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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 04-01-2005, 16.01.13   #21
giovanni
Ospite abituale
 
Data registrazione: 29-08-2004
Messaggi: 464
L'idea centrale è...

Ritorno alla mia proposta di un paio d'interventi fa: forse sarebbe il caso di dichiarare ideali e scopi del nostro discorso politico. Lanciata la pietra, non nascondo la mano e mi dichiaro per primo.
Solo, una premessa. Avrei voluto avere più tempo per rendere sistematica la mia dichiarazione, non essendo vicina la possibilità di farlo, ho deciso di lanciare questa provocazione sotto gli auspici del nuovo anno, accettando il rischio di dare sulle prime un'impressione di incompletezza teorica che, seppure inelegante, mi auguro faccia almeno ben pensare sull'onestà delle mie intenzioni.
Nel crearmi un mio ideale politico ho tenuto conto di una serie di letture che non è il caso di citare qui, ma a cui rimando i curiosi (vedi: http://politicattiva.altervista.org/07.html ). Come tutte le formazioni e le opinioni che ne derivano, anche la mia è parziale, anche se spero venga giudicata una parzialità perdonabile, se non condivisibile.
E andiamo al dunque.
L'idea centrale è questa: votare contro i politici che ci hanno deluso, non per i politici (o la parte politica) cui si sente di appartenere. L'ispirazione viene dal principio del falsificazionismo, introdotto da Popper nella filosofia della scienza come criterio per scartare le teorie che non si conformano all'esperienza.
Votare contro non significa solo votare per uno schieramento diverso da quello scelto in precedenza, ma può funzionare anche votando all'interno dello stesso schieramento altre persone che ancora non ci hanno deluso. Il principio è utilizzabile anche all'interno della cornice politico-istituzionale attuale e potenzialmente in grado di produrre effetti in qualsiasi sistema elettorale. Il fatto che si reputino tutti i politici corrotti è indifferente, poiché si attinge al concetto di pressione selettiva della biologia evoluzionistica, ed all'idea che in un contesto di scarsità di risorse (poltrone in questo caso) gli individui saranno costretti a lottare tra di loro anche all'interno dello stesso schieramento per non perdere le risorse precedentemente acquistate.
In pratica, semplificando, ecco cosa succederebbe: votando contro chi mi ha deluso (o fregato) dò due lezioni: a chi contribuisco a spodestare faccio capire che il suo precedente comportamento non è stato gradito, a chi contribuisco ad eleggere faccio capire che può fare la stessa fine del predecessore se ne adotta gli stessi comportamenti.
Sempre in pratica, si tratta di andare a votare con mentalità apartitica, ma pragmatica. Dopotutto il primo stimolo che hanno i ristoratori per mantenere in vita le loro attività è il non spiacere clienti che, delusi, sceglierebbero altrimenti, e si basa su universali meccanismi psicologici, dunque è suscettibile di funzionare in ogni contesto (basti pensare al successo del controllo di qualità, nonostante i costi immediati che impone alle imprese).
Prima di seguitare con l'esposizione delle mie idee, onde evitare un sovraccarico del singolo post, mi fermo per darvi il tempo di digerire quanto sopra. L'amaro, se è il caso, lo fornisce il sistema politico attuale.
Ciao, Giovanni
giovanni is offline  
Vecchio 04-01-2005, 19.03.50   #22
antonio greco
L' Emigrato
 
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
POPPER non é necessario

Giovanni,

se vuoi realizzare , é meglio che tu faccia discorsi semplici e pratici. Tanto più che io vedo chiara in Italia la mancanza o la limitatezza del realismo, quasi sparito.

Senza bisogno di scomodare nomi altisonanti, basta osservare che l' Italia é forse l' unico Paese in U.E. ove si usa il doppio (e triplo) linguaggio. Guarda caso, forse l' Italia é l' unico Paese U.E. che é sotto l' imperio dei 4 Dittatori: Confusione, Irresponsabilità, Rassegnazione, Allegra Gestione. E il primo dittatore, la Confusione, deriva anche dall' uso, accettato dalla società, del doppio e tripplo linguaggio.

Quanto alle ideologie, noto che i Paesi europei che hanno un' economia in notevole sviluppo e sanno gestirsi, non hanno normalmente intersse nelle ideologie. Le quali sono buone invece per gli stalinisti, gli Italiani e alcuni Paesi dell' America Latina.

Ti diro' poi una mia impresione: uno dei fattori che ha fregato l' Italia é: gli Italiani, poco realisti, hanno ascoltato per decenni le ideologie, talvolta predicate da demagoghi dal doppio linguaggio.

Antopnio Greco
antonio greco is offline  
Vecchio 04-01-2005, 23.01.25   #23
giovanni
Ospite abituale
 
Data registrazione: 29-08-2004
Messaggi: 464
qualcun altro che condivide le opinioni di Antonio o che voglia commentare altrimenti da lui il mio precedente post?
giovanni is offline  
Vecchio 06-01-2005, 07.20.45   #24
Tornelius
Ospite abituale
 
Data registrazione: 01-01-2005
Messaggi: 134
Leggendo queste pagine inizialmente l'ho presa con un pò di ironia per via del fatto che i bastoni tra le ruote di questo carro arriverranno a iosa, ma andando avanti di post in post mi è sembrata una proposta interessante.
Tuttavia credo che sia azzardato partire con mire prettamente politiche quindi mi associo con chi ha proposto il concetto di piccolo movimento culturale.
In linea con quanto detto affiancherei una filosofia di tipo sistematico che quindi definisca intenti, proposte, comunicazione tra gli aderenti e tecniche per crearsi uno spazio in un mondo politico come quello italiano che non da spazio.
Sinceramente la proposta mi ricorda Don Chisciotte e la politica italiana i mulini a vento, quindi per ora me ne discosto lasciando a voi la parola ma seguendo comunque con interesse il proseguimento della discussione.
Concludo con un piccolo incoraggiamento: all'epoca di Cervantes non esisteva internet.
Tornelius is offline  
Vecchio 06-01-2005, 10.01.20   #25
giovanni
Ospite abituale
 
Data registrazione: 29-08-2004
Messaggi: 464
minoranze

Dice bene Tornelius, internet dischiude un modo di possibilità che non solo erano precluse a Don Chisciotte (che tra l'altro, però, tendeva ad operare strettamente in solitaria), ma che avrebbero sicuramente cambiato anche il risultato di imprese più recenti (su questa retorica gioca proprio l'ultimo spot della Telecom).
Il fatto che qui so azzardino mire politiche, lo ripeto, è giusto prenderlo solo come una provocazione, secondo il detto che se vuoi la luna devi mirare alle stelle, e che ha riscontro anche in più prosaici campi della vita quotidiana.
In parte, motivazioni all'inizio di questa discussione vengono anche dalla scoperta degli studi fatti da Moscovici, uno psicologo sociale di origine slava (non ricordo bene se ungherese o rumeno), sulle dinamiche che possono portare una minoranza a modificare le opinioni della maggioranza.
Infatti, l'euristica dell'uomo comune vuole la maggioranza come forza quasi irresistibile, cui non resta che conformarsi, come indicatore dei gusti e delle opinioni più giuste, o comunque come entità cui appartengono tutti gli altri e nei confronti della quale noi siamo solo piccoli individui incapaci di contrastarne l'inerte movimento, cui resta solo la possibilità di godere di una ristretta bolla di libertà personale (per Tornelius, questo potrebbe adattarsi anche alla parallela discussione sulla cultura).
Moscovici ed altri si sono chiesti: se questo è il modo di funzionamento della società, come è possibile che piccoli gruppi, a volte risibili per proporzioni, possano conseguire tale successo da trasformare le proprie inizialmente minoritarie in posizioni condivise dalla maggioranza?
Fatto salvo che comunque, di solito, l'euristica ha ragione, troppi esempi si sono presentati che l'hanno falsificata, non ultimo il caso italiano della Lega Nord. La spiegazione?
Per Moscovici la minoranza può influenzare la maggioranza se:
- vìola le norme stabilite producendo dubbi e incertezza nella mente della maggioranza;
- si rende visibile focalizzando su di sé l'attenzione;
- propone l'esistenza di un punto di vista alternativo e coerente;
- riguardo a detto nuovo punto di vista dimostra certezza, confidenza ed impegno;
- segnala indisponibilità a recedere o a giungere a compromessi;
- propone come sola soluzione alla maggioranza per recuperare stabilità sociale e coerenza cognitiva lo spostarsi sulle opinioni della minoranza; (link al testo originale di questa elencazione: http://www.cultsock.ndirect.co.uk/MU.../minority.html )
Detto questo ho già detto troppo, e cedo la tastiera.
Giovanni
giovanni is offline  
Vecchio 06-01-2005, 11.02.53   #26
antonio greco
L' Emigrato
 
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
RACCOMANDAZIONE

Io penso che ci possono essere in un Forum, due approcci:

a) si fa sfoggio di cose che si spera interessano gli altri, piuttosto che affrontare i problemi. Raramente si puo' arrivare facilmente a conclusioni.
b) si parla solo dei problemi, senza sfoggio, e allora é più facile trovare soluzioni.

Quale sia la mia preferenza ? Quella di un europeo..

Antonio Greco
antonio greco is offline  
Vecchio 06-01-2005, 15.28.46   #27
giovanni
Ospite abituale
 
Data registrazione: 29-08-2004
Messaggi: 464
Approcci

Io penso che ogni cosa può essere trattata in molteplici modi differenti, ognuno in grado di dare un certo risultato, ma nessuno singolarmente capace di definire completamente la questione.
Porre delle scelte nella maniera di cui sopra mi ricorda la fallacia logica detta "falso dilemma" (vedi: http://www.linux.it/~della/fallacies/falso-dilemma.html ), comunque pretendere di limitare gli approcci ad un problema complesso, in generale, non è una buona idea. Io per primo, sono grato a chi, come Antonio, mi costringe a ripensare i miei ragionamenti.
Di fatto Antonio solleva un problema di metodo che a me ne fa venire in mente un altro: per quanto continuare a proporre nuove importanti opinioni sia indispensabile alla formazione di una collettiva conoscenza e sviluppo del tema di cui parliamo, il farlo senza aver prima provato a chiudere le questioni in precedenza sul tappeto ci pone davanti al rischio di perdere il filo, di continuare a cambiare il fuoco dell'attenzione senza dirigerci veramente da nessuna parte, in pratica di comportarci come banderuole che si orientano lì dove più forte soffia il vento, ma fisse sempre nella stessa posizione.
Dunque sul tappeto sono già state gettate diverse proposte, in ossequio al titolo che ho voluto dare aprendo questa discussione, proporrei di limitarci per ora a quelle direttamente riguardanti la possibilità di farci partito/movimento, nel senso ampio specificato in precedenza (nuovi accenni sono comunque graditi, ma accodati in ordine di presentazione, a meno che i partecipanti tutti non convengano altrimenti).
Essendo poi io parte in causa, indirettamente, del problema di metodo sollevato da Antonio, preferirei che fossero altri a decidere da dove ricominciare, e proporrei di prendere per buona la prima traccia proposta in assoluto, così da evitare altre discussioni circolari.
Per inciso, che pensate di questo tipo di composizione delle discussioni?
Giovanni
giovanni is offline  
Vecchio 06-01-2005, 16.02.59   #28
Ygramul
Anima Antica
 
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Data registrazione: 22-07-2002
Messaggi: 423
Ho cominciato a leggere alcuni articoli di entrambi i "contendenti" (passatemi l'espressione, è frutto della mia natura portata al gioco...).
Intanto ringrazio Giovanni per aver segnalato il sito "Fallacy", che ho aggiunto ai preferiti, e che ho già visto che potrà rinfrescarmi molte cose relative alla struttura della comunicazione già fatte per ragioni di lavoro, ma che ora cominciano ad essere andate un pò nel dimenticatoio.

Scrivo direttamente sulla finestra del forum, e di getto, per cui prendete le mie considerazioni come argomenti "a caldo".

Per quanto riguarda la parola "Partito" in effetti anche a me ha fatto arricciare il naso, e questo perchè inevitabilmente mi suscita quella che è comune esperienza nel nostro Paese, ossia che partiti, e sindacati successivamente, son diventati gli unici referenti del potere politico, quando invece tale equivalenza è tutt'altro che scontata.

Comprendo e condivido con Giovanni, però, la necessità di stringersi intorno a un movimento d'opinione (poi lo si può anche chiamare un pò come suona meglio) che ci permetta di far sentire una voce disarticolata da schemi ideologici di pensiero legati a schieramenti di partito, nei quali vige l'imperativo "o con me o contro di me" (uso il "ci" sperando che ci siano altre persone nella mia situazione).

Mentre mi trovo concorde su alcuni aspetti dell'analisi fatta da Antonio sulle cause del degrado del sistema politico e sociale italiano, non condivido invece il fatto che SOLO chi è all'estero possa vedere chiaramente su tale argomento. La visione di chi sta fuori è complementare rispetto a chi sta dentro e trovo molto più sensato che le due visioni vengano a confronto e possano incastrarsi per mettere a punto il quadro più generale della situazione come si uniscono fra di loro le tessere di un puzzle.

Fatte queste premesse, esprimo una perplessità che mi nasce dalla mia esperienza lavorativa, ma anche di vita.
La mia fortissima e sgradevolissima impressione è che ciò che spinge un individuo ad occuparsi della cosa pubblica, in TUTTE le nazioni del mondo è legato in modo sotterraneo a una sete si potere personale che fa da humus a qualunque sua azione. Ora: in altre nazioni (e probabilmente in Francia è così) esistono dei correttivi istituzionali, culturali e di vasta opinione pubblica che limitano tale aspetto, "costringendo" la classe politica a contenersi riguardo il privilegiare gli interessi privati e controllando il livello di corruzione della stessa (per quanto mi riguarda considero un certo grado di corruzione uno scotto pressocchè inevitabile della politica, ma considero criminoso chi sconfina da quel livello che è probabilmente ineliminabile).

Dal momento che in Italia sono molto carenti questi correttivi di tipo istituzionale, culturale e di opinione pubblica, quello che io temo fortemente è che il fondare un partito politico o anche un movimento di opinione comporti due rischi diametrali: se lo si mantiene "puro", verrà a morte in quanto sono moltissime le persone che ravvivano un partito al solo scopo di ottenerne privilegi personali. Se non lo si mantiene "puro", esso ben presto si trasformerà in un brodo di coltura di altrettanta sete di potere e di corruzione...

Le mie perplessità relative al fondare un partito sono queste. Io non credo più alla purezza dei cuori, e francamente ho difficoltà a credere che entrambi (parlo a Giovanni e Andrea in quanto quelli che più di chiunque altro hanno esposto i propri programmi) abbiano nel sotterraneo dei propri intenti inconsci delle intenzioni poi tanto diverse. Spero di non risultare offensiva, considerate che nella stragrande maggioranza dei casi questo humus sotterraneo non è consapevole e non lo ritengo tale.

Ho fra l'altro l'impressione che la sfiducia della maggior parte degli italiani nei confronti dei discorsi politici nasca proprio da una osservazione analoga a quella che ho esplicitato. Considerando inevitabile l'esistenza di tale humus (per essere precisi: visto che IO la considero inevitabile) mi chiedo in che modo poi si possa rendere efficienti quei sistemi che invece sono sufficientemente attivi in altri paesi. Penso che senza questa premessa un partito rischi di non avere una storia troppo diversa da quella degli altri
Ygramul is offline  
Vecchio 06-01-2005, 16.52.46   #29
giovanni
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Ygramul mette proprio il dito nella piaga!
Tutti fanno ciò che fanno per motivi strettamente personali e personalistici, abbia questo delle ricadute positive o meno sulla vita altrui è fatto assolutamente secondario. Il problema sta nei correttivi, come da lei correttamente detto, che devono impedire ai singoli di eccedere a danno dei diritti altrui.
Scrivevo infatti qualche intervento fa:
" Un eventuale nuovo partito (o movimento, o associazione, o confraternita o come preferite chiamarlo che tanto è lo stesso dal punto di vista pratico) deve invece rispettare come minimo due requisiti:
- un sistema di regole interne che vincolino al rispetto, all'interno ed all'esterno del partito stesso, dei fondamentali principi della democrazia (anche se io preferirei parlare di stato di diritto);
- il rifiuto totale del personalismo, dunque criteri di selezione ed avvicendamento dei suoi iscritti che vincolino gli stessi a cedere il passo irrevocabilmente dopo un periodo prefissato."
Infatti la cosa che mi preme di più è lo stabilire un sistema di premi e punizioni (per usare una metafora tratta da un libro di Piero Angela degli anni '70, "La vasca di Archimede") in grado di promuovere certi comportamenti e scoraggiarne altri. Garanzia del funzionamento del suddetto sistema deve essere la condivisione pubblica delle regole scelte e un sistema di rinegoziazione delle stesse (visto che le cose possono cambiare) che però impedisca stravolgimenti di principio e sia attuabile solo attraverso un lungo percorso (Per esempio, proposte di tipo costituzionale devono avere la maggioranza in almeno due legislature prima di essere introdotte, per il fatto che, totalitarismi a parte, difficilmente due legislature saranno caratterizzate dagli stessi rapporti di forza, e se davvero una proposta è valida deve sopravvivere al giudizio critico di entrambe).
Dunque nessun problema di purezza o impurità, ma un sistema sul modello di quelli introdotti in ambito di controllo della qualità che permette la selezione e l'eliminazione degli errori men mano che si presentano, e veda la costruzione di un nuovo soggetto sociale e politico come un continuo divenire cui insieme si deve dare forma e sostanza.
giovanni is offline  
Vecchio 06-01-2005, 18.59.06   #30
antonio greco
L' Emigrato
 
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
RISPONDO A YGRAMUL

Grazie del tuo intervento, che dice cose molto vere. Smentisco pero' di ritenere che solo gli emigrati....... NOn lo penso. Penso invece che, senza l' aiuto di emigrati nei Paesi avanzati della U.E. (quelli che sanno gestirsi avendo una cultura e dei comportamenti che lo permettono), gli Italiani non si renderebbero conto dei fatti seguenti (lista non esaustiva):

- mentre in Italia sono rari o inesistenti i settori in cui tutti rispettano le regole, in detti Paesi la regola seguita é di seguire le regole, sempre. Le eccezioni sono tanto poche che non si vedono quasi. Inoltre chi non le segue viene bandito o punito....

- le regole scritte "all' italiana" possono essere seguite difficilmente. Përché le regole funzionino, ci vogliono almeno due condizioni: a) siano scritte come in Francia, Germania, U.K., Finlandia, Begio, etc... b) siano gestite non da funzionari pubblici italiani ma da funzionari europei.... A tal proposito potreste leggere "Italia Desnuda" , " Regole e confusione" sui siti che vi indico:
http://angrema.blogspot.com
www.accademiaonline.net (le lettere dei mesi precedenti sono nell’archivio del sito, argomento “società”).

- le efficienze italiane non credo possano essere di norma , o forse rarissimamente lo sono, dell' ordine di grandezza delle effficienze comuni nella gran parte della U.E.

- gli Italiani di inizio secolo accettano facilmente in molti settori: inefficienze, perdite di tempo, irresponsabilità , omertà, mancanza di gestioni serie, incoerenze, spergiuri continui, mancanza di serietà e quindi di qualità, etc.; demagogia, il parlare di un VIP in pubblico senza conoscre l' argomento porta alle conclusioni sbagliate, etc. In U.E. é tutta un' altra storia, c' é la serietà come regola.

Sommario: in generale in U.E. dei 15 (ex U.E.), almeno a Nord delle Alpî, il livello dei comportamenti accettabili é al livello della fronte. In Italia lo stesso é praticamente sceso al livello delle fogne. La mia valutazione dei motivi (che ho studiato a fondo): soprattutto per incapacità della cultura italiana attuale, come essa é divenuta....

Dova sia arrivata (e dove arriverà) la competitività italiana, si puo' immagginare...
Da notare che queste semplici valutazioni, si vedevano anche quattro anni fa, ma erano meno chiare e forti.

Immagginate che io, nel '90, allarmai Romiti, per certe cose strane che vedevo nella società italiana. Conservo la sua risposta: era parzialmente d' accordo con me..


Antonio Greco
antonio greco is offline  

 



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