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Vecchio 20-07-2007, 20.22.28   #1
trismegistus
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Croce VS Gentile VS Gemelli

E' nota, nella storia del nostro panorama filosofico, la storica disputa Croce e Gentile, altrettanto conosciuta è l'avversione di padre Gemelli nei confronti dei due filosofi, in particolare verso Gentile, giudicati da questo un pericoloso avversario, in campo filosofico, per garantirsi potere all'interno dello stato fascista, con il disgregarsi del fronte gentiliano la chiesa sarà sempre più coinvolta nell'ambito della cultura fascista.
Dal punto di vista filosofico si ha lo scontro tra il soggettivismo assoluto di Gentile, lo storicismo assoluto di Croce ed il neotomismo di Gemelli, che nel ventennio fascista costituiranno il grosso del panorama filosofico italiano.

Ultima modifica di trismegistus : 20-07-2007 alle ore 22.54.37.
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Vecchio 21-07-2007, 12.53.07   #2
trismegistus
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Riferimento: Croce VS Gentile VS Gemelli

Dimenticavo di dire che Croce e Gentile appartengano ad una corrente Idealistica, detta posthegelismo che nei due filosofi acquista caratteristiche particolari (al punto da essere designate con nomi differenti).
Un'argomentazione che Gemelli porta a favore del neotomismo e della neopatristica è che esse appartengono alla cultura italiana molto più che l'idealismo di Hegel o le filosofie di Heidegger o Jasper, d'accordo che sono nati in contesti differenti ma in virtù delle origine filosofiche comune dei due paesi, ritengo che anche l'idealismo e le idee dei due filosofi tedeschi sopracitati appartengono al nostro patrimonio e a quello europeo in generale.
Voi cosa né pensate è proprio così oppure aveva ragione (ma la Storia gli è contro) Gemelli?
A voi la risposta!
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Vecchio 21-07-2007, 13.27.27   #3
sileno
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Riferimento: Croce VS Gentile VS Gemelli

il messaggio dei filosofi è universale e non appartiene ad una cultura e civiltà particolare ma all'umanità......sarebbe come dire che un americano non dovrebbe giovare dalla lettura delle riflessioni di Seneca perchè non appartiene alla sua cultura.....
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Vecchio 21-07-2007, 18.47.56   #4
trismegistus
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Riferimento: Croce VS Gentile VS Gemelli

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Originalmente inviato da sileno
il messaggio dei filosofi è universale e non appartiene ad una cultura e civiltà particolare ma all'umanità......sarebbe come dire che un americano non dovrebbe giovare dalla lettura delle riflessioni di Seneca perchè non appartiene alla sua cultura.....

Non intendevo primariamente questo, dico soltanto però che nel patrimonio europeo riveste un'importanza maggiore dato che è pienamente coinvolto, mentre dal punto di vista americano ed extraeuropeo il coinvolgimento intellettuale è minore dato che non sono primariamente coinvolti; questo non vieta però che appartenga al loro patrimonio, come appunto è la questione Gentile-Croce-Gemelli, dato che anche nelle loro Università è una questione studiata.
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Vecchio 26-07-2007, 12.31.44   #5
Caesar
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Riferimento: Croce VS Gentile VS Gemelli

credo che il pensiero di B. Croce sia quello che ha colto più nel segno, tuttavia Gentile ha lasciato grandi tracce, alcune riscontrabili tutt'ora.
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Vecchio 27-07-2007, 09.47.09   #6
trismegistus
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Riferimento: Croce VS Gentile VS Gemelli

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Originalmente inviato da Caesar
credo che il pensiero di B. Croce sia quello che ha colto più nel segno, tuttavia Gentile ha lasciato grandi tracce, alcune riscontrabili tutt'ora.

Non dimentichiamoci che loro due hanno animato il dibattito filosofico italiano per quasi mezzo secolo, è quindi naturale che riscontriamo delle loro traccie nella filosofia italiana, ad ogni modo questo loro "monopolio" ha però in parte reso sterile il nostro entourage filosofico e il peso di tale perdita lo portiamo ancora adesso, dato che il nostro panorama filosofico ha mostrato uno spettro minore rispetto a quelli di altre nazioni europee (esempio Francia e in particolare Germania).

Ultima modifica di trismegistus : 27-07-2007 alle ore 19.04.15.
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Vecchio 31-07-2007, 14.57.33   #7
emmeci
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Riferimento: Croce VS Gentile VS Gemelli

L’arco e la freccia

Se il sapere è conoscenza di verità, possiamo dividere i sapienti in due categorie: quelli per i quali la verità è simile a un cerchio, come sarebbe l’arco al massimo della sua tensione, e quelli per i quali la verità è là dove tende la freccia al termine della sua corsa. Appartengono alla prima categoria quei filosofi, sicuri e orgogliosi del proprio potere, autori di un sistema che può partire da un centro ma che tutto avvolge e rinchiude in un ambito insorpassabile. Gli altri sono coloro che, bramosi anch’essi di essere in possesso della verità, non si accontentano tuttavia di ciò che hanno scoperto ma continuano a ricercarla e per averla sono disposti a percorrere un lungo cammino, anche se questo rende affannoso il respiro e minaccia, a ogni passo, di farli credere dei nevrotici o degli invasati.
Perché ho immaginato questo contrasto in questo albero di discussione? Perché mi pare che Benedetto Croce rientri nella prima categoria e Giovanni Gentile nella seconda, spiegando in certo modo come fatale il loro avvicinamento e il loro distacco – fatale, appunto come l’arco che cerca la freccia ma poi l’abbandona una volta lanciata.
Croce: la vita dello spirito scomposta nella rosa di quelli che chiama i “distinti”: il bello-brutto dell’arte, il vero-falso del pensiero logico, l’utile-inutile dell’economia, il bene-male dell’agire morale: quattro forme o modi di essere che non si scandiscono in un processo che li ordina e li trapassa, ma si dispongono intorno all’io che li domina e trattiene con la sua magnetica forza avendo la facoltà o l’orgoglio di poter scegliere ora questo ora quello, senza declassare gli altri ma mantenendoli intorno a sé come una riserva di caccia o una corona di gioie con cui di volta in volta abbellirsi.
Gentile? Tutto si fonde nello spirito che, immanente a sé stesso, si coglie in ognuno di noi come atto mobile del pensare, un atto superato dal prossimo atto in un costante e onnicomprensivo tentativo di oggettivazione della coscienza che, in uno sforzo ultimo di trascendimento cerca di realizzare lo spirito nella sua pienezza, e deve ricominciare da capo finché sia in grado, nella sua indomabile storia, di riassumere in sé la natura e passare oltre di essa attraverso l’arte, il pensiero, l’economia e la morale, in un procedere che non è una scelta di questa o di quell’altra forma, ma una capacità di crearsi in una vibrante sequenza di atti.

(L’arco e la freccia. Tuttavia questo è uno schema e, come tutti gli schemi, sempre criticabile e aleatorio di fronte ad altre filosofie che proprio in quegli anni si diffondevano per l’Europa e che Croce e Gentile sdegnavano di apprezzare: non parlo della psicanalisi, rifiutata come un ibrido osceno, ma delle filosofie storicistiche sbocciate in area tedesca, e delle filosofie vitalistiche che, dopo Dilthey e Simmel, arrivano all’élan vital di Bergson, capace di vivificare ogni forma fino alla religione e alla morale, che da una strutturalità statica e chiusa tendono a farsi corrente dinamica e aperta; finché su un versante che va dalla scienza alla società e alla politica, sembra che la più avanzata cultura europea sia pronta a lottare contro ogni ideologia che non ammetta il suo superamento e quindi ogni pensatore che pretenda di chiudersi nel proprio orizzonte stabilendo – come è stato possibile da Platone ai totalitarismi moderni – che “la storia deve essere questa”. L’ultima metamorfosi di un contrapporsi dell’arco alla freccia (ossia del campo di concentramento alla democrazia liberale)? Ma proprio Gentile finirà col credere nel campo di concentramento, mentre Croce rimarrà fedele all’opposizione, dimostrando in questo modo che tutti gli schemi sono in qualche modo falsi.
O che un compromesso è in qualche modo possibile pensando che l’idea del circolo può essere vivificata trasformandolo in ritmo, cioè ipotizzando che lo spirito, la storia o lo slancio vitale possa scandire i suoi cicli rendendoli sempre più ampi e più comprensivi – cioè intendendoli quali forme che essi si creano per oltrepassarle come onde di una corrente che è insieme tragica e rasserenante. Forse era questa l’idea di Giambattista Vico, ed è ancora questa la forma in cui oggi la dialettica può essere intesa: come un’ermeneutica che investe l’intera cultura e che dal circolo che si è trovato di fronte nelle sue prime formulazioni sembra liberarsi in un processo che ha ritmi, non circoli dentro di sé.
(Scusa, Trismegistus, ma ho preferito ritoccare il tema, riassumendo in esso, un po’ spavaldamente e a tinte sommarie, qualcosa come una storia della moderna e dell’italica filosofia).
emmeci is offline  
Vecchio 03-08-2007, 18.21.15   #8
trismegistus
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(Scusa, Trismegistus, ma ho preferito ritoccare il tema, riassumendo in esso, un po’ spavaldamente e a tinte sommarie, qualcosa come una storia della moderna e dell’italica filosofia).

Niente affatto scopo della riflessione è anche capire come dalle vicissitudini da me introdotte e dai vari interventi, come il tuo, si riesca a capire come si arrivi all'attuale stato filosofico italiano; tralasciando gli snobismi dei due grandi filosofi e i "pregiudizi filosofici" del neoscolastico Gemelli, non si può negare che l'attuale ruolo dell'Italia filosofica è in parte marginale, Germania, Regno Unito, Francia, USA e Paesi Scandinavi (anche se iù marginalmente) svolgono ruoli primari nella ricerca filosofica, l'Italia sembra in proposito essersi sterilizzata.
Che i pregiudizi e gli ostacoli che bloccano la ricerca scientifica ora assalgono anche quella filosofica?
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Vecchio 31-08-2007, 09.48.54   #9
Horus_il_falco
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Dimenticavo di dire che Croce e Gentile appartengano ad una corrente Idealistica, detta posthegelismo che nei due filosofi acquista caratteristiche particolari (al punto da essere designate con nomi differenti).
Un'argomentazione che Gemelli porta a favore del neotomismo e della neopatristica è che esse appartengono alla cultura italiana molto più che l'idealismo di Hegel o le filosofie di Heidegger o Jasper, d'accordo che sono nati in contesti differenti ma in virtù delle origine filosofiche comune dei due paesi, ritengo che anche l'idealismo e le idee dei due filosofi tedeschi sopracitati appartengono al nostro patrimonio e a quello europeo in generale.
Voi cosa né pensate è proprio così oppure aveva ragione (ma la Storia gli è contro) Gemelli?
A voi la risposta!

Aveva ragione Gemelli perchè il neotomismo e la neopatristica appartengono alla cultura italiana molto più che l'idealismo di Hegel. Lui non disse appartenevano alla tradizione filosofica italiana più che ... ma alla cultura e storia culturale italiana in senso generale. Oggi giorno non so più se è vero dato che come dici Gemelli ha perso, l'idealismo si è impadronito della nostra cultura.
Mi chiedo se l'idealismo fa parte della cultura italiana oggi quanto il neotomismo e la patristica, cioè se si siano paregiati i conti. oppure se l'idealismo sarà sempre e comunque un estraneo in casa?
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Vecchio 03-09-2007, 11.55.02   #10
trismegistus
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Originalmente inviato da Horus_il_falco
Aveva ragione Gemelli perchè il neotomismo e la neopatristica appartengono alla cultura italiana molto più che l'idealismo di Hegel. Lui non disse appartenevano alla tradizione filosofica italiana più che ... ma alla cultura e storia culturale italiana in senso generale. Oggi giorno non so più se è vero dato che come dici Gemelli ha perso, l'idealismo si è impadronito della nostra cultura.
Mi chiedo se l'idealismo fa parte della cultura italiana oggi quanto il neotomismo e la patristica, cioè se si siano paregiati i conti. oppure se l'idealismo sarà sempre e comunque un estraneo in casa?

Guardando le orii, allora il pensiero romano ha la priorità (andando più a fondo quello ellenico), quindi Seneca ci appartiene molto di più del tomismo e della neopatristica.
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