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Le finestre dell'anima di Guido Brunetti

Le Finestre dell'Anima

di Guido Brunetti   indice articoli

 

Dalle unioni civili allo sviluppo mentale, affettivo e sociale del bambino.

Intervista al professor Guido Brunetti di Giuseppe Catania

- Marzo 2016

 

Il disegno di legge sulle unioni civili in discussione al senato ha scatenato accese polemiche attraverso un dibattito ideologico, di parte, confuso, aggressivo, conflittuale. Opinioni soggettive, personali, private e dunque sprovviste di validità culturale e scientifica.

E’ un problema complesso, delicato e difficile, che pone molteplici e serie questioni  e che rende urgente un’analisi scientifica adeguata sul ruolo del padre, della madre e del bambino, in una società in continua trasformazione. Tale analisi riveste un grande interesse non solo clinico e culturale, ma anche educativo e sociale.

Per questo, abbiamo raggiunto al telefono il professor Guido Brunetti a Roma, dove vive e lavora.

 

“Autorevoli studiosi - spiega il nostro illustre interlocutore - pongono un problema fondamentale, domandandosi se convivere con una coppia dello stesso sesso possa generare conseguenze negative sullo sviluppo mentale, affettivo e sociale dei bambini adottati (stepchild adoption).

In realtà, non esistono ricerche scientifiche omogenee e sicure, né consolidate esperienze in materia. Finora non c’è consensus conference anche da parte di società e accademie scientifiche. Le poche esperienze sono limitate, occorrono tempi adeguati per ottenere riscontri scientifici obiettivi. Oggi, non ci sono dati completi circa eventuali conseguenze sulla salute mentale dei bambini cresciuti da genitori omosessuali. Bisogna valutare caso per caso, approfondire e acquisire fatti certi ed esaurienti. E’ prematuro trarre conclusioni”.

Sembra cruciale al riguardo il posto del bambino. “Oggi, dopo un secolo dai rivoluzionari studi di Freud sull’importanza del vissuto infantile per l’equilibrio mentale dell’adulto, c’è un forte interesse per le fasi precoci della vita del bambino dalla sua vita intrauterina al primo e secondo anno di vita. Genitori, insegnanti, psicoanalisti, neuropsichiatri infantili e pediatri sono impegnati perché il bambino nasca e cresca sano. E’ un vasto campo che coinvolge molte discipline, quali neuroscienze, neuropsichiatria infantile, psicoanalisi, etologia, genetica, medicina neonatale”.

 

Cambia l’ambiente e così, professor Brunetti, cambia anche il bambino?

“Oggi, l’ambiente in cui egli viene concepito, allevato ed educato muta ad un ritmo impressionante. Il modello tradizionale della famiglia è praticamente scomparso, dando luogo a numerosi cambiamenti e a forme nuove di vita. Ogni gerarchia di principi e valori viene ridotta ad egoismo, successo e denaro. Prevalgono i mediocri, misere figure di ignoranti e portaborse portate avanti e promosse come loro copertura da mediocri ‘cacicchi’ e politicanti di quarta categoria. Sono i nuovi cafoni digitali. Odiano la cultura, ma hanno la spudoratezza di parlare di cultura. Sono senza pudore, non hanno vergogna.

Mentre poi vengono ricordati continuamente i diritti del minore, in realtà questi vengono quotidianamente calpestati. I suoi bisogni primari e le sue esigenze di crescita fisica e mentale passano in secondo piano. Storicamente - prosegue Brunetti - il ruolo del bambino si è trasformato sino ad essere concepito come oggetto di studio e di  educazione, a partire dai primi anni del Novecento.

Le prime ricerche dimostrano l’importanza vitale della relazione precoce madre-bambino e i gravi e disastrosi danni psichiatrici della carenza di cure materne.  Evidenziando come i disturbi dell’adulto siano generati da difficoltà e conflitti infantili soprattutto a livello dei rapporti con i genitori e da risposte inadeguate ai bisogni del neonato”.

Esiste inoltre un’abbondante letteratura scientifica sulle nefaste conseguenze per il bambino dell’impossibilità dell’attaccamento e sono stati descritti modelli di relazione patogeni con i genitori.

Le ricerche infine si sono interessate anche al ruolo del padre e alle modalità in cui egli può essere coinvolto in un congruente accudimento del bambino. La neuropsichiatria infantile da tempo ha rilevato che quando la relazione genitori-bambino è assente o insoddisfacente ne conseguono disturbi psicosomatici e psichiatrici”.

 

Qual è a questo punto il ruolo della società?

“L’analisi della società presenta aspetti multiformi, e appare sempre in evoluzione. I suoi tratti emergenti fanno riferimento al nichilismo, all’incertezza sul presente e sul futuro, al malessere esistenziale e a forme di nevrosi individuale e collettiva. Non riesce più a trasmettere principi e valori consolidati nei millenni, creando enormi difficoltà a genitori e insegnanti nell’ educazione dei ragazzi.

Crescono nuove forme di disturbi psichiatrici, come la sindrome ‘ringxiety’, ansia da squillo, la sensazione di udire gli squilli del cellulare anche se nessuno sta chiamando. O la sindrome ‘hikikomori’, parola giapponese che significa ‘ritiro sociale, stare in disparte’.

E’ la società che insieme con il patrimonio genetico condiziona profondamente la crescita organica, mentale, emotiva e socio-culturale del bambino. In questo contesto, l’attuale famiglia nucleare sta subendo una mutazione antropologica, anche a causa di divorzio, separazione e crisi del modello tradizionale della famiglia.

Il bambino cresce in un ambiente insicuro, non protetto, mutevole, ansiogeno. In una famiglia e in una società così mutevole, il ruolo dell’adolescente con le sue esigenze e aspettative varia e varia da famiglia a famiglia e da cultura a cultura”.

 

Anzitutto, la relazione madre-bambino. E’ così professor Brunetti?

Tutta la letteratura neuro scientifica e psicoanalitica ha dimostrato l’importanza fondamentale per la crescita del neonato della diade madre-bambino. Il desiderio di maternità, la gravidanza, gli scambi fisici ed affettivi con il feto e il neonato sono i principali fattori che assicurano la identità di madre e spiegano l’origine e lo sviluppo dei legami che uniscono in modo specifico la madre e il bambino. E’ stato Freud a delineare un’immagine di madre idonea nel creare “un’unione indissolubile” con il figlio. Con le sue ‘specifiche qualità’, la madre riesce a creare gli organizzatori cerebrali e rendere concrete le competenze precoci del neonato. L’assenza della madre rappresenta per lui un reale pericolo di autodistruzione e distruzione. E’ una situazione devastante. Questo forte legame del lattante con la madre è stato definito da molti scienziati come base dell’istinto filiale.

 

Anche il padre è una figura importante?

La nostra esperienza clinica e le ricerche mostrano che i padri hanno imparato a occuparsi meglio dei loro figli e a trovare gratificazione nel predisporre tali cure. I nuovi padri svolgono anch’essi le ‘cure genitoriali’. Questi comportamenti, tuttavia, non rappresentano ‘capacità completamente uguali a quelle femminili’. I maschi hanno infatti un loro modo particolare di accudire i bambini, di tenerli in braccio e di cullarli.

Il ‘paternage’ è dunque un complesso processo che mostra i diversi ruoli del padre, il quale è portato a trattare in modo differente i maschi e le femmine, a instaurare modalità affettive più aggressive della madre e a realizzare un Super-io che proibisce e censura.

Un’altra scoperta scientifica infine è il riconoscimento da parte del neonato delle ‘differenze’ tra la madre e il padre.

 

   Giuseppe Catania

 

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