Le Finestre dell'Anima
di Guido Brunetti indice articoli
L'ombra più dolce mai lasciata.
La poesia e il cane
Giugno 2013
Affetto, tenerezza e dolore del cane: ti seguirò anche dopo la morte.
Quando il cucciolo Kimi attraversa la strada con il semaforo verde.
L’ombra più dolce mai lasciata. Che accompagna in silenzio l’essere nel suo cammino ontologico.
Un’immagine onirica, tra sogno e realtà, alba dell’avvenire e al tramonto della luce. Inquietudine dell’animo e serenità dello spirito...
Una poesia, un intreccio di sentimenti, una narrazione struggente. Che mai dovrebbe concludersi. La separazione del cane dal suo padrone.
La separazione - ha cantato Emily Dickinson - "è tutto ciò che sappiamo del cielo/ e tutto ciò che ci occorre sapere dell' inferno". Che "abisso di pene/ lasciare il suo bene, / lasciarlo per sempre, / lasciarlo così"- si affligge Metastasio. In ogni separazione v'è "un' immagine di morte" (George Eliot).
Il suo pensiero genera intense emozioni, brividi di smarrimento e di malessere. Qui il distacco - la "perdita" - è quella del cane dal suo padrone. A suggellare un profondo affetto, e una devozione e una fedeltà e una tenerezza.
I versi del grande poeta americano, Billy Collins, che il lettore può leggere al termine di questo lavoro, raccontano di un cucciolo di cane che parla del suo padrone. Afferma che invecchia più di lui. Aggiunge che qualunque sia il rapporto tra i suoi anni e quelli del padrone, "un giorno lo supererò e gli starò davanti come faccio nelle nostre passeggiate nel bosco".
E se questo pensiero - aggiunge con dolcezza il cucciolo - "riuscirà mai anche solo a sfiorargli la mente, sarà l’ombra più dolce che io abbia mai lasciato impressa sulla neve o sull’erba".
Una poesia possente, tremenda, che va alla scoperta dell’abisso insondabile dell’animo delle creature del mondo, e l’uomo e il cucciolo Kimi, e le foglie di questo autunno e i primi raggi del sole e il canto del ruscello e il cinguettio del passerotto e la pietra levigata del mare e il volo della farfalla... E' il grande "profundum" di S. Agostino.
Versi immani nati da uno stile semplice. Ma con vette di altezza, che attraggono, spaventano, accarezzano, germogliano, e penetrano nello spirito. Una poesia pura e naturale che riesce a farti "male" fin nelle profonde venature del tuo essere.
La poesia si intitola "Un cane sul suo padrone" ed è stata scritta da Billy Collins, nato a New York nel 1941, considerato fra i maggiori poeti americani d'oggi. Ha pubblicato numerosi libri di poesia ed è docente universitario.
In una poesia di Collins - ha scritto il poeta Stephen Dunn - ci sembra sempre di sapere dove siamo, ma non necessariamente dove sta andando lui. Amo arrivare a lui, ai suoi traguardi".
Quelle di Billy Collins sono giudicate da molti critici le poesie "più belle del mondo” di oggi.
Un’ultima riflessione. Tra il cane e il suo padrone, in realtà il "padrone" è il cane. Invero, esiste una "continuità evolutiva", evidente nell’architettura del cervello, tra la vita emotiva e cognitiva degli esseri umani e quella degli altri animali (Darwin).
La capacità degli animali di provare emozioni proviene dalla storia dell’evoluzione. Esperti di comportamento animale indicano che la morte di un conspecifico induca, in alcune specie di animali, comportamenti interpretabili come espressione di "emozioni complesse" di dolore e sofferenza.
Konrad Lorenz, premio Nobel per la medicina nel 1973, descrive il comportamento delle oche che perdono il partner, evidenziandone la similitudine con la prostrazione osservata da John Bowlby nei bambini orfani: il soggetto sperimenta uno stato generale di "abbandono" e di perdita, con la testa penzoloni e gli occhi "infossati nelle orbite".
Un’altra studiosa, Jane Gooball, primatologa di fama mondiale, racconta la storia di Flint, un giovane scimpanzé, il quale dopo la morte della madre aveva lasciato il gruppo per giacere rannicchiato sul luogo in cui essa era morta, rifiutava il cibo, cosicché divenne sempre più letargico e debole sino a che si ammalò e morì.
Il concetto fondamentale di Freud, infine, è che una situazione di "perdita" porti al lutto e alla depressione e comporti un travaglio psichico intenso.
Il principio di base per il benessere degli animali è uno: non causare sofferenza. Esistono prove del fatto che gli animali (mammiferi, pesci e uccelli) sentono il dolore. Essi hanno un’esperienza del dolore diversa rispetto agli esseri umani. L’animale "nasconde", "maschera" il dolore, perché se ferito ha buone possibilità di essere finito da un predatore e quindi si comporta in modo stoico. Sente il dolore, talora anche intensamente, ma non è "sconvolto" dal dolore come un essere umano, poiché i suoi lobi frontali, la cui attività implica la percezione del dolore "non sono sviluppati e potenti come quelli di un uomo" (Grandin).
Esistono infine esperti sicuri che gli animali non abbiano molti sentimenti e non siano molto intelligenti e scienziati convinti che nella testa di un animale ci sia più di quanto supponiamo noi.
La posizione di chi ritiene che gli animali sono più intelligenti di quel che pensiamo è andata facendosi sempre più solida. Questa inversione di tendenza è dovuta a una ricerca su un pappagallo africano di 25 anni. Oggi Alex ha raggiunto il livello cognitivo di un "bambino normale di età compresa fra i 4 e i 6 anni" (Pepperberg). Un risultato eccezionale.
Gli animali, come abbiamo ampiamente documentato nei nostri libri e saggi, alcuni dei quali pubblicati su "La Recherche", hanno una "vera cognizione". Che è la capacità di "risolvere un problema in condizioni nuove" (Dawkins). Gli uccelli, al riguardo, sono capaci di "prestazioni straordinarie". Essi sono capaci, ad esempio, di nascondere il bottino in modo da non farlo trovare ai rivali.
I cani poi sono in grado di risolvere problemi in situazioni nuove. I cani guida o per ciechi o quelli addestrati per aiutare i disabili devono saper reagire in modo appropriato alle novità. I randagi di Città del Messico attraversano la strada in gruppo e lo fanno agli incroci, quando il semaforo è verde. L’hanno probabilmente appreso, osservando gli umani. Un’altra studiosa, E. M. Thomas, scoprì che i suoi cani avevano capito da soli la pericolosità degli incroci.
Ho in merito una sorprendente, stupefacente testimonianza personale, che con grande gioia riferisco per la prima volta in questa sede. In data 5 ottobre 2011 alle ore 16,20 all’incrocio di via Nomentana con via Graf a Roma, Kimi, il cucciolo di mio figlio, ha ripreso a camminare quando è comparso il semaforo verde. In quel momento, ho pensato trattarsi di una semplice coincidenza. Senonché, la situazione si è ripetuta in un’altra passeggiata, esattamente il 15 ottobre 2011 alle ore 9,05 all’incrocio tra via Ojetti e via Fucini. Quando appare il verde, Kimi muove i suoi passi. Un fatto portentoso, un’esperienza prodigiosa. Kimi, una creatura del mondo. Degna di essere e di esserci.
Da ciò che abbiamo detto e in base alle nostre osservazioni scientifiche e alla nostra esperienza, possiamo affermare che esiste la possibilità che alcuni animali, in primis il cucciolo di cane, abbiano sentimenti e siano intelligenti. E che possano "provare" ed "elaborare" il dolore psichico del lutto e della perdita.
Concludendo, le emozioni e i sentimenti nascono da aree del cervello, che coinvolgono il sistema limbico e l'amigdala. Esse rivestono un ruolo fondamentale nella formazione di legami tra gli individui della stessa specie.
Un cane sul suo padrone
Per quanto possa sembrare più giovane,
invecchio più in fretta di lui
sette a uno
dicono sia il rapporto.
Qualunque sia il numero,
lo supererò un giorno
e gli starò davanti
come faccio nelle nostre passeggiate nel bosco.
E se qualcuno riuscirà mai
anche solo a sfiorargli la mente,
sarà l’ombra più dolce
che io abbia mai lasciato impressa sulla neve o sull’erba.
(Billy Collins)
Guido Brunetti
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