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Max Stirner

 

Max Stirner, pseudonimo di Johann Kaspar Schntidt (Bayreuth I806 - Berlino I856), filosofo tedesco. Dopo aver studiato a Berlino (dove ascoltò Schleiermacher e Hegel) e a Erlangen, dal 1839 Stirner insegnò in un collegio femminile. Frequentò il circolo dei «Liberi», i giovani hegeliani berlinesi, e collaborò alle loro riviste, ponendosi in luce come esponente radicale dell'hegelismo di sinistra. Nel 1845 pubblicò il suo capolavoro, L'Unico e la sua proprietà, seguito da una Storia della reazione (2 voll., I852) e da vari scritti polemici e occasionali. Stirner fa sua la posizione di Feuerbach secondo la quale «per l'uomo l'ente sommo è l'uomo»: Dio non è che un'ipostasi dell'egoismo umano. Ma Stirner rifiuta poi, in polemica con gli hegeliani di sinistra (Feuerbach, Bauer, Marx ed Engels, che lo criticheranno violentemente nell'Ideologia tedesca), ogni conversione umanistica e immanentistica dei contenuti teologici: l'Autocoscienza assoluta, l'Umanità, la Società, il liberalismo e il socialismo non sono che nuovi fantasmi e feticci che alienano l'uomo singolo. Ogni ideale che pretenda di subordinare l'individuo è una forma patologica di ossessione e di pregiudizio che si traduce nella schiavitù delle gerarchie, sia che esse si appellino a Dio oppure al dovere e all'altruismo sociale. La libertà autentica non ha altro principio, centro e fine che l'io singolo. Essa coincide, con il diritto dell'io alla proprietà di se stesso, la quale si manifesta nella volontà di disporre di ogni cosa. Per l'io singolo anche gli altri io sono, oggetti e non persone, mezzi del suo interesse, e magari anche del suo amore, perché, dice Stirner, l'amore degli altri uomini mi rende felice e tale sentimento è incarnato nella mia natura, ma non perché vi sia una legge che mi impone di amare. Ne deriva che l'unica unione possibile tra uomini liberi non è una società comunque gerarchizzata, ma un'associazione che ogni io considera un mezzo per moltiplicare le sue forze. Essa è perseguibile non mediante una rivoluzione (che finisce sempre per instaurare nuove gerarchie e nuovi ideali alienanti), ma con una insurrezione dei singoli. Queste idee costituirono la base delle dottrine anarchiche, che fecero di Max Stirner il loro profeta. L'egoismo radicale di Stirner ha, rispetto all'antihegelismo di Feuerbach, di Kierkegaard o di Schopenhauer, la sua innegabile originalità in ciò: che esso non si appella ad alcuna definizione o idea generale dell'uomo. La questione, dice Stirner, non è «che cosa è l'uomo», ma «chi», e la risposta è che «lo, l'Unico, sono l'uomo». Questo io è una forza naturale, un fatto inesprimibile, poiché ogni espressione verbale o concetto lo trascende e snatura. L'io singolo è «volontà di potenza» in espansione, pura e nichilistica forza vitale senza altro significato oltre se stessa. Sicché emblematicamente Stirner può concludere l'Unico con la frase: «Io ho riposto la mia causa nel nulla".

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