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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 06-11-2008, 16.49.37   #1
emmeci
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L'enigma del giorno: uguali o diversi?

La vittoria di Barak Obama nelle elezioni presidenziali USA – vittoria che sembra aver suscitato un quasi universale consenso – potrebbe, oltre che entusiasmarci per il suo valore morale, porci un legittimo anche se arduo problema: quello sintetizzato nel titolo di questo argomento, che vorrei meglio illustrare ai fini di uno scambio di idee.
Parto dalla presunzione che l’uomo normale possa considerarsi un essere libero, anche nell'ipotesi che possa aver scelto con facilità fra soluzioni largamente propagandate e discusse su tutti i mass-media, tanto che è obiettivamente difficile cercare il perché della scelta risalendo alla catena di cause, magari al genoma o addirittura a qualcosa che si chiama destino. D’altra parte è chiaro che l’uomo comune non andrà a cercare ragioni misteriose: dirà, semplicemente: io scelgo così. E che diranno i filosofi?
Presumo che qualche filosofo potrà pensare: certo l’uomo è fondamentalmente libero, l’uomo si è in qualche punto addirittura staccato dalla natura e ha, per così dire, osato mutarla e inventare sé stesso: a opporsi a ciò che esiste per ciò che dovrebbe esistere e operare in conseguenza dei propri ideali – ma ci sono limiti difficili da sorpassare e questo è proprio un caso che potrebbe darci filo da torcere…Perché pensare che tutti siano eguali è un andare contro natura, che non solo ammette ma sembra ordinare il diverso: visibile non solo nelle spettacolari modificazioni dell’albero dell’evoluzione, ma anche in seno alle singole specie vegetali e animali, i cui componenti – si chiamino pure con lo stesso nome e presentino quasi identici DNA - sono in effetti diversi, di una diversità che nell’uomo – ultimo prodotto almeno per ora della natura - non cessa di interessare e impegnare antropologi etnologi e studiosi delle culture. E allora? Come e perché si vuole che tutti gli uomini siano uguali? Non è per questa legge della diversità che la storia si è mossa e l’uomo non è rimasto all’età della pietra o addirittura allo stato animale? Non è la diversità l’anima della storia e ciò che in fondo la distingue dall’evoluzione e la rende tanto più rapida, complessa e significativa?
Però mi rendo conto che questo rischia di apparire un’eresia davanti a una fede che potrà perfino – almeno speriamo – essere considerata tra poco banale, cioè evidente per tutti: non tanto per opera delle religioni – che esprimono dogmi e decaloghi tuttora molto diversi - quanto per quello slancio morale che ci obbliga non solo a negare o combattere ciò che si dice razzismo (vedi in questo forum l’argomento introdotto da VanLag), ma a cercare di conciliarlo con quello di un altro argomento, introdotto da koli col titolo “Il problema dell’omologazione”; e allora, come possiamo destreggiarci navigando fra omologazione e diversità?
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Vecchio 06-11-2008, 20.32.43   #2
VanLag
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La vittoria di Barak Obama nelle elezioni presidenziali USA – vittoria che sembra aver suscitato un quasi universale consenso – potrebbe, oltre che entusiasmarci per il suo valore morale, porci un legittimo anche se arduo problema: quello sintetizzato nel titolo di questo argomento, che vorrei meglio illustrare ai fini di uno scambio di idee.
Parto dalla presunzione che l’uomo normale possa considerarsi un essere libero, anche nell'ipotesi che possa aver scelto con facilità fra soluzioni largamente propagandate e discusse su tutti i mass-media, tanto che è obiettivamente difficile cercare il perché della scelta risalendo alla catena di cause, magari al genoma o addirittura a qualcosa che si chiama destino. D’altra parte è chiaro che l’uomo comune non andrà a cercare ragioni misteriose: dirà, semplicemente: io scelgo così. E che diranno i filosofi?
Presumo che qualche filosofo potrà pensare: certo l’uomo è fondamentalmente libero, l’uomo si è in qualche punto addirittura staccato dalla natura e ha, per così dire, osato mutarla e inventare sé stesso: a opporsi a ciò che esiste per ciò che dovrebbe esistere e operare in conseguenza dei propri ideali – ma ci sono limiti difficili da sorpassare e questo è proprio un caso che potrebbe darci filo da torcere…Perché pensare che tutti siano eguali è un andare contro natura, che non solo ammette ma sembra ordinare il diverso: visibile non solo nelle spettacolari modificazioni dell’albero dell’evoluzione, ma anche in seno alle singole specie vegetali e animali, i cui componenti – si chiamino pure con lo stesso nome e presentino quasi identici DNA - sono in effetti diversi, di una diversità che nell’uomo – ultimo prodotto almeno per ora della natura - non cessa di interessare e impegnare antropologi etnologi e studiosi delle culture. E allora? Come e perché si vuole che tutti gli uomini siano uguali? Non è per questa legge della diversità che la storia si è mossa e l’uomo non è rimasto all’età della pietra o addirittura allo stato animale? Non è la diversità l’anima della storia e ciò che in fondo la distingue dall’evoluzione e la rende tanto più rapida, complessa e significativa?
Però mi rendo conto che questo rischia di apparire un’eresia davanti a una fede che potrà perfino – almeno speriamo – essere considerata tra poco banale, cioè evidente per tutti: non tanto per opera delle religioni – che esprimono dogmi e decaloghi tuttora molto diversi - quanto per quello slancio morale che ci obbliga non solo a negare o combattere ciò che si dice razzismo (vedi in questo forum l’argomento introdotto da VanLag), ma a cercare di conciliarlo con quello di un altro argomento, introdotto da koli col titolo “Il problema dell’omologazione”; e allora, come possiamo destreggiarci navigando fra omologazione e diversità?
Siamo in sei miliardi uno diverso dall’altro. Questo è filosoficamente dimostrabile. Anche ammesso che possano esistere due persone, A e B, perfettamente identiche, sarebbero comunque diversi perché nonostante la loro uguaglianza sarebbero costretti ad occupare una differente posizione nello spazio, e quindi sarebbero soggetti a sollecitazioni sensoriali diverse, quindi con pensieri diversi nella mente e con conseguenti reazioni fisiche diverse. Se così non fosse uno dei due non potrebbe esistere, credo siate d'accordo su questo.

Quello che chiamo il mio maestro ripeteva spesso che due situazioni, apparentemente analoghe, non possono essere uguali. - almeno una cosa è cambiata – soleva dire mettendo molta enfasi su quel: - almeno una cosa è cambiata

L’unicità di ogni atomo dell’esistenza è forse l’unico assoluto che possiamo accettare come vero. Ma questa diversità non ha intrinseca in se stessa, la contrapposizione. Credo che nell’inconscio di ciascuno di noi ci sia un assioma che ci suggerisca che, se non ci fosse il diverso noi non esisteremmo ed allora per quale strano motivo vorremmo che non fosse così?

Il diverso diventa un nemico quando minaccia un modello univoco di perfezione che la nostra cultura ci ha istillati a coltivare. La tendenza all’omologazione nasce dall’imitazione dei “modelli di perfezione” così diffusi nelle religioni. Che lo si chiami messia o santo o avatar o illuminato, le religioni ci hanno sollecitato all’imitazione di quel modello, come se un santo si possa costruire in fabbrica, come se fosse possibili per Tizio diventare come Caio.

Chi volesse studiare davvero i santi e le loro vite, troverebbe invece che quella perfezione è l’apice dell’originalità, quasi che l’uomo fiorisca pienamente quando, lasciati tutti i dettami culturali, riesce ad esprimere se stesso senza più barriere. Ciò che ci lega agli altri a quel punto è solo un denominatore comune, che tu emmeci chiami “pietas” mentre altri hanno chiamato “compassione” ma, sono certo che, dietro la lieve diversità semantica, entrambi stiate indicando un uguale "tipo di energia. ( a volte le parole sono faticose).

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Vecchio 07-11-2008, 15.06.28   #3
emmeci
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Riferimento: L'enigma del giorno: uguali o diversi?

Mi pare, VanLag, che tutto questo possa ricordare la torre di Babele, anche se la distanza fra individui, popoli e culture non si limita a quello che poteva tenere in agitazione gli abitanti dell'antica città, e neppure evocare la mitica separazione fra Oriente e Occidente, fra l’ozio del taoista e l’operosità europea, ma è insita nell’albero evolutivo, ricco di rami e di foglie che hanno accompagnato lo spezzarsi e il disseminarsi della specie homo, lanciata alla conquista del mondo. E se è vero, come dicono gli scienziati, che la vita ha avuto origine da un’unica cellula – formatasi su questa terra o immigrata da spazi stellari - è ancora più mirabile constatare come essa abbia dato luogo a una tale varietà di specie diverse, quindi di razze, lingue e destini….quasi fosse fatale che l’unità del principio dovesse spezzarsi e gli esseri, nel loro irreprimibile sforzo di elevazione, dovessero inventare metodi vari per arrivare alla meta, anche a costo di dissanguarsi in aspre battaglie e anche se la meta è sempre la stessa: arrivare a Dio, cioè – come si limita a dire il filosofo - a conoscere la verità. E’ questa la contraddizione insormontabile di Babele, cioè di un’umanità che guarda a un’unica meta ma parla lingue diverse. Il che non fa pensare a un giardino o un soave maniero, ma piuttosto un precipitare nel caos o una bolgia luciferina, dove sembra regnare la logica della contraddizione, anche se proprio qualche filosofo potrebbe vedervi qualcosa di più, cioè quella che Hegel chiamava dialettica, che obbliga a negare ciò che si afferma per poter andare più in là, dove corpi e cervelli hanno teso da secoli e dove gli uomini della Torre hanno creduto di poter giungere dividendosi, spezzando l’idea in un nugolo di bibbie e decaloghi – tutto in nome dell’originario progetto. Ed è questa, allora, la dimostrazione della giusta ira di un Dio che non vuole competitori, o è lo sventurato epilogo di un’impresa di uomini in cerca dell’ultima verità?
Direte che questo significa rimanere impaniati in una leggenda che non ha più valore e che il sogno degli uomini di Babele è qualcosa che non ci può più incantare….Eppure, non sembrano anche gli uomini odierni puntare, con la loro scienza e tecnologia, al dominio del mondo cioè a raggiungere il potere di un Dio? Va bene, la Bibbia dimostra che è un delirio destinato a crollare, e se io dico che, al di là dei veli del simbolo, quest’ascesa alla Torre non vuol essere una lotta per il potere ma qualcosa di nobile, insito nella nostra carne e nel nostro cervello, ebbene, perché non dovremmo accettare ancora una volta e senza troppi rimorsi questo piccolo equivoco, credere almeno per un poco che si tratta di una lotta con Dio e quindi che il Verbo avesse ragione?
In fondo si tratta de Verbo, cioè di parole....
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Vecchio 07-11-2008, 23.20.39   #4
VanLag
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Mi pare, VanLag, che tutto questo possa ricordare la torre di Babele, anche se la distanza fra individui, popoli e culture non si limita a quello che poteva tenere in agitazione gli abitanti dell'antica città, e neppure evocare la mitica separazione fra Oriente e Occidente, fra l’ozio del taoista e l’operosità europea, ma è insita nell’albero evolutivo, ricco di rami e di foglie che hanno accompagnato lo spezzarsi e il disseminarsi della specie homo, lanciata alla conquista del mondo. E se è vero, come dicono gli scienziati, che la vita ha avuto origine da un’unica cellula – formatasi su questa terra o immigrata da spazi stellari - è ancora più mirabile constatare come essa abbia dato luogo a una tale varietà di specie diverse, quindi di razze, lingue e destini….quasi fosse fatale che l’unità del principio dovesse spezzarsi e gli esseri, nel loro irreprimibile sforzo di elevazione, dovessero inventare metodi vari per arrivare alla meta, anche a costo di dissanguarsi in aspre battaglie e anche se la meta è sempre la stessa: arrivare a Dio, cioè – come si limita a dire il filosofo - a conoscere la verità. E’ questa la contraddizione insormontabile di Babele, cioè di un’umanità che guarda a un’unica meta ma parla lingue diverse. Il che non fa pensare a un giardino o un soave maniero, ma piuttosto un precipitare nel caos o una bolgia luciferina, dove sembra regnare la logica della contraddizione, anche se proprio qualche filosofo potrebbe vedervi qualcosa di più, cioè quella che Hegel chiamava dialettica, che obbliga a negare ciò che si afferma per poter andare più in là, dove corpi e cervelli hanno teso da secoli e dove gli uomini della Torre hanno creduto di poter giungere dividendosi, spezzando l’idea in un nugolo di bibbie e decaloghi – tutto in nome dell’originario progetto. Ed è questa, allora, la dimostrazione della giusta ira di un Dio che non vuole competitori, o è lo sventurato epilogo di un’impresa di uomini in cerca dell’ultima verità?
Direte che questo significa rimanere impaniati in una leggenda che non ha più valore e che il sogno degli uomini di Babele è qualcosa che non ci può più incantare….Eppure, non sembrano anche gli uomini odierni puntare, con la loro scienza e tecnologia, al dominio del mondo cioè a raggiungere il potere di un Dio? Va bene, la Bibbia dimostra che è un delirio destinato a crollare, e se io dico che, al di là dei veli del simbolo, quest’ascesa alla Torre non vuol essere una lotta per il potere ma qualcosa di nobile, insito nella nostra carne e nel nostro cervello, ebbene, perché non dovremmo accettare ancora una volta e senza troppi rimorsi questo piccolo equivoco, credere almeno per un poco che si tratta di una lotta con Dio e quindi che il Verbo avesse ragione?
In fondo si tratta de Verbo, cioè di parole....

In questo dialogo hai usato un po’ troppe volte la parola Dio, cosa che destabilizza il mio computer, non quello che uso per scrivere e navigare in internet, ma quello che ho sopra alla testa. Scusa ma davvero davanti a quel termine mi pianto.

Ti contesterò invece una delle poche asserzioni che ho capito in quest'ultimo post che è – l’ozio del taoista – I taoisti non sono oziosi dai. Guarda l’operosità dei cinesi, puoi imputarli di tutto ma non di propensione all’ozio. Ma questo forse è un qualche cosa che andava meglio nell'altro 3d sull'oriente e l'occidente.

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Vecchio 08-11-2008, 06.58.01   #5
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La vittoria di Barak Obama nelle elezioni presidenziali USA – vittoria che sembra aver suscitato un quasi universale consenso – potrebbe, oltre che entusiasmarci per il suo valore morale, porci un legittimo anche se arduo problema: quello sintetizzato nel titolo di questo argomento, che vorrei meglio illustrare ai fini di uno scambio di idee.
Parto dalla presunzione che l’uomo normale possa considerarsi un essere libero, anche nell'ipotesi che possa aver scelto con facilità fra soluzioni largamente propagandate e discusse su tutti i mass-media, tanto che è obiettivamente difficile cercare il perché della scelta risalendo alla catena di cause, magari al genoma o addirittura a qualcosa che si chiama destino. D’altra parte è chiaro che l’uomo comune non andrà a cercare ragioni misteriose: dirà, semplicemente: io scelgo così. E che diranno i filosofi?
Presumo che qualche filosofo potrà pensare: certo l’uomo è fondamentalmente libero, l’uomo si è in qualche punto addirittura staccato dalla natura e ha, per così dire, osato mutarla e inventare sé stesso: a opporsi a ciò che esiste per ciò che dovrebbe esistere e operare in conseguenza dei propri ideali – ma ci sono limiti difficili da sorpassare e questo è proprio un caso che potrebbe darci filo da torcere…Perché pensare che tutti siano eguali è un andare contro natura, che non solo ammette ma sembra ordinare il diverso: visibile non solo nelle spettacolari modificazioni dell’albero dell’evoluzione, ma anche in seno alle singole specie vegetali e animali, i cui componenti – si chiamino pure con lo stesso nome e presentino quasi identici DNA - sono in effetti diversi, di una diversità che nell’uomo – ultimo prodotto almeno per ora della natura - non cessa di interessare e impegnare antropologi etnologi e studiosi delle culture. E allora? Come e perché si vuole che tutti gli uomini siano uguali? Non è per questa legge della diversità che la storia si è mossa e l’uomo non è rimasto all’età della pietra o addirittura allo stato animale? Non è la diversità l’anima della storia e ciò che in fondo la distingue dall’evoluzione e la rende tanto più rapida, complessa e significativa?
Però mi rendo conto che questo rischia di apparire un’eresia davanti a una fede che potrà perfino – almeno speriamo – essere considerata tra poco banale, cioè evidente per tutti: non tanto per opera delle religioni – che esprimono dogmi e decaloghi tuttora molto diversi - quanto per quello slancio morale che ci obbliga non solo a negare o combattere ciò che si dice razzismo (vedi in questo forum l’argomento introdotto da VanLag), ma a cercare di conciliarlo con quello di un altro argomento, introdotto da koli col titolo “Il problema dell’omologazione”; e allora, come possiamo destreggiarci navigando fra omologazione e diversità?

Siamo diversi, ma la meta è uguale per tutti, e la spiritualità che è in ognuno di noi, pur facendoci percorrere sentieri diversi,indirizza tutti verso quella grande via che conduce a detta meta,dando vita durante l' evoluzione ad una auspicata omologazione. Già oggi, è mia convinzione che non potrebbe più esistere una nuova torre di Babele. Il progetto universale di Dio non è paragonabile al progetto di un odierno architetto,bensì più perfetto, Il nostro errore stà nel voler anticipare i tempi.
Quindi,diamo pure fiducia ad Obama Barak.
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Vecchio 08-11-2008, 17.03.53   #6
emmeci
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Va bene, espert37, lascio da parte l’immagine della Torre, e la sostituisco con quella del Coro: l’umanità è un coro che canta con note diverse un unico canto (i critici dubiteranno che Barack Obama riesca a trasformare la torre di Babele in coro nel corso della sua presidenza, ma non disperiamo…..).
Qui però il computer VanLag si sentirà ulteriormente destabilizzato e protesterà: “e dàgliela con questi riferimenti a Dio”….Un momento, VanLag, mi pare che il fascino incontrastabile di un coro di Bach stia nel fatto che può essere cantato in qualunque chiesa del mondo, cioè inneggi a qualcosa che non è il Dio dei cristiani o dei musulmani, degli induisti o di qualcuno di questo forum, ma che li trascende tutti e richiama (a prescindere dalle parole, che in un coro neppure si sentono) l’assoluta verità e l’assoluto bene. Però mi pare che sia scontato che un coro non può essere fatto di una sola nota ripetuta più volte….ossia, per uscire dalla metafora, che la scalata a un’unica vetta sottintende la diversità della base, cioè la diversità di VanLag da emmeci e magari da espert37 (sì, forse con un pizzico di quel famigerato relativismo che aleggia come una cornacchia sulle nostre teste).
Quanto al taoismo, guarda VanLag che la Cina è un enorme paese con un’enorme storia e almeno tre ideologie religiose, fra le quali quella del tao difficilmente può divenire una religione di stato, visto che anche la Cina si avvia ad adeguarsi con forza al modello dell’occidente, imponendo i nostri standard economici più decisamente e rapidamente, che non accettare la nostra dottrina dei diritti umani…..)
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Vecchio 08-11-2008, 21.24.14   #7
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Va bene, espert37, lascio da parte l’immagine della Torre, e la sostituisco con quella del Coro: l’umanità è un coro che canta con note diverse un unico canto (i critici dubiteranno che Barack Obama riesca a trasformare la torre di Babele in coro nel corso della sua presidenza, ma non disperiamo…..).
Qui però il computer VanLag si sentirà ulteriormente destabilizzato e protesterà: “e dàgliela con questi riferimenti a Dio”….Un momento, VanLag, mi pare che il fascino incontrastabile di un coro di Bach stia nel fatto che può essere cantato in qualunque chiesa del mondo, cioè inneggi a qualcosa che non è il Dio dei cristiani o dei musulmani, degli induisti o di qualcuno di questo forum, ma che li trascende tutti e richiama (a prescindere dalle parole, che in un coro neppure si sentono) l’assoluta verità e l’assoluto bene. Però mi pare che sia scontato che un coro non può essere fatto di una sola nota ripetuta più volte….ossia, per uscire dalla metafora, che la scalata a un’unica vetta sottintende la diversità della base, cioè la diversità di VanLag da emmeci e magari da espert37 (sì, forse con un pizzico di quel famigerato relativismo che aleggia come una cornacchia sulle nostre teste).
Quanto al taoismo, guarda VanLag che la Cina è un enorme paese con un’enorme storia e almeno tre ideologie religiose, fra le quali quella del tao difficilmente può divenire una religione di stato, visto che anche la Cina si avvia ad adeguarsi con forza al modello dell’occidente, imponendo i nostri standard economici più decisamente e rapidamente, che non accettare la nostra dottrina dei diritti umani…..)
Grazie emmeci per avere tenuto conto delle mie difficoltà. L’orchestra, magari senza direttore, mi convince di più della torre di babele.
Un concetto come “assoluto bene” già crea meno problemi al mio computer però ti faccio notare di quanto aleatorio e fragile sia quel concetto visto che trattasi di un qualche cosa di totalmente soggettivo.

Ora quello che è successo è che, ai concetti di “assoluto bene” ed “assoluta verità” è stato attaccata un’etichetta con scritto “Dio”, poi attorno a quell’etichetta si è creato un movimento mediatico di entusiasti che ha cercato di fidelizzare il massimo numero di persone, dopo di cui, forti del numero, si è esercitata una coercizione violentissima, (ancora in atto), verso chi che non si lasciavano fidelizzare e rifiutava “Il verbo”. Ma quel verbo, ahimè, rimane il frutto di un sentire intimo di alcuni e non porta in se stesso neppure l’ombra di una motivazione che sia comprensibile alla ragione …..

Veniamo alla Cina. Sempre quella persona che chiamo il mio maestro, un giorno, guardando con aria un po’ sconsolata quel gruppo di Italiani, tedeschi, olandesi, inglesi e francesi che gli ronzavano attorno, sfoggiando a volte nomi indiani, vantando spesso una grande conoscenza dell’oriente e l’appartenenza a questa o quella religione, ci disse: - voi pensate di esservi emancipati ma siete tutti ancora cattolici – e poi aggiunse un po’ di altre cose che qui non riporto. Quello che riporto e che, guardandomi dentro dissi a me stesso: - ha ragione -

Cosa voglio dire con ciò? Voglio dire che come il nostro pensiero ed in ultima analisi della nostra identità e contrassegnato dalla matrice millenaria della religione che abbiamo seguito, analogamente, se si vuole capire la Cina ed il popolo cinese, occorre scrutare nelle loro matrici millenarie e queste sono il taoismo ed il confucianesimo. Il secondo addirittura nella dinastia Han (100 a.C circa), venne riconosciuto come religione di stato,ed è rimasto tale fino alla fondazione della repubblica cinese nel 1911. Il taoismo, per contro, è più popolare e pervade il tessuto sociale della Cina.

Come terza religione, che ha preso piede in Cina, spero tu ti riferisca al Buddismo e non al “falun dafa” il quale sta alla cultura cinese come il new age o scientology stanno alla cultura occidentale.

Il Buddismo si, è arrivato in Cina attorno all’anno 0, raggiunse il suo ,apice sotto la dinastia Tang (circa 600 700 d.C), ma, abbastanza subito decadde in favore delle religioni autotoctone. Comunque il buddismo aveva ed ha caratteristiche non conflittuali con il pensiero di Lao Tse e di Confucio per cui, anche volendolo considerare la terza religione cinese, non vedo la grande influenza sul pensiero di quel popolo.

Ovviamente non considero neppure l’ipotesi che i cinesi siano marxisti e comunisti e non considero neppure l’idea che siano abbagliati dal fascino del denaro e dalla modernizzazione. Politica, economia e tecnologia, hanno sull’identità del popolo cinese lo stesso peso che hanno sulla nostra identità.

L’imitazione del modello occidentale da parte dei cinesi fatta con velocità ti dovrebbe dire di quanto snella sia la loro mente e di quanto fluide siano le loro filosofie.

Sull’accettazione dei diritti umani, probabilmente quando vedranno l’America smetterla di uccidere civili in Afganistan ed in Iraq, quando vedranno l’America smetterla di chiamare terroristi i patrioti iracheni che lottano per la loro libertà, quando vedranno l’America chiedere scusa al popolo iracheno, allora forse saranno indotti a chiedersi se per caso non stiano rimanendo tagliati fuori dal mondo civile. Ma fintanto che i diritti umani vengono proposti dal popolo che a fritto al Napalm migliaia di donne e bambini in Vietnam, e che continua a predicare bene ma a razzolare male, che voglia possono avere di aderire a quei diritti umani?

Poi basta perché altrimenti, se penso alla campagna mediatica contro i cinesi e penso al perché questa campagna sia in atto, divento velenoso e di veleno a questo mondo ne circola giù troppo.

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Vecchio 09-11-2008, 11.34.29   #8
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Grazie emmeci per avere tenuto conto delle mie difficoltà. L’orchestra, magari senza direttore, mi convince di più della torre di babele.
Un concetto come “assoluto bene” già crea meno problemi al mio computer però ti faccio notare di quanto aleatorio e fragile sia quel concetto visto che trattasi di un qualche cosa di totalmente soggettivo.

Ora quello che è successo è che, ai concetti di “assoluto bene” ed “assoluta verità” è stato attaccata un’etichetta con scritto “Dio”, poi attorno a quell’etichetta si è creato un movimento mediatico di entusiasti che ha cercato di fidelizzare il massimo numero di persone, dopo di cui, forti del numero, si è esercitata una coercizione violentissima, (ancora in atto), verso chi che non si lasciavano fidelizzare e rifiutava “Il verbo”. Ma quel verbo, ahimè, rimane il frutto di un sentire intimo di alcuni e non porta in se stesso neppure l’ombra di una motivazione che sia comprensibile alla ragione …..

Veniamo alla Cina. Sempre quella persona che chiamo il mio maestro, un giorno, guardando con aria un po’ sconsolata quel gruppo di Italiani, tedeschi, olandesi, inglesi e francesi che gli ronzavano attorno, sfoggiando a volte nomi indiani, vantando spesso una grande conoscenza dell’oriente e l’appartenenza a questa o quella religione, ci disse: - voi pensate di esservi emancipati ma siete tutti ancora cattolici – e poi aggiunse un po’ di altre cose che qui non riporto. Quello che riporto e che, guardandomi dentro dissi a me stesso: - ha ragione -

Cosa voglio dire con ciò? Voglio dire che come il nostro pensiero ed in ultima analisi della nostra identità e contrassegnato dalla matrice millenaria della religione che abbiamo seguito, analogamente, se si vuole capire la Cina ed il popolo cinese, occorre scrutare nelle loro matrici millenarie e queste sono il taoismo ed il confucianesimo. Il secondo addirittura nella dinastia Han (100 a.C circa), venne riconosciuto come religione di stato,ed è rimasto tale fino alla fondazione della repubblica cinese nel 1911. Il taoismo, per contro, è più popolare e pervade il tessuto sociale della Cina.

Come terza religione, che ha preso piede in Cina, spero tu ti riferisca al Buddismo e non al “falun dafa” il quale sta alla cultura cinese come il new age o scientology stanno alla cultura occidentale.

Il Buddismo si, è arrivato in Cina attorno all’anno 0, raggiunse il suo ,apice sotto la dinastia Tang (circa 600 700 d.C), ma, abbastanza subito decadde in favore delle religioni autotoctone. Comunque il buddismo aveva ed ha caratteristiche non conflittuali con il pensiero di Lao Tse e di Confucio per cui, anche volendolo considerare la terza religione cinese, non vedo la grande influenza sul pensiero di quel popolo.

Ovviamente non considero neppure l’ipotesi che i cinesi siano marxisti e comunisti e non considero neppure l’idea che siano abbagliati dal fascino del denaro e dalla modernizzazione. Politica, economia e tecnologia, hanno sull’identità del popolo cinese lo stesso peso che hanno sulla nostra identità.

L’imitazione del modello occidentale da parte dei cinesi fatta con velocità ti dovrebbe dire di quanto snella sia la loro mente e di quanto fluide siano le loro filosofie.

Sull’accettazione dei diritti umani, probabilmente quando vedranno l’America smetterla di uccidere civili in Afganistan ed in Iraq, quando vedranno l’America smetterla di chiamare terroristi i patrioti iracheni che lottano per la loro libertà, quando vedranno l’America chiedere scusa al popolo iracheno, allora forse saranno indotti a chiedersi se per caso non stiano rimanendo tagliati fuori dal mondo civile. Ma fintanto che i diritti umani vengono proposti dal popolo che a fritto al Napalm migliaia di donne e bambini in Vietnam, e che continua a predicare bene ma a razzolare male, che voglia possono avere di aderire a quei diritti umani?

Poi basta perché altrimenti, se penso alla campagna mediatica contro i cinesi e penso al perché questa campagna sia in atto, divento velenoso e di veleno a questo mondo ne circola giù troppo.


Carissimo VanLang, noto la tua reticenza, quasi avversità ad argomentare su un Dio. Stai seguendo il mio stesso pensiero di tanti anni fà,prima che,in seguito a mie riflessioni decidessi di imboccare un sentiero molto meno arduo per proseguire verso quella meta che ci accomuna. Quindi mi permetto di porti la stessa domanda che posi a suo tempo a me stesso: Sei sicuro di conoscere tutti i misteri esistenti nell'universo? ebbene se la risposta è no, prova a questi a dargli il nome di Dio. Questo ha contribuito a fare aprire aventi a me un tanto facile sentiero, molto meno arduo di prima che mi stà conducendo verso la strada maestra.

Parlando della Cina, senza farti diventare velenoso, mi è caro dirti che è mia ferma convinzione che la dottrina socialista è di gran lunga migliore di qualsiasi altra dottrina conosciuta, "difatti qualcuno disse che Gesù Cristo era socialista" ma questa deve essere profondamente ben recepita e maturare nel profondo del proprio EGO per poi scatturire dall' interno di oguno di noi.Non può essere imposta con la forza commettendo l'errore della ex Russia. Il grande Mao aveva capito tutto ciò per cui il popolo cinese oggi è più maturo socialmente,nonostante in questi ultimi tempi purtroppo si stia lasciando inquinare dal capitalismo occidentale. L'umanità non è abbastanza matura per accettare una sana dottrina socialista, a mio avviso perchè questa possa radicarsi su larga scala dovremo aspettare ancora qualche generazione. Io personalmente pongo tanta fiducia nella costante maturità dei giovani.
Il mondo è loro;speriamo in bene.
Un caro saluto e buona domenica. espert37
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Vecchio 09-11-2008, 16.34.08   #9
emmeci
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Riferimento: L'enigma del giorno: uguali o diversi?

VanLag, tu aspiri a una verità nuda, cioè scevra di veli teologici, e ti dà un po’ fastidio che io ripeta quel nome. Rispondo che non l’ho inventato io quel nome ma che ci viene proposto perfino dai giornali a grande tiratura insieme alle chiacchiere del giorno e alle battute dei politici…..D’altra parte, perché Dio, che può vantare un’età di milioni di anni (sai che io ne rimando la nascita al primissimo tempo dell’homo sapiens se non anche prima) effettivamente non muore? Solo perché l’uomo è codardo? O c’è qualcosa nella nostra mente – direi nella nostra logica - che non può rinunciarvi?
Ora mentre mi pare che per quanto riguarda il dio (o meglio gli dei) delle varie religioni questa rinuncia possa essere presa in considerazione, per quanto riguarda il Dio concepito come assoluto e null’altro, ciò è più difficile, perché l’assoluto è ciò che sta davanti a tutti, una specie di inscalabile torre dell’universo, di fronte a cui le religioni sono come pianticelle di fronte a un maestoso baobab. E in fondo, se intendi Dio in tale maniera, che importanza può avere il nome? se cioè ciò in cui credo e in cui tutti crediamo è la verità assoluta, di cui siamo in cerca e che nessuno può smentire che esista, anche se non la conosciamo e se dovesse essere quella dello scettico radicale?….Forse oggi dovremmo almeno essere in grado di badare alla sostanza e non alle parole come poteva essere all’epoca di Babele: e allora tutti siamo in questo senso credenti, cioè crediamo che una verità assoluta ci sia, si voglia o non si voglia chiamarla Dio.
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Vecchio 09-11-2008, 17.50.04   #10
VanLag
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Riferimento: L'enigma del giorno: uguali o diversi?

Citazione:
Originalmente inviato da espert37
Carissimo VanLang, noto la tua reticenza, quasi avversità ad argomentare su un Dio. Stai seguendo il mio stesso pensiero di tanti anni fà,prima che,in seguito a mie riflessioni decidessi di imboccare un sentiero molto meno arduo per proseguire verso quella meta che ci accomuna. Quindi mi permetto di porti la stessa domanda che posi a suo tempo a me stesso: Sei sicuro di conoscere tutti i misteri esistenti nell'universo? ebbene se la risposta è no, prova a questi a dargli il nome di Dio. Questo ha contribuito a fare aprire aventi a me un tanto facile sentiero, molto meno arduo di prima che mi stà conducendo verso la strada maestra.

Parlando della Cina, senza farti diventare velenoso, mi è caro dirti che è mia ferma convinzione che la dottrina socialista è di gran lunga migliore di qualsiasi altra dottrina conosciuta, "difatti qualcuno disse che Gesù Cristo era socialista" ma questa deve essere profondamente ben recepita e maturare nel profondo del proprio EGO per poi scatturire dall' interno di oguno di noi.Non può essere imposta con la forza commettendo l'errore della ex Russia. Il grande Mao aveva capito tutto ciò per cui il popolo cinese oggi è più maturo socialmente,nonostante in questi ultimi tempi purtroppo si stia lasciando inquinare dal capitalismo occidentale. L'umanità non è abbastanza matura per accettare una sana dottrina socialista, a mio avviso perchè questa possa radicarsi su larga scala dovremo aspettare ancora qualche generazione. Io personalmente pongo tanta fiducia nella costante maturità dei giovani.
Il mondo è loro;speriamo in bene.
Un caro saluto e buona domenica. espert37
Caro espert37 quando il mio intelletto si è rifiutato di indulgere sul pensiero di Dio, assieme a lui mi sono accorto che avevo dimesso anche tutti i miei problemi esistenziali. Questo mi da grande energia per concentrami sulla mia vita e per cercare di vivere bene il presente.

Se rimango qui in filosofia e perché mi rimane l’ossessione dei problemi etici e sociali e sono convinto che la filosofia potrebbe aiutarci molto in questo senso.

Per quanto riguarda la Cina, come dicevo ad emmeci i cinesi non sono più comunisti di quanto noi siamo democristiani o fascisti o comunisti. Nel senso che i sistemi di riferimento basati sui nostri valori si rifanno comunque alla nostra religione e non alle dottrine economiche e sociali e così è per i cinesi.

Il messaggio di Gesù era interessante anche per le idee etiche di uguaglianza e di fraternità che Gesù aveva espresso, ma tu hai mai sentito un prete tuonare contro la disuguaglianza sociale? Tutto quello che interessa alla chiesa sono problemi capziosi sulla dottrina, tipo la superiorità della dottrina cattolica paragonata alle altre fedi, tipo la contrarietà all’aborto, all’eutanasia, alla contraccezione etc. L’odio per il pensiero laico e diatribe simili, che riducono il regno di Dio ad una elite il cui unico obbiettivo sembra quello di cancellare il diverso dalla faccia della terra. Nessuna parola contro la disonestà, nessuna parola contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, nessuna parola contro l’aggressione agli altri popoli. Sinceramente a me sembra che i primi a tradire il messaggio di Gesù siano proprio i credenti ed i loro leaders.

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