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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 18-08-2002, 23.48.46   #11
784
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Uffa Poison, tu continui a metter carne al fuoco e poi ti lamenti se ti seguo...

Guarda già solo nel titolo: essenza ed esistenza (e questo poteva già essee un 3d, se volevi trattare una cosa alla volta) e poi libero arbitrio, e io ho parlato di quello (in gran parte) poi chiedi della libertà, e io dietro....
Nei tuoi ultimi messaggi mi sono perso e per rispondere dovrei darne un'interpretazione troppo personale, perchè non mi è veramente chiaro quello che dici, quindi se ti và vorrei riprendere il discorso a monte così da essere più lineari nel suo sviluppo.

Qual'è la Prima domanda o proposta che ci sottoponi?
Quella a cui tentare una risposta o su cui chiedere chiarimenti... e magari nel nuovo sviluppo risponderemo anche alle domande di DD.

Io ci sto, se non ti secca ripoviamo da capo a costruire una discussione ordinata.


784 is offline  
Vecchio 22-08-2002, 08.38.55   #12
bataki
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x poison

Bene,tu parti da premesse cartesiane ossia presupponi che Ragion pura sia antecedente e determinante per la Ragion pratica. Quindi per far dipendere l'essere del fenomeno (nella fattispecie la morale, posterior rispetto al cogito) dalla coscienza saresti costretto ad ammettere che l'oggetto si distingue dalla coscienza non per la sua presenza, ma per la sua assenza, non per la sua pienezza,ma per il suo nulla. Se l'essere spetta escusivamente alla coscienza,l'oggetto si distingue dalla coscienza non nella misura in cui è un altro essere ma nella misura in cui è un non-essere. Procedendo poi nella deduzione finiremmo,però, coll'incappare con l'assurdo del regresso ad infinito perchè la coppia conoscente-conosciuto (che ovviamente rimanda a quella sogg-ogg) implicherebbe per funzionare un terzo termine,necessario a rendere il conoscente conosciuto, il che se consideriamo valida la premessa del cogito, è assurdo (idea ideae ideae). Insomma, il postulare un'entità chiamata coscienza non porta a nulla di buono. Cosi' ti ritrovi costretto nella contraddizione formulando l'equivalenza coscienza dell'azione=libertà o affermando che <<che non esiste una morale e che questa viene inventata dal nulla ogni istante>>.

La questione potrebbe essere risolta anteponendo logicamente la ragion pratica alla r. pura. Eliminando quindi il cogito come categoria a priori. La coscienza che dovrebbe trovare in sé la legittimazione dell’essere diviene volontà di trovare legittimazione dell’essere,di superare,in prospettiva esistenziale l’esser-gettato e l’ “aver coscienza” diventa un “postulare di aver coscienza”.Ma l’Azione se non può piu’ pescare nelle categorie a priori che vengono implicate dal cogito deve attingere le sue estrinsecazioni dall’immanenza del vissuto,dalla Storia. La Ragione si detrascendentalizza sino a diventare mera procedura, semplice fede (atto volitivo per eccellenza) nella consuetudine e,di seguito, la Morale (posterius) finisce con perdere ogni alone illuminista sino a diventare pura ritualità. La fede (nel senso prima specificato) è la massima espressione della libertà e della identità individuale.

PS Mi rendo conto di aver dato molte nozioni per scontate ma il mio intento era far affiorare il piu’ sinteticamente possibile il nocciolo della questione,poi visto che mi sembri ferrato in filosofia ho provato ad osare.Comunque mi scuso sin d’ora perchè il discorso potrebbe risultare oscuro.

Dimenticavo: alla luce di quanto dedotto è possibile (logicamente)postulare un vantaggio\svantaggio oggettivi e una ambizione di onnipotenza????

Ciao!!!!
bataki is offline  
Vecchio 30-08-2002, 19.32.58   #13
POISON
 
Messaggi: n/a
scusa bataki se ti rispèondo soltanto ora.non ho avcuto tempo e il tuo intervento e' molto sostanzioso...complimenti.

allora per ordine.
bataki:
Bene,tu parti da premesse cartesiane ossia presupponi che Ragion pura sia antecedente e determinante per la Ragion pratica. Quindi per far dipendere l'essere del fenomeno (nella fattispecie la morale, posterior rispetto al cogito) dalla coscienza saresti costretto ad ammettere che l'oggetto si distingue dalla coscienza non per la sua presenza, ma per la sua assenza, non per la sua pienezza,ma per il suo nulla. Se l'essere spetta escusivamente alla coscienza,l'oggetto si distingue dalla coscienza non nella misura in cui è un altro essere ma nella misura in cui è un non-essere.

non volevo affrontare la gnoseologia rispetto all'oggetto ma soltanto rispetto al soggetto.il mio discorso non voleva stabilire la possibilita' di conoscere il fenomeno ma soltanto di stabilire in che misura prima di tutto si e' soggetto.
cmq se mi devo spingere in qusto discorso penso che il problema del determinarsi del fenomeno come essere o non essere non sia un problema reale.Il fenomeno come tale ha valenza ontologica soltanto rispetto al soggetto e si determina nel determinarsi della coscienza.il fenomeno acquista il suo status proprio in relazione alla coscienza e questo penso sia il limite a cui ci possiamo spingere.discutere sull'oggetto significa iniziare a parlare di fenomeno e noumeno...non possiamo esiste solo il noumeno e come tale ha i suoi limiti.
(piano piano con pazienza ci capiremo sempre piu'....scusa se posso aver travisato)

punto 2

perche' mi definisci il cogito una categoria a priori???
non penso sia una categoria a priori e quindi neancheuna postulazione.penso ceh sia l'evidenza prima alla quale il pensiero non puo' sottrarsi.TI DICO QUESTO PERCHE' LA COSCIENZA NON E' UNA STRUTTURA PERESISTENTE MA QUALCOSA CHE SI ACQUISISCE.la gnoseologia parte proprio da questa quindi e ' a posteriori non a priori.ha una sua validita' perche' e' qualcosa di aquisito.non discuto su di essa finche' questa non e' presente.non si puo' esser coscienti incoscientemente o sbaglio....
poi ti ripeto il mio discorso non voleva vertee sull'oggetto ma sul soggetto.
postponento la ragion pura alla pratica rriviamo a quel furbone di hegel...ti spiego per' che il problema anche per lui e' uno solo vuole parlare dell'oggetto vuole fare metafisica cosa che io non voglio...e penso che il cogito come scoperta a posteriori ci esoneri dal farlo.

ti prego di rispondere con calma...e' una discussione molto interessante.


poison
 
Vecchio 05-09-2002, 10.42.28   #14
bataki
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ciao poison, anzitutto scusa per il ritardo ma ormai frequento queste lande desolate molto di rado, cmq grazie per avermi ricordato!
ti rispondo nel tuo stesso ordine:

1
La gnoseologia è (etimolog.) lo studio della Conoscenza. Ma allora cos'è la Conoscenza? Dire che la gn. è uno "studio" , una "critica" (in senso kantiano) già ci da una prima indicazione: la gnoseologia non è lo studio della Conoscenza in sè e per sè considerata ma dei modi e delle forme in cui si manifesta. Dunque,adoperando categorie di uso comune in filosofia potremmo dire che la gn. è lo studio delle modalità con cui la coscienza assume l'oggetto (un idea, un fenomeno, un noumeno).
Essa quindi non è che l'indagine intorno al nesso funzionale lega il soggetto con l'oggetto.
La definizione della gnoseologia come "nesso funzionale" implica evidentemente che sogg. e ogg. non possono essere definiti di per sè, apriori, ma che possono concepirsi SOLO in rapporto reciproco, proprio come Dio rispetto all'Uomo o la Storia ripetto al Presente.
Ecco perchè il discorso fenomenologico è essenziale pure per lo studio del soggetto.
Per il resto inquadrare il fenomeno in termini strettamente soggettivi non mi sembra granchè coerente (come dissi nell'intervento prec.). Ormai i dualismi cartesiani e kantiani sono stati sciolti specie dalla fenom. husserliana e heideggeriana.

2

<< COSCIENZA NON E' UNA STRUTTURA PERESISTENTE MA QUALCOSA CHE SI ACQUISISCE>>
E come se,come dici, esiste solo il noumeno??

Per quanto riguarda il cogito io lo definirei come una "condizione trascendentale" : è infatti nozione primitiva a cui si perviene tramite Intuizione, dunque per via trascendentale, ma non è autosufficiente, difatti cartesio adoperando un argomento simile a quello di S.Anselmo la fa derivare direttamente da Dio. Nè del resto di tratta di nozione indubitabile,giacchè prima ne abbiamo dubitato, nè men che mai antimetafisica visto che lo stesso cartesio si ritrova sin da subito impantanato nel dualismo tra res cogitans e res extensa. Proprio perchè il cogito non può essere
scoperta a posteriori.
Ben piu' tardi la riflessione di Netzsche,orientata in senso radicalmente antimetafisico (anche se,diciamo noi, tra il dire e fare...), si scaglierà con particolare vigore linguistico proprio contro il cogito, il che è tutto dire, sebbene ti confesso che la riflessione nietzchiana non mi ha mai convinto.

<<i ti ripeto il mio discorso non voleva vertee sull'oggetto ma sul soggetto.
postponento la ragion pura alla pratica rriviamo a quel furbone di hegel..>>

Beh,non direi. Semmai possono esserci somiglianze (ma niente di piu') con Gentile o Marx, che in verità,a ben guardare, coll'idealismo hegeliano avevano ben poco a che fare.

Ciao!!
bataki is offline  

 



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