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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 23-03-2009, 14.44.49   #1
emmeci
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Dio non è il primo ma l'ultimo

Mi dispiacerebbe se questa frase, posta all’inizio dell’argomento - e per di più accanto al "mentitore divino" - fosse intesa come la promessa di un attacco a Dio e non come un tentativo di superare logori luoghi comuni che, fra litanie e catechismi, attribuiscono a Dio la qualifica di creatore, cioè di supremo principio, obbligando i poveri nello spirito a sforzarsi di sostituire mentalmente al padre e alla madre un solo essere informe e mostruoso, mordendosi come serpenti la coda, invece di sentirsi totalmente liberi di aprirsi al futuro, accompagnati sì da qualche sibilo luciferino ma anche dall’ansia pura e nobile dello spirito.…..In genere infatti non solo la religione, ma la filosofia e perfino la scienza, nel cercare il posto di Dio volgono lo sguardo verso ciò che è passato, anzi verso ciò che è prima di tutto – prima della luce e delle tenebre, prima di ogni causa ed effetto, prima del big-bang: in cerca di quell’impeto creatore, di quel fiat che perfino l'astrofisico sembra sul punto di ammettere quando, risalendo nella scala del tempo, arriva al primo nanosecondo dell’universo e non può andare più in là con la sua inviolabile logica. Come invece tutto apparirebbe più chiaro e armonioso se Dio non fosse da collocare al principio ma al fine, lasciando il campo libero alle leggi del cosmo e a quelle dell’evoluzione – se cioè si accordasse alla scienza il suo potere di spiegazione della realtà, e soltanto sopra di essa si ammettesse la possibilità non solo di una verità filosofica ma di una suprema verità religiosa….Sì, se si distribuiscono le funzioni di verità in quest’ordine: prima (cioè al livello più elementare) la scienza, poi la filosofia e infine la religione, sembra che si possa scorgere quasi un arcobaleno di pace sopra la cultura dei popoli, cioè sopra il diluvio di lotte e pretese di sopraffazione di una parte sull’altra, cioè della religione sulla filosofia e della filosofia sulla scienza. E, del resto, perché non ammettere questa inversione della freccia del tempo, se è concepibile, per chi ascende col pensiero al potere di Dio, ammettere che tutto è ispirato dal fine, cioè da una meta che essendo sinonimo di redenzione ha la capacità di attrarre a sé un universo, facendolo nascere e crescere e dimostrandosi in tal modo come il vero principio creativo, tanto che anche pensando a quel buco nero in cui potrebbe, secondo la scienza, finire questo universo, esso potrebbe sembrare – col respingere ogni luce fuori di sé - l’estremo simbolo del mistero divino?
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Vecchio 26-03-2009, 09.41.18   #2
espert37
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Riferimento: Dio non è il primo ma l'ultimo

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Mi dispiacerebbe se questa frase, posta all’inizio dell’argomento - e per di più accanto al "mentitore divino" - fosse intesa come la promessa di un attacco a Dio e non come un tentativo di superare logori luoghi comuni che, fra litanie e catechismi, attribuiscono a Dio la qualifica di creatore, cioè di supremo principio, obbligando i poveri nello spirito a sforzarsi di sostituire mentalmente al padre e alla madre un solo essere informe e mostruoso, mordendosi come serpenti la coda, invece di sentirsi totalmente liberi di aprirsi al futuro, accompagnati sì da qualche sibilo luciferino ma anche dall’ansia pura e nobile dello spirito.…..In genere infatti non solo la religione, ma la filosofia e perfino la scienza, nel cercare il posto di Dio volgono lo sguardo verso ciò che è passato, anzi verso ciò che è prima di tutto – prima della luce e delle tenebre, prima di ogni causa ed effetto, prima del big-bang: in cerca di quell’impeto creatore, di quel fiat che perfino l'astrofisico sembra sul punto di ammettere quando, risalendo nella scala del tempo, arriva al primo nanosecondo dell’universo e non può andare più in là con la sua inviolabile logica. Come invece tutto apparirebbe più chiaro e armonioso se Dio non fosse da collocare al principio ma al fine, lasciando il campo libero alle leggi del cosmo e a quelle dell’evoluzione – se cioè si accordasse alla scienza il suo potere di spiegazione della realtà, e soltanto sopra di essa si ammettesse la possibilità non solo di una verità filosofica ma di una suprema verità religiosa….Sì, se si distribuiscono le funzioni di verità in quest’ordine: prima (cioè al livello più elementare) la scienza, poi la filosofia e infine la religione, sembra che si possa scorgere quasi un arcobaleno di pace sopra la cultura dei popoli, cioè sopra il diluvio di lotte e pretese di sopraffazione di una parte sull’altra, cioè della religione sulla filosofia e della filosofia sulla scienza. E, del resto, perché non ammettere questa inversione della freccia del tempo, se è concepibile, per chi ascende col pensiero al potere di Dio, ammettere che tutto è ispirato dal fine, cioè da una meta che essendo sinonimo di redenzione ha la capacità di attrarre a sé un universo, facendolo nascere e crescere e dimostrandosi in tal modo come il vero principio creativo, tanto che anche pensando a quel buco nero in cui potrebbe, secondo la scienza, finire questo universo, esso potrebbe sembrare – col respingere ogni luce fuori di sé - l’estremo simbolo del mistero divino?

Carissimo Emmeci, al posto N° 1 è l'EGO, tutti gli altri sono strumenti che l'EGO con il suo intelletto e consapevolezza deve usare in alteranza, per viaggiare il più armoniosamente possibile su quel sentiero che lo conduce alla meta. Io non me la sento di posizionare DIO stabilmente per ultimo perchè spesso,ed in specialmodo in questo nostro periodo,serve all'EGO per controllare e frenare il repentino avanzamento materiale prodotto dalla scienza e che forma un ambiente al quale l'EGO stesso ci si deve adattare con fatica e sofferenza. (Oggi purtroppo i valori materiali hanno superato l'ottantacinque per cento,relegando i valuri spirituali ad un misero quindici per cento,ben dimostrabile dalla situazione in cui l'uomo sta arrancando)
Al fine che il sentiero sia più facilmente percorribile,materialità e spiritualità devono progredire armoniosamente in corretta percentuale, mantenandosi il più possibile alle percentuali che fanno parte dell'uomo (Materia e spirito).
altrimenti vivremo sempre in un caos. Spetta all'uomo il sapersi destreggiare e posizionare Dio e la propria spiritualità,a volte al primo ed a volte all'ultimo posto,in base all'occorrenza. (Libero Arbitrio).
Quel giorno,forse irraggiungibile, in cui l'uomo avrà raggiunto la piena conoscienza dell'universo e di tutti i misteri oggi non ancora decifrabili, Dio,oggi importantissimo ed essenziale,sarà diventato uno strumento obsoleto non più utile a nessuno,o quantomeno un'opzional.


Ciao e buona giornata. espert37
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Vecchio 26-03-2009, 13.43.04   #3
emmeci
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Riferimento: Dio non è il primo ma l'ultimo

Pur con tutte le mie riserve su quello che dicono i religiosi, devo ammettere - espert37 - che questa volta mi hai battuto in quanto a libertà di pensiero, perché proprio nella tua ultima frase sembri affermare a chiare lettere che Dio può diventare superfluo (dici obsoleto) e l’uomo potrà bastare a sé stesso. Ebbene, io non arrivo a tanto, cioè penso che Dio è un'ombra sul sole, sì, è il modo in cui il miope occhio dell’uomo può farsi un’immagine dell’assoluto cioè dell’ultima verità e dell’ultimo bene, che proprio per lo splendore che emana non riusciamo a vedere o trasformiamo in una figura con qualche difetto, al massimo in un superego e quindi, alla fine, un idolo….Ma dentro quei lineamenti un po’ rozzi, vorrei dire dentro quell’ostia eucaristica, rimane assoluto, cioè l’indefinibile e l’inarrivabile, ed è proprio per questo che non lo si può cancellare dalla nostra mente. Credi, per esempio, che esista un ateista assoluto, cioè un essere che non abbia nessuna intuizione di Dio? Forse su un altro pianeta? Credo piuttosto che ci possa essere là qualcuno in grado di avvicinarsi a lui più di noi, ma ignorarlo…..Perché Dio – inteso senza i fronzoli delle chiese - non è il reale ma il possibile: è questa la sua forza e ciò che lo rende eterno.
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Vecchio 26-03-2009, 14.46.27   #4
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Riferimento: Dio non è il primo ma l'ultimo

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Pur con tutte le mie riserve su quello che dicono i religiosi, devo ammettere - espert37 - che questa volta mi hai battuto in quanto a libertà di pensiero, perché proprio nella tua ultima frase sembri affermare a chiare lettere che Dio può diventare superfluo (dici obsoleto) e l’uomo potrà bastare a sé stesso. Ebbene, io non arrivo a tanto, cioè penso che Dio è un'ombra sul sole, sì, è il modo in cui il miope occhio dell’uomo può farsi un’immagine dell’assoluto cioè dell’ultima verità e dell’ultimo bene, che proprio per lo splendore che emana non riusciamo a vedere o trasformiamo in una figura con qualche difetto, al massimo in un superego e quindi, alla fine, un idolo….Ma dentro quei lineamenti un po’ rozzi, vorrei dire dentro quell’ostia eucaristica, rimane assoluto, cioè l’indefinibile e l’inarrivabile, ed è proprio per questo che non lo si può cancellare dalla nostra mente. Credi, per esempio, che esista un ateista assoluto, cioè un essere che non abbia nessuna intuizione di Dio? Forse su un altro pianeta? Credo piuttosto che ci possa essere là qualcuno in grado di avvicinarsi a lui più di noi, ma ignorarlo…..Perché Dio – inteso senza i fronzoli delle chiese - non è il reale ma il possibile: è questa la sua forza e ciò che lo rende eterno.

Si carissimo amico, L'innarrivabile,L'Indescrivibi le; Un grande dubbio,ma oggi,al livello in cui ci troviamo, dobbiamo essere estremamente convinti della Sua
immensità,della Sua potenza e della Sua invulnerabilità. Del grande mistero della Sua esistenza, altrimenti ci troveremmo sempre più a lottare in quella bolgia caotica descrittaci con l'esempio della torre di Babele. Abbiamo tutti un estremo bisogno di Lui per continuare nella nostra evoluzione. Lui è il fulcro della nostra spiritualità. A mio avviso dobbiamo riuscire ad interpretare al meglio con ragionevolezza quanto ci viene tramandato dalla tradizione ed adottarlo per il fine giusto. Condivido in linea di massima quanto tu correttamente esprimi. Siamo sulla stessa linea di pensiero.

Un amichevole saluto espert37
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Vecchio 28-03-2009, 14.03.14   #5
Giorgiosan
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Riferimento: Dio non è il primo ma l'ultimo

Dio l'ultimo, si può intendere in diversi modi.

In modo storico: Dio non c'è ma ci sarà alla fine dell'evoluzione.
Sarà l'esito dell'evoluzione.

In modo morale: Dio è il peggior essere esistente, è il male stesso.
In lui non c'è alcun bene altrimenti non potrebbe essere il male.

In modo virtuoso: Dio si pone come l'umiltà stessa.


Sul primo modo.
Quello che diventerà Dio, se c'è una evoluzione e evoluzione è la dimensione qualitativa fondamentale del divenire, deve essere già presente anzi presente da sempre. Perché non c'è evoluzione se non da un precedente, altrimenti il termine evoluzione non significa alcunché.


L'unica possibilità per cui questa ipotesi abbia senso è che ci sia un Dio in potenza, un Dio che si evolva. Un dio che alla fine sarà un Dio compiuto.
Questa ipotesi è simile a quella di Hegel, grosso modo.


Sul secondo modo.

Se Dio è il male allora tutto è male, tutto è inganno, tutto è illusione, tutto è sofferenza. In questo caso ogni parola, ogni intenzione, ogni manifestazione della natura e quindi anche dell'essere umano è male.

Sul terzo modo.

Dio è l'Umiltà.

Ci sono forti indizi che sia proprio così.
Nell'evoluzione creatrice abbandonandosi al libero gioco delle libertà. Nel raggiungere i suoi scopi con infinita pazienza per dover rispettare ogni individualità ed ogni scelta. Nell'abitare in tutte le sue creature senza disprezzarne alcuna, dall'ameba all'essere umano.
Nel non reputare la sua divinità qualcosa da difendere ma facendone partecipi tutti.
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Vecchio 29-03-2009, 18.32.00   #6
emmeci
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Riferimento: Dio non è il primo ma l'ultimo

Vorrei dire, Giorgiosan, che rimanendo volutamente distante da ogni tipo di esegesi tradizionale nei riguardi dei testi sacri - per i quali lascerei piena libertà d’interpretazione anche al di là di quello che concedono le chiese riformate - il modo in cui interpretare le mie affermazioni è lasciato alla cultura del lettore, anche perché questo argomento del Dio ultimo è solo la proposta di un tema, che potrebbe essere giudicata insipiente o insufficientemente espressa.
Preferirei comunque, per quello che mi riguarda, partire da ciò che chiami interpretazione storica, lasciando però al concetto di tempo che la sostiene il massimo di agilità, visto che nella religione biblico-cristiana questo concetto è estremamente ambiguo in quanto la religione (forse non solo questa religione) è nello stesso tempo storica e antistorica. E aggiungo che il principio stesso della mia filosofia ("una verità assoluta c’è e noi dobbiamo cercarla anche se non la troveremo mai") si basa su questa stessa ambiguità, trovando forse un richiamo o un riflesso nell'alternativa o nel nodo di trascendenza/immanenza. Ma sono discorsi che esigerebbero, per chiarirsi, tanto tempo e tanta pazienza.
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Vecchio 30-03-2009, 11.02.24   #7
Giorgiosan
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Riferimento: Dio non è il primo ma l'ultimo

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Originalmente inviato da emmeci
Vorrei dire, Giorgiosan, che rimanendo volutamente distante da ogni tipo di esegesi tradizionale nei riguardi dei testi sacri - per i quali lascerei piena libertà d’interpretazione anche al di là di quello che concedono le chiese riformate - il modo in cui interpretare le mie affermazioni è lasciato alla cultura del lettore, anche perché questo argomento del Dio ultimo è solo la proposta di un tema, che potrebbe essere giudicata insipiente o insufficientemente espressa.
Preferirei comunque, per quello che mi riguarda, partire da ciò che chiami interpretazione storica, lasciando però al concetto di tempo che la sostiene il massimo di agilità, visto che nella religione biblico-cristiana questo concetto è estremamente ambiguo in quanto la religione (forse non solo questa religione) è nello stesso tempo storica e antistorica. E aggiungo che il principio stesso della mia filosofia ("una verità assoluta c’è e noi dobbiamo cercarla anche se non la troveremo mai") si basa su questa stessa ambiguità, trovando forse un richiamo o un riflesso nell'alternativa o nel nodo di trascendenza/immanenza. Ma sono discorsi che esigerebbero, per chiarirsi, tanto tempo e tanta pazienza.

La religione è allo stesso tempo storica e antistorica.

Forse volevi dire la religione è storica e metastorica.

A metastorico attribuisco il significato di "permanente attraverso e nonostante l'avvicendarsi dei fatti storici", perchè è questo l'uso correnre del termine.
Avere una visione metastorica degli eventi significa operare per pervenire ad obbiettivi che vanno anche al di là della contingenza storica.
In questo senso certamente il cristianesimo è metastorico.

Antistorico designa quell'atteggiamento ideologico o culturale che nega importanza alla storia nello studio della civiltà e della società umana, trascurando in particolare le condizioni storiche delle civiltà passate
Che si disinteressa o nega un significato degli eventi.

In questo senso il cristianesimo non è antistorico ed è constatazione di tutta evidenza.
Forse il buddismo nella sua forma originaria può dirsi antistorico, sebbene per la centralità della dottrina del karma la antistoricità del buddismo può essere dubbia.

Antistorica è invece la tua posizione, quando affermi che una verità assoluta c’è e noi dobbiamo cercarla anche se non la troveremo mai"

Se l'essere umano non la troverà mai allora ai fini della verità non ha alcuna importanza l'avvicendarsi degli eventi, né il progresso della conoscenza, di ogni conoscenza.
Ogni realtà storica è insufficiente e quindi è priva di senso ai fini della verità.
E questo è antistoricismo. Dico questo non per esprimere un giudizio positivo o negativo sul tuo pensiero ma solo per puntualizzare.

Questa tua verità assoluta servirebbe all'essere umano allo stesso modo che la carota, posta permentemente davanti all'asino, lo spinge a muoversi per compiere un lavoro, utile al padrone.
La vicenda dell'asino ha qualche risonanza col mito di Sisifo, infatti sembrerebbe proprio una sorta di dannazione inutile, per l'asino.

Ancora: se poi la verità assoluta è posta alla fine non potrebbe attrarre in alcun modo perché non può avere efficacia né esercitare alcuna attrazione ciò che non è ancora. Non si dà effetto senza causa.

Non rimane che considerare la causa finale ma la causa finale dovrebbe coincidere con la causa efficiente. Si può concludere che quel che è alla fine era anche al principio.
Ed in qualche modo siamo ancora ad Hegel o giù di lì.

Rimane da sapere come mai immaginiamo tutto questo se nessun essere umano possiederà mai la verità.

Non sembra servire alla verità assoluta e neppure all'essere umano.

Si tratterà di un grande sport cosmico ed esistenziale

Ultima modifica di Giorgiosan : 30-03-2009 alle ore 20.48.45.
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Vecchio 30-03-2009, 15.50.48   #8
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Originalmente inviato da Giorgiosan
La religione è allo stesso tempo storica e antistorica.

Forse volevi dire la religione è storica e metastorica.

A metastorico attribuisco il significato di "permanente attraverso e nonostante l'avvicendarsi dei fatti storici", perchè è questo l'uso correnre del termine.
Avere una visione metastorica degli eventi significa operare per pervenire ad obbiettivi che vanno anche al di là della contingenza storica.
In questo senso certamente il cristianesimo è metastorico.

Antistorico designa quell'atteggiamento ideologico o culturale che nega importanza alla storia nello studio della civiltà e della società umana, trascurando in particolare le condizioni storiche delle civiltà passate
Che si disinteressa o nega un significato degli eventi.



In questo senso il cristianesimo non è antistorico ed è constatazione di tutta evidenza.
Forse il buddismo nella sua forma originaria può dirsi antistorico, sebbene per la centralità della dottrina del karma la antistoricità del buddismo può essere dubbia.

Antistorica è invece la tua posizione, quando affermi che una verità assoluta c’è e noi dobbiamo cercarla anche se non la troveremo mai"

Se l'essere umano non la troverà mai allora ai fini della verità non ha alcuna importanza l'avvicendarsi degli eventi, né il progresso della conoscenza, di ogni conoscenza.
Ogni realtà storica è insufficiente e quindi è priva di senso ai fini della verità.
E questo è antistoricismo. Dico questo non per esprimere un giudizio positivo o negativo sul tuo pensiero ma solo per puntualizzare.

Questa tua verità assoluta servirebbe all'essere umano allo stesso modo che la carota, posta permentemente davanti all'asino, lo spinge a muoversi per compiere un lavoro, utile al padrone.
La vicenda dell'asino ha qualche risonanza col mito di Sisifo, infatti sembrerebbe proprio una sorta di dannazione inutile, per l'asino.

Ancora: se poi la verità assoluta è posta alla fine non potrebbe attrarre in alcun modo perché non può avere efficacia né esercitare alcuna attrazione cio che non è ancora. Non si dà effetto senza causa.

Non rimane che considerare la causa finale ma la causa finale dovrebbe coincidere con la causa efficiente. Si può concludere che quel che è alla fine era anche al principio.
Ed in qualche modo siamo ancora ad Hegel o giù di lì.

Rimane da sapere come mai immaqginiamo tutto questo se nessun essere umano possiederà mai la verità.

Non sembra servire alla verità assoluta e neppure all'essere umano.

Si tratterà di un grande sport cosmico ed esistenziale

Caissimo Giorgiosan,scusa se mi intrometto, ma mi ha attirato il tuo bell'esempio della carota e dell'asino,che a mio avviso però,non è paragonabile alla ricerca umana della verità ultima,irraggiungibile,quella verità relativa al grande mistero dell'universo e della trascendentalità,ma la continua ricerca di questa da parte dell'uomo,gli dà lo stimolo a continuamente proseguire e farlo avvicinare sempre più a quell'altra verità,a quella verità relativa all'essere umano e che è raffigurata in quella meta universalmente ambita e che si chiama Felicità,Beatitudine,Paradiso. Mi permetto di pensere così perchè il veicolo e gli strumenti per avanzare non cambiano,ma sono i medesimi.
Penso così perchè io ho la netta convinzione che la verità che a noi interessa maggiormente è quella relativa all'uomo.L'altra, quella assoluta, come giustamente tu fai osservare non serve ne alla verità tantomeno all'uomo,anche a mio avviso è un vero hobby esistenziale.

Scusa nuovamente per la mia intromissione,se non altro mi è cara per inviare un amichevole saluto. espert37
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Vecchio 31-03-2009, 14.41.13   #9
emmeci
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Volentieri rispondo contemporaneamente a Giorgiosan ed Espert37, perché mi pare che rappresentino due poli fra cui può oscillare la fede religiosa: quella di chi crede nel valore assoluto della fede e il resto non conta, e quello che pur credendo non è disposto a ignorare o cancellare i nostri sforzi per arrivarvi – cioè sente l’importanza di raggiungere una convinzione sensata e moralmente giustificata. Perciò vada pure, Giorgiosan, per metastorico anziché antistorico, il risultato è lo stesso, almeno se tu sei veramente credente e sai che a un certo punto anti o meta non contano più e la storia avrà ben poco valore di fronte all’occhio di un Dio a cui tutto è noto e assegnerà (ma perché parlo di futuro se gli era noto da sempre?) l’uomo alla sua destinazione finale. Credo però, ad onore della fede di un religioso adulto che, leggendo che Dio ha considerato bello e ben fatto l’universo quando il settimo giorno si riposò, ed è poi risultato tutto il contrario, egli potrà sì pensare che si è trattato di un lapsus sfuggito all’amanuense incaricato di redigere un testo così impegnativo, ma è più facile che pensi che la storia non è da buttare, se non altro per togliere a Dio l’accusa di scarsa onniscienza.
In ogni modo, quanto all’apologo del bastone e della carota, che rappresenterebbero il sugo di una ricerca dell’assoluta verità quando anche si sappia che non l’otterremo mai, e voi preferite stare al sodo e accontentarvi di quello che sapete, preferirei dire in termini meno asinini che la caccia val più della preda, riconoscendo che comunque colui che si ritiene vero credente deve essere disposto senza recriminazioni a voltare le spalle a queste bestemmie storiche e a dimenticare quanti hanno imbracciato le armi in nome di Dio o acceso il fuoco di un rogo destinato a un filosofo.
Vorrei aggiungere che anche l’altro tipo di credente – quello rappresentato dal coraggioso Espert37 – ha un difetto, che è quello di credere che all’uomo non interessi l’assoluta verità ma solo quella che riguarda sé stesso, col che veramente anche lui cancella la storia la quale, fra le tante magagne, dimostra che almeno qualche volta l’uomo non è un essere fanatico ed egoistico, ma ha dimostrato, anche con un eroico martirio, di credere in un’idea – si voglia o non si voglia chiamarla divina.
emmeci is offline  
Vecchio 31-03-2009, 17.14.02   #10
Giorgiosan
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Citazione:
Originalmente inviato da emmeci
... la caccia val più della preda,

Appunto. Così parlò lo sportivo!

I gentleman di campagna inglesi che cacciano (cacciavano) la volpe (immangiabile) la pensano allo stesso modo.

Per me vale più la preda, alla quale è sempre stata finalizzata la caccia, come vale più il tesoro della sua ricerca. Così la meta più del cammino.


Citazione:
Originalmente inviato da emmeci
...rimbracciato le armi in nome di Dio o acceso il fuoco di un rogo destinato a un filosofo...

Questo è sempre un validissmo argomento da usare in tutte le discussioni, (come il prezzemolo), che può efficacemente surrogare l'intelligenza di ogni problema.

Citazione:
Originalmente inviato da espert37
Caissimo Giorgiosan,scusa se mi intrometto, ma mi ha attirato il tuo bell'esempio della carota e dell'asino,che a mio avviso però,non è paragonabile alla ricerca umana della verità ultima,irraggiungibile,quella verità relativa al grande mistero dell'universo e della trascendentalità,ma la continua ricerca di questa da parte dell'uomo,gli dà lo stimolo a continuamente proseguire e farlo avvicinare sempre più a quell'altra verità,a quella verità relativa all'essere umano e che è raffigurata in quella meta universalmente ambita e che si chiama Felicità,Beatitudine,Paradiso. Mi permetto di pensere così perchè il veicolo e gli strumenti per avanzare non cambiano,ma sono i medesimi.
Penso così perchè io ho la netta convinzione che la verità che a noi interessa maggiormente è quella relativa all'uomo.L'altra, quella assoluta, come giustamente tu fai osservare non serve ne alla verità tantomeno all'uomo,anche a mio avviso è un vero hobby esistenziale.

Scusa nuovamente per la mia intromissione,se non altro mi è cara per inviare un amichevole saluto. espert37

Non è intromissione, è partecipazione al topic, quindi non è dovuta alcuna scusa.
Ricambio il saluto, amichevolmente.

La verità assoluta non può essere l'interminabile descrizione della realtà. Né alcuna infinita processione dialettica.
Non può essere la sommatoria delle analisi e delle sintesi scientifiche, né la conoscenza delle "tavole cosmiche e universali della morale".
La conoscenza non può essere qualcosa che qualcuno conosce, o una "chiave" per interpretare il tutto. Come se qualcuno potesse conoscere senza essere.
La conoscenza è simultanea all'essere, più essere siamo e più conosciamo, e quanto più siamo più conosciamo

La conoscenza, l'episteme compiuta non si raggiunge con la cultura, con lo studio, con l'apprendimento dell'enciclopedia cosmica delle scienze ma con l'essere compiuto.
Essere e non avere conoscenza.

Ed il modo, la forma del conoscere è diversa ad ogni stadio dell'evoluzione dell'essere umano.

Ora la meta evolutiva, la compiutezza dell'essere umano, il maggior essere che può essere un essere umano, quale è?

La risposta che diamo a questa domanda segna i limiti della nostra possibile conoscenza ed i limiti della nostra possibile evoluzione.

Ultima modifica di Giorgiosan : 01-04-2009 alle ore 09.33.21.
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