi ed impressioni verso i quali solitamente non si presta abbastanza attenzione.

 

La prima convinzione da cui è bene liberarsi, è il credere che con il risveglio mattutino, quando si aprono gli occhi e ci si appresta a vivere nello stato di veglia, lo stato di sogno sparisca. In realtà mentre l’uomo durante il giorno vive nella coscienza di veglia, continua accanto e parallelamente a questa, pure la coscienza di sonno che egli sperimenta la notte, dormendo, soltanto che essa rimane inconscia.

Oggigiorno nel momento in cui al mattino si schiudono i sensi, le impressioni sensibile penetrano nell’anima in modo così grossolano e denso che le tenui impressioni che si ricevevano durante la notte, tendono a venir sovrastate. Le impressioni sensibili prevalgono su quelle soprasensibili.

 

La veglia diurna e il sonno notturno non sono dunque due momenti o due manifestazioni separate e distinte: sono entrambi presenti sempre contemporaneamente. Di conseguenza, la realtà che si vedeva nel sonno sembra sparire; in realtà non si dissolve nel nulla, ma viene soltanto sovrastata dall’attività di percezione sensoriale. Passa in secondo piano, come dimenticata.

In realtà l’uomo, svegliandosi, si dimentica di avere un’anima.

La coscienza di sonno in realtà è sempre presente, al di sotto della coscienza di veglia.

Essa è ciò che viene definito dalla psicologia “inconscio”.

E’ proprio grazie a questo “inconscio” che l’uomo può vantarsi di poter pensare e elaborare idee e concetti sulle forme che gli si presentano tramite i sensi.

 

Quando si osserva una cosa, non si è mai coscienti che la percezione fisica è sempre accompagnata da un’altra percezione più sottile, la quale ordinariamente passa nella coscienza umana in modo completamente inosservato: l’obiettivo è di arrivare a percepire quella sottile impressione che in realtà è una Forza spirituale che sta agendo in un dato ente. In altri termini, oltre alle impressioni sensibili di veglia, entrano occultamente anche quelle sovrasensibili, provenienti dallo stato di sonno.

Tali impressioni vengono usualmente appena registrate dall’anima, come impressioni di sentimento o sensazioni riflesse, che sorgono in modo conformemente corrispondente ad una data forma del mondo fisico; il compito del discepolo è di dedicare maggiore attenzione a questi pensieri e sentimenti.

Si badi bene: per ora il fine non è altro che acuire al massimo la ricettività nei confronti di impressioni che solitamente vengono ignorate o non indagate.

 

Tale tipologia di indagine che si può definire anche “osservazione di sé” viene solitamente indicata con il nome meditazione.

Meditare è alimentare con le proprie forze, per un dato tempo, la permanenza del sentimento corrispondente che sorge dalla contemplazione di un ente o di un’immagine simbolica. Occorre lasciar vivere nell’anima tali sentimenti, e qualora tendano a spegnersi, a smorzarsi, il discepolo deve rinnovarli continuamente, cercando di farli risorgere in sé mantenendoli alcuni minuti nella coscienza, così da impregnarne l’anima.

Si può dire che si tratta di formare rappresentazioni che non provengono dal mondo esterno, ma vengono tratte dall’interiorità: immergendosi in esse ci si deve dopodichè sforzare di portare il massimo dell’attenzione a quella forza animica che suscita tali rappresentazioni.

A titolo preparatorio giova dedicarsi ad oggetti la cui natura dia modo di separare il contenuto interiore dalla sensazione: cristalli, metalli, piante, fiori, acqua, cielo, il rapporto di luce fra una pianta e lo sfondo del cielo, ecc.

 

Per iniziare, si cerchi di rivolgere lo sguardo alla natura vegetale; osservare perfettamente con i sensi fisici come avvengono i processi del crescere e dell’appassire: porsi dinanzi ad una pianta in rigoglio e osservarla minuziosamente nei dettagli. La stessa cosa si può fare in un’altra circostanza, con una pianta che appassisce.

E’ bene però compiere queste osservazioni alternativamente, ossia non contemplare il crescere e il deperire in una stessa circostanza.

La forza sovrasensibile che si sperimenta animicamente qualora si contempli il crescere è molto diversa da quella che presiede il deperire. Queste due forze sono in realtà due Potenze cosmiche che agiscono ovunque nel mondo.

 

Le forze che fanno crescere o deperire la pianta, se pensate, agiscono sul corpo astrale del “pensatore” in modo tale da plasmare e configurare la sostanza astrale di cui è costituito.

 

In ogni cosa della natura agisce l’essenza del Pensare universale: è una forza volente, recante in sé vita, sensazione e intelligenza: così come nella pianta agisce come forza di crescita, nell’uomo si esplica come pensiero. L’uomo che pensi questa Forza, dà modo ad essa di far crescere organi spirituali sul suo corpo astrale.

 

Scopo del discepolo è di poter giunger ad sperimentare intensamente questa Forza inavvertita, che si presenta sempre congiunta alla percezione fisica, ma che l’anima registra solo come una debole impressione rivestita di “sensazione”. E’ tale sensazione o sentimento, che sorge in corrispondenza di una data manifestazione della vita o della morte, da cui si deve partire per conseguire una vera esperienza interiore.

 

Solitamente l’uomo non si dedica mai abbastanza a tali sottili impressioni animiche: corre in fretta da un’impressione all’altra. L’arte vera sta invece nel dirigere l’attenzione piena su queste impressioni.

Con ciò non si vuol dire che le sensazioni siano già esperienze spirituali; esse preludono a tutt’altra esperienza, la quale è chiamata la percezione “del Suono interiore delle cose”.

 

Dal “Suono della luce” di Tiziano Bellucci

 

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