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Riflessioni in forma di conversazioni

Riflessioni in forma di conversazioni

di Doriano Fasoli

Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice


Nero Giubileo

Conversazione con Dido Sacchettoni
di Doriano Fasoli per Riflessioni.it

- Febbraio 2007

 

 

Pubblicato dall’editore Avagliano, s’intitola Nero Giubileo l’ultimo romanzo dello scrittore e giornalista Dido Sacchettoni, autore, tra l’altro, di Le notti di arancia meccanica, da cui il regista Claudio Caligari ha tratto il film L’odore della notte (Festival di Venezia ’98).

 

Sacchettoni, com'è nata l'idea di ambientare “Nero Giubileo” proprio a Roma, poco prima che abbia inizio l’Anno Santo?
dido sacchettoniLe sembrerà stravagante, ma è stato per via degli storni. Un pomeriggio di fine novembre, già buio, data la stagione, saranno state le cinque, bevevo qualcosa in un bar in Prati. Sedevo all'aperto come un po' tutti i clienti: infatti c'era un'aria calda, oleosa, innaturale. Improvvisamente, sulla tenda del bar, sento crepitare a mitraglia il guano, le deiezioni di decine di questi uccelli. E sui lecci intorno pigolii assordanti. Ma come, questi qui non emigrano più a sud come sempre era stato? E così fu nei giorni successivi: no, ormai non emigrano più, mi dicono i negozianti, trovano un clima confortevole, e chi glielo fa fare? Quelle cascate di guano mi sono sembrate subito una specie di punizione, per una specie di "guasto astrale" che noi umani avevamo provocato, se vuole può chiamarlo surriscaldamento terrestre, "effetto serra", o altro di imperscrutabile. Il bar, che poi frequentavo spesso, diventò il mio osservatorio: non già sugli storni e sul loro disorientamento, ma sugli esseri umani che sciamavano nel quartiere, peraltro a ridosso del Vaticano.

 

Come definirebbe il suo romanzo?
Diciamo un "noir", che è però un falso "noir": nel senso che il genere è soprattutto un pretesto per descrivere un po' il nostro tempo, la società in cui ci ritroviamo a vivere, la sua fatuità, o forse la sua incoscienza: osservavo e pensavo, anche ridendo tra me e me, per la verità: ma tu a questi che gli faresti? Be', se potessi li ammazzerei. Non avendo istinto omicida, mi sono inventato un assassino, per quanto singolare. Il fatto che ciò accadesse nell'immediata vigilia del Giubileo 2000 mi ha dato un spunto in più: detesto le manifestazioni di massa, non meno che la fede di massa.

 

Può raccontare, in breve, attorno a quale vicenda esso ruota?
Tento di dare una risposta semplice a una domanda che trovo complicata perché dovrei dare una lunga risposta: tutto ruota, diciamo così, tra il "buonsenso" e "l'intelligenza". L’“io” narrante è infatti un uomo di buonsenso; ma il vero protagonista (che poi è il suo superiore nella gerarchia dell'investigazione) è invece un tipo di acutissima intelligenza. Infatti verrà esautorato dalle indagini: al potere serve un colpevole da dare in pasto all'opinione pubblica. E per far questo serve il buonsenso, vale a dire la mediazione, l'acquiescenza, il senso, più o meno artefatto, della pubblica utilità. È la politica, la sua impurità.

 

Nel suo libro si possono davvero cogliere suggestioni di Perec, atmosfere gaddiane e felliniane, come la critica ha creduto d’individuare?
Be', se queste "suggestioni" le ha colte la critica, non può che lusingarmi. Linguaggio (o lessico) a parte un po' di Gadda potrei anche ritrovarmelo addosso. Penso, per esempio a La cognizione del dolore. Esilarante.

 

nero giubileoCome si pone “Nero Giubileo”, rispetto ai suoi romanzi precedenti?
Non lo so, c'è molta diversità: sarà schizofrenia. Pensi, che quando ho cominciato a scrivere Nero Giubileo stavo finendo un romanzo tragico: Non ti alzerai dalla neve, ambientato tra Mosca e la Siberia (ho viaggiato a lungo da quelle parti): una giovane donna che cerca suo padre, o piuttosto la sua memoria, nelle terre del Gulag, tra gli spettri dei "campi" e i sopravvissuti, spettri anch'essi.

 

Secondo lei, la città di Roma continua ad ispirare gli scrittori, gli artisti?
Non so risponderle. Gogol ha scritto a Roma gran parte di Le Anime morte e in una lettera a un amico disse che in Russia non sarebbe mai riuscito a scriverlo. Per quanto mi riguarda, non so proprio se ho descritto Roma o semplicemente uno spicchio d'Occidente.

 

Doriano Fasoli

 

Indice Conversazioni


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