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Vecchio 14-06-2006, 09.47.40   #1
VanLag
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Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
In nome dell’amore…..

Interessante vedere come il cristianesimo abbia mostrato, fin dalle primissime origini, principi di intolleranza, manie egemoniche, mancanza di rispetto degli altri, desiderio di vendetta per le persecuzioni subite, etc.... il tutto in contrasto col messaggio che il Vangelo stesso promulgava.

Il riconoscimento del cristianesimo come religione di stato lo fa diventare una religione di massa. La chiesa allora si organizza sul modello della burocrazia statale: gli stessi vescovadi sono distribuiti secondo le diocesi, cioè le circoscrizioni amministrative dell’impero. Ma dato il suo carattere esclusivistico di unica vera religione e l’ambizioso sogno teocratico, ereditato dall’ebraismo, di dominare anche politicamente sulle nazioni del mondo “in nome del Signore”, il cristianesimo non può durare a lungo in questa forma di cesaro-papista e nella tolleranza di altre confessioni religiose.
Innanzi tutto esso ritorce sui pagani le sofferenze patite nei periodi di persecuzioni e cerca di soffocarli: sostituisce i principali culti misteriologici (quello della “dea madre”, col culto ella Madonna, quello del Sol Invictus, con l’adorazione del Cristo morente e risorgente), sopprime luoghi di culto pagani e li trasforma a proprio uso, attribuisce ai suoi santi le prerogative di varie divinità minori, fa votare nel 416 una legge che vieta ai pagani l’accesso alle cariche pubbliche, ecc. Soprattutto poi, la chiesa pretende di atteggiarsi a supremo giudice dell’equità e della legittimità delle azioni non solo dei suoi membri, ma dello stesso Principe. L’espressione di Gesù: “ A cesare quello che è di Cesare ed a Dio quello che è di Dio” concede ben poco ormai a Cesare. E’ cominciata l’ingerenza della chiesa nello stato. Se nel 212 Tertulliano aveva scritto a Scapola, proconsole d’Africa invocando per il cristianesimo almeno parità con le altre religioni ed affermando la completa subordinazione del cristiano all’imperatore, nel 346 Giulio Firmico Materno indirizza agli imperatori Costanzo e Costante un impietoso libello in cui ammonisce che le credenze pagane: - sono da cancellare – Pochi anni più tardi Ambrogio convince l’imperatore Graziano a confiscare i beni dei sacerdoti pagani e delle vestali e le proprietà terriere dei templi ed a rimuovere dalla curia l’altare della vittoria.


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