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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

 

Il Quadro di Loggia della Massoneria del Marchio

di Giovanni Domma

Novembre 2025


Da quando è uscito il nostro articolo Massoni del Marchio nel sottosuolo, ci sembra che il portale del Tempio si sia aperto sui misteri che fanno del Marchio il più enigmatico e misterioso dei gradi massonici.
Non voglio dilungarmi sugli innumerevoli motivi a sostegno di questa affermazione, a partire dallo stranissimo destino che il grado del Marchio conobbe a partire dalla sua estromissione dalla Union del 1813, per passare alla sua costituzione in qualità di corpo autonomo rispetto alla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, con relativa funzione conglomerante per i perfezionamenti del remoto passato.
E da questo, un altro mistero: la funzione del Marchio nella riscrittura modernista dei suddetti perfezionamenti, - da cui la domanda: come mai René Guénon - che ne era senz’altro al corrente - scrisse a Julius Evola che alla legittimità dei gradi azzurri va aggiunta quella dei gradi inglesi di Mark e Royal Arch? Come mai annoverò esplicitamente tra i gradi massonici regolari quel Marchio che, dal suo punto di vista, era il veicolo della controiniziazione in Massoneria?
È un peccato che i miei eredi nella reggenza del Marchio nel GOI (ovvero, del Marchio che fa riferimento alla Gran Loggia del Marchio francese) non siano culturalmente all’altezza per affrontare e sviluppare questi temi, paralizzando un lavoro che Mansuino ed io ci eravamo riproposti di attuare su tempi molto lunghi.
Miei cari lettori, io non so se nella mia vita ho fatto poco o molto, ma quello che ho fatto l’ho fatto col cuore.
Dopo aver introdotto il Marchio e i suoi ordini laterali nella Massoneria italiana, ho lavorato alla reintegrazione nel corpo massonico italiano dei riti di Installazione del Maestro Venerabile, alla corretta comprensione del concetto di Massoneria in Quattro Gradi ed alla diffusione dei perfezionamenti del grado di Compagno.
Ora il mio impegno è concentrato sulla Gran Loggia del Marchio in Italia ed Europa, della quale sono Presidente e Gran Maestro. Con essa, speriamo di ovviare alle lacune che fanno dell’Italia - una delle più antiche nazioni massoniche del mondo - anche una … nazione massonica del Terzo Mondo, perlomeno dal punto di vista del Marchio, assurdamente ancora oggi semisconosciuto.
È davvero incredibile che questo storico perfezionamento, considerato nella muratoria britannica fondamentale, non abbia ancora raggiunto da noi tutto lo splendore e la maestà che gli sono dovuti; che le Logge del Marchio istituite fino ad oggi non abbiano ancora trovato un’unità organica, in un unico Corpo Rappresentativo e Amministrativo; che ancora si debba dibattere a riguardo della regolarità delle loro successioni e dei loro lavori; e che nulla sia stato scritto (salvo le eccezioni del libro mio e di Mansuino, e di questa rubrica) a riguardo della ricchezza del corpo teorico del Marchio, grado contro l’individuazione, ed a sostegno dell’umiltà e della perizia architettonica dei Fratelli.
La Gran Loggia del Marchio in Italia ed Europa è oggi aperta ad accogliere tutti i Massoni italiani, senza alcuna discriminazione di genere, ordine o obbedienza: chiunque sia un Maestro regolarmente creato può avere da noi il suo Marchio, e praticare con noi questo grado meraviglioso, apprendendone i tesori.
Però, per intraprendere il percorso del Marchio, gli occorrerà un approccio un po’ diverso da quello che gli è stato chiesto per ascendere lungo la scala dei gradi azzurri: gli occorrerà un approccio operativo.
L’operatività massonica prende le mosse dal progetto originale del Tempio, ovvero dal Quadro di Loggia; e quest’ultimo, nel Marchio, è significativamente diverso da quello in uso nella Massoneria azzurra.
Naturalmente, mi auguro che sia inutile dirlo, questo non significa che il Tempio del Marchio sia diverso; quello che, invece, differenzia l’uno dall’altro tutti i gradi e i perfezionamenti massonici è il codice nel quale il percorso dell’edificazione viene descritto e trattato. Ciascuna specializzazione rituale pone l’enfasi su un dato aspetto, e tutte concorrono al piano del Grande Architetto dell’Universo.
Nel Quadro di Loggia del Marchio, più grande è il numero degli elementi che lo compongono; non diversamente da come (non sto riferendomi ai regolamenti in vigore presso i vari Ordini, bensì al dato tradizionale) per alzare le Colonne di una Loggia azzurra occorrono sette Fratelli, mentre per fondare una Loggia del Marchio ce ne vogliono quindici.
La storia del Marchio registra la presenza di svariati modelli di Quadro di Loggia; quindi, proprio come il rituale odierno configura la confluenza e la fusione di diverse linee iniziatiche, così anche il Quadro di Loggia attualmente in uso è somma e sintesi di diverse raffigurazioni.
Sebbene in passato - soprattutto in quell’incontrollabile galassia che comprendeva le Logge Indipendenti e le Logge Viaggianti - fossero in uso Quadri di Loggia da ventisette simboli, oggi il numero si è assestato all’incirca a ventuno; e ventuno sono i simboli che provo a prendere rapidamente in considerazione - molti di essi ispirati da ornamenti, gioielli ed attrezzi del grado, ovvero dai corrispondenti insegnamenti massonici.
Innanzitutto, nessuna Loggia può aprire regolarmente i lavori se prima non viene aperto il Libro Sacro, o Libro della Legge Sacra: la fonte della luce spirituale, senza la quale nessuna opera dell’ingegno umano sarebbe possibile.
Il Libro Sacro è anche il simbolo della Verità, intesa come espressione di fede, e non in senso dogmatico o autoritario: è noto come ad ogni Fratello sia concesso di identificare il Libro con il Dio della propria religione, o coi valori laici in cui crede, e questo fu il motivo principale che chiamò alla Massoneria del Marchio grandi uomini come Oscar Wilde (1854-1900).
Un buon esempio di quanto le corrispondenze ermetico-alchemiche siano fondamentali in Massoneria ci viene dal simbolo dell’Occhio Onniveggente, del quale spesso viene sbrigativamente tracciata la corrispondenza con Dio, o tuttalpiù, con la vigilanza di Dio sul Creato; ma non si fa caso al Triangolo che circonda l’Occhio, ovvero alla modalità ternaria che definisce lo spaziotempo, che caratterizza questa particolare raffigurazione di Dio come un Dio immanente - non un Dio trascendente il creato, ma un demiurgo che agisce nel creato tramite il Suo sguardo, apportatore di energie di trasformazione (nonché della coscienza, della vigilanza e della giustizia che sovrastano e guidano le manifestazioni attive del Maestro del Marchio).
Un terzo simbolo è lo Scalpello, che è per eccellenza lo strumento di sgrossamento, e per questo viene associato all’educazione; e, nella Massoneria azzurra, alla Luce che all’educazione è associata, ovvero la Bellezza.
È infatti lo Scalpello lo strumento di precisione che fa emergere dalla Pietra Grezza le varie forme di linearità al suo interno celate, analogamente a come il lavoro massonico riporta alla luce le virtù, lo spirito e la conoscenza dell’uomo.
Nel Marchio, lo Scalpello è particolarmente importante, perché è la penna con cui il Marchio viene tracciato, incidendo nei meandri della nostra anima un percorso per la conoscenza e l’intelligenza.
Il Maglietto che batte lo Scalpello è la costanza, la volontà, la forza nell’azione, la possibilità donata all’uomo di trasformare tanto la materia esterna quanto la propria materia interiore.
L’uso dell’accoppiata Scalpello-Maglietto consiste nella rimozione fisica delle asperità che ostacolano e deviano la circolazione energetica della Pietra, nonché le impediscono di saldarsi armoniosamente con le altre: possiamo dunque accostarlo all’utilizzo illuminato della Ragione, che guida la Massoneria tanto nelle delicate armonie mozartiane quanto nelle battaglie civili, nel perenne dovere di testimonianza.
Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva il discepolo che Gesù amava (Giovanni), quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce?”.
Pietro dunque, vedendolo, disse a Gesù: “Signore, e di lui che sarà?”, e Gesù gli rispose: “Se io voglio che egli rimanga fino al mio ritorno, a te cosa importa?” (Giovanni 21: 20-22).
Un altro strumento a questi strettamente associato è il Filo a Piombo, usato dagli operativi per stabilire la verticalità, simbolo della rettitudine dei pensieri e delle azioni.
È anche da notare che è l’unico strumento a procedere dall’alto verso il basso, essendo agganciato alla volta del Tempio in corrispondenza dell’Altare; in questo senso configura il legame tra il Cielo e la Terra, anzi taoisticamente tra il Cielo, la Terra e l’Uomo.
C’è chi preferisce intendere questo legame in termini religiosi - il Signore che benedice il suo gregge, la pia adunanza dei Massoni - o, in termini teurgici, la discesa dell’influenza spirituale; però il Filo a Piombo non è certamente un simbolo soltanto teista, perché l’idea di rettitudine intesa come elevazione può essere anche applicata fruttuosamente al campo morale - ed anche se vogliamo rimanere nell’ambito della terminologia esoterica, l’ipotesi di un Io reale guidato dall’influenza degli stati superiori dell’essere non necessita, né filosoficamente né … tecnicamente, dell’apporto di alcun Dio.
Tanto il Filo quanto il Piombo che compongono questo attrezzo presentano, inoltre, la caratteristica di resistere ai venti - il Filo perché su di esso non hanno presa, il Piombo perché è pesante.
Allo stesso modo colui che pratica la rettitudine, e si oppone allo strapotere della ricchezza e alle passioni, si ritroverà inevitabilmente al centro di tempeste di invidie e calunnie, alle quali resisterà con un leggero sorriso di compatimento.
La Cazzuola è, in un certo senso, il contrapposto della divina solitudine del Filo a Piombo: tutto in lei è concretezza, azione diretta sulla materia, densità e coesione.
Come ci possono confermare i muratori operativi, lo spargere il cemento con la cazzuola è un atto d’amore.
Il cementare le Pietre dell’Opera ne garantisce la coesione, creando tra loro un legame che ha buone possibilità di diventare Eterno; come avviene nei più venerabili esempi dell’Arte Sacra, dalle Piramidi alle Cattedrali.
Da questo potremmo azzardare che, come il Filo a Piombo attesta il legame con l’Assoluto nello spazio, la Cazzuola lo fa nel tempo; e che entrambi i simboli uniscono i loro significati nei legami di affetto che legano tutti i membri della comunione massonica nel mondo.
La Scala di Giacobbe (secondo alcune tradizioni, a dodici gradini; secondo altre, a sette) è il simbolo che porta questa unione a un’ottava superiore.
Su questa Scala che unisce la terra al cielo, il patriarca biblico vede gli Angeli scendere e salire (ecco un altro richiamo alla dottrina degli stati molteplici dell’essere), ed il Fratello ascende ad uno stato superiore di conoscenza (in alcune forme rituali, l’ascesa da un gradino all’altro è premiata con doni simbolici di beni, che rappresentano la conoscenza nella sua forma incarnata e vivificante - grano, vino, olio, eccetera).
Nel Rito Scozzese, l’ascesa lungo la Scala è associata alle Arti, la discesa alle Virtù; e questo ci mostra come ai concetti di ascesa e discesa possano essere sostituiti esteriorizzazione ed interiorizzazione, e come la pratica di entrambe sia necessaria al Massone per raggiungere la completezza.
Un altro simbolo ricollegabile tanto al tempo quanto al ternario è il Regolo da Ventiquattro Pollici, che rappresentano le ventiquattro ore del giorno.
Il Massone, simbolicamente, le deve dividere in tre periodi: otto ore per il lavoro, otto per il riposo, otto per fare il bene (c’è chi specifica ad un Fratello in difficoltà; ma è prevalente il riferimento alla beneficenza verso i poveri e gli ammalati, un campo nel quale l’Istituzione massonica giganteggia in segreto).
La successione dei simboli come li sto presentando è tradizionale, e non è un caso che la Squadra e il Compasso vengano insieme al Regolo, come simboli di pianificazione.
La Squadra, i cui angoli sono fissi ed immutabili, è anche un simbolo di disciplina. Rappresenta quelle regole che fanno il buon cittadino e il buon Massone, armonizzando i nostri comportamenti con la virtù.
Il Compasso, con la sua progressiva apertura, ci parla di crescita e acquisizioni, ma traccia anche quei limiti che - sebbene espandibili progressivamente di diametro - ci rammentano che un confine alla nostra libertà esisterà sempre.
La loro presenza, tuttavia, non è per il Fratello un ostacolo, ma anzi costituisce un elemento non rinunciabile della sua crescita interiore; in quanto ci sprona a collocarci nel centro del cerchio, per armonizzare sempre meglio le esperienze e le conoscenze che ci circondano, e ci compenetrano, ad ogni istante.
L’uno sull’altra, il Compasso e la Squadra ci indicano la via dell’equilibrio tra materia e spirito.
La Clessidra non è uno dei simboli massonici più amati, perché pone un termine ultimo al fluire del tempo, richiamandoci ad usare sempre il tempo saggiamente, a non perderlo e a non buttarlo via.
Ma testimonia anche della compiutezza del ciclo della vita, e di come il costante convertirsi del futuro in passato possa diventare una forza, attraverso la nostra capacità di concentrare, apprendere e rielaborare.
La Corda e l’Ancora: altri simboli poco noti, la cui presenza nel Quadro di Loggia del Marchio potrebbe risultare scarsamente comprensibile a chi ignori lo stretto rapporto di fratellanza che lega il Marchio alla al Royal Ark Mariner, con il diritto concesso ai Maestri del Marchio di praticare anche la maestranza noachita, e di trasmetterla ai Fratelli.
Il Maestro Noachita è tanto carpentiere navale quanto marinaio, nel più genuino spirito dell’antico compagnonaggio, e conosce i segreti per condurre la nave della vita (o dell’umanità) ad un porto sicuro.
La Livella è un simbolo dell’Uguaglianza. Molto spesso, oggi, questo valore viene messo in discussione, associandolo a significati che non erano assolutamente presenti nella visione di chi lo ha formulato.
È un insulto all’intelligenza il supporre che qualcuno possa considerare le persone uguali tra loro nell’indole, nelle scelte di vita, nei meriti personali, eccetera. Sono invece (o dovrebbero essere) uguali nei diritti e nei doveri, e nel rispetto che tutti meritano indiscriminatamente. E siamo uguali anche in quanto tutti condividiamo lo stesso percorso - nascita, vita e morte - e non si può mai affermare definitivamente quanto un uomo sia stato degno di aver vissuto, fino al momento in cui non esala l’ultimo respiro.
L’Ascia ci offre un’altra occasione di riflettere sui legami tra la Massoneria e gli altri cammini artigiani, ancora una volta facendo riferimento alla carpenteria.
Un tempo, era anche il terribile strumento delle esecuzioni, e gli è rimasto il valore di simbolo di giustizia.
Nel Marchio viene tradizionalmente riferita al Secondo Sorvegliante, in quanto esecutore degli ordini ricevuti; non in uno spirito di asservimento, ma in un clima di attiva partecipazione al lavoro collettivo.
Vediamo infatti punito l’operaio che pretende il salario senza averlo guadagnato, punizione esemplare che richiama all’osservanza dei propri doveri; ed è analoga anche al lavoro di potatura nei confronti dei propri difetti, che il viandante esoterico deve costantemente esercitare per poter progredire.
Gli ultimi simboli del Quadro di Loggia possono essere collocati, con maggiore evidenza rispetto agli altri, nell’area in cui l’astrazione compenetra forme ed oggetti della realtà materiale.
Il Triangolo Equilatero è l’emblema del ternario, dello spaziotempo, del correre della vita inteso nel senso di processo - ed è significativo che, nel Marchio, tali valori siano associati all’approvazione del Maestro nei confronti del lavoro che gli viene proposto, come a voler testimoniare la concezione ottimistica che sta alla base della Massoneria: l’esistenza intesa come processo di elevazione e redenzione.
È fin troppo ovvio il collegamento del Triangolo con le Tre Luci, Sapienza Bellezza e Forza; e anche con gli altri storici ternari espressi dalla Massoneria in campo politico e filosofico - Libertà, Uguaglianza e Fratellanza, Pensiero, Parola e Azione, eccetera.
Il Codice, o Cifrario. Viene riconosciuto dagli storici dell’Istituzione che la Massoneria del Marchio fu una fonte di elaborazione di linguaggi segreti.
Quello che è noto come alfabeto massonico - oggi caduto in disuso, ma che tanta parte ebbe nel remoto passato, quando il lavoro a sostegno delle spiritualità alternative esponeva a gravi pericoli - trasse la sua origine dai settecenteschi alfabeti del Marchio.
Oggi i tempi sono cambiati, anche se il ritorno di un po’ dell’idealismo di allora non sarebbe sgradito (come pure, il riconoscimento di ciò che la Massoneria ha fatto per la libertà); però in altre cose si assomigliano, in quanto anche oggi assistiamo all’adozione di nuovi codici espressivi - dai linguaggi di programmazione allo sviluppo di tecniche più incisive di comunicazione mediatica.
Si va anche diffondendo la consapevolezza della loro reciproca relatività, nonché la necessità del saperli tradurre l’uno nell’altro; ed anche su questi temi, lo possiamo dire, la Massoneria è sempre stata pioniera.
Veniamo ora alla Pietra Grezza, alla Pietra Cubica ed alla Chiave di Volta: tre … signori simboli, ai quali ho già avuto modo di accennare in articoli recenti, il cui significato è troppo vasto perché poche righe di questo articolo possano rendergli giustizia.
La loro collocazione nel Quadro di Loggia ha soprattutto il significato di attirare l’attenzione sul rituale di avanzamento al Marchio; laddove i loro reciproci rapporti vengono sottilmente enunciati - per chi sappia leggere tra le righe - forse in modo più esauriente che in qualunque altro rituale della Massoneria.
Inutile poi specificare che, se le prime due Pietre costituiscono il centro del simbolismo azzurro, la Chiave di Volta - manifestazione del principio unificatore - è soprattutto orgoglioso patrimonio del grado del Marchio; e conto di ritornare su di essa nella chiusura di questo articolo.
Il simbolo del Raggio di Sole, tra i più inspiegabilmente trascurati del patrimonio massonico, presenta anche la curiosa caratteristica di essere unico di cui si conosce l’inventore. Fu infatti Akhenaton (1375-1334 a. C- circa), il Faraone scissionista che spostò la sua capitale ad Amarna, a prelevarlo dal culto delle precedenti divinità solari, ed a farne il simbolo principale della nuova religione (se il termine è adatto) da lui fondata, che era incentrata sul culto esclusivo del Sole.
A questa pagina di storia viene oggi riservata grande attenzione, perché il culto di Aton è considerato un passo importante nel transito dell’umanità dal politeismo al monoteismo.
In realtà le cose non sono così semplici, perché anche in molti presunti politeismi gli dei erano considerati manifestazioni di una sola energia creatrice; però è senz’altro vero che Akhenaton pose sull’idea di unità un’enfasi mai vista prima, calcando sul concetto che fosse rappresentata dalla persona del Faraone - e proprio questo ci mostra come il simbolo del Raggio di Sole non sia da associare soltanto alla forza vivificante della natura, ma anche alla figura umana intesa come simbolo della creazione tutta; nonché alla nostra possibilità di evolvere alla luce dell’iniziazione che illumina il cammino, o della conoscenza che dissipa le tenebre dell’ignoranza.
Nelle versioni più elaborate del Quadro di Loggia del Marchio sono anche raffigurati momenti dell’Edificazione del Tempio, e la scrittura ebraica che significa: La Pietra che i costruttori hanno rigettato è diventata Pietra Angolare (Salmo 118: 22).
Abbiamo recentemente avuto occasione di riflettere su questo versetto in un articolo, ma non viene detto mai abbastanza su quello che è uno dei motti massonici più suggestivi e psicologicamente potenti - parabola muratoria che è anche la parabola dell’anima umana.
Ciascuno di noi è Pietra scartata nella misura in cui è imperfetto; ma quello che gli uomini scartano, il Cielo lo riconosce, e dall’energia profusa per migliorarsi sorge il miracolo della trasmutazione interiore.
Sono i dolori, le avversioni, le frustrazioni, le diversità, la solitudine a fare la persona grande; o per meglio dire, a fare della sua Pietra una Chiave di Volta, che non è necessariamente la più bella e la più simmetrica, ma può reggere qualunque peso - è la sua fatica che dà il senso all’intera opera.
Come notammo fin dalle prime parole del nostro libro Massoneria del Marchio, è proprio il grado del Marchio - sebbene, paradossalmente, sembri tributare al Fratello un onore individuale - il più mortale nemico dell’individuazione intesa come egoismo; perché il vivere la tragedia della Pietra scartata e recuperata impone di comprendere che il valore dell’individuo non è nell’apparenza, ma nella spiritualità.
Soltanto di recente è stato messo in luce il legame tra la Chiave di Volta ed il Marchio di Caino, del quale Mansuino ed io fummo i primi a parlare in Italia, nel nostro libro Massoneria del Marchio.
Tra tutte le antiche famiglie di rituali del Marchio, quella del Cain’s Mark era la più profondamente immedesimata tanto nella mitologia biblica quanto nella spiritualità ermetica più in generale; infatti Caino non fu soltanto il primo Muratore, il primo assassino ed il primo reietto, ma anche il primo essere umano a ricevere il Marchio (Genesi 4: 15).
Questo Marchio, impressogli direttamente da Dio, non era una punizione ma una protezione; era proprio la sua presenza ad attestare la possibilità della reintegrazione - termine teurgico che sentenzia il passaggio all’atto delle potenzialità di ordine interiore.
Nelle Cain’s Lodges, ancora di più che nel rituale iniziatico di oggi, la riabilitazione del rifiutato ne era il tema centrale, ed il versetto Salmo 118: 22 assurgeva al valore di una vera e propria formula magica, per convertire il dolore del respingimento nel punto di partenza del percorso di reintegrazione.
In alcune versioni del Cain’s Mark, una Chiave di Volta veniva posta sopra la Pietra Grezza con la seguente frase, pronunciata dal Maestro Massone (in molti riti del Marchio, figura equivalente al Maestro Venerabile):
Quello che è stato scartato, io lo assumo. Quello che è stato ignorato, io lo consacro. Che la Pietra del Dolore possa diventare la Pietra della Forza (il candidato, poi, riceveva il Marchio).
Un mondo ancora da esplorare è quello del simbolismo alchemico che si rispecchia nel grado del Marchio in generale, e nel Cain’s Mark in particolare; che non ha niente da invidiare alle grandi massonizzazioni delle scuole ermetiche nel settecento, delle quali la più celebre fu quella della scuola napoletana.
Citando soltanto i simboli più fondamentali: la Pietra Grezza corrisponde alla Prima Materia, il Maglietto e lo Scalpello al Solve et Coagula, il rigetto del Candidato all’Opera al Nero, il suo riesame all’Opera al Bianco, la concessione del Marchio all’Opera al Rosso.
Non credo che di aver fatto male a chiudere l’articolo con questi accenni, fatalmente aperti e incompiuti, ma che segnalano ai Fratelli i sentieri da percorrere per penetrare i misteri del nostro grado.


  Giovanni Domma

 

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