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Vecchio 03-02-2012, 17.45.36   #11
Tempo2011
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Riferimento: genetica del peccato originale

Citazione:
CVC
Forse il peccato originale è un paradigma che serve da presupposto morale per l'individuo.
Se un individuo avesse la coscienza immacolata al momento della sua nascita, la successiva esistenza non potrebbe far altro che peggiorare quella sua immacolatezza. Dato che non si può migliorare ciò che è puro per essenza, tutto ciò che potrebbe fare un tale individuo, sarebbe o conservare (impresa che appare ardua) o guastare la propria immacolatezza.
Il peccato originale potrebbe quindi essere inteso come uno sprone per fare uno sforzo per raggiungere una più alta spiritualità, intesa come candore dell'anima, come pace con la propria coscienza.
La tua osservazione ha la potenza della semplicità che non permette alcun contraddittorio; però mi ha ricordato delle mie riflessioni postate alcune volte in questo forum. Ovvero: sembra che l'umanità sia partita da un grande patrimonio che sta perdendo strada facendo. Sotto un profilo religioso questo patrimonio si potrebbe paragonare alla "coscienza immacolata" che avrebbero posseduto Adamo ed Eva al momento della nascita. Ipoteticamente perché questo avvenga non so dirlo, anche se penso che non sia positivo per l'umanità; perché al di la del fatto religioso, sembra che si stia avverando proprio questo meccanismo.
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Vecchio 04-02-2012, 00.09.29   #12
paul11
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Riferimento: genetica del peccato originale

Penso di appartenere allo stesso atteggiamento degli autori Christian de Duve e Franco Fabbro che non sono tendenziosi nella “diaspora” fra scienza e spiritualità, ma cercano di armonizzarli senza collusioni e confusioni, partendo dalla formazione scientifica di entrambi ed entrando nel difficile territorio della spiritualità.
Fabbro asserisce, estrapolando dall’articolo che il webmaster ha linkato da questo stesso sito:”…..La trance estatica è ,infatti caratterizzata da un predominio de sistema nervoso parasimpatico, da una sincronizzazione dell’EEG con presenza di onde cerebrali lente, che partono dall’ippocampo fino ad interessare la corteccia del lobo frontale, e infine da una tendenza alla sincronizzazione dell’attività di entrambi gli emisferi”.
Più avanti nell’articolo ,dice: “..L’attivazione del cervello dei paleomammiferi determina quindi uno stato di coscienza caratterizzato dalla compassione, cioè dal desiderio di amare e di prendersi cura degli altri, che rappresenta un tipico atteggiamento dello sciamano nei confronti degli altri e della comunità. Questa integrazione dell’attività cerebrale , controllata dal cervello dei paleo mammiferi , devia l’usuale stato di consapevolezza fobico-esplorativo-analitico verso modalità di coscienza più emotive, integrative e trascendentali. La sincronizzazione delle strutture del sistema limbico con i lobi frontali dei due emisferi cerebrali sembra essere alla base del più facile accesso alla coscienza del materiale preconscio e inconscio.”

Ora ricordandomi della struttura evolutiva delle tre aree del cervello, il primo strato a formarsi e quello più interno del cervello è il Rettiliano, il cui compito principale è d gestire la fisiologia di base ,come il ritmo cardiaco e del respiro , le necessità primarie come sete, fame ,sonno e il desiderio sessuale; presiede all’istinto di sopravvivenza . Qui nasce la rabbia e l’ansia.
La seconda area o strato è il cervello Paleomammifero, presiede la gestione del comportamento istintivo di soddisfazione dei bisogni e delle pulsioni, ma non ne ha coscienza.Vi si trovano le emozioni , il sistema immunitario ,controlla le relazioni e i legami affettivi ( come scritto sopra da Fabbro). E’ anche sede dell’apprendimento e della memoria.
Infine il cervello Neomammifero (o neocorteccia cerebrale). E’ lo strato più evoluto dove si è sviluppata la capacità del ragionare (lobo sinistro), della creatività (lobo destro) .

Quest’ultima parte l’ho inserita, perché Fabbro descrive bene da quale strato e area parte un processo e come viene gestito dalla parte più evoluta del cervello. La parte inconscia ed emozionale risiede nello strato paleomammifero . Il piacere dei sensi è tipico della parte più antica , il rettile, il piacere psicologico appartiene a quello paleomammifero.
La cosa che trovo molto intrigante è che nel percorso dei processi c’è tutta la nostra evoluzione.Parte uno stimolo o una pulsione e alla fine viene educata dallo strato più evoluto ,caratteristico degli umani.I tre strati del cervello devono essere armonici, diversamente si crea una patologia. Si rischia di diventare “schiavi”dei desideri e pulsioni , irascibili e molto emotivi.
Nell’intervista di Augias con Fabbro, mi ha colpito quando quest’ultimo dice che la cosa più difficile da fare con il cervello è fermarlo. Mi sembra che il significato di ciò consista nel non lasciarsi andare in preda dagli eventi generando pensieri magari emotivi ed ansiosi, bensì creare un attimo di sospensione, per ritrovarsi.

Christian de Deuve sostanzialmente dice che l’evoluzione premia il beneficio immediato e quindi non ha preveggenza. Quindi i tratti caratteriali quali l’avidità, l’egoismo, l’aggressività hanno funzionato nella logica della sopravvivenza della specie, nella competizione. Il problema è che ora sono dannosi in quanto i grandi problemi dell’umanità e della sopravvivenza del pianeta Terra hanno necessità delle altre funzioni che l’uomo ha acquisito durante l’evoluzione, l’intelligenza, la ragione , la capacità d prevenire e di guardare al futuro e non all’immediato con egoismo.
A mio parere si tratterebbe di capire che anche le funzioni quali l’intelligenza ci hanno permesso di sopravvivere. Non siamo più forti dei grandi carnivori , quali i leone o la tigre e nemmeno più veloci di molti animali. Se siamo sopravvissuti alla catena alimentare competitiva con gli altri esseri viventi, divenendone padroni ,è proprio grazie alle qualità più caratteristiche della specie umana. Noi siamo più forti e più veloci degli altri esseri perché abbiamo utilizzato l’intelligenza per costruire artefatti, osservando e “rubando”dalla natura i segreti per poterci evolvere, grazie alle scoperte e alle invenzioni. Siamo più forti perché abbiamo le armi e non gli artigli, siamo più veloci perché abbiamo automobili e aerei e non per le gambe.

Infine , credo al darwinismo finchè si dice che l’evoluzione ha premiato la capacità di adattamento, ma non spiega assolutamente il perché noi umani siamo diventati quello che siamo partendo dai mammiferi. I microbi sono contenti di rimanere microbi dalla notte dei tempi e le scimmie non si sono mai evolute divenendo ominidi , eppure noi veniamo da lì : perché? Ci sono ancora “buchi” clamorosi nella paleoantropologia e cioè nella nostra storia evolutiva.
paul11 is offline  
Vecchio 04-02-2012, 11.47.58   #13
Alexis Honlon
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Riferimento: genetica del peccato originale

Io rilancio la mia solita carta: si sottovaluta l'evoluzione culturale. Se Dawkins ha avuto l'idea geniale di parlare di meme, tuttavia si è fatto prendere la mano dal parallelo col gene, fraintendendo, a mio parere, che pur essendo il meme (sarebbe meglio dire quello che permette il meme) implementato a livello di evoluzione naturale, quello che permette il meme e l'evoluzione culturale di conseguenza funzionano in maniera differente: intendo sostenere che il meme non si adatta all'ambiente, ma adatta l'ambiente. Questo è stato ciò che ha fatto risultare vincete, sul lungo periodo, la specie umana (va ricordato però che la prima cosa che la cultura ha adattato è l'uomo stesso - in tal senso, noi siamo parte integrante dell'ambiente che il meme adatta).

Voi che ne pensate?
Alexis Honlon is offline  
Vecchio 04-02-2012, 14.22.02   #14
Tempo2011
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Riferimento: genetica del peccato originale

Citazione:
paul11

Penso di appartenere allo stesso atteggiamento degli autori Christian de Duve e Franco Fabbro che non sono tendenziosi nella “diaspora” fra scienza e spiritualità, ma cercano di armonizzarli senza collusioni e confusioni, partendo dalla formazione scientifica di entrambi ed entrando nel difficile territorio della spiritualità. ../..

Infine, credo al darwinismo finchè si dice che l’evoluzione ha premiato la capacità di adattamento, ma non spiega assolutamente il perché noi umani siamo diventati quello che siamo partendo dai mammiferi. I microbi sono contenti di rimanere microbi dalla notte dei tempi e le scimmie non si sono mai evolute divenendo ominidi , eppure noi veniamo da lì : perché? Ci sono ancora “buchi” clamorosi nella paleoantropologia e cioè nella nostra storia evolutiva.
Allora possiamo affermare che è un peccato che tali risposte non l'abbiano date: né il darwinismo, né Christian de Deuve e né Franco Fabbro; eppure, per molti, una risposta a tale quesito esiste ed è molto semplice. Ovvero: a quanto pare sembra che non esistano buchi clamorosi nella nostra storia evolutiva, poiché un qualsiasi essere vivente, sia esso animale o vegetale, ferma la sua evoluzione una volta raggiunta la perfezione. Nel mondo animale abbiamo molti esempi clamorosi, come l'ameba, le meduse ecc., animali unicellulari che da milioni di anni non hanno sentito la necessità di evolversi più di quello che sono poiché hanno raggiunto la massima funzionalità. Così vale per il batterio da te citato. Oppure per lo squalo e il coccodrillo che sono tali e quali da sessantacinque milioni di anni ecc. Per tornare all'uomo, probabilmente la nostra evoluzione non è terminata perché non abbiamo ancora raggiunto il nostro punto di perfezione e, se ci fai caso, quello che accade nel mondo ne dà la conferma.
In ogni caso questo potrebbe essere spiegato con il fatto che noi siamo arrivati per ultimi su questo pianeta, e se dividiamo la nostra evoluzione tra: tecnica e sociale, possiamo costatare che, nella seconda, di strada da percorrere ne rimane ancora moltissima. Per altro, non conoscendo il nostro futuro, non sappiamo nemmeno se riusciremo a sopravvivere per sessanta milioni di anni, perché se questo non dovesse avvenire, non ci potremmo definire nemmeno più intelligenti che questi animali; figuriamoci poi dei batteri che di anni ne hanno compiuti tre miliardi.

Ultima modifica di Tempo2011 : 05-02-2012 alle ore 14.01.52.
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Vecchio 05-02-2012, 17.43.31   #15
paul11
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Riferimento: genetica del peccato originale

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Originalmente inviato da Tempo2011
Allora possiamo affermare che è un peccato che tali risposte non l'abbiano date: né il darwinismo, né Christian de Deuve e né Franco Fabbro; eppure, per molti, una risposta a tale quesito esiste ed è molto semplice. Ovvero: a quanto pare sembra che non esistano buchi clamorosi nella nostra storia evolutiva, poiché un qualsiasi essere vivente, sia esso animale o vegetale, ferma la sua evoluzione una volta raggiunta la perfezione. Nel mondo animale abbiamo molti esempi clamorosi, come l'ameba, le meduse ecc., animali unicellulari che da milioni di anni non hanno sentito la necessità di evolversi più di quello che sono poiché hanno raggiunto la massima funzionalità. Così vale per il batterio da te citato. Oppure per lo squalo e il coccodrillo che sono tali e quali da sessantacinque milioni di anni ecc. Per tornare all'uomo, probabilmente la nostra evoluzione non è terminata perché non abbiamo ancora raggiunto il nostro punto di perfezione e, se ci fai caso, quello che accade nel mondo ne dà la conferma.
In ogni caso questo potrebbe essere spiegato con il fatto che noi siamo arrivati per ultimi su questo pianeta, e se dividiamo la nostra evoluzione tra: tecnica e sociale, possiamo costatare che, nella seconda, di strada da percorrere ne rimane ancora moltissima. Per altro, non conoscendo il nostro futuro, non sappiamo nemmeno se riusciremo a sopravvivere per sessanta milioni di anni, perché se questo non dovesse avvenire, non ci potremmo definire nemmeno più intelligenti che questi animali; figuriamoci poi dei batteri che di anni ne hanno compiuti tre miliardi.


Mi sembra un pensiero orientato più verso il creazionismo che verso l'evoluzionismo. Avere un codice di perfezione evolutivo per ogni essere vivente e quindi di inizio e fine di un proprio scopo evolutivo significa credere in predestino per ogni specie vivente. Se tutti gli essere viventi vengono dal "brodo primordiale" con la nascita dei componenti organici, questo predestino si troverebbe in questo brodo oppure in un creatore esterno .
paul11 is offline  
Vecchio 05-02-2012, 21.23.11   #16
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Riferimento: genetica del peccato originale

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paul11

Mi sembra un pensiero orientato più verso il creazionismo che verso l'evoluzionismo. Avere un codice di perfezione evolutivo per ogni essere vivente e quindi di inizio e fine di un proprio scopo evolutivo significa credere in predestino per ogni specie vivente. Se tutti gli essere viventi vengono dal "brodo primordiale" con la nascita dei componenti organici, questo predestino si troverebbe in questo brodo oppure in un creatore esterno.
Caro paul11, quello da me affermato non è farina del mio sacco, ma sono pensieri che provengono dalla scienza. Per altro, per quanto riguarda il creazionismo e l'evoluzionismo, il pensiero da me riportato sarebbe rappresentato più dal secondo, poiché il creazionismo avrebbe fatto le cose già definite fin dall'inizio, mentre l'evoluzione si fermerebbe solo quando si raggiunge la perfezione all'esistenza e alla sopravvivenza e, per di più, è la specie stessa che lo stabilisce tramite gli imput che gli provengono dall'esterno e le reazioni conseguenziali provenienti dell'interno. Se quest'ultime sono sempre vincenti sulle altre, credo che quello sia il momento che il trasformismo evolutivo non abbia più senso a continuare. Forse agli altri animali interesserà più le strategie per la sopravvivenza, mente per quanto riguarda l'uomo, penso, ci si deve aggiungere l'esistenza e la sua qualità.
Tempo2011 is offline  
Vecchio 11-02-2012, 00.19.07   #17
paul11
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Riferimento: genetica del peccato originale

Prima devono essere nati nel cervello umano aree che potessero comunicare e che sono il Broca che comanda la motricità del fenoma e cioè muscoli della lingua e la laringe e l’area di comprensione del linguaggio e cioè Wernicke. Perché le altre scimmie non hanno sviluppato queste funzioni e non sono state “spinte” ad evolvere la comunicazione? Queste due aree del cervello permettono il salto esponenziale da cui può derivare , ma dopo, il concetto di meme. Dawking lo paragona alla forza delle mutazioni genetiche con la stessa legge fondamentale: si trasmette e si stabilizza un gene nel momento in cui diventa efficace ed efficiente nel rapporto soggetto ambiente.
Io penso ,come ho postato nella discussione “Bruce Lipton e l’epigenetica” che gli studi abbiano , almeno per il momento, stabilito che intervengono i tre fattori : geni, ambiente e casualità.
Nei sistemi esperti si studia la retroazione o feedback. Semplicemente una persona pensa, agisce e vede quale reazione ha prodotto nell’ambiente e diventa esperienza ( sistema esperto) che ritorna al pensiero per poi fare altre azioni, ecc. Esiste una circolarità che è appunto l’esperienza.
Il meme si trasmette e se è efficace continua e/o si muta, o finisce, cambia l’ambiente, ma può cambiare anche i soggetti C’è l’esempio della tecnologia. Se una cultura sviluppa un sistema più efficiente anche le altre culture imitano e copiano questa tecnologia. In definitiva penso che sia biunivoco il rapporto meme ambiente.

L’umanità è stata vincente nel momento in cui si è spinta alla comunicazione e ha selezionato dei geni che potessero produrre delle aree fisiche nel cervello e nel corpo adatte a questa.
Da lì in poi il percorso è sempre più evolutivamente esponenziale nella distanza con gli altri animali, da cui eravamo partiti. Chi mi dice che non continuerà un’ulteriore evoluzione nel genoma? La cibernetica, le nanotecnologie, le staminali, la bioingegneria spingono già ora a sperimentare nel corpo umano e questo produrrà conseguenze: siamo sempre più artefici del nostro destino.
paul11 is offline  

 



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