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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 11-03-2007, 23.22.49   #11
Lucio Musto
Rudello
 
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Riferimento: L'ecografia assassina

Citazione:
Originalmente inviato da Patri15
...
...
1 L'aborto è un delitto - ad litteram - ma ci sono casi peggiori: come scrive Mary, è meglio buttare il neonato in un cassonetto?


...
...
2 E possibile che almeno qualcuno, tra la casistica, non richiami la nostra comprensione .. nonostante tutto?


1 Diciamo che ci conviene dire che è perfettamente uguale, altrimenti viene spontaneo chiedere: "un neonato o uno di sei mesi?..." e subito dopo: "uno di sei mesi o uno di sei anni?..."... fino al fatidico: "uno che vota, o uno che no?..."

2 Tutti i casi meritano la nostra comprensione, il nostro sostegno, la nostra attenzione... nonostante tutto! perché ogni caso è un dramma.
Ma ogni caso è anche un omicidio, e come tale va considerato, altrimenti buttiamoa mare il concetto stesso di comunità sociale e torniamo ad essere bruti.
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Vecchio 18-03-2007, 23.39.16   #12
Mary
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Riferimento: L'ecografia assassina

Citazione:
Originalmente inviato da nevealsole
Ciao Mary,
credo sia la prima volta che ti leggo ma non mi trovi d'accordo.
Se facciamo dell'aborto una questione di "politica sociale", per così dire, è chiaro che debba esserci: l'unico modo per evitare che la gente vada a farsi ammazzare con un aborto clandestino.
Se però si parla di rispetto della vita come principio, non credo di condividere la posizione, passami il termine, "vetero-femminista" secondo la quale il feto è proprietà della donna perché sta nel suo grembo e che pertanto è lei che ha diritto di vita e di morte sullo stesso.
Non lo credo non tanto perché sono cattolica, ma perché credo che la vita sia qualcosa che deve essere rispettato comunque, anche quando non fa comodo.
Del caso concreto penso, al contrario di te, che la donna in questione non lo immaginasse proprio per niente di avere un figlio sano in grembo.
In ogni caso, la mia è la difesa di una posizione di principio che va oltre, e che riguarda l'accettazione di quello che nella vita ci capita: puoi credere di "sbarazzarti" di un problema, ma in realtà te ne trovi davanti soltanto uno differente.
E poi mi dispiace, questa società dei "sani e belli" che credono di poter liberamente sopprimere gli altri mi sa tanto di Rupe Tarpea, eppure dovremmo essere qualcosa che va oltre il corpo...

Parlavo con una collega di adozioni giorni fa, mi spiegava che la maggior parte delle persone crede di andare al supermercato: lo voglio bianco, da 0 a sei mesi, sano, etc. etc...
Mi chiedo dove sia l'amore in tutti questi comportamenti, che in nome dell'individualismo appoggiamo comunque.

Lo so che non è facile comprendere quello che cerco di spiegare.

Io, personalmente, per me medesima, sono contraria all'aborto.
Ed è un punto fondamentale.

Ma questo non implica in nessun modo che la mia opinione personale debba essere imposta ad altri.

Questa io la chiamo LIBERTA'.

Per me il rispetto della vita non è impedire o meno un aborto ma la ricerca di una vita migliore per tutti, senza pedofili in circolazione, stupratori, gente di malaffare che sfrutta il lavoro dei più deboli.

Il rispetto della vita inizia principalmente da se stessi. Se siamo capaci di rispettare noi stessi possiamo farlo anche con gli altri.

La mia opinione in merito al pensiero della chiesa è pessima, questo l'ho ripetuto troppe volte. Perchè predica in un modo e razzola in un altro.

Io non so cosa stia provando quella donna che ha abortito, non lo so. Mi dispiace per lei. Sia che soffra sia che non soffra. In entrambi i casi richiede compassione. La stessa compassione che dobbiamo avere per noi stessi, per i nostri errori, per la nostra inconsapevolezza.

Se Dio ci ha lasciati liberi di imparare, di apprendere, di fare esperienza chi siamo noi per opprimere e condizionare i nostri fratelli e sorelle?

Tutte le religioni monoteiste parlano e giudicano e uccidono in nome di Dio, (la cattolica è contro l'aborto ma non si sono fermati davanti ai roghi e alle sante inquisizioni, gli islamici lapidano ancora oggi) dovremmo vergognarci come umanità di trattare Dio come uno strumento per sottomettere altri esseri umani.

Le guerre ci sono anche per questo per costringere il popolo x a fare quel che vuole il popolo y. Ci sono per depredare beni materiali ma anche beni spirituali.

Quando saremo capaci di accettare pienamente la nostra libertà allora saremo capaci di lasciare anche gli altri liberi.
Quando saremo capaci di vero amore saremo anche capaci di permettere che gli altri sbaglino.

E' solo attraverso l'errore vissuto con la propria esperienza che si può imparare davvero.
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Vecchio 18-03-2007, 23.58.26   #13
Mary
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Riferimento: L'ecografia assassina

Citazione:
Originalmente inviato da Rudello
Come sempre hai detto delle cose interessanti, su cui c'è molto da argomentare.
Ma prima, vorresti essere così cortese da dettagliare meglio i punti che ho quotati?... Letti così mi sembrano alquanto... improponibili, ma certo è perché non mi riesce di leggerli nel significato da te inteso.

Grazie

Originalmente inviato da Mary
....

"""Qui si può solo parlare di una donna che non intendeva assumersi una difficoltà extra, un rischio minimo o grande. Non voleva "sorprese". """"

Oggi sembra essere quasi naturale evitare in tutti i modi di affrontare la vita per quella che è. Ovvero, difficile, dura, impervia oltre che meravigliosa e misteriosa.
Io non sono una che inneggia alla sofferenza, anzi esattamente il contrario.
Sono per la gioia, per l'amore. Ma metto anche in conto che la vita è come una scalata al Monte Bianco, per arrivare in cima non sono tutte rose e fiori.
Per me le difficolta fanno parte di questo gioco chiamato vita.


"Non conoscendo la realtà di questa donna, se ne può discutere molto in generale."

Nell'intimo dell'essere nessuno può entrarci neppure.....noi stessi.
Se noi non riusciamo a conoscere neppure noi stessi come possiamo pretendere di conoscere gli altri, o di sapere quel che è dentro un altro essere?

....

"Se una donna non vuole un figlio ha il diritto di non farlo nascere, fino a quando è nel proprio ventre. Madre natura ha sentenziato così, noi non siamo nessuno per opporci."

Voglio dire che esiste una libertà che deve essere inviolabile ed è la libertà personale. Se il nuovo essere è stato affidato a quella donna è lei che deve rispondere in tutto e per tutto. E' la sua storia, è il suo dramma, è la sua prova, è la sua esperienza che deve affrontare e nessuno può e deve impedirle di vivere la sua libertà. (anche se non sempre si tratta di libertà)
Se noi non abbiamo nessun potere su di lei, come possiamo averlo su suo figlio? E dico che non abbiamo nessun potere perchè nessuno può mai darcelo. Qualcuno se lo arroga, questo sì, chiesa, stato, marito, padre, figli, società ecc. ma è solo una appropriazione indebita.

...

"Il dramma di questa donna non lo vedo poi tanto duro, se è dotata di una normale intelligenza avrà pure messo in conto che poteva abortire un feto sanissimo.
Se si è rifiutata di correre un qualsiasi rischio credo che ne starà accettando "tranquillamente" le conseguenze. Pur ribadendo che i cavoli suoi li conosce solo lei. "

Qui sono stata molto dura. Mi sono permessa un giudizio che non dovevo avere. Ma la realtà, per me inconcepibile, è che ci sono donne che abortiscono come se niente fosse, senza provare il dolore inconsolabile di una madre che perde il proprio figlio
Sono passati molti hanni da quando ho avuto un aborto spontaneo di due gemelli, e il dolore non si è mai spento. Ma questa sono io, e ciascuna donna è se stessa, con la propria storia. Io posso dire quel che è giusto e quello che non lo è ma sempre misurando con il mio metro.
...
.
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Vecchio 19-03-2007, 08.33.21   #14
Lucio Musto
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Originalmente inviato da Mary
Lo so che non è facile comprendere quello che cerco di spiegare.

Io, personalmente, per me medesima, sono contraria all'aborto.
Ed è un punto fondamentale.

Ma questo non implica in nessun modo che la mia opinione personale debba essere imposta ad altri.

Questa io la chiamo LIBERTA'.

Per me il rispetto della vita non è impedire o meno un aborto ma la ricerca di una vita migliore per tutti, senza pedofili in circolazione, stupratori, gente di malaffare che sfrutta il lavoro dei più deboli.
......
.....

Purtroppo per vivere in pace su questa palla di fango al galoppo nell'infinito, dobbiamo trovare un concetto di LIBERTA' (tutto maiuscole) che vada bene per tutti.

Non è possibile che ognuno abbia la sua libertà personale!... se così fosse, fra quella gentaglia che nomini tu io voglio metterci anche quelli che ti umiliano rubandoti l'anima, schiacciando la tua intelligenza sotto la loro imbecillità, la bellezza del tuo spirito libero sotto la loro grettezza e la gelosia per quei quattro pidocchiosi milioni che hanno sgraffignato chissà dove.

E pretendo che il mio turpe datore di lavoro sia abortito immediatamente dalla società civile!...

E pure il mio Vescovo!...

e pure il Preside della scuola di mio nipote!...

e naturalmente prima di tutti l'Amministratore del Condominio!
Lucio Musto is offline  
Vecchio 19-03-2007, 21.46.06   #15
Mary
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Originalmente inviato da Rudello
Purtroppo per vivere in pace su questa palla di fango al galoppo nell'infinito, dobbiamo trovare un concetto di LIBERTA' (tutto maiuscole) che vada bene per tutti.

Non è possibile che ognuno abbia la sua libertà personale!... se così fosse, fra quella gentaglia che nomini tu io voglio metterci anche quelli che ti umiliano rubandoti l'anima, schiacciando la tua intelligenza sotto la loro imbecillità, la bellezza del tuo spirito libero sotto la loro grettezza e la gelosia per quei quattro pidocchiosi milioni che hanno sgraffignato chissà dove.

E pretendo che il mio turpe datore di lavoro sia abortito immediatamente dalla società civile!...

E pure il mio Vescovo!...

e pure il Preside della scuola di mio nipote!...

e naturalmente prima di tutti l'Amministratore del Condominio!

mi associo senza remore, senza obiezione alcuna.

Non può esistere una libertà regolamentata per tutti se non quella che non ha confini se non in se stessa, confini che vanno determinati volta per volta continuamente.

Quando devo definire la mia libertà devo SEMPRE tenere presente la tua, la sua, la loro.
La mia libertà senza i vostri confini sarebbe soppruso, violenza, ingiustizia.

La donna che è lasciata libera di abortire deve fare i conti con la libertà del proprio figlio di vivere. Deve trovare in se stessa quei confini nessuno può impoglierli senza usare la stessa violenza che si vuole impedire.

Per difendere la nostra libertà dobbiamo difendere quella degli altri.

Vi ricordate la Santa Inquisizione? che volevano fare? salvare le anime uccidendo e torturando i corpi di altri esseri umani.

Non si può impedire una guerra .....uccidendo i soldati che combattono la guerra

Sempre a proposito dell'aborto se la Santa Chiesa Apostolica Romana invece di accanirsi contro pacs, aborto, eutanasia facesse opera di convincimento presso i fedeli consigliando loro di informarsi sui tantissimi metodi anticoncezionali, molte donne si risparmierebbero una mare di problemi, non ci sarebbero aborti terapeutici, e noi non staremmo a parlare di qualcosa di orrendo come l'aborto.

Ma la chiesa vive in un mondo tutto suo, avrà pure le sue ragioni che il cuore non conosce, e che non vuole conoscere perchè ne ha una paura tremenda.
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Vecchio 20-03-2007, 17.34.41   #16
gyta
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Così ho perso mio figlio

di Gianluca Di Feo e Daniela Minerva

Nove specialisti. Venti visite. Nove esami. Che rilevano una malformazione.
La scelta di abortire. Ma il feto nasce vivo e sano. Il dramma della donna
di Firenze


Era un figlio voluto, atteso da sei anni, accolto con gioia. È stata una
gravidanza seguita da nove medici, da quello del paese dove abita fino allo
staff d'eccellenza; scandita da venti visite e da nove esami diagnostici, di
cui almeno due di livello avanzato. Eppure nel momento di prendere la
decisione più grave quella coppia sostiene di essere rimasta sola: con tante
informazioni e nessun chiarimento, con una diagnosi pesante e nessuno che li
aiutasse veramente a capire. E soprattutto che aiutasse la madre a guardare
oltre quel referto che ipotizzava un calvario per il suo bambino. Questo è
il racconto della donna. Una testimonianza ancora segnata dallo choc per un
dramma in grado di piegare chiunque: prima la scelta di interrompere la
gravidanza, di rinunciare a quel bambino così desiderato. Poi la terribile
scoperta di vedere quel corpicino sopravvivere. E sapere che era sano, tanto
forte da respirare anche alla 23ma settimana e resistere per sei giorni.

Nonostante il trauma, la madre però fornisce una ricostruzione
dettagliatissima, mettendo alla luce nella sua versione una serie di
elementi su cui riflettere, forse ancora più importanti delle eventuali
responsabilità penali che verranno valutate dalla magistratura. Nel suo
racconto c'è l'overdose di esami, la mancanza di medici che sappiano essere
un riferimento per i pazienti, l'assenza di una vera comunicazione in grado
di essere compresa da chi sta attraversando un momento difficile. Dalle sue
parole emerge un atto d'accusa agghiacciante contro la macchina ospedaliera
che azzera il rapporto medico-paziente, non si preoccupa di una persona in
difficoltà, ma affida il responso a un crescendo di tecnologie diagnostiche
sempre più complesse e sempre più incomprensibili per la donna che finisce
col soccombere incapace di comprendere cosa accade.


Ora c'è un'inchiesta preliminare aperta dalla Procura di Firenze, mentre la
famiglia assistita dall'avvocato Guido Dieci sta raccogliendo elementi in
attesa di decidere quali azioni intraprendere. Ma ecco il racconto, ripetuto
agli investigatori e ai suoi legali: "Il 25 settembre ho avuto l'ultima
mestruazione. Ricordo di avere fatto il test di gravidanza con esito
positivo e successivamente la visita dal mio ginecologo di fiducia, il
professore Paolo Buzzoni, presso l'istituto Prosperius. In questa prima
visita ho riferito la mia patologia, cioè che ho una non funzionalità del
rene destro. Il professore mi ha chiesto della mia precedente gravidanza". È
quel problema al rene che alimenta le paure della donna: un difetto emerso
sei anni prima, quando è rimasta incinta per la prima volta. Fu individuato
mentre era al settimo mese e l'ha fatta temere fino al momento del parto: ma
il figlio è nato e cresciuto senza problemi. Poi si è operata e ha condotto
una vita normale, tra lavoro e famiglia: "Io e mio marito volevamo talmente
questo secondo figlio che nonostante il mio problema al rene abbiamo deciso
di farlo ugualmente. Per questo mi ero consultata con un urologo, che mi
aveva tranquillizzato. Ho chiesto poi consiglio a Buzzoni, il quale si era
mostrato ottimista anche se cosciente del rischio per la nascita che
comportava il mio problema". Buzzoni è professore associato dell'università
di Firenze: "Mi ha suggerito un ecografia di controllo, cosa che ho fatto
l'8 novembre presso uno studio privato". Non è il primo test, c'erano già
stati gli esami del sangue di routine: tutto però nella norma.

L'incubo si materializza un mese dopo. "L'11 dicembre ho effettuato
l'ecografia per il primo trimestre di gravidanza, nell'ospedale di Borgo San
Lorenzo. Dal referto era emersa una translucenza aumentata di 2,4
millimetri, refertata dalla dottoressa Gabriella Aiello. La dottoressa mi ha
spiegato cosa era la translucenza, sottolineando che l'aumento di tale
misura poteva far ipotizzare una malformazione per cui era meglio rivolgersi
a un centro specializzato per approfondire la situazione". È sempre la
dottoressa Aiello che contatta la struttura di prevenzione e diagnosi
prenatale di Careggi "parlando direttamente con la dottoressa Lucia
Pasquini": i controlli vengono fissati per l'indomani. Fin qui, una grande
prova di rapidità e chiarezza. Quello di Careggi è un centro che sul suo
sito vanta attestati internazionali e un gemellaggio con il Chelsea Hospital
di Londra, 'l'ospedale maternità più antico dell'Inghilterra', presso il
quale si sono formati molti dei suoi medici. Anche la dottoressa Pasquini -
citiamo sempre lo stesso sito - è stata premiata in Canada e Danimarca.



Il giorno dopo la donna e il marito si presentano a Careggi, dove viene
esaminata l'ecografia: "La Pasquini mi disse che era inutile farne un'altra,
perché avrebbe potuto dare risultati diversi e creare confusione,
specificando che la misurazione fatta il giorno prima poteva non
corrispondere con la nuova a causa della posizione e delle dimensioni del
feto. Pertanto la dottoressa prendeva come riferimento la misura determinata
dall'ecografia di Borgo San Lorenzo e procedeva a una stima del rischio per
la trisomia 21 (la sindrome di down, ndr). In quel caso, il rischio
calcolato era stato quantificato in 1 su 37". Numeri, indici di
pericolosità. Lei si sentiva a rischio: aveva più di 35 anni e quel problema
al rene. Voleva fare l'amniocentesi, chiedere una 'consulenza genetica'. Ma
la nuova situazione imposta dall'ecografia fa accelerare tutto. "La Pasquini
mi ha proposto di partecipare subito a una seduta di consulenza genetica e
io ho accettato: al termine, io e mio marito abbiamo deciso di effettuare la
villocentesi". È il quinto esame. Anche in questo caso, non ci sono attese:
si fa in mattinata. Poi invece, misteriosamente, si apre una lunga
parentesi; oltre due mesi di vuoto, che rendono drammatiche tutte le scelte
trasformandole in una corsa contro i limiti della legge 194.

"Dopo la villocentesi, la dottoressa Pasquini mi ha detto di chiamare tre
giorni dopo per le prime risposte e di dover ricontattare il centro alla
20ma settimana per fare nuovi controlli 'anche se va tutto bene'. Venerdì 15
ho chiamato. Ho parlato con una donna, che mi ha riferito: 'Per adesso va
tutto bene'. La stessa signora mi ha invitato a telefonare dopo 15-20 giorni
per le risposte definitive". Il 17 gennaio trova il referto nella cassetta
della posta. La donna va a Careggi per prendere appuntamento: gli esami
vengono fissati per il 12 febbraio senza nessuna particolare segnalazione.
D'altronde nella villocentesi "non erano state rilevate anomalie dei
cromosomi, per cui sono tornata dal mio ginecologo Buzzoni. Mi ha detto che
tutto andava bene. Il professore guardando la documentazione che avevo
portato non ha fatto alcun accenno a problemi della gravidanza o nel feto".
Tutto bene? E i sospetti dell'ecografia? "Il professore era a conoscenza del
valore aumentato della traslucenza nucale anche perché lo avevo informato
telefonicamente già il 12 dicembre. Buzzoni mi aveva tranquillizzato sulla
villocentesi, dicendomi che era utile per accertare la sindrome di down".

Il 12 febbraio la situazione precipita. L'ecografia di secondo livello fa
scattare l'allarme. "La dottoressa Pasquini mi ha detto che non si notava lo
stomaco del feto e che il bimbo in quel momento non stava deglutendo. Ha
aggiunto ancora che il feto evidenziava una arteria ombelicale unica,
dicendo che il fatto si associava alla atresia dell'esofago. Al che mio
marito ha chiesto spiegazioni. La dottoressa ci ha spiegato che l'atresia
era una mancanza di collegamento tra l'esofago e lo stomaco. Ricordo che mio
marito ha insistito: 'Ma cosa comporta?'. E quel medico ha risposto: 'Alla
nascita del bambino gli verrà introdotto un tubicino e ci vorrà
un'operazione chirurgica nei primissimi giorni. Comunque mi ha detto che la
cosa era da verificare, invitandomi a ritornare tra sette giorni". Prima di
andare via, la donna si sottopone a un ecodoppler: "Per questa analisi, però
va tutto bene".

Il 19 febbraio al nuovo esame è presente Maurizio Fontanarosa, il
responsabile del centro che ha lavorato anche al King's College Hospital di
Londra assieme ai luminari mondiali della medicina fetale. "Mi ha fatto
l'ecografia, diagnosticando la sospetta atresia dell'esofago. Ero molto
preoccupata e Fontanarosa mi ha suggerito di fare una risonanza magnetica,
dicendomi che era l'unico esame che si può effettuare a questo punto della
gravidanza senza rischi per il feto".

Questo è il tema controverso, quello dello scontro legale. L'ospedale
sostiene che la risonanza avrebbe contribuito a fugare i sospetti. Lo ha
dichiarato il direttore del dipartimento di Ginecologia, Gianfranco
Scarselli: "Abbiamo fatto tutto il possibile. La risonanza forse poteva
chiarire le cose". La donna replica: "Fontanarosa non mi ha detto che
facendo quelle analisi si sarebbero esclusi i dubbi sulla diagnosi, ma che
era soltanto un altro tentativo da fare". E ribadisce anche davanti agli
investigatori: "Non mi ha detto che con quell'analisi si sarebbe tolto il
dubbio".

[continua..]
gyta is offline  
Vecchio 20-03-2007, 17.35.07   #17
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Le viene prospettato un altro esame, il nono: un altro passo in un cammino
sempre più ansiogeno che aggiungeva malformazioni probabili a paure
consolidate. "A quelle parole di Fontanarosa io ho risposto che prima di
fare la risonanza avrei voluto pensarci, volevo parlarne prima con il mio
ginecologo Buzzoni. Subito dopo sono andata in un'altra stanza dove c'era il
dottore Piazzini, medico genetista. Piazzini dopo avere studiato la cartella
clinica ha cercato di capire se, esaminando gli atti, vi fossero elementi
che giustificassero la diagnosi prospettata per la seconda volta di atresia
dell'esofago". Anche Piazzini è di sicuro un esperto, professore associato e
autore di numerosi studi: è il sesto medico coinvolto nella diagnosi. Mentre
la gestante diventa sempre più tesa, in preda ad "agitazione e
preoccupazione".

Nonostante questo, davanti agli investigatori raccoglie le forze e fa
appello alla sua memoria: "In particolare mi è stato detto, non ricordo da
chi dei tre medici, che la parziale visualizzazione dello stomaco del feto
avrebbe fatto ipotizzare alcune tipologie, mentre la totale assenza di
visualizzazione dello stomaco poteva far pensare alla forma più grave
dell'atresia dell'esofago". Ma i medici, i tre specialisti che si sono
alternati quel 12 febbraio, hanno spiegato cosa avrebbe comportato
l'atresia? "Uno dei tre lo ha fatto. Ricordo che mi hanno detto che era
l'assenza di collegamento tra stomaco e esofago. Ricordo che la dottoressa
Pasquini mi ha detto che 'non ci sono mai stati casi di feti nati senza
stomaco'. Ricordo che uno di quei medici mi ha detto che spesso tali
patologie non sono rilevate dalle analisi prenatali, ma sono accertate al
momento della nascita. Hanno dichiarato che fino a che non era nato non si
poteva constatare la gravità. Loro sostenevano che il bambino non deglutiva
e quindi, una volta nato, avrebbero dovuto fare degli interventi chirurgici
tali da stabilizzare le condizioni vitali". E sottolinea: "Con gli stessi
medici non abbiamo mai parlato di mortalità del feto, né di rischi miei
connessi al parto per la patologia del feto".

È il momento del panico. "Io per capire che cosa fosse tale atresia
dell'esofago ho cercato sui siti Internet, ho chiamato il mio medico di base
Lucio Caselli. Caselli mi ha parlato del problema ma non ricordo cosa mi
abbia detto. Durante le fasi successive alla diagnosi sospetta io ero molto
preoccupata e provata, temendo sia per me che per il feto". Ma continua a
domandare. Il 20 febbraio chiede al suo ginecologo e gli fa presente la
diagnosi formulata a Careggi. "Buzzoni ha preso atto di quanto
diagnosticato: 'Sono dispiaciuto'. Non ha espresso alcun giudizio. Io ho
manifestato al professore il mio stato di ansia e la difficoltà ad accettare
questa diagnosi. Ho chiesto a lui di spiegarmi nel caso in cui avessi deciso
di abortire come sarebbe avvenuta l'interruzione di gravidanza. Il Buzzoni
me lo ha spiegato: 'In ogni caso dovrà andare a Careggi'".

E la risonanza? Davanti a investigatori e legali la donna ha riferito: "Ho
chiesto al professor Buzzoni se fare o meno la risonanza magnetica. Mi ha
risposto che a suo giudizio non avrebbe mostrato niente di più di una
ecografia di secondo livello. Perciò ho deciso di non fare la risonanza".

Il 26 febbraio quando torna nelle corsie di Careggi la gestante è alla 22ma
settimana: l'attende una nuova ecografia di secondo livello. "Mi hanno
esaminato prima un'altra dottoressa e dopo la Pasquini. L'esito me lo ha
comunicato la Pasquini e mi ha confermato che non era cambiato niente sulla
patologia".

La madre percepisce il referto come un verdetto. "A questo punto, quando la
dottoressa mi ha confermato la diagnosi di atresia dell'esofago del feto, ho
fatto presente la volontà di interrompere la gravidanza, specificando di
avere preso questa decisione con mio marito. La dottoressa mi ha detto che
era possibile farlo entro la 23ma settimana e ha spiegato che era necessario
che mi rivolgessi a uno psichiatra". Ma la malformazione che danni poteva
causare al nascituro? "Con la dottoressa non abbiamo mai parlato né delle
prospettive di vita del feto, né dei presupposti per poter effettuare
l'aborto terapeutico. Io non capivo il motivo per cui dovevo andare da uno
psichiatra". Lo chiede alla Pasquini: "Lei mi disse o che non poteva farmi
un certificato di malformazione o comunque qualcosa di simile. Ciò non mi
fece sorgere i dubbi che tale malformazione potesse non esistere o non
essere sufficiente a giustificare l'aborto. Nessuno mi ha mai spiegato che
l'interruzione era giustificata dal mio stato psichico". Lo ha dichiarato
agli inquirenti. E anche con familiari e avvocati, la donna è stata sempre
chiara: "Quando io ho mostrato la mia volontà di abortire, ero convinta che
tale interruzione della gravidanza sarebbe stata giustificata dalla
malformazione che i dottori avevano prospettato. Solo dopo la visita
psichiatrica quando vidi nel certificato che quella gravidanza mi avrebbe
potuto esporre a uno squilibrio, allora mi resi conto che l'aborto sarebbe
stato giustificato solamente da quello. È una cosa che mi ha confuso e
spiazzato".

Per la visita psichiatrica deve andare alla Asl competente per zona, quella
di Borgo San Lorenzo: la dottoressa Valentina Pieroni la ascolta, poi
contatta la Pasquini interrompendo il colloquio. "Dopo oltre un'ora di
attesa mi ha ricevuto nel suo ambulatorio e ha iniziato a farmi delle
domande. Mi ha chiesto di parlare della vicenda e di raccontargli le ragioni
di quella scelta. Io gli ho detto che davanti a questa diagnosi non me la
sentivo di continuare la gravidanza, in quanto la mia preoccupazione e il
mio stato d'animo erano tali di non essere in grado di gestire la
situazione. Io davo per scontato che ciò che mi avevano diagnosticato al
feto era certo, per cui avevo paura di mettere al mondo un bambino con così
gravi problemi di salute". La seduta è lunga, poi il medico firma il referto
psichiatrico per l'interruzione di gravidanza. "Nessuno dei medici mi ha mai
espresso dubbi circa la mia decisione di interrompere la gravidanza, né
tantomeno giustificandomi il motivo per cui non avrei dovuto farlo. Io ho
capito che questa patologia avrebbe comportato al bambino gravi problemi di
salute; qualcuno, ma non ricordo chi, mi ha persino parlato di interventi
per impiantare raccordi da mettere al posto dell'esofago e altri interventi
che adesso non ricordo nel dettaglio".

Il 27 febbraio la donna è di nuovo a Careggi e mostra il certificato. Senza
parlare più della diagnosi, viene disposto dalla Pasquini il ricovero per
l'aborto: siamo ormai allo scadere del limite previsto dalla legge 194 e
quindi entra immediatamente in ospedale. "Il 28 ho iniziato la terapia per
l'interruzione di gravidanza, conclusa il 2 marzo. Ricordo che avevo forti
dolori. Visto che la sera precedente avevo assistito all'espulsione del feto
della ragazza che era in camera con me, io choccata ho chiesto molte volte
al personale di essere portata in sala parto. Verso le 15 c'è stata l'ultima
visita e sono rimasta sola su una lettiga lasciata in una stanza.
All'improvviso mentre ero sola ho espulso il feto e con tanta paura ho
iniziato a gridare per chiedere aiuto. Subito sono arrivate le infermiere
che mi hanno preso il bambino. Mi sentivo malissimo e avevo un'emorragia".

Il primo colpo arriva dalla voce del marito. "Dopo circa quattro ore mio
marito mi ha detto che il bambino era nato vivo. Subito dopo nella sala
parto sono arrivati diversi medici, tra cui Fontanarosa. Mi hanno detto che
il bimbo era vivo e gli era stata praticata la rianimazione come previsto
dalla legge". Ma poi c'è la notizia più difficile da accettare: "Il dottore
Fontanarosa mi ha detto che da una prima manovra di soccorso, mettendogli il
sondino, non presentava la patologia sospettata". Era sano. Vivo nonostante
le condizioni estreme. Ma tanto vitale da far affrontare subito la questione
del riconoscimento: "Qualcuno dei medici mi ha chiesto, dicendoci 'rimane
tutto in questa stanza', se avessimo voluto riconoscere il figlio, perché se
non lo avessimo voluto e fosse sopravvissuto sarebbe stato dato in affido.
Noi anche in quel momento non abbiamo dubitato. Abbiamo detto di volerlo
riconoscere: 'Si chiama Tommaso'". Tommaso è rimasto in vita per sei giorni:
il primo esame dell'autopsia ha confermato l'assenza di malformazioni, per
il responso definitivo bisognerà attendere.

(15 marzo 2007)


Forse non è poi così facile una panoramica dal di fuori (!)

Gyta
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Vecchio 20-03-2007, 19.23.13   #18
Patri15
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Forse non è poi così [I
facile[/i] una panoramica dal di fuori (!)

Gyta

Verissimo Gyta, siamo troppo frettolosi ad emettere giudizi.

Un vero calvario, quello vissuto da quella donna.
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Vecchio 21-03-2007, 00.01.20   #19
cannella
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Verissimo Gyta, siamo troppo frettolosi ad emettere giudizi.

Un vero calvario, quello vissuto da quella donna.

Un calvario sicuramente, ma fuori dal politicamente corretto che indica quasi sempre le strutture e i meici come responsabili delle tragedie, credo che la decisione finale sia, almeno in questo caso, dei genitori.

Il mio dubbio è: perchè non rivolgersi al Meyer che è uno degli ospedali pediatrici migliori non solo a Firenze, ma anche in Italia? E oltre a vantare terapie d'avanguardia per tutti i casi (è anche prevista la pet therapy, per fare un picolo esempio, oltre alla banca del latte) sicuramente riesce a dare risposte esaustive oltre a un supporto psicologico.

Scusate il giudizio, ma tutte le storie che hanno come vittime i bambini (e questa lo è) mi fanno orrore; questa madre voleva un figlio sano e perfetto e ha rinunciato ancora prima di essere certa della malformazione.
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Vecchio 21-03-2007, 10.22.29   #20
Lucio Musto
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Scusate il giudizio, ma tutte le storie che hanno come vittime i bambini (e questa lo è) mi fanno orrore; questa madre voleva un figlio sano e perfetto e ha rinunciato ancora prima di essere certa della malformazione.


Mai inteso parlare di "Razza Superiore...e..."...

Quella concezione, e la determinazione a distruggere le altre fu certamente parto di una mente malata, e pur tuttavia quella mente malata fu generata, nacque e crebbe in mezzo a noi... e trovò un mucchio di gente ammaliata dalle sue idee.

Bene, i geni di quel parto infausto, ed i geni di tutte quelle altre persone comuni, sono in mezzo a noi e continuano a spandersi per il mondo.
Lucio Musto is offline  

 



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