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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 24-02-2004, 23.48.53   #41
nemamiah
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Messaggio originale inviato da dana
Forse oggi è numericamente molto più evidente, e questo cammino è, come dici tu, sicuramente inevitabile, ma non è più lento.
Anzi è molto evidente, anche perchè cambia la fisonomia delle città, di molte strade, e questo crea un senso di disagio anche in chi non è razzista.

Volevo solo aggiungere una considerazione, ritornando al post iniziale, cioè che questi flussi migratori hanno colmato un vuoto: le fabbriche del nord e nord est hanno trovato la manodopera che cercavano (a poco prezzo e con pochissime tutele sindacali) e chi ha un anziano in casa ha trovato un'alternativa al ricovero con una badante dell'est.

ciao


Si,numericamente più evidente,ma se ci riferiamo agli utlimi 30 anni.
Per esempio sono in pochi a sapere che nel 500 ci fu un grande esodo dalla Lombardia verso sud, esodo così forte da creare delle municipalità (Sant'Angelo dei Lombardi - Av- Castelobardo En ,giusto per citarne due), l'attuale etnia italica è una fusione di popoli antichi e relativamente recenti.

Che l'ingresso in Italia sia avvenuto in maniera disordinata,senza controlli,per far piacere ai "buonisti" e ad associazioni che lucrano su queste sciagure umane,e che ciò, ha creato non pochi problemi,è verità ed hai ragione.
Purtroppo,se da una parte arriva gente realmente onesta ,dall'altra anche parassiti,delinguenti,terroris ti,spacciatori,strupatori,papp oni ed avanzi di galera di ogni specie.
Chi è ospite in attesa di essere cittadino italiano,ha il dovere di osservare le regole del paese ospitante,putroppo,per certi imbecilli travestiti da politici,rispettare le regole è come un reato.Allora ciò genera il caos ,l'incomprensione e l'intolleranza,non verso l'etnia,ma al modo violento ed incivile di alcuni,che poi si riperquote anche su quelli onesti e per bene.

Speriamo che si possa risolvere nel migliore dei modi.

L'Italia ha comunque bisogno di almeno 5 o 7 milioni di estracomunitari,per sanare diversi aspetti deficitari del paese.

nemamiah is offline  
Vecchio 25-02-2004, 00.06.19   #42
nemamiah
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Data registrazione: 03-11-2002
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Messaggio originale inviato da Giuliano
Hai ragione , e' un doppione
cerchero' poi di seguire il tuo consiglio , si rischia sempre di dare interpretazioni arbitrarie in caso di fenomeni complessi

Ciao



nemamiah is offline  
Vecchio 04-03-2004, 02.18.02   #43
leibnicht
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Il buonismo non è il male dell'Europa...

Il buonismo non è il male dell'Europa, ma la temperatura di una sua debolezza.
In ogni epoca, in ogni momento del conflitto sociale, i termini "buono" e "cattivo" non hanno significato altro che: condiscendente o non condiscendente ai valori dei potenti di turno.
Fare di questa condiscendenza, dell'essere sistematicamente proni al potere, dell'acquiescenza a chi pretende di ammaestrare le coscienze una specie di etica: questa è una perversione laterale della nostra civiltà.
Vi chiedo se non pensate che la vera bontà, l'autentico prendersi cura dell'interesse per l'Altro, non debba essere,al contrario, il rigore, il rifiuto e la dimostrazione esplicità della propria dignità.
Integrare non significa affatto "accettare", oppure ammettere acriticamente.
Significa trovare con fatica e con responsabilità i "limiti" reciproci entro cui i propri valori debbano essere rispettati.
In fin dei conti abbiamo, nella nostra Capitale, nella nostra Storia, esempi straordinari di integrazione: pensate al Pantheon, un tempio per tutti gli dei, affinchè ogni uomo che giungesse in Roma potesse riconoscersi nel rispetto della città verso qualsiasi professione di culto.
Ma dentro Roma: riconoscendo con umiltà e devozione che tutto questo era possibile in Roma e non altrove.
L'Europa non è l'America, anche se a quest'ultima essa deve l'ispirazione alla sua più grande e recente ricchezza, ossia l' Illuminismo.
Voglio lanciare una provocazione: in barba alle più deteriori interpretazioni dell'Antropologia, io penso, tornando a Kipling, che l'Europa abbia oggi di nuovo un compito ed un fardello in patria.
Quello di insegnare a tutti gli assolutismi e gli autoritarismi (leggasi pure "fondamentalismi") che le chiedono il diritto di cittadinanza le ragioni per cui essi debbono ripensarsi daccapo e cambiar stile, semplicemente perchè questo rappresenta per loro un' effettiva crescita di civiltà.
Il nostro mondo ha per radice più intima e vera la capacità di evolvere, mutare e criticarsi: come in un fiume che scorre, non ci si può immergere in esso se si è appesantiti dalle pietre di una tradizione che vuol essere immutabile.
Altrimenti ci si annega.
leibnicht is offline  
Vecchio 04-03-2004, 10.08.40   #44
bomber
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Messaggi: 4,154
Re: Il buonismo non è il male dell'Europa...

Citazione:
Messaggio originale inviato da leibnicht
Il buonismo non è il male dell'Europa, ma la temperatura di una sua debolezza.
In ogni epoca, in ogni momento del conflitto sociale, i termini "buono" e "cattivo" non hanno significato altro che: condiscendente o non condiscendente ai valori dei potenti di turno.
Fare di questa condiscendenza, dell'essere sistematicamente proni al potere, dell'acquiescenza a chi pretende di ammaestrare le coscienze una specie di etica: questa è una perversione laterale della nostra civiltà.
Vi chiedo se non pensate che la vera bontà, l'autentico prendersi cura dell'interesse per l'Altro, non debba essere,al contrario, il rigore, il rifiuto e la dimostrazione esplicità della propria dignità.
Integrare non significa affatto "accettare", oppure ammettere acriticamente.
Significa trovare con fatica e con responsabilità i "limiti" reciproci entro cui i propri valori debbano essere rispettati.
In fin dei conti abbiamo, nella nostra Capitale, nella nostra Storia, esempi straordinari di integrazione: pensate al Pantheon, un tempio per tutti gli dei, affinchè ogni uomo che giungesse in Roma potesse riconoscersi nel rispetto della città verso qualsiasi professione di culto.
Ma dentro Roma: riconoscendo con umiltà e devozione che tutto questo era possibile in Roma e non altrove.
L'Europa non è l'America, anche se a quest'ultima essa deve l'ispirazione alla sua più grande e recente ricchezza, ossia l' Illuminismo.
Voglio lanciare una provocazione: in barba alle più deteriori interpretazioni dell'Antropologia, io penso, tornando a Kipling, che l'Europa abbia oggi di nuovo un compito ed un fardello in patria.
Quello di insegnare a tutti gli assolutismi e gli autoritarismi (leggasi pure "fondamentalismi") che le chiedono il diritto di cittadinanza le ragioni per cui essi debbono ripensarsi daccapo e cambiar stile, semplicemente perchè questo rappresenta per loro un' effettiva crescita di civiltà.
Il nostro mondo ha per radice più intima e vera la capacità di evolvere, mutare e criticarsi: come in un fiume che scorre, non ci si può immergere in esso se si è appesantiti dalle pietre di una tradizione che vuol essere immutabile.
Altrimenti ci si annega.







mah penso che pero per fare questo ci vorrebbe un po di realismo ed a volte questo senso di realtà è coperto dal buonismo ...
bomber is offline  
Vecchio 04-03-2004, 11.33.28   #45
Giuliano
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Re: Il buonismo non è il male dell'Europa...

Citazione:
Messaggio originale inviato da leibnicht
Il buonismo non è il male dell'Europa, ma la temperatura di una sua debolezza.
In ogni epoca, in ogni momento del conflitto sociale, i termini "buono" e "cattivo" non hanno significato altro che: condiscendente o non condiscendente ai valori dei potenti di turno.
Fare di questa condiscendenza, dell'essere sistematicamente proni al potere, dell'acquiescenza a chi pretende di ammaestrare le coscienze una specie di etica: questa è una perversione laterale della nostra civiltà.
Vi chiedo se non pensate che la vera bontà, l'autentico prendersi cura dell'interesse per l'Altro, non debba essere,al contrario, il rigore, il rifiuto e la dimostrazione esplicità della propria dignità.
Integrare non significa affatto "accettare", oppure ammettere acriticamente.
Significa trovare con fatica e con responsabilità i "limiti" reciproci entro cui i propri valori debbano essere rispettati.
In fin dei conti abbiamo, nella nostra Capitale, nella nostra Storia, esempi straordinari di integrazione: pensate al Pantheon, un tempio per tutti gli dei, affinchè ogni uomo che giungesse in Roma potesse riconoscersi nel rispetto della città verso qualsiasi professione di culto.
Ma dentro Roma: riconoscendo con umiltà e devozione che tutto questo era possibile in Roma e non altrove.
L'Europa non è l'America, anche se a quest'ultima essa deve l'ispirazione alla sua più grande e recente ricchezza, ossia l' Illuminismo.
Voglio lanciare una provocazione: in barba alle più deteriori interpretazioni dell'Antropologia, io penso, tornando a Kipling, che l'Europa abbia oggi di nuovo un compito ed un fardello in patria.
Quello di insegnare a tutti gli assolutismi e gli autoritarismi (leggasi pure "fondamentalismi") che le chiedono il diritto di cittadinanza le ragioni per cui essi debbono ripensarsi daccapo e cambiar stile, semplicemente perchè questo rappresenta per loro un' effettiva crescita di civiltà.
Il nostro mondo ha per radice più intima e vera la capacità di evolvere, mutare e criticarsi: come in un fiume che scorre, non ci si può immergere in esso se si è appesantiti dalle pietre di una tradizione che vuol essere immutabile.
Altrimenti ci si annega.

sono daccordo il bounismo puo' essere visto come "temperatura" della debolezza d'Europa,ma il fatto fondamentale e' che a detta dfi motli e' l'Occidente stesso a essere debole perche' nel pieno di una decadenza probabilmente non sanabile
non e' catastrofismo , e' la Storia,ogni modello ha il suo sviluppo , il suo acme e popi la sua crisi,anche lunghissima
Kipling era il cantore dell'Impero Britannico,che ha avuto ,in quanto a sistema entro fondante dell'Occidente,appunto il suo corso fino alla sua fine
ma ora e' il tutto l'Occidente a essere in crisi,crisi nelle sue democrazie svuotate di potere dall'interno da poteri forti,economici e fondamentalmente transnazionali,crisi nei suoi valori,nella sua etica http://www.zivago.com/FattiLibriInterna?id_fatto=227 0 ,nel suo tessuto sociale,crisi in una tecnologia che come dice Galimberti e' ormai un qualvcosa di incontrollabile e che piuttosto controlla noi http://www.zivago.com/FattiLibriInterna?id_fatto=184 9 , crisi nell'evidenza che il Dio Sviluppo e' in realta' un Dio ben poco benevolo....

Giuliano is offline  
Vecchio 06-03-2004, 11.03.35   #46
Giuliano
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Re: Il buonismo non è il male dell'Europa...

Citazione:
Messaggio originale inviato da leibnicht
Il buonismo non è il male dell'Europa, ma la temperatura di una sua debolezza.
In ogni epoca, in ogni momento del conflitto sociale, i termini "buono" e "cattivo" non hanno significato altro che: condiscendente o non condiscendente ai valori dei potenti di turno.
Fare di questa condiscendenza, dell'essere sistematicamente proni al potere, dell'acquiescenza a chi pretende di ammaestrare le coscienze una specie di etica: questa è una perversione laterale della nostra civiltà.
Vi chiedo se non pensate che la vera bontà, l'autentico prendersi cura dell'interesse per l'Altro, non debba essere,al contrario, il rigore, il rifiuto e la dimostrazione esplicità della propria dignità.
Integrare non significa affatto "accettare", oppure ammettere acriticamente.
Significa trovare con fatica e con responsabilità i "limiti" reciproci entro cui i propri valori debbano essere rispettati.
In fin dei conti abbiamo, nella nostra Capitale, nella nostra Storia, esempi straordinari di integrazione: pensate al Pantheon, un tempio per tutti gli dei, affinchè ogni uomo che giungesse in Roma potesse riconoscersi nel rispetto della città verso qualsiasi professione di culto.
Ma dentro Roma: riconoscendo con umiltà e devozione che tutto questo era possibile in Roma e non altrove.
L'Europa non è l'America, anche se a quest'ultima essa deve l'ispirazione alla sua più grande e recente ricchezza, ossia l' Illuminismo.
Voglio lanciare una provocazione: in barba alle più deteriori interpretazioni dell'Antropologia, io penso, tornando a Kipling, che l'Europa abbia oggi di nuovo un compito ed un fardello in patria.
Quello di insegnare a tutti gli assolutismi e gli autoritarismi (leggasi pure "fondamentalismi") che le chiedono il diritto di cittadinanza le ragioni per cui essi debbono ripensarsi daccapo e cambiar stile, semplicemente perchè questo rappresenta per loro un' effettiva crescita di civiltà.
Il nostro mondo ha per radice più intima e vera la capacità di evolvere, mutare e criticarsi: come in un fiume che scorre, non ci si può immergere in esso se si è appesantiti dalle pietre di una tradizione che vuol essere immutabile.
Altrimenti ci si annega.

Si , forse c'e' una possibilita' di rifondazione europea nei valori , tradizione,cultura ,visione del mondo e opportunita' di altre regole svincolate dagli interessi puramente egoistici di poteri forti che non agiscono per nessun interesse anche solo lontanamente collettivo,ma solo per accrescere il profitto di aziende che non hanno nemmeno piu' carattere nazionale
cosi' sembra pensarla Franco Cardini :

http://www.identitaeuropea.org/archi...ni_europa.html


"(...)Se oggi, nella sensibilità corrente, i valori dell’Occidente si fondano principalmente su una “democrazia” che sta divenendo sempre più un sistema rappresentativo manipolabile e svuotato di poteri effettivi, nonché sul potere incontestato del mercato e delle sue cosiddette leggi, bisogna avere il coraggio e la lucidità necessari a replicare che l’Europa – la storia e la cultura della quale sono tutt’altro che innocenti dinanzi alla degenerazione materialistica e utilitaristica del mondo - è tuttavia un’altra cosa rispetto ad essa, ed è in grado di fronteggiarla e di fermarla, proprio in quanto e nella misura in cui si regge sulle e si alimenta delle sue profonde radici cristiane, attarverso le quali ci sono giunti anche linfa e succhi delle civiltà ebraica, custode prima della Rivelazione, e delle tradizioni pagane rispetto alle quali il cristianesimo si è posto non come negazione, bensì come compimento e pienezza. "

Cardini vede molto il tutto in chiave Cristiana , io direi in particolare in chiave cristiano-cattolica piuttosto che calvinistica , ma probabilmente la cosa e' secondaria,dato che il modello puramente mercantile che si tende ad imporre al mondo , direi (e non solo io ovviamente)che ha perso anche la parte migliore del calvinismo,la sua moralita'


Saluti
Giuliano is offline  

 



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