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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 10-07-2004, 13.50.41   #11
leibnicht
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Gallina che canta

ha fatto l'uovo, secondo un adagio popolare.
Questo per quanto riguarda i proclami e l'atteggiamento comiziale.
Perchè non fai un piccolo sforzo e provi a rispondere con qualche argomentazione, invece di parlare di sciocchezze anacronistiche, come la caccia alle streghe (che riguarda la politica di Truman negli USA anni '50) o le brigate rosse (fenomeno tutto culturalmente occidentale collocato in un'epoca definitivamente conclusa, quella degli scontri tra due ideologie e di guerra fredda).
Ma, comunque, se ti piace, proviamo ad argomentare anche questo relitto storico.
E' vero che le brigate rosse contavano, negli anni '70, alcune migliaia diaderenti, ma i "potenziali", e dico e sottolineo POTENZIALI, aderenti erano centinaia di migliaia.
Per cosa credi che Sofri sia in galera ? Non era mica un terrorista armato, lo sai ?
Vi erano partiti all'epoca, i quali raccoglievano più dell'1% delle scelte dell'elettorato, i quali dichiaravano, programmaticamente, la loro equidistanza tra stato e terrorismo comunista.
Ciò significa che almeno 400.000 italiani non si dissociavano dallo strumento terroristico di lotta di classe, il che ne faceva dei potenziali, ripeto "potenziali" accoliti, come tu dici.
Non tutti i fondamentalisti sono terroristi, evidentemente, ma tutti lo sono "potenzialmente".
Se il tuo riferimento a Bacone comprendeva anche il secondo, cioè Francesco, dovrebbe risultare superfluo spiegarti che cosa questo significhi sul piano sociale.
E' il fenomeno Al Quaeda ad essere socialmente e culturalmente gravissimo e pericoloso, molto al di là del numero ridotto dei kamikaze che essa annovera.
Finchè mille violenti compongono, come cani sciolti, un tessuto sociale, i problemi sono contenuti e gestibili.
Il guaio inizia quando un capopolo li raduna, mostra loro una via ed inizia ad organizzarne la violenza in senso eversivo.
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Vecchio 10-07-2004, 15.53.44   #12
alexmexxomalex
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Perchè non fai un piccolo sforzo e provi a rispondere con qualche argomentazione, invece di parlare di sciocchezze anacronistiche, come la caccia alle streghe (che riguarda la politica di Truman negli USA anni '50) o le brigate rosse (fenomeno tutto culturalmente occidentale collocato in un'epoca definitivamente conclusa, quella degli scontri tra due ideologie e di guerra fredda).


mi pare di aver già abbondantemente esternato quello che avevo da dire sulla contraddittorietà fattuale e filosofica di un certo abito culturale che fa dei terrorismi wahabbita e kehimalista,quello che non sono, cioè astratti prodotti culturali, liberamente e incontrollatamente appropriabili da qualsiasi scribacchino per finalità non troppo genuine. Ricordo che ci proposi pure una discussione!

per la teoria ti rimando li. Ora parliamo di pratica.

Anch'io non condivido il rapportare il terrorismo wahabbita e kehimalista (chiamiamo le cose col proprio nome) col brigadismo o addirittura col fascismo -come fa Berman- che invece si nutre di spinte e presupposti culturali ben diversi. Cito il terrorismo nostrano solo dato casistico.
Nel tuo discorso -questo ti contesto- trovo molto pericoloso il ridurre il terrorismo ad un'entità priva di contorni storici, politici, fattuali.Quasi fosse una categoria culturale.
Cosi', inutile dirlo, non è. Non è legittimo, ti rimando ancora a quanto dissi in precedenza, creare un nesso deterministico tra terrorismo e fondamentalismo e, a propria volta, inevitabilmente!, tra il fondamentalismo a l'islam, quindi tra l'islam e il mio amico rashid. proprio oggi il mondo "arabo", mi riferisco in particolare al marocco, alla turchia, all'egitto, all'algeria stà vivendo una fecondissima e silenziosa era riformista giuridica e politica. Senza parossismi nevrotici, senza spacchi sociali. I due terrorismi islamici sono invece legati a precisi referenti politici, per scopi contingenti e ben determinati. Nessuno oggi conosce la struttura di al queda, che è solo strumento operativo, ma ben si conosce il retroterra politico da cui si dipana e da cui è mossa. Il pericolo è proprio quello di fare un'operazione di astrazione: traslare di significato dal contenitore, dal nucleo formale, alla sostanza. Qual'è il risultato? un'entità senza forma, senza contenuti precisi, una sorta di cellula cancerogena impazzita, che può essere da chiunque brandita per qualsiasi manifesto politico, sicuro della insindacabilità di ciò che afferma, perchè l'oggetto del suo discorso non ha forma nè colore, è un'ombra funzionale soltanto a suscitare altre ombre.
la nozione indistinta, astratta, di "potenziale terrorista", ne è il decorso operativo-politico piu' ovvio. La inferenza piu' spicciola che scaturisce da un simile artificio semantico non può non essere che siamo TUTTI potenziali terroristi, perchè non conosciamo il sembiante vero del terrorista con forma e dimensioni. L'errore è identico a quello che compie chi individua nella storia sociale repubblicana uno stretto binomio tra fascismo-antifascismo. Negando quello c'è in mezzo:una opportunistica,istintiva,popol are indifferenza all'uno e all'altro. Queste sono le magie dei discorsi interessati.

leibnicht, io penso che tu sia in buona fede, ma perchè allora dare adito alle scemenze neoconservatrici? perchè avventurarsi nel terreno della pretestuosità e dei doppi fini, privo di ogni credibilità intellettuale perchè,in fondo, ne fa volentieri a meno? Sono fermamente convinto che per evitare di rimanere impigliati nelle acrobazie verbali bisogna tenere lo sguardo fisso proprio "su quello c'è in mezzo".

Citazione:
E' vero che le brigate rosse contavano, negli anni '70, alcune migliaia diaderenti, ma i "potenziali", e dico e sottolineo POTENZIALI, aderenti erano centinaia di migliaia.
Per cosa credi che Sofri sia in galera ? Non era mica un terrorista armato, lo sai ?


no! per quanto riguarda sofri ti ricordo che è stato condannato in via definitiva per essere mandante dell'omicidio calabresi, in forza di una precisa fattispecie legislativa. Pensi sia la stessa cosa che dire "terrorista potenziale"? Io mi accontento di dire che un "terrorista potenziale" NON è un terrorista e che la reprimenda va applicata a quest'ultimo e basta. Questo si chiama garantismo. un principio che se cede per un immigrato non vedo perchè non dovrebbe finire col cedere per tutti. La categoria del terrorista potenziale non esprime nulla, perchè il "terrorista potenziale" è un'astrazione, semplicemente non esiste!.



Citazione:
Se il tuo riferimento a Bacone comprendeva anche il secondo, cioè Francesco, dovrebbe risultare superfluo spiegarti che cosa questo significhi sul piano sociale.
E' il fenomeno Al Quaeda ad essere socialmente e culturalmente gravissimo e pericoloso, molto al di là del numero ridotto dei kamikaze che essa annovera.
Finchè mille violenti compongono, come cani sciolti, un tessuto sociale, i problemi sono contenuti e gestibili.
Il guaio inizia quando un capopolo li raduna, mostra loro una via ed inizia ad organizzarne la violenza in senso eversivo.


infatti, come ho spiegato prima nessuno dice che i terrorismi islamici sono da prendere sotto gamba, anche se certo non rappresentano "per costitituzione politica" un pericolo per l'eversione dell'ordine costituito (come le defunte br), è ben altro il loro l'humus programmatico. Quello che dico è che lo scontro delle idee, è inutile, detestabile per la nostra cultura, socialmente inaccettabile, politicamente pericoloso, perchè la manovalanza è parecchia in un clima di esclusione e di odio. Di questo parlano gli strascichi violenti della crisi iracheni in paesi prima immuni da attentati di quella specie(come l'indonesia o la stessa turchia).

contro il terrorismo vanno invece usati attacchi mirati con le armi burocratiche della repressione e dell'intelligence e con gli strumenti della politica. Di questo occorre parlare, ma per farlo occorre parlare di terroristi non di musulmani.

ciao
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Vecchio 10-07-2004, 17.07.53   #13
Mary
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condivido il tuo pensiero. Non condivido il pensiero sul Vaticano. Non sono più cattolica, giudico severamente la chiesa cattolica, ma la violenza non porta da nessuna parte. Nemmeno il pensiero di violenza

Gli islamici sono pericolosi. E' innegabile. E' proprio la loro religione, il loro fanatismo a renderli pericolosi più di altri immigrati.

Non solo ci portano una marea di figli, ma vogliono imporci il loro modo di vivere. Al tg dicevano che in un liceo, non ricordo di quale paese, stanno creando un'aula solo per loro. Dopo il crocifisso da togliere per non disturbarli fra poco cos'altro ci chiederanno? di mettere sul calendario le loro feste?! i loro rituali?

Perchè quando i nostri immigrati sono andati in germania non sono stati trattati con i guanti bianchi ma peggio delle bestie? Dormivano ammassati in baracche di lamiera, dovevano dire sempre sì e ringraziarli. Ringraziarli perchè rendevano possibile sfamare i familiari rimasti in Italia.

Io non dico che dobbiamo fare riferimento al passato, ma l'ospite deve comportarsi da ospite e non da padrone.

Non sono contro l'immigrazione, ma sono per il rispetto del nostro popolo. Se uno di noi va nei paesi islmaci con il cavolo che viene rispettato. Deve stare attento a quello che fa se ci tiene alla vita.

Noi, non siamo come loro. Bene. Ma possiamo almeno pretendere il rispetto?!

Gesù disse: siate docili come colombo e prudenti come serpenti.

La bontà non equivale a stupidità.

Mary
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Vecchio 10-07-2004, 17.19.58   #14
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Al tg dicevano che in un liceo, non ricordo di quale paese, stanno creando un'aula solo per loro. Dopo il crocifisso da togliere per non disturbarli fra poco cos'altro ci chiederanno? di mettere sul calendario le loro feste?! i loro rituali?

Mary

Quello del crocifisso si chiama Adel Smith ed ha anche il cattivo gusto di abitare a Verona. Ma paragonare tutti i musulmani ad un pagliaccio come lui non mi sembta corretto. I tanti bambini che loro portano in Italia ho in parte la fortuna di frequentarli, visto che mi dedico a loro. E sono bambini esattamente come i nostri.
Proprio nel forum riflessioni ho postato un messaggio (che ti manderò in privato) su uno di loro, proprio per dare un idea di che bambino possa esserci dietro ad un futuro uomo violento (naturalmente secondo il mio punto di vista). Credo che sforzarsi di comprendere sia l'unica strada per salvarci, non dalle bombe, o dagli altri, (nello specifico gli islamici), ma da noi stessi. Nicola
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Vecchio 10-07-2004, 17.42.57   #15
Mary
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hai ragione a rispondermi in questo modo. Condivido pienamente quel che dici.
Io non sono contro nessun bambino. Una madre considera sempre chi ha davanti come suo figlio. Per me lo è, penso lo sia anche per gli altri.

Però occorre sempre prestare attenzione. Quel tale Adel Smith mi sembra fosse un loro rappresentante. O mi sbaglio?!

Il rappresentante, il presidente, o l'esponente di un qualsiasi gruppo, in genere rappresenta, o dovrebbe rappresentare il gruppo stesso. Se questo non è allora si chieda scusa e lo si destituisca.

Come non credo assolutamente che dichiararsi cristiano equivalga ad essere un vero seguace di Cristo, così non credo che ogni mussulmano sia un fanatico. Sarei davvero stupida al solo pensarlo.

Però non dimentichiamo mai che spesse volte nella storia l'azione o il pensiero di pochi hanno determinato le sorti di molti.

Io sono dietro ad uno sportello aperto al pubblico, e li vedo ogni giorno. Ci sono bambini dallo sguardo dolcissimo, ci sono donne che sorridono e dicono grazie.
No, io non sono contro nessuno. Io sono per la vita.
E per amare e rispettare la vita occorre attenzione e cura.

Mary
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Vecchio 10-07-2004, 18.17.19   #16
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credo

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Però occorre sempre prestare attenzione. Quel tale Adel Smith mi sembra fosse un loro rappresentante. O mi sbaglio?!

Il rappresentante, il presidente, o l'esponente di un qualsiasi gruppo, in genere rappresenta, o dovrebbe rappresentare il gruppo stesso. Se questo non è allora si chieda scusa e lo si destituisca.

Mary

E' vero quello che dici, ma quante stronzate fanno coloro che ci rappresentano senza che noi chiediamo scusa?. Il silenzio, in quanto tale può essere interpretato come assenso, dissenso o peggio ancora indifferenza.E poi, giusto per riprendere un concetto a me tanto caro, anche Adel Smith, strano a dirsi è stato un bambino. Tutti lo siamo stati. E anche se questa è una frase che spesso si dice a vanvera è su loro che bisogna puntare. Regalando loro il nostro essere, nella sua totalità. Ma difficilmente ciò può avvenire se cadiamo nel tranello di pensare che il male sia solo fuori di noi.Il potenziale creativo distruttivo appartiene a tutti noi. Non credo più nei grandi proclami. Credo, o meglio mi sforzo di credere in me stesso e, conseguentemente negl' altri, (Altri) credo ai piccoli gesti di pace che ognuno di noi può fare ogni giorno, non allungando l'euro al lavavetri di turno, ma semplicemente regalando un sorriso, domandando come sta, credo nella forza di chi affronta l'ingiustizie anche più banali comportandosi da giusto, credo nella forza di chi affronta gli sguardi perplessi dei molti solo perchè segue una strada sua e, di conseguenza diversa dall'autostrada principale che molti prendono. Credo nella forza dell'esempio dato di persona, nella forza di chi, per citare un esempio, decida di essere onesto e coerente con se stesso sul posto di lavoro, quando nessuno lo è, quando i suoi colleghi lo sbeffeggiano alle spalle, credo nella forza di chi, sempre restando nell'esempio citato, sputando sangue, non per 1 ora, 1 giorno, 1 mese, ma bensi per anni riesce a portare solo con i fatti dalla sua parte anche solo una persona. Fosse anche per un solo minuto ne sarà valsa comunque la pena. Credo. Nicola
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Vecchio 10-07-2004, 18.51.46   #17
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in generale mi trovo d'accordo con te

ciao!
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Vecchio 12-07-2004, 03.01.01   #18
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Rispondo brevemente

Non sono io l'equilibrista.
Come per ogni locuzione costruita sul linguaggio, anche il binomio "terrorista potenziale" non può essere generalizzato oltre il senso che esso intende suggerire.
Dire, ad esempio, che ogni sacerdote è un vescovo potenziale, e poi riconoscere che ogni sacerdote cattolico è un credente, infine che ogni credente è un uomo ed ogni uomo è un vertebrato, infine che tra i vertebrati ci sono i castori, non ci autorizza ad affermare che molti castori sono vescovi potenziali della chiesa cattolica.
Questa si chiama: "pretestuosità".
E' chiaro che per "potenziale terrorista" si deve intendere solo chi condivide l'ideologia e le modalità applicative della stessa nel mondo sociale, e non si dissocia, conseguentemente, dal'eversione violenta.
Non per questo un terrorista potenziale va condannato per crimini che non ha, evidentemente, mai commesso: ma va combattuto con gli strumenti intellettuali e dialettici che possediamo, va controllato e va trattato con il legittimo sospetto che consegue alla presa d'atto della sua radicale opposizione ai sistemi di valori della società in cui abbiamo scelto e vogliamo vivere.
Tu sostieni che io riduco il terrorismo (islamico, suppongo, dal momento che sulle brigate rosse credo di aver resa chiara la contestualizzazione) ad un fenomeno privo di riferimento storico, culturale, etc.
Non è affatto così. Il problema, però, amico mio, è che al riguardo di questo fenomeno io non credo che le categorie ermeneutiche del materialismo dialettico, dell'economia politica o quelle escatologiche della cristianità siano adeguate.
Esse ci conducono ad analisi sostanzialmente "ottimistiche" per la semplice ragione che, come in tutte le petizioni di principio, se noi applichiamo categorie interpretative culturalmente occidentali ad un fenomeno, troveremo per esso ragioni, spiegazioni e soluzioni "occidentali", col risultato di negare proprio quel contenuto di estraneità culturale di cui esso è il più macroscopico dei veicoli.
La realtà è che esso è non, ovviamente, una "categoria" (le categorie concernono gli schemi entro i quali organizzare una lettura comprensiva di un fenomeno) culturale, ma uno dei portati di una nuova, e per noi inusitata, figura storica.
Se non comprendiamo questo fatto, noi finiremo per non comprendere ciò che ci sta accadendo intorno, ripetendo errori che da secoli commettiamo nei confronti delle culture non occidentali, per lo più a discapito loro.
In questo caso, temo, a nostro malgrado.
Quanto al passaggio, astrattivo, dal "contenitore" (se ho capito bene, dovrebbe essere il terrorismo fondamentalista) alla sostanza (che dovrebbe essere costituita dai referenti politici), traslandovi il significato: non supporre tanta ingenuità.
Ma soprattutto io ritengo che i due momenti della dialettica culturale vigente nel mondo arabo (quello politico e quello religioso) non possano essere letti supponendovi già nota la relazione, perchè, come ripeto, vi troveremmo allora esattamente ciò che piace credere di dovervi trovare, con qualche sollievo, ma con poco realismo.
Neppure l'ipotesi di potervi individuare referenti comuni, articolazioni di significato è così scontata: il rapporto tra religione ed istituzioni ha, in generale, nei paesi islamici, connotazioni che non sono rintracciabili in alcun periodo della storia d'europa.
Con tutto ciò, pensare che si voglia artatamente costruire un "nemico" dell'occidente avendo di mira scopi inconfessabili è, oggettivamente, la più sciocca di tutte le dietrologie preventive che mai abbia sentito.
Siamo noi, se non te ne sei accorto, il nemico e tale aperta ostilità non è stata dichiarata dalle mura di un manicomio, bensì da una moltitudine di pulpiti da cui gli imam proclamano quella che i musulmani credono essere la "verità".
E questo odio, questa inimicizia, questa radicale avversione per il nostro sistema di valori e per la nostra cultura è stata raccolta da una larga parte del mondo arabo e musulmano.
La chiesa cattolica ha la tremenda responsabilità di star tacitamente solidarizzando con questo odio, in virtù del suo lento affondare nel panorama culturale di un mondo che non ha mai dimenticato e perduto del tutto le sue radici pagane.
In fondo l'avversione nei confronti dell'emancipazione illuministica dell'uomo, fatto culturale specifico ed unico dell'occidente, dopo essere divenuta un pallido e flebile lamento, dopo due secoli, la chiesa la risente mutata in urlo delle folle dall'altra parte del mediterraneo.
E sta commettendo un errore che potrebbe esser tragico.
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Vecchio 12-07-2004, 14.24.00   #19
alexmexxomalex
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E' chiaro che per "potenziale terrorista" si deve intendere solo chi condivide l'ideologia e le modalità applicative della stessa nel mondo sociale, e non si dissocia, conseguentemente, dal'eversione violenta.
Non per questo un terrorista potenziale va condannato per crimini che non ha, evidentemente, mai commesso: ma va combattuto con gli strumenti intellettuali e dialettici che possediamo, va controllato e va trattato con il legittimo sospetto che consegue alla presa d'atto della sua radicale opposizione ai sistemi di valori della società in cui abbiamo scelto e vogliamo vivere.


benissimo. ma allora diciamo l'ovvio. Chi non prenderebbe le distanze intellettuali da un individuo che fa una professione del genere? Qui non ci sono e non ci sono state professioni di buonismo nè da parte dalla chiesa nè da parte delle istituzioni.

cosa diversissima,invece, è fare del "terrorista potenziale" una categoria astratta, quasi piu' astratta della teologia che dovrebbe contenerla. per capirci:il prendere le distanze dall'ideologo è apodittico, non c'è bisogno nemmeno di discutere, ma non è ammissibile,nè culturalmente nè politicamente, il discorso di chi fa di quell'ideologo un prodotto culturale, seppur anomalo. Il terrorista non può essere considerato una sorta di un virus che alloggia endemicamente nel dna dell'Islam,allo stesso modo in cui il fascimo era considerato un virus del liberismo. In tal caso, a questo mi riferivo, si compie un'operazione intellettualmente illegittima.

Citazione:
Non è affatto così. Il problema, però, amico mio, è che al riguardo di questo fenomeno io non credo che le categorie ermeneutiche del materialismo dialettico, dell'economia politica o quelle escatologiche della cristianità siano adeguate.
Esse ci conducono ad analisi sostanzialmente "ottimistiche" per la semplice ragione che, come in tutte le petizioni di principio, se noi applichiamo categorie interpretative culturalmente occidentali ad un fenomeno, troveremo per esso ragioni, spiegazioni e soluzioni "occidentali", col risultato di negare proprio quel contenuto di estraneità culturale di cui esso è il più macroscopico dei veicoli.


e infatti io insisto per una lettura laica,politica,materialistica, neutra del fenomeno. Non ci sono in ballo,per i due terrorismi islamici, nè problemi di civiltà nè di identità. il problema,squisitamente politico, si dipana tutto dalla difficoltosa successione degli al saud, alligna nel terreno della destabilizzante presenza israeliana e si rinfocola dall'appoggio americano. I due terrorismi islamici non sono fenomeni nuovissimi ma si presentano con recrudescenze piu' o meno importanti (importantissime dopo l'iraq) dalle espropriazioni palestinesi, da piu' di 50 anni fa, ma hanno cause politiche ben determinate.

ben altra è la questione che huntington chiama della "rinascenza islamica", ma questa,torno a ripetere, non ha nulla a che vedere con i terroristi che vediamo tutti i giorni al telegiornale.

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Siamo noi, se non te ne sei accorto, il nemico e tale aperta ostilità non è stata dichiarata dalle mura di un manicomio, bensì da una moltitudine di pulpiti da cui gli imam proclamano quella che i musulmani credono essere la "verità".
E questo odio, questa inimicizia, questa radicale avversione per il nostro sistema di valori e per la nostra cultura è stata raccolta da una larga parte del mondo arabo e musulmano.
La chiesa cattolica ha la tremenda responsabilità di star tacitamente solidarizzando con questo odio, in virtù del suo lento affondare nel panorama culturale di un mondo che non ha mai dimenticato e perduto del tutto le sue radici pagane.
In fondo l'avversione nei confronti dell'emancipazione illuministica dell'uomo, fatto culturale specifico ed unico dell'occidente, dopo essere divenuta un pallido e flebile lamento, dopo due secoli, la chiesa la risente mutata in urlo delle folle dall'altra parte del mediterraneo.
E sta commettendo un errore che potrebbe esser tragico.


appunto questa è la concusione inevitabile che deriva dalla non scissione dei due membri, terrorismo e Cultura.
se tu fossi conscio di rifiutare quelle premesse capiresti facilmente quanto detto inizialmente: nessuna solidarietà viene mostrata o è stata mostrata, a livello istituzionale, a chi fa apologia di terrorismo.


ciao!
alexmexxomalex is offline  
Vecchio 13-07-2004, 01.48.11   #20
leibnicht
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anche se mi sembra che ci sia una debole volontà critica da parte tua. Se non è così, mi correggerà il tuo prossimo intervento.
Mi pare, in effetti, di cercar di chiarire l'ovvio.
Comunque...
Non si tratta, banalmente, di prendere le distanze da chi, materialmente, si fa esplodere come una carica di tritolo umano, nè da chi li organizza e fornisce loro l'occasione di dar scopo ed effetto al fanatismo.
Non si tratta neppure di prendere le distanze dal largo fenomeno di massa entro il quale prolifera il germe dell'integralismo, ma di molto di più: combatterlo con ogni mezzo dialettico ed intellettuale, e controllarlo e monitorare il fenomeno del fondamentalismo che al terrorismo è contiguo e ne fornisce il pabulum intellettuale ed ideologico. Perchè il "terrorismo potenziale" è esattamente questo, non una categoria astratta come, per qualche strana ragione, supponi che io abbia definito.

Inoltre, perchè mai il terrorismo fanatico non deve essere considerato come un virus che compone il codice genetico dell'islam?
Vorrei delle buone ragioni per ammettere questa asserzione, tutt'altro che assiomaticamente evidente e certa.
Per quanto mi riguarda, ho buone ragioni per ritenere che un'istanza mortifera alberghi nel cuore di ogni religione monoteista e che di questa mia ipotesi la storia abbia mostrato sufficienti esempi.
Tuttavia, credo che sia più opportuno fingere che non sia così e tentare, come strategia intellettuale, di isolare il radicalismo religioso dall'alveo dogmatico in cui e di cui si nutre: agire come se esso ne rappresentasse una deviazione degenere, sebbene, personalmente, io non credo che sia così.
Lo stesso, credo, si sarebbe potuto fare, a suo tempo, con il fenomeno degenere dei fascismi internazionali, se solo essi fossero stati riconosciuti fin da subito per ciò che erano: ossia movimenti politico-ideologici che si nutrivano nel pabulum culturale del massimalismo socialista.
Gli intellettuali democratici dell'epoca, salvo poche eccezioni, commisero l'errore intellettuale di non voler riconoscere con chiarezza questa genealogia, timorosi di dover mettere in discussione principi affini a quelli che ispiravano, ai tempi, troppe appartenenze e crediti politici nei confronti dei partiti aventiniani, in Italia, e delle opposizioni anti franchiste ed antinaziste negli altri due grandi paesi totalitari.
La bubbola della parentela fascista con il liberalismo è un errore tragico, che assomiglia a quello che la chiesa sta commettendo verso la questione islamica.

Tu dici che "non vi sono in ballo, per i due terrorismi islamici, nè problemi di civiltà, nè di identità", e ti affidi, per far ciò, di una lettura laica, politica, materialistica e neutra.
Mi spieghi che tipo di "lettura" di un fenomeno fondamentalista religioso può essere laica e insieme neutra ? Neutra e... materialistica ? E quale specie di materialismo ?
Quello dialettico ? Quello riduzionista ? Quello dell'empirismo logico ? Quello strutturalista di Althusser ?
Quale di questi è, politicamente o filosoficamente, "neutro" ?
Dunque, se deve essere certo ed evidente che i terrorismi islamici non denotano alcuna specificità culturale che li "identifichi", mi chiedo secondo quale grand'angolo prospettico ciò sia ovvio.
Certo, rispetto alla fisiologia dei processi digestivi il radicalismo islamico non esprime alcuna particolarità rispetto all'illuminismo europeo.
Neppure dal punto di vista della gravitazione newtoniana o da quello della teoria del gene egoista di Dawkins...

Quanto alla presunta evidenza dissociativa tra terrorismo e cultura, credimi, non è nè universalmente presumibile e neppure un po' evidente. Io sono perfettamente conscio di rifiutare che tale asserzione possa valere da premessa empiricamente e razionalmente indiscutibile di qualsivoglia sillogismo.
La rifiuto proprio.
Ritenere il fenomeno del martirio in nome di Allah come un dato sociologico non culturale (dunque, su di un piano antropologico, solo biologico: psichiatrico aut similia), è un'opinione come un'altra, solo del tutto contraddittoria con l'aspirazione a dare di essa una qualsivoglia interpretazione politica.
Io non so cosa aggiungere.
Il punto è che se, evangelicamente, la mano destra che prende le distanze dal terrorismo continuerà ad ignorare la sinistra, la quale accoglie con benevolenza ed accarezza la critica radicale dei valori dell'occidente (che il fondamentalismo propugna), finiranno, io credo, entrambe mozzate.
leibnicht is offline  

 



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