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Vecchio 05-10-2004, 15.26.11   #1
Marco_532
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Riflessioni sulla Globalizzazione!

Parte N.1 :

L'internazionalizzazione indica il carattere dei rapporti economici, politici, giuridici e culturali che una comunità o uno Stato stabiliscono con altri Paesi : si può allora parlare di internazionalizzazione mercantile (di merci), produttiva (investimenti all'estero), finanziaria (movimenti di capitali), tecnologica (trasferimento di tecnologie), culturale (rapporti culturali), oppure legata a movimenti di persone (migrazioni).

La mondializzazione indica il complesso di problemi i cui effetti si manifestano a livello mondiale e le cui soluzioni sono possibili solo attraverso la creazione di organismi internazionali e la cooperazione tra Stati nazionali. Tra questi, ad esempio, i problemi ambientali, dell'acqua, del clima, dell'energia, quelli delle migrazioni, quelli delle malattie e quelli delle mafie.

Per globalizzazione si intende l'estensione e la diffusione di una quantità sempre crescente di dispositivi simbolici, materiali, tecniche, procedure, discorsi, logiche e prodotti potenzialmente fruibili su scala mondiale. La globalizzazione sta ad indicare le nuove forme assunte nel mondo dal processo di accumulazione di capitale, soprattutto in questa fine secolo dalla triade Usa, Giappone, Unione Europea per creare un unico mercato e per ottenere profitti su scala mondiale.

Il fenomeno della globalizzazione implica l'interazione di dinamiche complesse ed è caratterizzato dal comune confluire di processi non solo economici ma anche politici, sociali e culturali; la ricerca di spazi globali si è verificata nella storia per rispondere ad esigenze conoscitive, esplorative, militari oppure è legata alla tendenza a trasmettere idee, valori e fedi religiose ma il tema della globalizzazione e l'analisi delle sue conseguenze occupano un ruolo di primo piano nella storia dell'800 e del '900 perchè è soprattutto in questo periodo che le spinte globalizzatrici hanno trovato la loro massima diffusione grazie all'apporto delle nuove tecnologie.
I processi di globalizzazione in atto si muovono tra locale e globale, in uno spazio che Mc Luhan ha definito col fortunato ossimoro di "villaggio globale" per descrivere la situazione contraddittoria in cui viviamo.

In uno scritto del 1964 Marshall Mc Luhan, studioso delle comunicazioni di massa, parlava di un'epoca elettrica che si sostituiva alla passata epoca meccanica e tracciava un accurato ritratto di un uomo nuovo, un abitante del villaggio globale, ancora sospeso tra le due tecnologie, due modi diversi di agire e pensare. Definisce quest'uomo alla ricerca dei suoi valori, della sua integrità con un ritorno al passato per poi congiungerlo al futuro; un uomo che pretende di comprendere fino in fondo la propria indole, consapevole dell'agire, ma bisognoso di chiarezza nel caos delle informazioni. Quest'uomo vive in un'unica realtà, il "mondo intero" ed è attore e spettatore e deve lavorare per costruire le proprie responsabilità perché davanti a lui si presenta una realtà "ricca di scambi, influenze, confronti tra tutte le sue parti improvvisamente collegate l'una con l'altra da un afflusso continuo di dati". Un'interconnessione che lo costringe ad essere vigile per prevenire la "distruzione di una qualsiasi parte dell'organismo che può risultare fatale per il tutto". Il "villaggio globale" è un ossimoro, è il fortunato ossimoro inventato da Marshall Mc Luhan per descrivere la situazione contraddittoria in cui viviamo. I due termini dell'enunciato si contraddicono a vicenda, il "villaggio" esprime qualcosa di piccolo, mentre "globale" sta a significare l'intero pianeta. Mc Luhan ha forzato il linguaggio per meglio esprimere una situazione inedita e difficilmente rappresentabile. Per capire cosa intende Marshall Mc Luhan possiamo immaginare il mondo popolato da giganteschi dinosauri, o da gatti con gli stivali, che con pochi balzi lo percorrono da un capo all'altro. Quello che prima era gigantesco, grazie alle nostre potenti invenzioni tecnologiche - i magici stivali - è diventato piccolissimo, percorribile in lungo e in largo. La metafora degli stivali prende in considerazione solo l'ambito degli spostamenti, ma quello che rende il mondo un villaggio globale non è solo la possibilità di muoversi rapidamente da un punto all'altro. La globalizzazione agisce a molti livelli che interagiscono e si "rinforzano" reciprocamente ; investe ogni campo ed il risultato, l'effetto di questo fenomeno è che quello che accade in un punto qualsiasi del pianeta è come se avvenisse sotto casa, accanto a noi come se vivessimo in un immenso villaggio. Mc Luhan afferma che per creare un mondo globale c'è bisogno di una fusione organica tra tutte le funzioni frammentarie e lo spazio totale. In conclusione il processo di formazione dell'uomo moderno risulta apparire più complesso di quello del villaggio globale dal momento che entriamo nel nuovo millennio ancora carichi del passato e bisognosi di autodefinirci sia come singoli che come abitanti di un solo unico mondo.
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Vecchio 05-10-2004, 15.27.32   #2
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Parte N.2 :

L'analisi della proliferazione su scala mondiale di catene di fast-food, parchi di divertimento, club-vacanze, ecc., ha suggerito al sociologo Ritzer di identificare la globalizzazione con la Mcdonaldizzazione. Ritzer è convinto che la Mcdonaldizzazione non si limiti alla ristorazione ma sia ormai estesa "alla scuola, il mondo del lavoro, i viaggi, l'alimentazione, la politica, la famiglia", ovvero ad ogni settore della società. Ritzer definisce la Mcdonaldizzazione come un processo di omologazione e spersonalizzazione che con i suoi prodotti occupa un posto di primo piano nella cultura di massa.
Gli osservatori anglosassoni degli scenari globali, cresciuti alla scuola della cultural theory, hanno preso le distanze dalla teoria della "McDonaldizzazione" di Ritzer. Gli autori della cultural theory, quali Robertson e Appadurai, usano il termine glocalizzazione per indicare il processo di fusione tra globale e locale in cui le dinamiche economiche, politiche e culturali si sviluppano.

Roland Robertson fa un essenziale passo in avanti. Egli sottolinea l’"ampiezza e la profondità" con le quali si è affermata nella coscienza comune "la consapevolezza che il mondo intero è ormai un solo luogo". Per Robertson la globalizzazione in atto e la globalizzazione appresa, riflessa dai mass-media, sono due aspetti dello stesso processo. La produzione di questa riflessività simbolico-culturale della globalizzazione è perciò la questione chiave della sociologia della cultura della globalizzazione. La nuova conditio humanitatis consiste quindi nell’attenzione desta e nella consapevolezza della globalità e fragilità di questa conditio humanitatis alla fine del xx secolo. In questo senso la globalizzazione non mira solo alla "oggettività delle crescenti interdipendenze". Piuttosto, bisogna chiedersi e indagare quale aspetto assuma il mondo nella produzione transculturale di modi di essere e di simboli culturali. La globalizzazione culturale contrasta l’identificazione dello Stato nazionale con la società nazionale, producendo o facendo incontrare in una dimensione transculturale molteplici stili di comunicazione e di vita, attribuzioni, responsabilità, rappresentazioni di sé o di altri, di gruppi ed individui. Elisabeth Beck- Gernsheim lo ha dimostrato usando come esempio i matrimoni e le famiglie transculturali, Jürgen Habermas ha parlato già alcuni anni fa della "nuova opacità", Zygmunt Bauman parla di "fine della univocità".

Il locale e il globale, argomenta Robertson, non si escludono. Al contrario, il locale deve essere compreso come un aspetto del globale. Globalizzazione significa anche l’unirsi, l’incontrarsi reciproco di culture locali, che in questo clash of localities devono essere ridefinite nei loro contenuti. Robertson propone di sostituire il concetto fondamentale di globalizzazione culturale con glocalizzazione, una fusione tra "globalizzazione" e "localizzazione". Questa sintesi di parole, "glocalizzazione", implica un assunto - l’assunto della cultural theory - e cioè che l’idea di poter comprendere il mondo presente, ciò che in esso declina o si viene affermando, senza misurarsi e riflettere su concetti come politics of culture, cultural capital, cultural difference, cultural , appare assurda. Non è esagerato affermare che la frattura che separa la nuova "sociologia della globalizzazione" intonata alle tendenze culturali, per esempio, dai vecchi presupposti della world-systemtheory, sta proprio in questo. Per essere ancora più precisi : la "cultura globale" non può essere intesa staticamente, ma solo come un processo contingente e dialettico (e per questo non riducibile economicisticamente ad una logica del capitale apparentemente univoca), secondo il modello della "glocalizzazione", nella quale elementi contraddittori sono compresi e decifrati nella loro unità. In questo senso si può parlare di paradossi delle culture "glocali". È importante il risvolto metodologico-pragmatico di questo assioma.

La globalizzazione - apparentemente ciò che è enormemente grande, ciò che è all’esterno, ciò che alla fine arriva e schiaccia tutto il resto - può essere colta nelle piccole cose concrete di tutti i giorni, nella propria vita, nei simboli culturali che portano tutti la sigla del "glocale". Tutto ciò può essere inteso anche così: solo come ricerca culturale glocale (ricerca sull’industria, sulla disuguaglianza, sulla tecnica, sulla politica) la sociologia della globalizzazione diviene empiricamente possibile e necessaria. Ma cosa significa, nel contesto della cultural theory, questo termine che improvvisamente torna alla ribalta, "dialettico" dal quale a suo tempo il pensiero filosofico aveva preso congedo? Cosa si intende con i "paradossi" della globalizzazione culturale, se questa viene compresa, analizzata come flusso (flow)? Universalismo e particolarismo.

In base a quanto s’è detto, l’universalizzazione e l’unificazione su scala mondiale di istituzioni, simboli e stili di comportamento (per esempio McDonald, i blue jeans, la democrazia, le tecnologie dell’in formazione, le banche, i diritti umani ecc.) e la valorizzazione e riscoperta, anzi la difesa delle culture e delle identità locali (islamizzazione, rinazionalizzazione, il pop tedesco e il rai nordafricano, il carnevale africano di Londra e il würstel bianco Hawaii ) non costituiscono una contraddizione. Piuttosto - per prendere l’esempio dei diritti umani - essi in primo luogo vengono affermati in pressoché tutte le culture come diritti universali e, in secondo luogo, come tali vengono spesso affermati e interpretati in maniera assai differente, in relazione ai vari contesti.
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Vecchio 05-10-2004, 15.28.53   #3
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Parte N.3 :

Come già detto possiamo usare il termine globalizzazione per definire la combinazione di processi economici, politici, sociali e culturali, che hanno come effetti :

- la formazione di un mercato finanziario globale;
- l'aumento dell'incidenza delle nuove tecnologie per lo scambio di beni e servizi;
- l'iperconcorrenza, ovvero un'accentuata competitività agevolata da processi di liberalizzazione, di privatizzazione e di deregulation;
- lo sviluppo di un'informazione che insieme al contemporaneo progresso dei mezzi di trasporto unifica il mondo per ridurlo alla dimensione di "villaggio";
- la formazione di una cultura globale, cultura in cui il peso dei singoli apporti riflette la capacità di influenza delle varie nazioni componenti;
- la perdita di rilevanza dello Stato o del sistema nazionale come punto di riferimento fondamentale nello scenario economico e politico nel nuovo assetto globale.


Globalità significa: viviamo da tempo in una società mondiale e la rappresentazione degli spazi diviene fittizia; parlare di confini ha sempre meno senso perchè il mondo restringendosi grazie alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie allarga le possibilità di trasferimento per persone, merci e idee. Il fenomeno della globalizzazione riguarda un concetto di piena portata dicotomica; mentre per i suoi fautori, la globalizzazione presenta aspetti positivi, per i suoi detrattori è dominato da tratti negativi. Per i primi la globalizzazione è una forza positiva, che si nutre di due elementi di fondo, il commercio internazionale e la tecnologia, per diffondere opportunità e benessere a strati sempre più ampi di popolazione mondiale. Per i secondi la globalizzazione è una forza negativa, che favorisce i soliti pochi (i ricchi e le multinazionali) e penalizza i più creando disuguaglianze e ingiustizie.

Dicono degli Svantaggi :

Nel mondo che si sta globalizzando, fatto di spazio e tempo sempre più ristretti e di confini che scompaiono, gli individui si stanno confrontando con gravi minacce per la sicurezza umana e con dannose rotture nei modelli di vita quotidiana che provocano nuove insicurezze :

- Instabilità finanziaria e insicurezza economica;
- Insicurezza relativa ai posti di lavoro e al reddito;
- Insicurezza culturale (La globalizzazione apre l'esistenza degli individui alla cultura e a tutta la sua creatività, nonchè al flusso delle idee della conoscenza. Tuttavia, la nuova cultura, causata dall'espansione dei mercati globali, è inquietante. L'odierno flusso di cultura risulta sbilanciato, pesantemente orientato in una sola direzione, dai Paesi ricchi a quelli poveri. Un simile assalto delle culture più presenti sui nuovi mezzi di comunicazione può mettere in pericolo la diversità culturale e rendere gli individui di timorosi di perdere la propria identità culturale. Ciò che è necessario è il sostegno verso le culture indigene e nazionali, per permettere loro di fiorire al fianco delle culture straniere.);
- Insicurezza personale (I criminali stanno cogliendo i vantaggi della globalizzazione perché i mercati dei capitali, privi di regole, i progressi nella tecnologia informatica e nelle comunicazioni e costi di trasporto più convenienti rendono i flussi più facili, veloci e meno limitati non solo per la conoscenza medica ma anche per l'eroina, non solo per i libri ma anche per il denaro sporco e le armi. Il commercio illecito di droga, donne, armi e denaro riciclato sta contribuendo alla violenza e al crimine che minaccia i rapporti di vicinato di tutto il mondo. All'origine di tutto ciò, c'è la crescente influenza del crimine organizzato, che guadagna 1.500 miliardi di dollari l'anno, competendo con le imprese multinazionali come una potenza economica. I gruppi criminali globali hanno il potere di criminalizzare la politica, gli affari e la polizia, sviluppando reti di comunicazione efficienti, estendendo il proprio raggio di azione in lungo e in largo.);
- Insicurezza ambientale (Il cronico degrado ambientale minaccia gli individui a livello mondiale e riduce drasticamente i mezzi di sostentamento di almeno mezzo miliardo di persone. Gli stessi poveri, non avendo altra scelta fanno pressione dell'ambiente aggiungendo danni a quelli, già massicci, provocati dai consumi dei Paesi ricchi. Il mondo sta cambiando a velocità sostenuta ma anche i microrganismi subiscono modifiche e così anche le condizioni ambientali, la qualità dei cibi (mucca pazza) e l'organizzazione del lavoro. L'aumento dei costi ambientali legati all'incremento degli spostamenti di merci e persone è uno degli effetti più evidenti della globalizzazione delle economie. Il riscaldamento globale sta inoltre causando mutamenti (cicloni, inondazioni, siccità, ecc.) su vasta scala e forse irreversibili sul nostro pianeta.);
- Insicurezza sociale e politica (La globalizzazione ha dato nuove caratteristiche ai conflitti e ad alimentarli è il traffico illegale di armi, che coinvolge nuovi attori e confonde gli interessi politici con quelli commerciali. Nel vuoto di potere dell'era post-guerra fredda, le compagnie militari e i soldati mercenari hanno iniziato a prestare servizio per i governi e le imprese. Dal punto di vista della sostenibilità sociale gli impatti più rilevanti si hanno a livello politico, sulle istituzioni democratiche otre che sulla qualità della vita in generale. Per quanto riguarda la democrazia, il paradosso di questi ultimi anni è che ad una globalizzazione delle attività economiche corrisponde una deglobalizzazione di fatto del mondo politico. Ad un accelerato processo di integrazione economica corrisponde un processo, altrettanto accelerato, di disintegrazione politica. I nuovi attori internazionali operano su scala globale con interessi particolaristici e un pugno di multinazionali (per la maggioranza americane e occidentali) sono ormai divenute determinanti per la vita di tutto il pianeta e di milioni di persone. Le politiche di tante multinazionali provocano sul territorio effetti effetti devastanti, spesso a lungo termine, a livello ecologico, sociale e politico.)
- Le nuove tecnologie dividono tra connessi ed esclusi (Ciò che caratterizza le funzioni dominanti dei vari processi di globalizzazione a livello economico, politico, sociale, ecc., è l'essere organizzati intorno a reti che costituiscono la nuova morfologia sociale della società dell'informazione. L'inclusione/esclusione da una rete e l'architettura delle relazioni tra network configura i processi dominanti e le funzioni sociali. Le nuove tecnologie informatiche e delle comunicazioni stanno polarizzando il mondo tra gli individui connessi e quelli che invece sono esclusi. Questa esclusività sta creando dei mondi paralleli in cui quelli muniti di reddito, istruzione e connessioni, hanno un accesso immediato e conveniente all'informazione. Il resto ha a disposizione un accesso lento, incerto e costoso. Quando gli individui di questi due mondi vivono e competono fianco a fianco, il vantaggio di essere connessi schiaccerà quelli che invece vivono al margine che sono esclusi dalla conversazione globale.).

Dicono dei Vantaggi :

- il commercio è accresciuto e consente profitti sempre maggiori;
- gli investimenti sono in espansione e determinano più alti livelli di prosperità;
- i mercati divengono sempre più competitivi e offrono maggiore efficienza e un migliore rapporto qualità/prezzo
- le nuove tecnologie migliorano la qualità della vita e riducono i costi;
- i media, le grandi reti ed Internet migliorano la diffusione e la qualità dei flussi comunicativi;
- i processi di globalizzazione aumentano le opportunità di arricchimento intellettuale;
- le dinamiche della globalizzazione facilitano la conoscenza di culture diverse.

Ultima modifica di Marco_532 : 05-10-2004 alle ore 15.44.03.
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Vecchio 05-10-2004, 15.30.07   #4
Marco_532
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Parte N.4 :

In primo luogo si osserva una maggiore crescita del commercio intrasettoriale rispetto a quello intersettoriale. Questo dato sta ad indicare che siamo in presenza di un ampliamento degli spazi a disposizione. La globalizzazione poi si inserisce in un processo dinamico di apertura e di maggiore complessità del mondo, e questo termine sta ad indicare un fenomeno di apertura reciproca e di compenetrazione sia degli spazi geografici sia di quelli settoriali. La ricchezza proviene dalla combinazione ed è in questo senso che la globalizzazione e l'intensificazione degli scambi internazionali presentano una grande prospettiva di crescita. La competitività definita dall'Ocse come "la facoltà delle imprese, dei settori economici, delle regioni, degli Stati e delle regioni sovranazionali di produrre un reddito relativamente elevato e di raggiungere un alto livello occupazionale pur essendo esposti alla concorrenza internazionale", aumenta perchè stimolata dai processi di tipo globale. Inoltre le nuove tecnologie della comunicazione hanno rivoluzionato e migliorato l'accesso all'informazione; Internet permette l'accesso ad infinite risorse di informazioni da ogni parte del pianeta. Il costo della comunicazione diminuisce, la telefonia mobile e satellitare rende la telecomunicazione accessibile non solo alla popolazione urbana ma anche a quella che vive in zone lontane dalla città. Aumentano le opportunità di conoscenza perchè il sapere diviene sempre più diffuso e sempre più alla portata di tutti. Globalizzazione non significa omogeneizzazione del mondo, dal momento che i nuovi canali di comunicazione possono avviare processi di integrazione e di avvicinamento tra le varie identità culturali nel rispetto delle diversità. Tutto questo offre enormi potenzialità per sradicare la povertà nel corso del XXI secolo e per continuare il progresso del XX secolo. Possediamo più ricchezza e tecnologia di quanto sia mai successo prima e i mercati globali, la tecnologia globale, le opinioni globali e la solidarietà globale possono arricchire, ovunque, le vite degli individui, espandendo ampiamente le loro scelte. La sfida della globalizzazione consiste nel consolidare le regole e le istituzioni per una governance più forte - a livello locale, nazionale, regionale e globale - al fine di preservare i vantaggi dei mercati globali.

Dopo tutto questo bla bla bla vi lascio la parola con una sola domanda : è possibile controllare il fenomeno della globalizzazione?

Attendo di leggere contributi di qualsiasi genere... a presto, Marco.
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