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Sul Sentiero

Anonimo - novembre 2007
capitolo 18 -
La Coerenza: il “dire” e il “fare”
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La Coerenza: il “dire” e il “fare”

 

Sul Sentiero la Coerenza può essere definita come la tensione ad allineare i tre corpi (fisico, emotivo, mentale). In tale prospettiva, aspireremo, nel nostro vivere quotidiano, anche in quello apparentemente routinario e “banale”:

  • all’integrazione della personalità;

  • al collegamento, quanto più costante possibile, con il Sé superiore.

La sostanza dell’anima è amore, in senso attivo e, appunto, “coerente” con le azioni: se è l’anima a dominare l’io, il dire diventa fare e il fare diventa “opera d’amore”. Il sentimentalismo emotivo, con il quale spesso l’amore è confuso, è fiacco e soggetto a variazioni umorali, poiché legato alla precarietà dell’io; l’Amore è la Forza e la Legge del nostro universo: attuandolo a tutti i livelli, evolviamo e favoriamo l’evoluzione.

Chi intende percorrere il Sentiero, sa che il suo dire dovrà aderire al suo fare, pena:

  • la mancanza di credibilità del suo percorso spirituale;

  • la ricaduta nel mondo brancolante dei profani.

Egli svilupperà, con quotidiana vigilanza, una dote poco diffusa: la Coerenza.
La Coerenza rende riconoscibile una personalità matura e integrata; dà all’agire una sicura validità morale e una maggiore efficacia pratica, poiché:

  • il fuori e il dentro coincidono armoniosamente;

  • l’individuo pensa e quindi fa con modalità sintetiche e inscindibili, aderendo ai propri più alti valori.

La Coerenza non va confusa con la rigidità o con l’inflessibilità, che ne costituiscono la degenerazione, gli aspetti “caricaturali”, poiché non illuminati dalla sapienza dell’Amore.
Per l’uomo sul Sentiero essa è la rispondenza costante e gioiosa alla voce dell’anima, riconosciuta come la sola vera guida. Egli sa che la coerenza richiede l’educazione di una Volontà salda, sorretta dall’Etica e perennemente direzionata al Fine.
Per intraprendere realmente la Via che porta alla resa della personalità all’anima è necessario focalizzarsi sulla Meta. Essa appare all’aspirante ormai “pronto” come l’unico obiettivo degno di essere perseguito, al quale subordinare tutti gli altri. Così lavoro, piaceri, successi mondani perdono attrattiva e vengono riconosciuti nel loro aspetto illusorio, o valutati solo per la loro funzione di esperienze-strumenti di evoluzione.
La spiritualità perde i caratteri del sognante “abbandono alle energie dell’universo”, tipici di certa New Age, e diventa strenua lotta:

  • dentro, nel mondo del pensare e del sentire, per trasmutare i propri pensieri disarmonici e le proprie manchevolezze emotive;

  • fuori, nel mondo del fare, per “portare il regno di Dio sulla Terra”.

Al noto adagio “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, che rileva l’apatia e l’indolenza del comune agire umano, si sostituisce il fuoco della prassi insonne, che dimostra che dire E’ fare. Al dire ora si coniuga l’operatività disinteressata ed amorevole in favore dell’umanità. I pensieri si fanno coerenti e mirati, i sentimenti  puri ed elevati, la mente pronta a rispecchiare l’ideale, i rapporti diventano fraterni.
Per raggiungere questi obiettivi, preliminari all’iniziazione, la Volontà deve farsi così potente da mutare il carattere,  cioè la somma delle abitudini con cui abbiamo convissuto per lungo tempo.
La Coerenza sul Sentiero, saldamente perseguita,  può portare allora alla con-versione (etimologicamente: “cambiamento di direzione”).

Ciò avverrà solo se il nostro Cuore si sarà espanso, attraverso le esperienze e il dolore, tanto da abbracciare tutta l’umanità.

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