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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 16-05-2010, 11.19.36   #1
Fallen06
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La "cultura" al tempo di Internet

Salve,
un tema sul quale rifletto spesso è: in che modo l'aumento del numero delle informazioni disponibili contribuisce a far crescere la nostra conoscenza, se vi contribuisce?
Svelo preliminarmente l'opinione che mi sono fatto: l'aumento quantitativo delle informazioni è "conoscenza" (perché conosciamo molte cose che prima non conoscevamo) e dunque ha contribuito all'aumento della conoscenza, ma ha lasciato identica o ha addirittura diminuito la qualità della conoscenza stessa.
L'ultimo esempio a conferma di questa mia opinione mi viene proprio dai forums: anche in quelli di discussione, a meno che siano frequentati da un pubblico piuttosto selezionato e all'incirca dello stesso livello culturale (come mi sembra che sia questo forum, ad esempio) le persone spesso scrivono di cose che non conoscono bene e su di esse pontificano come se le conoscessero. Le opinioni si spacciano per grandi verità e tutto resta a livello amatoriale. Personalmente, ad esempio, ho conosciuto più di una persona che parla delle caratteristiche psichiche fondamentali degli esseri umani come di costanti, senza aver mai letto un testo di storia delle mentalità, scuola di storiografia che ha lavorato molto sulle dinamiche psicologiche, sul loro cambiamento nel corso dei secoli. A me, di formazione storico, una cosa del genere non può che irritare, vi vedo del dilettantismo. Tanto più che molte volte il dilettante non è disposto a imparare né, semplicemente, a mettere in discussione le sue opinioni. Basta non rispondere a un post, basta non pensare a quello che qualcuno più informato di noi ci ha detto, et voilà: i dilettanti sono ancora su piazza a strombettare stupidaggini e magari a convincere altri come loro o a renderli più "forti" nei loro errori.
Mi domando con un certo timore: sono forse "antimoderno", ce l'ho con la tecnologia o simili quando penso che sarebbe meglio se Tizio e Caio passassero meno ore collegati al pc a scrivere di cose che non conoscono?
Fallen06 is offline  
Vecchio 17-05-2010, 09.31.17   #2
Giorgiosan
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Riferimento: La "cultura" al tempo di Internet

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Originalmente inviato da Fallen06
Salve,
un tema sul quale rifletto spesso è: in che modo l'aumento del numero delle informazioni disponibili contribuisce a far crescere la nostra conoscenza, se vi contribuisce?
Svelo preliminarmente l'opinione che mi sono fatto: l'aumento quantitativo delle informazioni è "conoscenza" (perché conosciamo molte cose che prima non conoscevamo) e dunque ha contribuito all'aumento della conoscenza, ma ha lasciato identica o ha addirittura diminuito la qualità della conoscenza stessa.

Mi sembra innegabile che la rete mettendo a disposizione di ognuno un gran numero di informazioni possa facilitare enormemente la conoscenza. E' in pratica una vastissima biblioteca e lo sarà sempre di più.

C'è da dire che l'aumento d'informazioni disponibili e da assimilare rende necessaria una maggior sintesi e una specializzazione sempre più particolare del sapere. Una conoscenza enciclopedica o la capacità di spaziare in tutti i campi è piuttosto ardua da conseguire nella realtà attuale.
Come nel mondo dei libri e nell'ambiente umano vi sono informazioni vere e informazioni false, informazioni utili ed informazioni inimportanti.
Ognuno le giudicherà tali o talaltre e le scarterà o le renderà "organiche" alla sua conoscenza secondo criteri individuali.
E qui siamo di nuovo alle prese con il relativismo culturale ed etico e con l' epistemologia.

Se devo dare un giudizio personale direi che la qualità della conoscenza è cresciuta, si è evoluta.

Qualcuno vede la rete, o meglio l'aumento di interconnessioni, analogamente ad un reticolo neuronale, una specie di "supercalcolatore" umano.
L'immagine è affascinante.

Ultima modifica di Giorgiosan : 18-05-2010 alle ore 07.59.54.
Giorgiosan is offline  
Vecchio 17-05-2010, 20.07.58   #3
lonelysparrow
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Smile Riferimento: La "cultura" al tempo di Internet

@fallen06
tu parli di “cultura” che dal mio punto di vista non è la conoscenza ...
ma questo potrebbe aprire un altro dibattito ...
ciò che mi trovo a pensare sempre di più è la seguente:
sembra che il livello di conoscenza ( e di conseguenza di cultura) sia inversamente proporzionale alla quantità di informazioni ( = conoscenza) a disposizione di tutti o della maggior parte delle gente
la quantità non genera qualità
lonelysparrow is offline  
Vecchio 18-05-2010, 08.49.56   #4
Noor
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Riferimento: La "cultura" al tempo di Internet

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Originalmente inviato da lonelysparrow
sembra che il livello di conoscenza ( e di conseguenza di cultura) sia inversamente proporzionale alla quantità di informazioni ( = conoscenza) a disposizione di tutti o della maggior parte delle gente
la quantità non genera qualità
Assolutamente d'accordo.
La filosofia stessa,da metodo d'indagine è diventata Storia della Filosofia.
La qualità ha necessità di azzeramento,poichè la conoscenza non è assembramento di concetti sui quali intellettualizzare,ma nasce dalla vertigine del vuoto.
Bisogna decidersi..se parlare di cultura o fare filosofia.
Noor is offline  
Vecchio 18-05-2010, 11.19.46   #5
Fallen06
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Riferimento: La "cultura" al tempo di Internet

Inutile dire che sono d'accordo con Noor e lonelysparrow, anche se non ne farei una questione di filosofia "vs" cultura. Sarà semplicemente una questione di definizioni, ma io uso un concetto ampio di cultura, di stampo antropologico. Cultura, cioè, come insieme delle produzioni umane, siano esse materiali o immateriali. Vedete bene che ci rientra anche la filosofia. Ma anche al di là di questa opinabile definizione, credo che non sia "simpatico" individuare nella filosofia l'unica conoscenza di qualità. Gli scienziati potrebbero ben dire, infatti: "no, è la scienza la conoscenza di qualità". I teologi: "no, è la teologia", ecc... L'aspirazione a quella conoscenza che superi la mera opinione è condivisa, quindi non ne farei una questione disciplinare.
A Giorgiosan, che ha espresso un parere piuttosto diverso dal mio, confido che i miei giudizi su questo argomento sono forse poco obiettivi, in quanto nel tempo ho sviluppato una certa antipatia per Internet, anche se continuo a farne -moderato- uso. Nell'affascinante immagine del reticolo neuronale non vedo, però, una buona descrizione del fenomeno. Il cervello è uno per persona, i fruitori di Internet sono molti. Il fatto che siano collegati fra loro non li rende parti di un'unità più grande nello stesso modo in cui i neuroni lo sono del cervello. La nostra mente -passando al livello immateriale- non è, tutto sommato, così caoticamente "pluralistica", per usare un eufemismo, quanto Internet. Nel caos la qualità della conoscenza trova terreno fertile per crescere? Io non saprei dirlo, ma tendo al pessimismo.
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Vecchio 18-05-2010, 19.31.54   #6
ulysse
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Originalmente inviato da Fallen06
Inutile dire che sono d'accordo con Noor e lonelysparrow, anche se non ne farei una questione di filosofia "vs" cultura. Sarà semplicemente una questione di definizioni, ma io uso un concetto ampio di cultura, di stampo antropologico. Cultura, cioè, come insieme delle produzioni umane, siano esse materiali oimmateriali. .............................. ..Nell'affascinante immagine del reticolo neuronale non vedo, però, una buona descrizione del fenomeno. Il cervello è uno per persona, i fruitori di Internet sono molti. Il fatto che siano collegati fra loro non li rende parti di un'unità più grande nello stesso modo in cui i neuroni lo sono del cervello. .............................. ............ Nel caos la qualità della conoscenza trova terreno fertile per crescere? Io non saprei dirlo, ma tendo al pessimismo.

Che internet possa essere fautrice di "cultura" o meno dipende da chi e da come la si uilizza...con quale animo. Si puo' utilizzare la rete come semplice fornitrice di infomazioni e può essere molto utile se si scelgono deguatamente i siti adatti...affidevoli...non orientati o non partigiani..per quanto...difficile!
Ma piu' spesso vi si possono sfogare le proprie pulsioni, le proprie anime inquiete o godere nel comunicare le proprie trasgresioni o pascersi delle trasgressioni altrui...gossip insomma..
I social work e le chat sono spesso utilizzati come mezzi autoconsolatori o autogratificanti...per chi si sente solo, per chi ha bisogno di compagnia per comunicare, lanciare l'amo o interagire con altre persone...magari del sesso opposto o, comunque, sesso confacente all'uopo: lodevole intento... facile, ma illusorio da soddisfare sul web, tanto piu' quanto piu' non riusciamo a soddisfarlo direttamente di persona.

Non ci resta, in alternativa, che iscriverci ad una scuola di danza o patecipare alle adunate oceaniche dei papa-boy o dei concertoni di piazza S. Givanni ..... et similia.... a meno che già di suo uno non suoni il sachs.... (o saks???...andrò a vedere...imparerò qualcosa!)

Invero una volta si imparava a suonare la chitarra e si cantava la sera, sulla spiaggia, davanti al fuoco: oggi è proibito andar in spiaggia la sera! i security-man ti piazzano la lampada con la pistola in faccia....Magari bisognerbbe trovare spiagge molto lontane...fuori dai soliti circoli turistici...e poi, personalmente, non ho piu' l'età..e non è ancora estate..o quasi.

Potremmo anche tenere un sito o un blog personale..e molti l fanno...il chè aumenta a dismisura la propria autostima e sete di esosizione, ma richiederebbe anche un impegno ed una energia che io non ho.

Alla fine, se vogliamo nel contempo incrementare la nostra cultura sul campo e sentirci partecipi del piu' vasto mondo...pur con bassa produzione di CO2, abbiamo due modi prevalenti con tutte le derivazioni possibili:

1) -Ci iscriviamo a siti di scrittura creativa ove gratificare il nostro ego con l'esternazione della nostra anima spirituale e tormentata...poesie, amore e core a bizzeffe!
2)- Patecipiamo a forum dialettici del tipo presente (ma ce ne sono di piu' estremi) ove, in qualche modo, possiamo indirizzare e controllare la nostra agressività orientandola e cosringendola, anzichè ad azioni cruente, a pensieri, opinioni, pregiudizi, ecc.. che riteniamo oggettivamente incontrovertibili, ma che spesso non sono che il sublimato di un vissuto emotivo, eventi casuali, apprendimenti distorti, frequentazioni dubbie, ricordi ancestrali ecc....

Qulcuno insorgerà subito a ribattere che ...ricordo ancestrale sarai tu!
...nel miglore dei casi.

Ma è proprio per queso che spreco le mie poche energie, i miei tre neuroni, a scrivere... anzichè starmene ignominiosamente stravaccato davanti al TV: è perchè qualcuno mi dica ("gentilmente") che le mie non sono che insensate elucubrazioni.... e mi spieghi perchè, ci si provi almeno...con piane parole...anche se lui stesso non è professore, esperto, topo di bibliotca, ecc...magari navigatore Internet.
Basta l'esperienza...sano dilettantismo!....Basta che sia uno che cerca una candela...che faccia un pò di luce.
Forse così un pò di cultura la si puo' fare...anche su internet...ammesso che io sappia, che noi sappiamo, cosa è...cultura.
ulysse is offline  
Vecchio 18-05-2010, 22.07.43   #7
arsenio
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Riferimento: La "cultura" al tempo di Internet

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Originalmente inviato da Fallen06
Salve,
un tema sul quale rifletto spesso è: in che modo l'aumento del numero delle informazioni disponibili contribuisce a far crescere la nostra conoscenza, se vi contribuisce?
Svelo preliminarmente l'opinione che mi sono fatto: l'aumento quantitativo delle informazioni è "conoscenza" (perché conosciamo molte cose che prima non conoscevamo) e dunque ha contribuito all'aumento della conoscenza, ma ha lasciato identica o ha addirittura diminuito la qualità della conoscenza stessa.
L'ultimo esempio a conferma di questa mia opinione mi viene proprio dai forums: anche in quelli di discussione, a meno che siano frequentati da un pubblico piuttosto selezionato e all'incirca dello stesso livello culturale (come mi sembra che sia questo forum, ad esempio) le persone spesso scrivono di cose che non conoscono bene e su di esse pontificano come se le conoscessero. Le opinioni si spacciano per grandi verità e tutto resta a livello amatoriale. Personalmente, ad esempio, ho conosciuto più di una persona che parla delle caratteristiche psichiche fondamentali degli esseri umani come di costanti, senza aver mai letto un testo di storia delle mentalità, scuola di storiografia che ha lavorato molto sulle dinamiche psicologiche, sul loro cambiamento nel corso dei secoli. A me, di formazione storico, una cosa del genere non può che irritare, vi vedo del dilettantismo. Tanto più che molte volte il dilettante non è disposto a imparare né, semplicemente, a mettere in discussione le sue opinioni. Basta non rispondere a un post, basta non pensare a quello che qualcuno più informato di noi ci ha detto, et voilà: i dilettanti sono ancora su piazza a strombettare stupidaggini e magari a convincere altri come loro o a renderli più "forti" nei loro errori.
Mi domando con un certo timore: sono forse "antimoderno", ce l'ho con la tecnologia o simili quando penso che sarebbe meglio se Tizio e Caio passassero meno ore collegati al pc a scrivere di cose che non conoscono?
Siamo arrivati agli ultimi bagliori della modernità? Eugenio Scalfari (“Per l'alto mare aperto”) lamenta le invasioni dei barbari che hanno portato atonia morale e cinismo. E' la generazione dei contemporanei diversa in modo irreversibile nel linguaggio e nei valori e che si distingue per il rifiuto della parola scritta. La nuova lingua è fatta di immagini e suoni. Ma, scrive Scalfari, il linguaggio e il pensiero si riflettono l'un l'altro, reciprocamente condizionati. E quando mutano i modi di scambiare le idee, cambia la civiltà. Del ricchissimo saggio del giornalista mi soffermo su questo punto.

Secondo un condiviso giudizio degli oggi così detti “cattivi maestri” perchè controcorrente rispetto al clima etico-culturale dominante, ne è responsabile in particolare la tecnologia. I barbari rifiutano e disprezzano il linguaggio colto e complesso, a cui non possono nemmeno accedere. E' la fine della scrittura come strumento di conoscenza? Restano al più solo frasi prefabbricate, idee preconcette che non interpretano il mondo. E' isterilita la possibilità di un pensiero originale e creativo perchè si deve appartenere alla stessa mentalità e dipendenza dallo stesso campo, pena l'esclusione e la solitudine di chi non sa crearsi altre risorse: ad esempio l'aggregarsi nei forum-chat virtuali accomunati da un non pensare, per evitare di percepire con inquietudine ciò che sta accadendo intorno: si teme chi porta altrove e svia dagli amati nonsense, dalla parodia di conversazione , fino alla maleducazione e aggressività d'obbligo. Ci si assuefa senza accorgersene al mediocre, brutto, scadente per assimilarsi ai mediocri della massa che schiacciano lo spirito. Oggi va di moda la fierezza di essere ignoranti (necessità fatta virtù), la vergogna di sapere ma nessuno ammette che alimenta tonnellate di spazzatura digitale.
Umberto Eco al Salone del libro si scaglia contro il “web idiota”e la wikipedia come telematico archivio che tramanda l'errore, ed esorta a salvarci l'anima che è cultura e memoria.
I riciclaggi da Internet sono una fonte comune per tutti, dilettanti e professionisti.
E' comodo ancorarsi a un mondo di sciocchezze, aggregarsi a nick infantili, fingere assieme di essere altro, vantare capacità non possedute, se nelle comunità si mente sentendosene giustificati, essendo la norma e non l'eccezione. anhe le menti più aperte si assuefano e finiscono per perdere il barlume dell'intelligenza
Si prescrive la spazzatura delle immagini pescate in rete, la parola priva di senso a cui è possibile agganciarne altre, fine a catene infinite,inqualificabili perfino come deliri demenziali, con il vanto di essere “originali”, come rovesciare una pattumiera,rimescolare un po' le immondizie e affermare che si tratta di … arte. Altro vezzo è intasare i siti di poesia con falsità sdolcinate e scopiazzate che atrofizzano il vero sentimento.
Il modello proposto da Scalfari è Nietzsche, l'ultimo dei moderni, perchè lotta contro la metafisica, gli archetipi dell'oltremondo, gli assoluti, altre suggestioni che contaminano i siti virtuali. Mentre il centro del mondo sono le esperienze che stanno dentro di noi. Il filosofo è moderno perchè spezza la rigidità dell'io, costituita da un fluttuazione danzante per una leggerezza e molteplicità di mille voci. Nietzsche disdegna ciò che acceca e confonde il giudizio, sa che i poeti autentici sono più profondi dei filosofi: “vogliamo essere i poeti della nostra vita e innanzitutto delle più piccole cose”.
arsenio is offline  
Vecchio 19-05-2010, 09.24.02   #8
Noor
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Riferimento: La "cultura" al tempo di Internet

Citazione:
Originalmente inviato da arsenio
E' isterilita la possibilità di un pensiero originale e creativo perchè si deve appartenere alla stessa mentalità e dipendenza dallo stesso campo, pena l'esclusione e la solitudine di chi non sa crearsi altre risorse
Quello che vedi è soltanto un epilogo, mio caro arsenio..
Questa scarsezza in Occidente,questa latitanza..accade da quasi duemila anni..
ma visto che è stata una curva lenta sino a pochi decenni fa,nessuno se ne avvede.
Tu invece a quale mentalità e dipendenza di campo appartieni..
o credi illusoramente di esserne immune,perchè..son/siete intellettuali..?
Citazione:
Il modello proposto da Scalfari è Nietzsche, l'ultimo dei moderni, perchè lotta contro la metafisica, gli archetipi dell'oltremondo, gli assoluti, altre suggestioni che contaminano i siti virtuali. Mentre il centro del mondo sono le esperienze che stanno dentro di noi. Il filosofo è moderno perchè spezza la rigidità dell'io, costituita da un fluttuazione danzante per una leggerezza e molteplicità di mille voci. Nietzsche disdegna ciò che acceca e confonde il giudizio, sa che i poeti autentici sono più profondi dei filosofi: “vogliamo essere i poeti della nostra vita e innanzitutto delle più piccole cose”.
Non ci sono modelli nella modernità..e figuriamoci se possiamo rifugiarci nell'antichità..
anche Nietzsche aveva le sue belle falle (intellettuale chiuso nel suo mondo acculturato e vittima inconscia del Cristianesimo e del moralismo che sperava di contrastare col pensiero..altro che uomo libero..)
Ciò che si constata invece,è che si ha sempre voglia di stare dalla parte dei giusti,dei virtuosi..
forse per sentirsi comunque migliori nell’ego che mai si osserverebbe in modo diretto ..
Tutta questa fluttuazione,leggerezza dove la noti mi chiedo..
nelle idee,nel pensiero..ovvero nelle fantasie dell' esserlo?
Mostramelo te ne prego..sono qui di fronte al fiume..attendo e non ho mai fretta,ma leggo,leggo..
Il gioco della parti..è tutto qui,Arsenio,se lo si vuol vedere davvero..
l’importante invece , a quanto pare, è convincersi sempre col proprio criticismo da opporre ad una realtà (innanzitutto interiore ..) e che non si accetta ..
che la propria (parte) sia la più giusta..

Un sorriso..

Ultima modifica di Noor : 19-05-2010 alle ore 22.03.11.
Noor is offline  
Vecchio 19-05-2010, 12.39.16   #9
chlobbygarl
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Riferimento: La "cultura" al tempo di Internet

Il presupposto da cui parti è un errore logico, e cioè voler indurre dall'analisi dei forum virtuali (quali, quanti, come) la teoria dell'impatto dell'internet sulla conoscenza globale.Chi scrive sui forum è una percentuale di chi usufruisce della rete come fonte di conoscenza, bisognerebbe poi dare un significato statistico e rappresentativo ai forum cui ti riferisci tu, come vedi parliamo di sensazioni e altri potrebbero averne di opposte alle tue partendo da un'analisi analoga, addirittura anche guardando agli stessi forum.

A mio avviso ad esempio non possiamo non cogliere il carattere che definiamo democratico, e che invece è solo rivoluzionario, di avere conoscenza a libero e rapido accesso per tutti.E' naturale che per processare i dati in modo plausibile sia necessario un presupposto culturale specifico, nulla toglie però che lo stesso non abbia in tale libero accesso la sua fase propedeutica migliore.In tale processo il dato si somma al dato dando risultati esponenziali e se c'è volontà di proseguire niente è precluso ma solo implementato, se invece c'è necessità di condivisione/esibizione/autoreferenzialità allora considero sorprendenti le critiche poichè la democrazia passa costitutivamente per l'espressione di tutti i caratteri umani e non vedo nè come nè soprattutto perchè filtrare sulla rete l'espressione di quelli ritenuti peggiori.

Coloro che scrivono senza sapere di che parlano, o sapendolo poco, semplicemente non avrebbero parlato in modo così strutturato e condiviso in assenza del web.Ora, questo dato letto retroattivamente determina (va) semplicemente un rallentamento dello sviluppo complessivo del genere umano e dell'ambiente ad esso riferibile se oggi presupponiamo la rete come una mente unica globale che elabora dati con il contributo di ognuno secondo una logica sfumata e non bivalente quindi con contributi che abbiano gradi diversi di verità.

L'elaborazione dei dati evidenti avviene grazie alla rete e alla conoscenza da essa veicolata in modo molto più veloce, questo non può che riguardare tanto gli aspetti negativi o ritenuti tali quanto quelli positivi.Possiamo discutere sulla maggiore velocità, se e che senso abbia per le nostre vite o per quella di 2 o 3 generazioni, ma dovremmo essere in grado di collocare l'internet al culmine dello sviluppo epistemologico della specie umana nell'accezione sopra indicata.
chlobbygarl is offline  
Vecchio 19-05-2010, 21.09.47   #10
lonelysparrow
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Riferimento: La "cultura" al tempo di Internet

la filosofia ( che se non erro significa amore per la conoscenza) è indagine per trovare “ cosa c’è “ ... alla base dell’indagine c’è presa d’atto, analisi, confronto e sintesi ... ma c’è sempre l’apertura alla nuova conoscenza ...
la “conoscenza che esiste oggi l’ho voluta interpretare come semplice presa d’atto e mancanza di tutto il resto
è una precisazione che mi sembra necessaria
oggi viviamo circondati da conoscenza = informazione ... ma manca fortemente il resto ...

Ultima modifica di lonelysparrow : 20-05-2010 alle ore 06.41.39.
lonelysparrow is offline  

 



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