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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

 

Leo - Un breve romanzo iniziatico

di Alessandro Troisi e Daniele Mansuino

Novembre 2017

 

Il romanzo Leo, frutto di un bel ping pong di documenti word tra Alessandro e Daniele, è uscito per Leucotea nella collana Biblioteca delle Soluzioni.

Perché lo abbiamo intitolato così? Alessandro dice: un po’ per tributo al gran genio di Leonardo, membro tra l’altro dell’Accademia degli Svegliati (e inventore della sveglia), e ancora di più perché Leo è la costellazione del Leone, e la stella più luminosa del Leone è Alpha Leonis, che si chiama Regolo e cioè Piccolo Re, ed esprime l’idea di Via Regale, e che cos’è la Via Regale se non la ricerca della Pietra Filosofale, ecc. ecc. ecc.

Leo - Un breve romanzo iniziatico di Alessandro Troisi e Daniele MansuinoMa soprattutto perché Leo è il nome del protagonista, un ragazzo la cui personalità ricorda il Demian di Hermann Hesse: allegro e malinconico nello stesso tempo, curioso dei segreti della natura, ricco nel cuore di armonia, bellezza e speranza.

Proprio come Demian, anche Leo ha un grosso problema, che possiamo introdurre citando il famoso incipit di Twilight Zone:

 

C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce. È senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità: è la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere.

È la regione dell’immaginazione: una regione che si trova ai confini della realtà.

 

La facoltà immaginativa dell’uomo è collegata tanto alle realtà oggettiva, cui si ispira, quanto alla nostra sensibilità individuale. Costituisce una parte fondamentale del processo della conoscenza, ma pochi sono in grado di utilizzarla nel modo migliore: imparando cioè a sfruttare la sua divina facoltà di creare nuovi mondi.

Leo sta lì, sulla soglia. Ha scoperto di essere molto dotato nel percepire la quinta dimensione, ma non capisce né cosa sia né cosa ci si possa fare, e ne ha un po’ di paura.

In questo assomiglia a tanti giovani della sua età: governati dai loro sogni, ma nello stesso tempo consapevoli che quello dei sogni è un mondo pericoloso.

Gli capita talvolta di vivere esperienze che non sa spiegare, e che gli creano turbamento. Col tempo, riflettendoci, intuisce che rappresentano un’importante aspetto della sua personalità, e che quindi andrebbero vissute con maggiore naturalezza; però non ci riesce, perché proprio non le riesce a capire.

In effetti non è facile gestire i momenti in cui i nostri sensi si staccano dalla realtà fenomenica, rendendoci testimonianza del cosiddetto mondo sovrasensibile. In qui momenti, anche soltanto mantenere la calma e l’obbiettività mentale è già complicato; figuriamoci poi il comprendere, il catalogare, il metabolizzare i messaggi che giungono a noi da quella misteriosa realtà amplificata.

Per il momento Leo si adatta a vivere, in qualche modo, a cavallo tra due mondi. Da un lato accoglie e fa suoi i buoni insegnamenti che gli arrivano dai genitori, dalla scuola, dalla chiesa; dall’altro non può fare a meno di sapere che la realtà è molto più relativa di come gli viene presentata, perché l’altro suo mondo - per quanto in apparenza effimero, dato che la sua percezione va e viene - gli sembra, per certi versi, altrettanto (se non addirittura di più) reale del primo.

La sua crisi non deriva soltanto dall’impossibilità di conciliare i diversi livelli del suo essere, ma anche dal fatto di essere solo, di non potersi confrontare con qualcun altro che abbia vissuto le stesse esperienze. Questa è la fonte primaria dei suoi conflitti e della sua voglia di imparare.

Verso la fine dell’adolescenza, la ricerca di sapere e la necessità di comprendere si fanno sentire ancora di più, e per questo incomincia a viaggiare: senza una meta, ma in cerca di risposte.

Sarà proprio nel corso di un viaggio che gli accadrà di incontrare Giovanni, il maestro che lo aiuterà a fare chiarezza. Il loro incontro avviene in un luogo che era un tempo consacrato ad Iside, e si direbbe che in qualche modo la Dea favorisca la loro comunicazione con l’invio di buone energie.

Nel personaggio di Giovanni abbiamo cercato di riprodurre (nel nostro piccolo!), l’immagine di Socrate. Anche lui, come il grande filosofo, segue il metodo di istruire i giovani tramite la maieutica: l’arte di estrarre fuori dalla loro anima ciò che già era presente, ma che per qualche motivo non riuscivano ad esprimere da soli.

Anche a Leo accadrà così, ed al termine del loro breve intercorso il processo di riordinamento del suo contraddittorio mondo di luci ed ombre sarà avviato.

Giovanni è anche un po’ la sintesi del tipo di ricerca che Alessandro e Daniele stavamo conducendo, secondo approcci diversi, nel periodo in cui hanno scritto il libro.

Alessandro, dopo essersi concentrato per tanti anni sullo studio della qabbalah (ed aver saziato la sua vanità tenendo alcune conferenze sull’argomento), sentiva il bisogno di approfondire e sviluppare il rapporto che la pone in contatto con gli aspetti collettivi dell’esperienza umana.

Quanto a Daniele, ormai da più di sette anni si è fissato sul tema dell’organizzazione esoterica che domina il mondo; rendendosi conto, ogni giorno di più, di quanto il mondo dell’esoterismo sia impreparato ad affrontare l’emersione di questa misteriosa entità dalle nubi del segreto.

È vero che l’idea di una società segreta operante in tutto il mondo, nota agli uomini con molti nomi a seconda dell’epoca e del luogo, è stata sempre presente nella storia delle discipline occulte; ma riguardo alla sua natura, gli esseri umani se la sono di volta in volta figurata in modi molto diversi, oscillanti da prospettive complottiste o sociopolitiche al concetto di un eggregore di origine extraterrestre o semidivina.

Questi enigmatici Rosacroce, o Superiori Sconosciuti, o come li vogliamo chiamare, hanno anche una visione più ampia della nostra dei grandi cicli della storia, che almeno in parte controllano, e talvolta - per motivi solo a loro noti - fanno oculatamente filtrare piccoli frammenti delle loro sterminate conoscenze nel mondo profano.

Pensiamo per esempio al mito classico delle ere dell’uomo, di cui Esiodo trattò diffusamente ne Le opere e i giorni: una remota Età dell’Oro a cui sarebbero seguite quelle dell’Argento, del Bronzo e del Ferro.

E poi ancora alla dottrina indù dei cicli cosmici, alla quale probabilmente lo stesso Esiodo si era ispirato: nella quale il succedersi degli yuga o juga, cioè dei gioghi, scandisce il progressivo decrescere dei valori fondanti dell’umanità verso un periodo di morte.

Ma anche nei momenti più tenebrosi, contro le difficoltà del genere umano si erge invincibile il baluardo dell’iniziazione: del ricongiungersi all’antica sapienza che fu appannaggio degli uomini quando erano meno sedotti dalla materialità e dall’egoismo, quando ancora sentivano di essere parte di un tutto…

Noi amiamo questa visione, sospesa tra oscurità e Illuminismo; ed abbiamo cercato di recuperarla per presentare ai lettori di Leo, sia pure in forma molto soft, in che modo i grandi temi dell’esoterismo si riflettono sulla nostra vita di tutti i giorni.

Così, nella seconda parte del libro, Giovanni e Leo vanno a visitare uno dei più belli e sconosciuti parchi tematici italiani: il Sacro Bosco di Bomarzo.

Questo antico e bellissimo giardino fu realizzato da Pierfrancesco Orsini (membro della celebre famiglia che diede ben due papi e trentaquattro cardinali alla Chiesa), che lo aveva concepito alla stregua di un teatrum mundi, o Teatro della Sapienza: una raffigurazione del mondo e delle prospettive occulte che si celano dietro agli eventi.

All’ingresso, due Sfingi accolgono i visitatori con questi moniti:

 

CHI CON CIGLIA INARCATE ET LABBRA STRETTE NON VA PER QUESTO LOCO, MANCO AMMIRA LE FAMOSE DEL MONDO MOLI SETTE

e

TU CH’ENTRI QUA PON MENTE PARTE A PARTE, ET DIMMI POI SE TANTE MARAVIGLIE SIEN FATTE PER INGANNO O PUR PER ARTE.

 

Subito dopo le Sfingi un terzo monito, QUE TROVARETE MOSTRO, che potremmo tradurre: Io posso mostrarvi solo quello che vi sforzerete di trovare; quindi, se volete sapere, indagate.

Infatti, il Sacro Bosco è un vero e proprio condensato di simboli e informazioni che rimandano alla Filosofia Naturale. Potremmo quasi affermare che il suo scopo era, ed è tutt’oggi, quello di avvicinare il visitatore alla comprensione del divino partendo dalla sua emanazione: il creato.

Quello che è in basso è come quello che è in alto, quello che è in alto è come quello che è in basso; soltanto allora si comprende che tutto è uno.

Mentre i due amici passeggiano nel verde, Leo cerca di decifrare il senso delle misteriose statue di pietra che li contornano da ogni parte; e nel frattempo, i misurati discorsi di Giovanni lo riconducono - senza che quasi lui se ne accorga - alla sua infanzia.

Allora le storie bizzarre che suo padre gli raccontava prima di andare a dormire riemergono alla coscienza, acquistando magicamente un nuovo senso e colori ancora più vivi. Soltanto ora riesce a intuire il vero significato di quei racconti, rendendosi conto che avevano rappresentato per lui una prima istruzione.

Giovanni gli dice: apri la mente, equilibra tra loro la ragione ed il cuore. Ricordati sempre che tutt’un altro mondo al di là dei sensi è a tua disposizione, anche se la maggioranza della gente ha perso la capacità di apprezzarlo.

E non avere mai paura di pensare con la tua testa, e di capire; ed allora scoprirai che sei in grado di aprire una finestra sull’Universo, guardando ai suoi misteri non nel solito modo pigro che tutti usiamo abitualmente, ma da una nuova prospettiva - da un punto di vista più penetrante ed elevato.

È tipica di questo processo la descrizione della Casa Pendente che Leo incontra a un certo punto mentre cammina nel Bosco: in apparenza sembra una comune casetta, però è storta, come se da un lato avessero ceduto le fondamenta.

Man mano che lui si avvicina, quella visione gli suscita un senso di vertigine, quasi di nausea. Arriva al punto di perdere l’equilibrio, e gli viene da chiedersi: sono storto io o è storta la casa?

Ci si può entrare. Leo sale al piano di sopra, e - cosa strana! Dopo pochi passi il senso dell’equilibrio è ristabilito: ora gli pare di star ben dritto, e che la casa non penda più.

Allora la domanda se fosse storto lui o la casetta si muta in un’altra: non è che, fino ad oggi, avevo guardato al mondo con punti di riferimento sbagliati?

Si affaccia alla finestra, e ad una certa distanza vede le statue che aveva incontrato subito prima. Passando dinnanzi a loro, aveva pensato che fossero delle Erme (antichi pilastrini sormontati da una testa scolpita); eppure, viste da quell’altezza, sono diventate… delle fioriere!

Giovanni gli spiega: Quando ritrovi il tuo equilibrio in una posizione più elevata, la realtà cambia. Quando avrai portato a termine la ricomposizione della tua personalità ad un livello più alto, ti lascerai per sempre alle spalle il mondo delle apparenze; e da allora, né la vita né la morte avranno più il potere di farti paura.

Soltanto dalla Casa Pendente in avanti Leo comincerà veramente ad intravvedere la verità; e la stesura del libro ha segnato in quel punto un bell’impasse, perché Daniele crede che la verità non esista ed Alessandro sì. Alla fine, dopo un lunghissimo e frenetico scambio di documenti word, abbiamo deciso di prendere per buone entrambe le possibilità.

Un ultimo aspetto notevole di Leo è che si può leggere in tre modi, o per meglio dire: a tre livelli di comprensione diversi.

Un ragazzo molto giovane o una persona inesperta di esoterismo, ne coglieranno probabilmente soprattutto il senso letterale (o narrativo), godendosi le piccole immagini di colore e di pace che nelle sue pagine abbiamo sparso; invece, se il ragazzo è un po’ più grandicello o se il lettore adulto è un po’ più problematico, faranno pausa a riflettere sui tanti concetti filosofici che abbiamo inserito per aiutarli a far da ponte tra l’universo esoterico e la realtà.

Ma il terzo modo, il più importante, è quello che riesce a penetrare il segreto delle parole. Perfino i nomi che abbiamo dato ai vari personaggi - Leo, Giacomo, Giovanni, Prisca, ecc. - hanno un senso nascosto; e così pure i tempi della narrazione, che qua e là si dilata o si restringe in modo strano.

Suonano anche piuttosto strane certe parole desuete che abbiamo infilato a tradimento nel bel mezzo di questa o quella descrizione: per costringere il lettore a fermarsi un attimo, perché possa sempre ricordarsi che un senso nascosto c’è.

Oddio, non vogliamo dire che Leo non abbia anche dei difetti. Però, credeteci: a raggiungere l’obbiettivo di magnetizzare il lettore su di esso ci siamo riusciti, e ce ne siamo resi conto fin dalle prime letture …forzate che abbiamo inflitto a parenti e amici. Per quanto si tratti di una storia breve e semplice, la leggevano e la rileggevano, e ci dicevano: mi sembra sempre che mi sia sfuggito qualcosa…

Che dire di più? Beh, che ci siamo divertiti un mondo a scriverlo, e che miracolosamente la nostra amicizia è sopravvissuta.

Ed un’ultima cosa non l’abbiamo detta noi (altrimenti non l’avremmo riportata, perché siamo due ragazzi modesti): l’ha messa in quarta di copertina l’Editore, persona avidissima, che pur di vendere qualche copia scriverebbe qualsiasi cosa:

 

Pochi libri hanno come questo il dono di spingersi a fondo nei segreti della scienza ermetica in modo semplice e discorsivo, indicando al lettore - in modo neanche troppo velato - un cammino di iniziazione.

 

Ricordate che è sempre possibile seguire su fb la pagina “Leo - un breve romanzo iniziatico”, dove potrete trovare news e appuntamenti con gli autori per future presentazioni.

 

  Alessandro Troisi e Daniele Mansuino

 

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