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Vecchio 20-01-2008, 22.11.50   #21
koan
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Data registrazione: 19-09-2007
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Riferimento: Chi ha diritto a parlare nelle Università Italiane?

Citazione:
Originalmente inviato da Elitheo
Roma 12.10.2022

Vorrei la vostra opinione: come commenteremmo una notizia così?
In particolare vorrei sapere se:
- diremmo in questo caso che a Galilei è stato “impedito” di parlare?
- diremmo che i vescovi e i fedeli non avevano diritto di dissentire?
- Diremmo che “non bisogna avere paura delle idee altrui?”
- Non diremmo che il tempio di Dio non deve essere contaminato?
- Non diremmo che S.Pietro è la casa di Dio e non ci può parlare chi non ha fede?

Elitheo
Vorrei precisare solo un aspetto distorto che evoca l'inconsistente "parabola" laicista.

La Chiesa, qualunque Chiesa, segue per definizione principi d'Ordine religioso.
L'Università persegue e si fonda, invece, su principi laici ( ma non necessariamente "laicisti" ) di ordine cultural-scientifico.

Esistono spazi e tempi, negli ordini religiosi, per l'apertura al dialogo interreligioso, laico e - perché no - scientifico o culturale. "Religio" è quanto raccoglie ed unisce symballi, uno sorta di "mettere o collegare insieme" significanti che creano un ponte a realtà soprannaturali. Un significante non può certamente essere sostituito con un significato, per quanto valido, pur sempre estremamente profano...
Conosci il detto: "Cuius regio, eius religio" .. ?
La religio viene assorbita da uno stato, mentre non dovrebbe mai valere lo stesso in termini contrari.

Ma forse il problema potrebbe essere risolto nella conclusione del discorso:
Citazione:
Originalmente inviato da Elitheo
E’ vergognoso come una piccola frangia di fanatici impedisca ad una figura di questa rilevanza di parlare nel tempio della Cristianità, è il commento unanime.
Quella "piccola frangia" è stata:

1) prima di tutto, fomentata da chi sta più in alto e rispetto a frasi fatte passare - come MOTTO - quale espressione anti-scientifica del pensiero del Pontefice ( oscurantismo ) .. lasciando ripiegare naturalmente i fatti su questioni sociali di opposizione sentita contro la morale ed etica cristiano-cattolica, nonché politica, che nulla c'entrano con l'apertura dell'anno accademico e con il simbolismo che essa, più propriamente, evoca;
2) ed infine, si è arrivati ( da parte della "piccola frangia" di 300 studenti, solo nell'ateneo e senza pensare agli sviluppi ulteriori per la giornata fatidica ) all'occupazione del Rettorato .. persino con minacce scritte da parte di veterani ex-universitari dell'Ateneo di "scendere in campo".

Il clima suscitato da oculati, ma non così acuti, docenti universitari, non predisponeva certo ad un ambiente accogliente ed aperto al dialogo, in un'occasione tanto resa importante quanto problematica a doversi realizzare con la presenza del Pontefice. Gli sviluppi di un clima ostile e becero, solo Dio poteva conoscerli. La decisione del Papa è, sebbene non dipendente dalla propria libera scelta, estremamente condivisibile ed accorta; diversamente dagli oppositori anti-Ratzinger, quindi anti-cattolici.

Le critiche dovevano essere - a mio vedere - elaborate in qualche modo dopo, insieme al nuovo invito di recarsi all'Ateneo rivolto dagli stessi docenti oppositori al Pontefice; non in questi termini però... dato che invece di un'apertura al dialogo si è trasformato il tutto in un becero attacco contro il Papa e la Chiesa Cattolica.

Sulla questione che hai posto risponderei semplicemente e personalmente:

- direi che una religione, chiaramente, non è un ateneo.
koan is offline  
Vecchio 21-01-2008, 10.14.14   #22
Vito87
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Riferimento: Chi ha diritto a parlare nelle Università Italiane?

Mi sembra strano, da come ho potuto leggere, che ci siano persone favorevoli alla mossa, decisamente intelligente ma subdola, del Papa & Co.. Dico questo perchè di questa faccenda si possono notare dei passaggi molto evidenti, che vanno per scagionare quei poveri laici e incriminare il Papa & Co.:
- invito del Papa da parte del Rettore dell'università "La Sapienza"
- lettera di sfiducia per questo invito
- rinuncia da parte del Papa & Co.
- libero sfogo alle fandonie dei giornalisti
- il Papa & Co. + giornalisti si alleano per colpire basso sui laici sfiduciati

da queste piccole mosse startegiche, neanche fosse Risiko, si denota come ci sia stata una trasmutazione, se non trasfigurazione dell'evidente realtà (basta leggere a pag.1 le vere lettere di sfiducia mandate al Rettore). Da chi aveva semplicemente detto che un intervento del Papa & Co. , non sarebbe stato gradito, si è passati a dire che frange estreme anti-tutto, si sarebbero mosse contro un intervento del Papa & Co. quasi fosse un G8. Poi, che il Papa & Co. la dia a bere a tutti con l'appoggio incondizionato dei giornalisti è un altro affare, ma che, un gruppo minoritario di persone, si siano indignate, per l'invito del Papa & Co. e vengano fatte passare per terroristi, beh, c'è evidentemente qualcosa che non va. Qui i fatti parlano chiaro, non sono i laici a non voler parlare o discutere, oltretutto in sede laica, ma è lo stesso Papa & Co. che non ha voluto, senza giusta ragione, parlare e avere un confronto diretto con i laici. Si poteva avere una bella discussione Papa & Co. VS Laici, e lo stesso Papa & Co. ha voluto rinunciare perdendo a tavolino. Peggio delle donne, ha saputo rigirare la frittata a suo favore (non me ne vogliate donne, è che la mia è solita fregarmi così )
Vito87 is offline  
Vecchio 21-01-2008, 12.05.21   #23
espert37
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Riferimento: Chi ha diritto a parlare nelle Università Italiane?

Tutta l'umanità vive nella costante ricerca di migliorarsi,Moralmente e materialmente.Il confronto ed il colloquio sono i principali strumenti per raggiungere questo scopo,chi nega o si oppone a questo a priori,commette a mio avviso una azione, poco, ma pochissimo intelligente. a meno chè non desideri esaltere e rendere più importante l'avversario al cospetto dell'opinione pubblica, come è realmente successo in questo ultimo episodio alla università la SAPIENZA. Questa è semplicemante la mia modesta opinione.
Un amichevole saluto a tutti espert37
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Vecchio 21-01-2008, 13.01.14   #24
nuages
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Riferimento: Chi ha diritto a parlare nelle Università Italiane?

non scanniamoci tra di noi, non ne vale la pena, vediamo sempre piuttosto di cavarne da tutte le esperienze il lato positivo per crescere nel dialogo a 360°, il mondo degli umani in questo purtroppo ha ancora un lungo cammino davanti, la forza della non violenza e dell'amore come ci hanno insegnato i grandi maestri scesi sulla Terra saranno alla fine saranno i valori che emergeranno da tanta mediocrità.
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Vecchio 31-01-2008, 10.53.45   #25
spirito!libero
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Riferimento: Chi ha diritto a parlare nelle Università Italiane?

Per Aschilio

Dato che era diventanto OT nel 3d scienza e fede, allora ho spostato quì la mia risposta al post di Aschilio.


Citazione:
“…appunto siamo al delirio… vediamo un po’:
prima dici che ti sfugge completamente cosa voglio dire… poi mi chiedi cosa c’entra Napolitano con l’opinione dei singoli… poi ancora, pur avendo premesso che non hai capito completamente cosa volevo dire, azzardi una domanda inquisitoria su un presunto torto dei docenti avvalorato dalle scuse di Napolitano…In ultimo saluti tutti scrivendo che qui siamo al delirio…”

Appunto, mi sfugge perché davvero non capisco cosa c'entri il fatto che il presidente della repubblica si scusi con un capo di stato estero, con la legittima opinione di alcuni docenti universitari.

Citazione:
“Esssssì caro mio… siamo al delirio titolo: il torto degli innocenti… della serie: I docenti hanno sempre ragione… non voglio giudicare, lascio a chi legge trarre insegnamento da questo tuo modo di discutere per difendere chi non te lo chiede e mai si sognerebbe di chiedertelo… i docenti sanno difendersi per conto loro;”


E' ovviamente falso che i docenti hanno sempre ragione, come è falso che non hanno bisogno di essere difesi visto che si paventano provvedimenti tra cui la stupidaggine di rivedere la nomina a direttore del CNR di uno dei firmatari della lettera, confermando che l'opinione personale, in questo paese di pulcinella, conta più dei meriti sul campo, evvia il nepotismo.

Poi mi chiedo come tu faccia a sapere che nessuno me lo ha chiesto, non so se lo sai ma è stata creata una petizione proprio in difesa dei docenti messi alla gogna dall'apparato politico-mediatico italiano.

Citazione:
“il resto…sono chiacchiere… anche se tu le chiami opinioni… “

Ergersi a giudice di cosa sia un'opinione e di cosa siano chiacchiere non è molto democratico non credi ?

Citazione:
“ma non ti scoraggiare troverai uno spirito libero che ti illumini sul concetto di rappresentanza e sull’ordinamento democratico di uno Stato sovrano e delle sue Istituzioni... “

La rappresentanza non significa dittatura o completa identificazione del singolo con la maggioranza, questa è la base delle democrazie moderne.

Citazione:
“Per tornare all’argomento, i docenti dissenzienti (non li chiamo scienziati perché l’ambito è quello politico) possono pure avere ragione nel merito ma il rettore lo hanno scelto anche loro… e il rettore, che rappresenta anche loro, (non come singole persone ma come membri del collegio dei docenti) ha ritenuto opportuno invitare il Papa… e se il rettore decide di invitare il Papa anche con il supposto parere negativo di una parte dell’intero collegio dei docenti… vuol dire che lo ha ritenuto opportuno…. valutando i pro e i contro. “

Probabilmente non hai idea di come funzioni l'ambito delle istituzioni universitarie. Il rettore non è un dittatore ma deve confrontarsi con il consiglio accademico, organo di rappresentanza i cui membri sono eletti dal corpo docente.

Saluti
Andrea
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Vecchio 01-02-2008, 23.13.08   #26
spirito!libero
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Riferimento: Chi ha diritto a parlare nelle Università Italiane?

È passato un po' di tempo dall'episodio dei 67 professori della Sapienza che con la loro lettera vecchia di due mesi hanno involontarimente dato origine una tempesta mediatica tanto inaspettata quanto violenta. Si sono scatenati su di loro la pessima politica e la pessima stampa e TV che purtroppo ci affliggono quotidianamente. Ma ci sono stati anche interventi sensati ed articoli chiari, che hanno portato luce sulla vicenda.


Facciamo riferimento in particolare agli articoli di Pietro Greco, Giorgio Parisi, Stefano Rodotà e Paolo Flores d'Arcais. È ormai appurato che i 67 avevano tutto il diritto di mandare la loro lettera, che si trattava di un fatto interno alla vita universitaria, che il rettore ha una gran parte di responsablità per aver fatto degenerare la situazione, che al Papa non è stato impedito niente, che la scaltra strategia vaticana ha approfittato dell'episodio per ottenere una facile vittoria mediatica aiutata da una stampa e da una classe politica incredibilmente succubi (con rare eccezioni), e che, per ottenere questo, i 67 sono stati sottoposti ad un ignobile linciaggio mediatico.


L'offesa fatta a loro la sentiamo come un'offesa fatta a tutti noi. Si è evidentemente consumata una rottura tra il mondo scientifico e la cosiddetta "opinione pubblica".


Se noi, docenti della SISSA, torniamo su questi fatti è per analizzare e chiarire alcuni punti che secondo noi sono all'origine di questa frattura, punti che, anche negli interventi più favorevoli, sono rimasti un po' in ombra.


Il primo riguarda il rapporto tra scienza e fede. Scienza e fede appartengono a sfere diverse e ben distinte dell'attività e del pensiero umani ed è bene che tali rimangano. I tentativi recenti di commistioni tra le due non possono che portare confusione e danni per entrambe. Si è detto che il Papa è una grande autorità spirituale. Ma è proprio questo il punto: la nostra attività di scienziati e docenti consiste nel produrre e insegnare scienza, non spiritualità. Non chiediamo mai ai nostri colleghi o ai nostri studenti quale sia il loro credo religioso. Queste
questioni, quando si fa scienza, sono off limits. Il rapporto della nostra attività con una eventuale fede religiosa va risolto da ognuno di noi in completa autonomia. Per questo una visita del Papa può interessare al privato di una parte di noi ma non riguarda l'ambito della nostra attività in quanto scienziati.


A questo va aggiunto che questo Papa ha rivendicato più volte in maniera non ambigua la superiorità della fede sulla scienza. E che queste non siano parole vuote ce lo fa capire con la sua posizione sul processo a Galileo, sul quale, non solo non chiede scusa come ha fatto il Papa precedente, rivendica la giustezza della posizione della Chiesa (vedi l'intervento di Parisi). Non è perciò sorprendente che questo Pontefice non sia ben visto da molti nell'ambiente scientifico.

Un altro aspetto della vicenda dei 67 su cui vorremmo soffermarci sono i suoi risvolti internazionali. Con grande sorpresa di chi aveva paventato una condanna internazionale "per la censura al Papa", l'episodio è stato quasi ignorato dai media non italiani, che, semmai, hanno manifestato sorpresa che qualcuno in Italia abbia avuto il coraggio di opporsi al Papa. È evidente la discrasia tra i media italiani e quelli stranieri. Nei grandi paesi moderni il Papa è rispettato sì, purche' resti nei limiti dei suoi compiti. La scienza al contrario ha uno status molto più
importante che in Italia. I media italiani si sono dimostrati incredibilmente impreparati e hanno messo in evidenza tutta la loro ignoranza. I 67 sono stati presentati come "professorucoli" o anche peggio. La verità è che tra quei "professorucoli" ci sono alcuni tra i nomi più famosi nel campo della fisica attuale. Qui è evidente la differenza tra il mondo della scienza e quello rappresentato dai media italiani.


La fisica italiana (perché sono stati soprattutto i fisici a essere messi sotto accusa) ha sempre avuto come orizzonte il mondo intero e la comunità scientifica internazionale. Non si è mai sognata di rinchiudersi nei confini italiani. Un giovane fisico italiano inizia il suo curriculum conquistandosi un post-doc all'estero. Il problema di ogni ricercatore è di farsi apprezzare in giro per il mondo. Molti studenti e professori alla SISSA vengono dall'estero e tutti noi viviamo con enorme disagio il soffocante provincialismo dei media italiani, della politica italiana, per non parlare di certe convulsioni razziste della società italiana. Ecco, questo è quello che balza di più agli occhi in questa vicenda dei 67. Un mondo politico e dei media ossessivamente ripiegati sul proprio ombelico, degli intellettuali candidamente alla ricerca di un nuovo Medioevo, una gerarchia ecclesistica che non si vergogna del proprio passato inquisitorio, ma anzi torna a rivendicarlo, contrapposti all'universo della scienza, che, in Italia, avrà molti difetti, ma almeno e' aperto alla modernità.

Siamo coscienti che da questo episodio esce l'immagine di un mondo scientifico italiano ridotto in un angolo, di una scienza vilipesa, di una cultura scientifica minoritaria. Ma anche la consapevolezza che la scienza è una delle poche possibili ancore di salvataggio di un paese completamente alla deriva.

Loriano Bonora, Roberto Iengo, Giuseppe Mussardo, Sergey Petcov, Giulio Bonelli

fonte: http://ulisse.sissa.it/pagina/Ured080129p001
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Vecchio 01-02-2008, 23.27.34   #27
spirito!libero
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Riferimento: Chi ha diritto a parlare nelle Università Italiane?

"E io, invece, li difendo …

di Pietro Greco

Saranno anche stati ingenui, politicamente. Ma non meritano certo la pubblica gogna cui sono sottoposti in queste ore dalla gran parte dei giornali, delle radio e delle televisioni i 67 professori che hanno giudicato «incongruo» l’invito che il loro Rettore, Renato Guarini, ha rivolto al Papa, Benedetto XVI, affinché inaugurasse il nuovo anno accademico dell’università La Sapienza di Roma. Anzi, il loro comportamento è stato del tutto corretto nel metodo e sufficientemente fondato nel merito.

Cosa hanno fatto, dunque, i 67? Hanno scritto, nel lontano mese di novembre,
una cortese, anche se ferma, lettera al loro Rettore per criticare un’iniziativa che giudicavano «incongrua». Non hanno contestato la legittimità dell’invito che Renato Guarini ha rivolto al Papa. Né hanno minacciato le barricate. Si sono limitati a esprimere per iscritto un giudizio di congruità, esercitando un loro diritto. Anzi, un loro dovere. Qualsiasi atto nell’università, anche se proposto dal Rettore e approvato a maggioranza dal Senato accademico, può essere sottoposto a critica. E se un docente o uno studente giudica «incongruo» che ad aprire l’anno accademico – atto di notevole pregnanza simbolica – sia Tizio piuttosto che Caio, ha tutto il diritto di farlo
presente al suo Rettore. E quell’espressione di un giudizio non può essere in alcun modo considerata un tentativo di censura. Tanto più nel mondo delle scienze, naturali e umanistiche, dove l’analisi critica, palese e anonima, è la norma assoluta. E dove – come insegna il sociologo Robert Merton – non vale, in alcun caso, l’ipse dixit.
Nell’università una critica, a chicchessia – fosse anche al Papa – non può essere considerata di per sé un atto di intolleranza, ma al contrario è un’interpretazione piena di laicità e democrazia vissuta.

Naturalmente, la critica può essere a sua volta criticata. E giudicata sbagliata
nel merito. C’è, dunque, un palese errore di merito nel giudizio di «incongruità»
espresso dai 67 professori al loro Rettore sul fatto che a inaugurare con una “lectio magistralis” (di questo si parlava a novembre) l’anno accademico 2007/08 dell’università La Sapienza di Roma fosse il Papa, Benedetto XVI? Francamente, non pensiamo. In discussione, infatti, non è se un Papa possa parlare in un’università. È già successo, in molte università e in molti paesi. Con soddisfazione di tutti. È successo anche alla Sapienza: per esempio, il 17 maggio 2003 quando Giovanni Paolo II che fece un applaudito intervento ricevendo una laurea “honoris causa”.
I 67 professori hanno messo in discussione due cose. Primo: se è congruo che
un Papa o una qualsiasi autorità religiosa inauguri l’anno accademico, ovvero compia un gesto di alto valore simbolico (nessuno più dei religiosi conosce il valore dei simboli) in un’istituzione laica. È un po’ come se a tenere l’udienza il primo mercoledì dell’anno in sala Nervi in Vaticano venisse chiamato il Presidente della Repubblica italiana. L’evento sarebbe da molti giudicato non congruo.

Secondo: i 67 si sono chiesti se è congruo che a inaugurare l’accademico
all’università di Roma sia quest’anno, questo Papa, Benedetto XVI. Che nei suoi tre anni di magistero non solo si è trovato, più volte, a polemizzare con svariati ambienti scientifici su singole questioni (dalla ricerca sulle staminali embrionali al darwinismo), ma ha addirittura affermato (proprio in un’università, a Regensburg) che una scienza senza la guida della fede è cieca. Il Papa può legittimamente proporre questo rapporto asimmetrico tra scienza e fede. Ma è altrettanto legittimo (anzi, è
auspicabile) che uno scienziato – o una qualsiasi persona laica – possa contestarlo. La scienza rivendica come suo valore fondante l’universalismo. Può contribuire
pienamente al suo sviluppo chiunque: a prescindere dal sesso, dalla razza e, appunto, dalla fede religiosa. I cattolici non fanno scienza meglio dei protestanti, degli islamici o dei non credenti. E affermarlo, come hanno fatto i 67, può essere politicamente ingenuo (bisogna sempre calcolare gli effetti indesiderati di ogni propria azione), ma non è affatto oltraggioso. Anzi, è addirittura meritorio.
Invece, i 67 che hanno esercitato questo diritto di critica – corretto nel metodo, e ben fondato nel merito – sono stati messi alla pubblica gogna. La gran parte degli editorialisti li ha accusati di intolleranza, di attentato alla laicità e alla democrazia. Un ex ministro ne ha chiesto il licenziamento, come successe ai tempi del fascismo a chi rifiutò il giuramento al regime. Un ex segretario di partito li ha definiti ignoranti e un ex Presidente della Camera li ha definiti imbecilli – senza forse sapere che tra quei 67
più d’uno è in odore di Nobel.

Non dobbiamo preoccuparci per il giudizio – certo criticabile, ma legittimo nel
metodo e ben fondato nel merito, espresso dai 67 – ma faremmo bene a preoccuparci del conformismo di un paese che tratta così sessantasette persone che hanno l’unico torto di aver fatto emergere con ingenua determinazione l’esistenza di un nodo, quello dei rapporti tra chiesa e società, che negli ultimi tempi si è aggrovigliato e si è stretto fino a diventare a volte doloroso."


Un altro articolo interessante e autorevole firmato da Stefano Rodotà lo trovate a questo indirizzo:
http://ulisse.sissa.it/pagina/resolv...3abfe3b50f c8
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Vecchio 09-02-2008, 13.07.00   #28
nuages
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Riferimento: Chi ha diritto a parlare nelle Università Italiane?

Le organizzazioni sia Religiose, laiche, scolastiche, politiche ecc, tutte si salveranno un domani se metteranno di fronte il dubbio, la discussione la tolleranza, insomma sempre ed ad ogni costo saper ascoltare l'altro.......
nuages is offline  
Vecchio 10-02-2008, 11.11.12   #29
Monica 3
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Riferimento: Chi ha diritto a parlare nelle Università Italiane?

Citazione:
Originalmente inviato da nuages
Mi riferisco alla negazione di parlare al Papa alla Sapienza di Roma, io non sono schierato da nessuna parte, ma non capisco i divieti di esprimersi, mi sembra che sia di moda essere laici, senza magari capire bene i contenuti, io penso che si possa crescere ovunque solo con il confronto sereno e democratico, questi professori in fisica vorrei vedere quanto sono liberali se li chiami al confronto sui loro concetti di base accreditati in fisica.
purtroppo l'Italia e tanti altri paesi del mondo funziono sui poteri di "casta", e così non cresceremo mai purtroppo.

Ecco, Nuages, se il Papa fosse andato alla Sapienza insieme a un Rabbino, a un Imam o al Dalai Lama, la sua presenza in un contesto accademico sarebbe stata del tutto appropriata.

La messinscena di essere presente alle celebrazioni di un'istituzione laica e l'inevitabile resistenza gli sono serviti a pennello per montare la fantastica campagna di stampa contro il sinistrorso ateo che perseguita i poveri cristiani.

Messinscena, pemettimi di dirlo, che serve solo a mantenere l'ignoranza nel nostro paese. Negli ultimi decenni ho trovato molta più spiritualità fra persone laiche che nelle banche del Vaticano, nel potere dell'Opus Dei, nel diabolico patto fra chiesa e mafia, nei finanziamenti del Vaticano per la campagna antiserba, invece che per la pace, nei Balcani (che ben poco hanno a vedere con il nostro bisogni di spiritualità). La chiesa, purtroppo, ha cominciato a tradire Cristo nel 212 d.c., con Costantino, quando ha fatto della croce un simbolo di guerra e si è sposata al potere. E' sono diversi i preti con cui ho parlato e che credono ancora in Cristo, che condividono questa mia opinione. Ma questa discussione su questo forum è già stata fatto e ti rimando ad essa.

Cordialmente

Monica 3 is offline  

 



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