FILOSOFIA QUANTISTICA e Spiritualità
La chiave per accedere ai segreti e all’essenza dell’essere. Di Ulrich Warnke
Traduzione a cura di Corrado S. Magro
In esclusiva assoluta per l'Italia, per gentile concessione dell’autore e dell’editrice Scorpio la traduzione del libro di Ulrich Warnke: Quantenphilosophie und Spiritualität.
Capitolo 5 - Febbraio 2015
Realtà e Informazione: Cosa sono per noi?
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5.7 Realtà e informazione sono una sola cosa
Il nostro universo, natura compresa, è alla fin fine la costruzione intellettuale che sorge sulla base delle informazioni che si riversano su di noi. Noi non veniamo separati dalla natura e da un oggetto di ricerca. Noi anzi creiamo sia la natura e sia la nostra vita attraverso la nostra attività intellettuale. Il fisico quantistico Anton Zeilinger dice: «Realtà e informazione sono la stessa cosa. L’informazione è l’elemento primordiale dell’universo». (Zeilinger 2003)
Gli scienziati «esaminano l’universo fisico sempre meno come un’agglomerazione degli ingranaggi di una macchina e sempre più spesso come un sistema che elabora informazioni. Ormai il goffo ammasso di materia è tramontato, al suo posto è entrata l’informazione e i suoi bit». (Davies/Gribbin 1993)
Tutto quello che noi abbiamo e che riceviamo attraverso canali specifici è informazione:
❯ emessa dalle nostre impressioni sensoriali,
❯ emessa dalle sensazioni presenti al vaglio di una situazione,
❯ emessa dalle risposte elaborate intellettualmente alle domande che noi poniamo,
❯ emessa dall’interpretazione e dall’assegnare senso e valore.
Funzioni d’onda per caratteristiche potenziali, inondano l’intero universo. Esse non sono vincolate né allo spazio, né al tempo. Queste oscillazioni sono informazione pura, puro software, che descrivono tutto quello che può essere portato a conoscenza su un sistema. Schrödinger che sta all’origine della denominazione delle “funzioni d’onda”, le contrassegnò come “Sapere”. Per cui l’universo può essere contrassegnato come “Sapere” o campo d’informazione.
Il nostro subcosciente (l’animo) riceve dati vitali da questo campo d’informazione. Esso possiede “intuizione”, percepisce e “conosce”, “sa”. La consapevolezza (raziocinio, intelletto) trasmette questi dati poi in un codice verbale o simbolico: concetti, norme, “archivi” o cassetti.
Componenti più importanti della consapevolezza attiva sono quindi:
❯ riconoscere tramite l’elaborazione di energia e informazione,
❯ assegnare senso e valore con emozioni e fede
❯ commutare la realtà quale mediazione di forza e tempo con la massa della nostra materia (volere).
Dal Buddismo come anche dal Talmud giudeo e dai monasteri cristiani tra origine la seguente saggezza:
Sta attento ai tuoi pensieri, essi diventeranno le tue parole.
Sta attento alle tue parole, esse diventeranno le tue azioni.
Sta attento alle tue azioni, esse diventeranno abitudini.
Sta attento alle tue abitudini, esse saranno il tuo carattere.
Sta attento al tuo carattere, esso sarà il tuo destino.
Quello che tu pensi, lo pensi con le parole del linguaggio appreso dopodiché tu pronuncerai queste parole. Ogni frase detta viene prima preparata nei pensieri e poi pronunciata. Quello che dico faccio. E qui entra in gioco la materia. Le nostre abitudini quindi scolpiscono una statua “materiale”, che significa che le attività mutabili vengono congelate sempre di più. L’intelletto si perpetua nel mondo materiale e gli dà forma. Alla fine anche il mio IO viene formato da questa statua. Il mio carattere si consolida e tutto sbocca in quello che sembra una inevitabile manifestazione del destino.
Noi pensiamo in immagini, modelli che corrispondono alle nostre attese, e queste ultime traggono origine dalla base delle nostre esperienze. Esperienze sono le fondamenta di tutto quello che esiste: esperienze del conscio e dell’inconscio. Tutto, proprio tutto quello pensabile è dedotto dalla nostra esperienza, alla quale noi aggiungiamo, facciamo tesoro anche di quella del nostro prossimo. Non viviamo in un universo di cose, bensì in un universo di esperienze.
«Io sono una parte dell’universo, e poiché faccio di esso esperienza, l’universo di cui faccio conoscenza, è parte di me stesso». (Malin 2003)
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