Home Page Riflessioni.it
esoterismo

Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

Le energie di rimbalzo

Giugno 2009
pagina 1/2 - pagina successiva

 

Hanno destato notevole curiosità le considerazioni sul quaternario della vita organica contenute nell’articolo Charlie Manson e l’ATWA. Un amico lettore mi ha chiesto di scendere in maggiori dettagli sul modo in cui l’energia proveniente dal Sole si trasmette alla vita terrestre, e sono ben lieto di accontentarlo perché è un argomento che chiarisce un punto chiave dell’antica transizione dallo sciamanesimo all’esoterismo.
Per i nuovi arrivati di questa rubrica, è doveroso precisare che le energie di cui stiamo parlando non appartengono all’ambito della fisica (per quanto sia lecito dire che si manifestano analogamente alle energie fisiche, e in certi casi addirittura in simbiosi con esse): tanto il lettore quanto il sottoscritto si riferivano infatti alle energie sottili, ovvero a quelle forze (potenzialmente percepibili dal nostro sistema nervoso) che possono essere utilizzate:

  1. nel processo di trasmutazione interiore, al fine di raggiungere l’immortalità;

  2. in magia, per influenzare a nostro favore la realtà che ci circonda.

Una delle principali critiche che muovo all’esoterismo come oggi è strutturato è di disconoscere la sostanziale identità delle forze che servono a raggiungere questi due scopi. Chiunque abbia realizzato personalmente il processo di trasmutazione interiore, sa che questo procede di pari passo alla capacità di influenzare la realtà oggettiva. Ma in seguito all’influenza del Cristianesimo, il “lavoro su sé stesso” viene considerato un obbiettivo nobile (per quanto la prospettiva religiosa ne abbia irrimediabilmente alterato il fine), mentre l’azione sulla realtà che ci circonda viene relegata nell’ambito della “bassa magia”, quando non addirittura della “magia nera”; di conseguenza i metodi per raggiungere i due obbiettivi sono nettamente separati, con diverse procedure e diverse terminologie, a tutto discapito delle possibilità di comprensione globale del fenomeno esoterismo.
Quel che mi preme sottolineare è appunto l’indebita scissione che esiste nella nostra mente tra due diversi tipi di esoterismo: quello che sarebbe volto a perfezionarci a livello “spirituale” e quello che serve a operare sul piano magico. Si tratta di un errore che sta all’origine di molti altri, e il solo modo per smascherarlo è andare a vedere come stanno le cose nelle più antiche forme esoteriche oggi conosciute: ovvero nel mondo dello sciamanesimo, che ha trasmesso intatto ai nostri giorni l’inestimabile deposito di ritualità e di conoscenze della tradizione primordiale.
La storia di come avvenne il distacco dell’umanità dalla tradizione primordiale è raccontata molto bene nella leggenda polinesiana di Awaiki:

 

Molti secoli fa, su un atollo viveva una ragazza. Un giorno il suo promesso sposo morì in battaglia, e poiché era un grande guerriero tutti dissero che il suo spirito era andato a ricongiungersi agli dei-antenati sull’isola mitica di Awaiki.
La ragazza decise di recarsi là per ritrovarlo. Prese una piroga e pagaiò per molti giorni nella direzione in cui le avevano detto che avrebbe trovato Awaiki.
Infine si trovò di fronte non una, ma tre isole, allineate davanti ai suoi occhi da sinistra a destra (lett.: dall’alba al tramonto). Decise di prendere terra sull’isola di mezzo, e sulla spiaggia c’era un uomo. Gli chiese: “E’ questa Awaiki ?”
“No” le rispose: “Awaiki è l’isola di destra. Ma per arrivarci, devi andare nella direzione opposta e circumnavigare l’isola di sinistra.”
La ragazza pensò di non aver capito bene. Gli ripeté la domanda, ma la risposta fu la stessa.
Allora la rabbia si accese dentro di lei. Pensò: “sicuramente quest’uomo vuole ingannarmi. Se faccio come dice, mentre navigo intorno all’isola di sinistra sbucheranno fuori i suoi figli, che prenderanno il mare con le piroghe, mi rincorreranno, mi raggiungeranno e mi prenderanno come schiava”.
Pensò così, ma nascose i suoi sentimenti. Ringraziò l’uomo, tornò alla piroga e riprese il mare; ma appena fuori dal reef, invece di fare come lui aveva detto, cominciò a pagaiare come una pazza verso l’isola di destra.
Dalla riva l’uomo si sbracciava e le gridava di tornare indietro, ma lei ignorò i suoi richiami, finché una corrente improvvisa prese la piroga e in pochi minuti la trascinò alla deriva; era tanto forte che non c’era nessuna possibilità di contrastarla o uscirne.
Allora la ragazza fu confusa e presa dai rimorsi; pensò con riconoscenza all’uomo che aveva cercato di aiutarla, e si pentì per non aver dato retta ai suoi consigli. L’uomo, da parte sua, si diede mille volte dello stupido per non essersi spiegato meglio e non aver capito in tempo ciò che la ragazza voleva fare. Andranno avanti così per l’eternità.

 

Per comprendere questa leggenda è necessario innanzitutto possederne la chiave, che è molto semplice: la disposizione lineare delle tre isole si riferisce al Tempo. L’isola di sinistra è la fase della “solidificazione del mondo”; l’isola di centro è il presente (nell’epoca remota cui la leggenda è riferita); l’isola di destra è la fase successiva alla solidificazione, quella che Guénon definì “le fenditure della Grande Muraglia”. Il percorso che la ragazza avrebbe dovuto compiere intorno all’isola di sinistra va quindi considerato una sorta di profezia riguardo al futuro dell’umanità, e la sua disobbedienza – per molti versi comparabile a quella di Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre – significa il distacco dell’uomo dalle leggi della natura.
Il quadro d’insieme entro il quale la leggenda va inserita è quello che Gurdjieff e Ouspensky definirono il “Raggio di Creazione”, cioè lo schema che sintetizza il processo di espansione delle energie sottili nel nostro Universo. In base a questa suggestiva allegoria, le energie emanate dall’Assoluto attraversano dapprima Tutti i Mondi e Tutti i Soli; sono poi riverberate dal nostro Sole fino al centro della Terra, di qui rimbalzano, e come un torrente lento e greve vanno alla Luna.
La superficie terrestre è quindi attraversata costantemente da due tipi diversi di energie sottili: 1) quelle in arrivo dal Sole, che hanno la funzione di modellare le forme, i colori e i comportamenti della pellicola di vita organica che avvolge la Terra ; 2) quelle di rimbalzo, che partono dal centro della Terra dirette alla Luna.

 

L’Astrologia è la scienza che classifica e suddivide le energie in arrivo secondo la legge del settenario, e tramite i consigli di un bravo astrologo l’uomo è in grado di variare in una certa misura le proporzioni in cui esse si manifestano su di lui, al fine di neutralizzarne le correnti più nocive e sfruttare al meglio quelle propizie; questo però non implica che egli possa anche raccoglierle in qualche modo e utilizzarle consapevolmente, perché la Natura non ci ha dotati di organi in grado di farlo. Infatti le energie in arrivo non sono ancora sottomesse alle quarantotto leggi che regolano la vita terrestre, e questa è la ragione per cui noi siamo in grado di riceverle soltanto in modo passivo.
Dopo essere stata assorbita dalla pellicola della vita organica, l’energia in arrivo vi rimane imprigionata per molto tempo, esercitando sui complicati processi del metabolismo terrestre una funzione non dissimile da quella del lievito nel pane o del Sale in Alchimia.
In questo arco di tempo si trasforma, e condensandosi lentamente viene poco a poco a soggiacere alla signoria delle quarantotto leggi. Poco è stato scritto riguardo a questa parte dell’insegnamento di Gurdjieff/Ouspensky, comunemente giudicata piuttosto astrusa; in verità, per poterne parlare con cognizione di causa è necessario aver portato a termine il processo di trasmutazione interiore, e aver sperimentato personalmente la percezione dei quarantotto tipi di energia cui essi si riferivano.
Si potrà allora affermare che l’arte di percepire, intercettare e controllare le energie di rimbalzo per riutilizzarle al fine di influire sulla realtà era fondata originariamente su un sistema di quarantotto simboli, ciascuno dei quali corrisponde a una delle leggi che governano la Terra. Tutti insieme o a gruppi, possono essere combinati in schemi che illustrano le tecniche magiche di cui l’uomo si può servire al fine di modificare le proprie condizioni di vita.
A questo punto, è opportuno precisare che il significato di “simbolo” nella tradizione primordiale è un po’ diverso da quello delineato da Réné Guénon nei suoi libri. Guénon infatti, rivolgendosi a un pubblico composto soprattutto di Massoni, di Martinisti o comunque di esoteristi profondamente influenzati dalle concezioni occidentali, mirava soprattutto a istillare in loro quella “mentalità analogica” che consente di associare tra loro un certo numero di oggetti non aventi in apparenza  niente di simile e sintetizzarne il messaggio simbolico comune; per lui, insomma, il simbolo è al tempo stesso oggetto di contemplazione e generatore di “catene di analogie”. In una tale prospettiva, il significato operativo – senza peraltro disconoscerlo – passa in secondo piano.
Diverso è il senso del simbolo come viene utilizzato nello sciamanesimo, e i quarantotto simboli che ho citato si prestano bene all’esempio perché non vengono utilizzati tanto come generatori di catene analogiche quanto in sé stessi, come supporto all’operatività. Mediante la trance, lo sciamano fa quello che all’esoterista occidentale non è stato mai insegnato a fare: prende il simbolo su di sè, diventa il simbolo egli stesso. Non al brujo (sciamano), ma ai misterios (espressioni personalizzate delle “energie di rimbalzo”) spetta il compito di percorrere le catene analogiche, e spesso queste si manifestano secondo modalità che non hanno niente da spartire con la logica razionale propria dell’uomo.
Dal corpo di una ragazza che incarna la dea Muyna, il tino faivelakau (sciamano dell’arcipelago di Tuvalu, nel Pacifico Occidentale) trae insegnamenti sul cosmo che nessun collegamento razionale potrebbe mai suggerire; eppure il nesso è chiaro allo sciamano con la stessa oggettiva certezza per cui l’esoterista occidentale collega l’Aquila a San Giovanni, e di conseguenza ne fa il simbolo del potere di Dio.
Nessuna catena analogica può spiegare come fa il tino faivelakau a scatenare una tempesta baciando sul collo il piede sinistro di Muyna; potrebbe invece spiegarci perché il mago occidentale invoca San Giovanni cercando di ottenere lo stesso risultato, ma purtroppo in questo caso non funzionerà.

 

pagina 1/2
pagina successiva


I contenuti pubblicati su www.riflessioni.it sono soggetti a "Riproduzione Riservata", per maggiori informazioni NOTE LEGALI

Riflessioni.it - ideato, realizzato e gestito da Ivo Nardi - copyright©2000-2024

Privacy e Cookies - Informazioni sito e Contatti - Feed - Rss
RIFLESSIONI.IT - Dove il Web Riflette! - Per Comprendere quell'Universo che avvolge ogni Essere che contiene un Universo