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Riflessioni in forma di conversazioni

Riflessioni in forma di conversazioni

di Doriano Fasoli

Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice


Le storie di Geronimo Stilton, Hofmannsthal, Trakl e le liriche di Rûmî

Conversazione con Grazia Pulvirenti
di Doriano Fasoli per Riflessioni.it

- luglio 2005
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Quale fu l'esperienza centrale nella vita e nell'opera di Trakl?
Si potrebbero citare diversi eventi singoli, ognuno dei quali lasciò un segno indelebile nel giovane e sensibilissimo
Trakl, come l'insuccesso dei suoi primi drammi, andati in scena nel 1906 al Landestheater di Salisburgo, la scoperta dei paradisi artificiali, dischiusi dall'uso di droghe, il rapporto incestuoso con la sorella.

Crede che tutti questi 'traumi' siano riconducibili alla comune matrice del "male di vivere", della difficoltà di esistere?
Sì e direi che l'esperienza cardinale nella breve esistenza del poeta, morto ventisettenne, sia costituita da una perenne sensazione di disagio, dal suo sentirsi in 'disarmonia' con l'esistente, sentimento congiunto al suo opposto, il lancinante desiderio di divenire "un bell'angelo", secondo una sua formulazione contenuta in una lettera del 1912, che come l'intero epistolario, asciutto e spesso lapidario, rivela sin dalla prima giovinezza questa tensione.

Quando raggiunge il vertice della propria maturità espressiva la poesia di Trakl?
È difficile stabilire una coerente scansione all'interno di una vicenda poetica talmente breve: a prescindere dalle liriche giovanili, essa si dispiega in un esiguo arco di tempo che va dal 1910-11 al 1914. Certamente il superamento di una maniera ancora debitrice a moduli e stilemi della poesia tardodecadente avviene intorno al 1912, per influsso della poesia simbolista e del verso libero di
Rimbaud, catalizzatore di un processo di crescita e di trasformazione in atto. Nel 1913, appare il primo volume Poesie, con liriche che rivelano uno stile personalissimo, anche se mai omogeneo, per la presenza di componimenti con strutture metriche tradizionali e altri, improntati all'uso di ritmi liberi. Personalmente prediligo l'ultima poesia trakliana, le poesie apparse postume, in parte raccolte nella silloge Sebastian in sogno, in parte edite sulle pagine della rivista "Der Brenner": fra la fine del 1913 e il 1914 si accendono i toni, le immagini assumono una singolare assolutezza, la scrittura si frantuma, si scarnifica, ogni principio di struttura architettonica scompare, l'atmosfera si tinge di colori drammaticamente apocalittici, senza mai perdere la tensione verso la "purezza" invocata in Primavera dell'anima. Il presagio di quella ferita insanabile che la prima guerra mondiale stava per segnare nella storia dell'umanità diviene epicedio di un mondo destinato a scomparire. Fra le liriche più alte è certamente quella che viene considerata il testamento poetico di Trakl, Grodek, scritta sul fronte orientale, per il quale Trakl era partito volontario nel mese di agosto 1914, al fine, forse, di non sottrarsi a quel lavacro universale di sangue nel quale si sarebbe consumata la vicenda di una civiltà al suo declino (si pensi alla riflessione sul tramonto del mondo occidentale nelle liriche Occidente e Canto d'Occidente).

Come si è mostrata, nel corso del tempo, la critica italiana nei confronti di questo "tragico asociale"?
Direi molto sensibile, sin dalla predilezione accordatagli con le prime traduzioni negli anni Venti, anche se non esente dalla 'colpa' di aver alimentato, come del resto anche la critica di lingua tedesca, quei cliché, quali quello del poeta maledetto, cocainomane, suicida, amante incestuoso della sorella, che hanno poi influito sulla ricezione dell'opera, oscurandone a volte aspetti fondamentali e inducendo a interpretazioni di natura biografica di quelle che invece sono cifre di una originalissima mitopoiesi.


Si può affermare ormai con certezza che egli morì suicida, nell'autunno del 1914, in Galizia, o esistono ancora dei dubbi a tale proposito?
Semmai il contrario: oggi si tenta di correggere o rivedere nella sua fondatezza il mito del poeta suicida, rapidamente diffuso e accettato come certezza: nella cartella medica si legge di una "intossicazione da cocaina", ma nessuno potrà mai stabilire se voluta o meno: dal racconto del giovane attendente, che gli fu vicino nelle ultime ore di vita nell'ospedale di Cracovia, dove era stato ricoverato per via dello stato di choc in cui si trovava dopo l'esperienza della battaglia di Grodek (dovette soccorrere da solo e senza mezzi più di novanta feriti, circondato da cadaveri di contadini ruteni impiccati agli alberi) si apprende che la sera del 3 novembre
Trakl fosse contento per la notizia del congedo che avrebbe ricevuto nei giorni successivi, e che si era accomiatato ordinando un caffè per l'indomani mattina. Se si sia trattato di un abuso casuale o volontario di droga credo non sia di estrema importanza. Penso che suicida sia stata la decisione di partire volontario per il fronte bellico nella consapevolezza di quel suo rapporto tormentato con la realtà concreta e pratica della vita (si racconta, fra i vari aneddoti, che in treno preferisse viaggiare in piedi per non dover affrontare la presenza dei vicini, che non fosse in grado di resistere allo spazio circoscritto di un ascensore, eccetera).


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