Riflessioni in forma di conversazioni
di Doriano Fasoli
Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice
Poesia e psicoanalisi
Conversazione con Giuliano Fuortes
di Doriano Fasoli per Riflessioni.it
- giugno 2009
Anche se siamo in un periodo di involuzione, di analfabetismo emozionale, però tutti quanti scrivono poesie: i magistrati, i politici, e... ti chiedo: la poesia sta diventando un allenamento di massa?
Dei magistrati non so dire. È interessante questa cosa, mi fa piacere. Un allenamento di massa? Credo sia un allenamento della mente anzi, scusami, dell’anima. Perché io credo all’anima, non nel senso religioso del termine, non necessariamente: ognuno lì se la vede a modo suo, anche se ho ricevuto una formazione cattolica, pur dichiarandomi agnostico. Mmmh…, allenamento di massa? Credo che..., prima parlavo di questo ragazzo che fa piattini e bottiglie con il Das, e si vergognava di nominarlo, si sentiva bambino; o penso anche ad una collega che fa ceramica nel tempo libero, realizzando “prodotti” che sono veramente di notevole bellezza, a mio avviso. Ti manderò una foto di uno di questi suoi lavori, e poi le chiederò di farne uno per te, perché lei li regala. E dicevo che ciascuno di noi credo sia libero di, scusami il gioco di parole, libero di liberare la propria creatività come meglio crede; e penso che, per questo lo dicevo, la poesia per me è orale e cerca nell’immediatezza della parola di trasmettere qualcosa. È nata così, per tramandare emozioni, nozioni, quando non c’era la carta, quando non si poteva scrivere, quando forse non esisteva la scrittura; allora se c’è questo, come hai detto, esercizio di massa?
No...
Allenamento di massa?
Sì...
Beh, forse ben venga, perché magari è un ritorno ad alcune nostre arcaicità. Ah! Doriano, forse è per questo che non riuscivo a scriverla l’intervista, a rispondere alle domande, perché mi sarei dovuto mettere davanti al computer, e io li uso i computer, guarda, qui ne ho due, perché uno si sta rompendo – mannaggia, si rompono anche, ma anche noi ci rompiamo, in tanti sensi, e allora avevo pensato, ma non riuscivo a trovare l’occasione, c’era qualcosa che non mi quadrava..., avevo pensato: “la detto al registratore e poi la trascrivo”; però forse ti volevo anche vedere e volevo conversare con te. Conversare nel senso di Ogden, un analista americano – non lo dico per te che lo conosci, ma per qualche lettore a cui questo nome giunge nuovo – è un amante della poesia. Non è solo un amante, è uno studioso della poesia, e a me piace tantissimo quello che ha scritto a proposito di Robert Frost, un poeta americano; e lui parla proprio del senso latino, dell’etimo, di conversare: cum-versum, del “tracciare una riga come un solco d’aratro, o tornare a capo e tracciarne un’altra e un’altra ancora” e... ma non so da dove eravamo partiti, però mi sono perso piacevolmente... Sì, ah!, allenamenti di massa... beh, se ci teniamo in esercizio e conserviamo il nostro fisico – io oggi pomeriggio andrò a giocare a tennis e ho giocato anche ieri, perché penso che nel tempo libero abbiamo bisogno di curarci anche del corpo, credo che sia una cosa davvero buona, e quindi anche i magistrati e politici curino il loro corpo…; però se diventasse prevalente questo esercizio di massa, se fosse possibile che molti più magistrati e politici lo facessero, magari segretamente, nel loro cantuccio, nella loro casetta di riposo diciamo...
Non casa di riposo eh, scusami…!
Non voglio assolutamente... absit iniuria verbis si dice in questi casi...
Ora ti chiedo, cosa pensi di una definizione che un amico, un fratello per me come Carmelo Bene dà della poesia, cioè: “Poesia è la voce, il testo la sua eco”.
Mamma mia, non lo sapevo questo! Doriano, che bel regalo! Beh, lui ha detto molto meglio di me quello che io ho provato a dire all’inizio. La poesia è sintesi, per non sbrodolarsi, per non diventare ridondanti…, ma un momento..., credo, comincio a pensare per quello che mi riguarda, che la poesia possa diventare un... com’è che hai detto prima dei politici e dei magistrati?
L’allenamento di massa.
...Possa diventare, perchè no, un allenamento per poi scrivere in prosa. Io almeno comincio a vederla così, e comincio a capire perchè scrittori importanti, cioè importanti e conosciuti, e a me cari, a volte molto conosciuti come Robert Louis Stevenson per esempio, abbiano iniziato - mi sembra - scrivendo poesie; e tanti altri come lui, ma non li sto a citare. Fino a pochi giorni fa pensavo a questo come a una sorta di strano e curioso accidente, il fatto che dalla poesia poi fossero passati ad altri generi letterari. Beh... comincio a credere che sia quella sorta, che possa essere, non necessariamente che debba essere, quella sorta di allenamento di cui parlavi prima.
Per Bion, il grande psicoanalista inglese , Bach, Milton, Beethoven erano dei grandi psicoanalisti. Per te quali sono i poeti che ritieni degli psicoanalsti?
Bach, Milton, Beethoven...
Sì, erano dei nomi che lui fa, poi ne cita tanti altri.
Allora, un grandissimo poeta per me era lo stesso Bion, visto che ne parli. Ho provato..., sono stato in corrispondenza epistolare con la figlia... Nicole, che vive a Londra e lavora alla New Tate Gallery e del quale sono diventato amico – un tempo si diceva amico di penna, ma adesso diciamo amico di mail – e mi sono sforzato di rendere nel mio incerto inglese alcune mie domande, interrogativi su Bion, su suo padre. Le ho chiesto se ci fosse qualche altra documentazione, qualche altro foglio scritto da Bion, perché subito prima di morire lui stava lavorando ad una raccolta, un libro di poesie per gli psicoanalisti, a loro uso e consumo; purtroppo ci è rimasta solo una incompleta introduzione che è veramente molto, molto interessante; è sul come la poesia serva alla psicoanalisi, agli psicoanalisti. Tornando però ai miei poeti...
Ai poeti di elezione, sì...
Doriano, abbiamo poco tempo...
Fai pure il tuo elenco...
Non credo basterebbe mezz’ora. Allora ne dico qualcuno in ordine sparso: le persone che non scrivono poesie, quelle che io chiamo, definisco, poeti inconsapevoli, quelli che con la loro vita, umanit, gesti, semplicità, per me scrivono poesie. E poi Wislawa Szymborska: lei è una grandissima poetessa, ma ha scritto anche in prosa; sono uscite adesso le opere complete per Adelphi. Certo, credo che un riconoscimento, per quel che riguarda la sua conoscenza in Italia, vada attribuito – diamo a Cesare quel che è di Cesare – a Scheiwiller, che pubblicò in tempi non sospetti alcuni suoi librini o libricini, vedi tu, in quella meravigliosa casa editrice che ha rischiato di scomparire, ma che ora per fortuna è stata ben rilanciata e potenziata. Scusa l’inciso, ma abbiamo bisogno di queste iniziative, penso anche ad Antigone Edizioni, fondata da poco dalla coraggiosa Mariella Schepisi, e già consolidata… Altri poeti?... Altri poeti..., di Frost prima ho accennato; Borges - forse il suo nome l’ho pronunciato male, ma a volte l’importante è capirsi; io leggo l’inglese come fosse italiano quando leggo uno scritto in quella lingua al computer - che mi spaventava: l’ho conosciuto quindici anni fa o venti, non ricordo più. Avevano regalato a mia moglie un tomo delle sue opere, uno dei due libri delle opere, ed io l’ho “annusato” e mi sono spaventato per quella che mi sembrava una sterminata erudizione, anche un po’ distanziante mi sembrava, non volevo “trasfusioni”, forse era questo, e l’ho messo da parte pensando “non ora”; e due anni fa ho cominciato a leggerlo. Altri poeti? Vediamo un po’, altri poeti... Battiato.
Chi?
Battiato, Franco Battiato, Giovanni Allevi e... dico così, faccio brain storming.
Saranno tutti e due a una presentazione, uno dietro l’altro da Melbook, Battiato è previsto tra pochi giorni.
Grazie, Doriano. Poi, aspetta... beh, c’era un certo Durante Alighieri, che credo in Italia rappresenti l’insuperato esempio di come si possa scrivere non solo la poesia ma anche i poemi, che sono una cosa diversa. Perché, e qui la contraddizione arriva: ti parlavo della poesia come trampolino di lancio verso la prosa; c’è anche chi, per sua inclinazione e predilezione come il Sommo per l’appunto, invece di scrivere prosa ha continuato a scrivere in versi; c’è un altro grande, grandissimo – Derek Walcott – che scrive in inglese: non è la sua lingua madre, lui è delle Indie caraibiche, non mi ricordo di dove; ha preso un Nobel anche lui: ma spesso i premi Nobel sono un riconoscimento o tardivo o quasi inosservato per quel che riguarda la letteratura, ma insomma sono comunque un bel riconoscimento; mi fa piacere che l’abbia ricevuto. E poi due poeti slavi dei quali adesso non mi ricordo il nome però, Mislotz... poi magari insomma, servirebbe davvero mezz’ora per dirti quali sono..., aspetta un attimo aspetta, ti prego, aspetta..., ho radici cattoliche. Giovanni XXIII secondo me era un poeta.
Radici cattoliche... Mario Luzi no?
Non l’ho citato perché era tra le righe , diciamo così. Clarice Lispector lo scrisse in “Acqua chiara”, edito da Sellerio, quando concluse dicendo: “vorrei scriverti un largo maestoso, ma non ci riesco”, lo includerò perché ho il testo, l’ho trascritto: io sono un copista, uno scriba, l’ho mandato in giro ad alcuni amici e colleghi, riportando le ultime righe, quando conclude: “vorrei scriverti un largo maestoso, mi piacerebbe sentire la musica e i nostri corpi senza necessità, ma quello che voglio scriverti vorrebbe essere ancora più bello, ma il meglio è tra le righe”. Ti ho detto, potrei allungare l’elenco, ma l’intervista ha i suoi limiti...
C’è una cosa che..., tirando fuori Battiato mi hai fatto pensare a Fabrizio de Andrè che era solito citare Benedetto Croce, il quale diceva che fino a 14 anni tutti scrivono poesie, dopo i 14 anni continuano a scriverle i poeti e i cretini…
Bene, io sono dalla parte dei cretini! Ti prego, questo lo mettiamo nell’intervista. Voglio essere dalla parte dei cretini, ti ringrazio per… scusami, perché mi hai dato modo di citare altri due poeti: uno è Fabrizio de Andrè, ma allora aspetta, anche Ivano Fossati, Paolo Conte, e Paolo Virzì..., che è un regista. Sta scrivendo piccole poesie (dice così nelle nostre private conversazioni, quando lo definisco poeta), perché è modesto, sono sicuro che ne scriverà altre, ancora più belle. E Doriano..., io mi ritengo un nomade, sinceramente.
...e io una monade!
Tu sei più poeta di me, Doriano, lo sei veramente, e così vorrei concludere l’intervista. Ah, dimenticavo! Uno dei poeti che in questo momento mi sembrano più interessanti, non mi viene in mente il nome, forse si chiama, aspetta si... si chiama Doriano Fasoli!
Doriano Fasoli
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