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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 08-11-2002, 01.06.19   #1
visechi
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Della 'materia' impalpabile che avvolge l'Uomo e dell'Uomo

Ripropongo in questo forum, perchè stimolato da un nuovo iscritto (a proposito benvenuta/o), alcuni personalissimi pensieri che riguardano l'Uomo... chi li avesse già letti si trattenga dallo sbadigliare troppo apertamente...


1. "L'immaginazione
E’ un’attività consapevole, conscia e volontaria della nostra mente. Creativa (quando lo è … sempre?) che travalica la realtà e, in qualche misura, la modifica. E’ figlia della capacità d’astrazione e madre di sublimi opere d’ingegno. Supera il contingente, scavalca gli steccati, sbriciola gli ostacoli, dimezza le distanze, alimenta le speranze, nutre i sogni, interagisce con le emozioni e comprime la nostalgia e le angosce. L’immaginazione è il regno dell’impossibile che, nella visione, diviene possibile e concreto. E’ una chimerica illusione che … paradosso … diviene realistica esperienza. L’immaginazione elabora l’esistente aggiungendo ai frammenti di realtà quote d’impercetto 'fantasticamente' percepito, trasformandolo in un nuovo, vitale e pregnante consistente. Apre la ragione a nuove improbabili visioni, arricchendole d'ingredienti speciali che donano una nuova e più vitale 'conseguenza'. E’ la leva e il pungolo che sospinge l’uomo oltre la siepe del contingente, aprendo nuovi orizzonti al proprio animo. In quanto umana, relega in un angolo la trascendenza. Da essa, l’Uomo attinge nuova linfa per perpetuare e alimentare la propria voglia di VIVERE. E’ indistruttibile perché astratta, ma, una volta concepita, diviene realtà immutabile e punto di partenza per nuove e sempre più sublimi proiezioni. L’immaginazione è un paradosso ricolmo di naturale, eloquente 'significatività' ".


2. Il Sogno
E’ un’attività inconsapevole, inconscia ed involontaria della nostra mente. Non creativa; travalica la realtà rappresentandone una fuga e non ne modifica la sostanza. E’ figlia della nostra necessità d’estraniazione e madre d’indefettibili delusioni. L’elaborazione onirica non è ‘conseguenziale’; non segue un filo logico e riempie il contingente di vacuità, celando alla mente le sfumature e l’essenza delle cose. Supera il contingente, scavalca gli steccati, sbriciola gli ostacoli, dimezza le distanze, alimenta le speranze di vacuità, interagendo con le emozioni genera il caos e espande la nostalgia ed accresce l'angoscia. Il sogno è il regno dell’impossibile che non può mai divenire possibile e concreto. E’ una chimerica illusione che, impossibilitata a tradursi in esperienza, tale resta Il sogno è fuorviante e proietta il sognatore in una dimensione contraffatta, separandolo dal contingente. Il sogno non elabora l'esistente ma lo sostituisce progressivamente con frammenti di fantasticheria inconsciamente percepita, senza peraltro apportarvi alcunché di vitale e pregnante. Il sogno non è un arricchimento del consistente ma un suo progressivo impoverimento; agisce da ostacolo nei confronti della mente nella corretta visione degli ingredienti speciali e peculiari dell'esistenza, privandola, così, di una sempre nuova e necessaria 'conseguenza'. E' una zavorra che impedisce all'uomo di sospingersi oltre la ‘siepe’, precludendo al suo animo la visione di nuovi orizzonti. Alimenta la trascendenza anche se è un'attività tipicamente umana. E' indistruttibile perché astratto, e, una volta concepito confonde la realtà rendendola evanescente.
Il sogno è un paradosso ricolmo d’inconsistenza e d’irrazionalità


3. Le emozioni
Rappresentano un involucro impalpabile che avvolge la nostra materialità corporea. Sono dunque concreta astrattezza che accompagna e nutre la 'sostanza'. Sono concrete in virtù del loro innegabile potere coercitivo nei confronti dell'agire umano, e astratte perché non tangibili (incorporee) e non raffigurabili, se non facendo appello alla nostra capacità astrattiva. Nascono dall'interazione col mondo circostante e sono costituenti imprescindibili dell'essere, spesso anche predominanti. Sono condizionate e condizionanti; nel senso che si forgiano sulla scorta delle esperienze, del vissuto e, a loro volta, determinano l'agire dell'uomo. Sono parte integrante della nostra piattaforma culturale, pur nascendo dal 'substrato istintuale' di cui rappresentano una propaggine la cui estensione è da porre in dipendenza e in correlazione a ciascun individuo - donde deriva l'irripetibilità dell'essere, unico e non replicabile (auguriamoci vivamente che resti tale). Vivono e si nutrono del mondo circostante e dei rapporti relazionali che ciascun individuo sa crearsi. Sono pertanto da inquadrare in una visione dinamica e non statica. Più sono i rapporti, più si sviluppano. Il loro dimensionamento è in funzione anche dell'intensità e dalla pregnanza di questi rapporti. Le emozioni donano senso alle esperienze, giacché le viviamo sulla base delle sensazioni e delle commozioni che da questa interazione ricaviamo. Vivono in un rapporto simbiotico con gli istinti, in un continuo precario equilibrio (quando c'è). Sono generative delle sensazioni e delle esperienze, poiché un'esperienza è vuota e priva di 'significatività' in assenza di emozioni, allo stesso modo le sensazioni sono strettamente correlate alle emozioni e non sono rilevabili o registrabili in loro assenza.
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Vecchio 11-11-2002, 15.31.21   #2
diestop
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Ottime riflessioni...se nessuno risponde saranno condivise da tutti...

Da dove vengono fuori questi pensieri?...si lo so...dalla tua mente...la tua mente che informazioni ha elaborato per giungere a questi?

Ciao...condivido i tuoi interventi che finora ho letto...
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Vecchio 11-11-2002, 17.05.11   #3
784
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"se nessuno risponde saranno condivise da tutti... "

No, non funziona così, decisamente....
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Vecchio 11-11-2002, 19.08.52   #4
visechi
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Messaggio originale inviato da diestop


Da dove vengono fuori questi pensieri?...si lo so...dalla tua mente...la tua mente che informazioni ha elaborato per giungere a questi?


Da dove traggo queste considerazioni? La domanda non è facile e richiederebbe una risposta articolata …
Potrei affermare dall'osservazione della realtà circostante, integrata da un'attenta analisi del mio intimo, supportata dall'accorta lettura esegetica delle opere artistiche dell'uomo. Ma si vedrebbe troppo che sto' semplicemente dicendo cazzatte.
Potrei tranquillamente affermare dalla mia formazione culturale di chiara ed evidente matrice umanistica; ma starei semplicemente mentendo: i miei sono stati studi tecnici e quella che pomposamente definisco formazione culturale umanistica, altro non è che qualche appassionata (stavo per scrivere attenta … ho voluto evitarmi un ridicolo atto di presunzione) ed estemporanea lettura di testi che parlano dell'uomo (non immaginare cose astratte o complesse … letteratura, filosofia, testi che parlano di spiritualità, psicologia, riviste di astronomia, di storia e di scienze … questo sì, leggo di tutto senza alcun ordine o scopo … solo per il piacere della lettura).
Potrei affermare per effetto di un'improvvisa illuminazione che dovresti riferire solo ed esclusivamente a quella che pervade la mia stanza ogni qualvolta aziono l'interruttore della luce.
Da dove provengono queste considerazioni? Che cavolo vuoi che ne sappia; certo è che quello che scrivo lo avverto come verosimile e plausibile e lo metto nel forum solo per incontrare qualcuno che abbia voglia e tempo di controbattere e suscitare in me la curiosità necessaria per indagare oltre … anche solo ai fini di una piacevole chiacchierata su temi ed argomenti che non riguardino solo ed esclusivamente il calcio (sport che io adoro). Non vi uno scopo preciso … solo il confronto, lo scambio di opinioni, sensazioni, idee … per le emozioni spesso ci si fa male, è necessario un minimo di riservatezza in più.
Forse ciò che scrivo è parte integrante del mio essere … magari ho il privilegio (gratuito, senza grossi meriti) di aver il coraggio di esprimerlo (il mio animo); forse, magari, perché credo più nell'uomo, nonostante le indiscutibili nefandezze che è capace di produrre, piuttosto che nel trascendente, e siccome amo anche scrivere, non faccio grossi sforzi a mettere le mie astrusità nero su bianco, senza curarmi troppo del fastidio, delle impressioni negative (eventuali e non auspicate) che quel che scrivo può provocare nel prossimo.
Insomma, non ho alcun timore di provarci … forse è tutto qui … nient'altro che questo!

Ciao e benvenuto (non ricordo se te l'ho già detto, al limite sarebbe una ripetizione che mi auguro ti faccia piacere).

Ciao '784', bentornato … colgo al volo le occasioni per salutare gli amici, anche se virtuali, a te la parola, non essere reticente … domani parlo dell'Uomo … un altro sproposito!
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Vecchio 17-11-2002, 17.06.59   #5
visechi
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L'Uomo____la sintesi!

Io parlo dell’Uomo.
Tutti pensieri già espressi, in questo forum o in altre occasioni, inseriti però all'interno di un discorso più ampio, tale da non consentire (… solito mio mal di pancia) di metterli nitidamente a fuoco. Li ripropongo per chiunque volesse ragionarci sopra:


1. L'uomo
E' una strana e sapiente (quanto sapiente, dipende dall'individuo, dal Caso, dalle esperienze … in sintesi, dalla vita stessa) amalgama di pulsioni istintive, emozioni, sentimenti e raziocinio in perenne precario equilibrio.
Ingredienti, questi, che concorrono, chi più chi meno, a costituire una miscela esplosiva. Spesso, troppo spesso, l'egemonia di uno di questi ingredienti cagiona dolore e sofferenza. Viceversa, la prevalenza d'altri fattori arricchisce e conforta. E' tale instabilità che determina l'incertezza del vivere.
Tale amalgama è la forza vitale, l'energia, il 'soffio' che spinge e 'muove'; è l'essere stesso; per semplicità la definirei 'Fattore U' (U equivale ad Umano). E' una variabile indipendente che travalica qualsiasi regola; mai completamente omologabile e controllabile. Piuttosto restia a soggiacere a canoni predeterminati. Una forza spesso sopita, sulfurea, pronta ad accendersi e avvampare ogni qualvolta è opportunamente stimolata; rompe e spezza le catene e rende liberi … mentalmente e spiritualmente liberi.



2. L'arte
In una concezione dilatata, alcuni costituenti il 'Fattore U', quali fantasia, immaginazione e sentimento, sono fonte di 'manufatti' sublimi (basterebbe pensare all'arte… musica, letteratura, pittura …). I costituenti essenziali dell'essere Uomo, della sua Umanità, sono ravvisabili in questi fantastici e fantasiosi 'manufatti'. Dietro ogni opera c'è l'essenza del suo autore… compenetrato nell'opera d'arte c'è l'Uomo, i propri ingredienti, in un equilibrio reso stabile e immodificabile (ora per allora), in riferimento a ciascun individuo che percepisce, dalla composizione artistica stessa… divenuta così realtà fotografica. A chi osserva, l'arduo e bellissimo compito di leggervi l'animo, lo spirito, le passioni ed emozioni di chi ha 'creato'. Nell'assolvere a questo difficilissimo compito, 'vediamo' e 'leggiamo' attraverso le nostre emozioni e passioni… si crea così un'interazione inedita fra 'lettore' ed autore che, a sua volta, è fonte di un'incredibile nuova e bellissima realtà relazionale. Nell'arte sono dunque ravvisabili ben tre sfere emotive… quella del 'lettore' (chi percepisce), quella dell'autore (il 'creatore') ed una terza impalpabile che è la somma delle due ed anche e soprattutto un qualcosa in più rispetto a questa somma… è la relazione fra umani…
L'arte è mutevole (paradosso rispetto all'immutabilità dichiarata sopra?); un'emozione che si trasforma sulla scorta delle instabili emozioni dei diversi soggetti che 'leggono'. L'arte è un arcobaleno cangiante che muta i propri colori ogni volta che osservi. L'arte è autogenerativa giacché nutre l'animo dell'Uomo arricchendolo e da questa ricchezza generata attinge nuova linfa, di ritorno, per perpetuarsi. L'arte è la sublimazione dell'essere, in cui si raccordano i sentimenti e le passioni. In essa sono contenuti e ricompresi i frammenti dell'Uomo e la sua ricomposizione è la ricomposizione dell'Umanità.



3. Il ribelle
Altre volte il 'Fattore U' è preda di un costituente che pervade l'essere rappresentandone, così, l'elemento predominante… parlo, qui, del potere astrattivo della ragione posto al servizio di un'idea innovativa. In questi casi si assiste al trionfo dello spirito ribelle… sto parlando del pensiero rivoluzionario; non mi riferisco a quello politico, piuttosto parlo di quello che, per intenderci, partendo da un presupposto già noto, anche accettato, fosse anche omologato, a perfetta conoscenza delle regole del gioco, le travalica, le riadatta o le sovverte, 'asservendole', anche con 'violenza dialettica', alla propria visione (ideologica, artistica, economica, scientifica, umanistica…).
Per intenderci, un pensiero che crea; che apporta innovazione e modifica l'esistente, plasmandolo e sovvertendolo.
Mi sto riferendo al pensiero di tanti, tantissimi uomini che, con la forza delle proprie idee, hanno gettato una nuova luce (RIVOLUZIONARIA) sul modo di osservare le discipline in cui si sono appassionatamente impegnati. Uomini, grazie ai quali, alle loro intuizioni, alla loro caparbietà, il mondo è oggi diverso … migliore.

4. I 'pazzi'.
Parlo di uomini e donne che superano sé stessi, che si donano agli altri… Parlo di 'pazzi', di gente un po’ strana, parlo di Ghandi, di Madre Teresa… di esseri immensi… io parlo di Gino Strada e Martin Luter King… parlo di miseri, di poveri uomini, gente spregevole e poco ammirata… parlo di un barbone… di Costantino Congiu… la sua vita è in un libro… provate a cercarlo… nessuno lo compra… il titolo è SCALAMARA… leggete e vedrete.
Parlo di chi ha sete di giustizia, fame di equità e una prorompente spinta emotiva verso gli altri… parlo di Don Chisciotte… eroe, non eroe… pazzo… inguaribile ingenuo… indistruttibile eroe. Voluto pazzo dal suo autore per sottrarlo al 'male di vivere' e dedicarlo completamente alla ricerca della giustizia… inestinguibile sete… eroe cantato da un altro uomo, Guccini… ascoltatelo mentre lo canta.


Chiudo, altrimenti non la finisco più… ovvio che non parlo dei criminali… per quelli bastano le cronache.
Credo che l'agire, il pensiero e l'animo di questi Uomini (ce ne sono tanti… basta cercare) rappresentino un motivo di speranza… amo immaginarla così… non siamo, SPERO, destinati ad una ineluttabile conformizzazione; arriverà un insignificante individuo, che magari nella sua vita non ha fatto altro che prendere calci nel fondo schiena, testardo, brutto, piccolo, quasi evanescente, che con la forza del suo ottuso, prepotente, violento ingegno sovvertirà le regole del gioco e, da quel momento, il mondo non sarà più come prima… poi riprenderemo ad omologarci, fintanto che non riapparirà un altro ottuso, insignificante (…) individuo che rivitalizzerà… IO CREDO NELL'UOMO! (scusate lo sproloquio e se ho inondato il forum… la parola a chi la vuole prendere).
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Vecchio 18-11-2002, 01.21.02   #6
diestop
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Re: L'Uomo____la sintesi!

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Messaggio originale inviato da visechi
Credo che l'agire, il pensiero e l'animo di questi Uomini (ce ne sono tanti… basta cercare) rappresentino un motivo di speranza… amo immaginarla così… non siamo, SPERO, destinati ad una ineluttabile conformizzazione; arriverà un insignificante individuo, che magari nella sua vita non ha fatto altro che prendere calci nel fondo schiena, testardo, brutto, piccolo, quasi evanescente, che con la forza del suo ottuso, prepotente, violento ingegno sovvertirà le regole del gioco e, da quel momento, il mondo non sarà più come prima… poi riprenderemo ad omologarci, fintanto che non riapparirà un altro ottuso, insignificante (…) individuo che rivitalizzerà… IO CREDO NELL'UOMO! (scusate lo sproloquio e se ho inondato il forum… la parola a chi la vuole prendere).
Non so come controbattere…non posso che avvallare ciò che dici…tanto per cambiare…

Però ho voglia di scrivere qualche mio pensiero…

…quindi leggendo l’ultima tua affermazioni mi si pongono innanzi innumerevoli dubbi legati ad innumerevoli contesti, tutti legati alla mia visione della realtà…a come considero difficile sovvertire o modificare le regole del gioco e rivitalizzare la società ricorrendo alla ragione, società che sicuramente in una mia visione oscura (forse perché valutando “l’oscuro” credo di poter avvicinare meglio la realtà) definisco calata in un “malessere senza via d’uscita”.

La globalizzazione ci ha resi consci di innumerevoli questioni che fino a ieri nessuno, per lo meno nel popolo, ipotizzava e considerava. L’uomo occidentale (anche se mi infastidisce questo termine) credo abbia radicato in se, nel proprio io, uno stato di privilegio che nella storia nessun uomo aveva assaporato…un senso di privilegio unico…una libertà ancora mai sperimentata…una pluralità di “vantaggi” che possono essere definiti in infiniti modi…la nostra inconscia aspettativa credo si sia estesa ad un confine forse troppo lontano da ciò che la realtà può praticamente (ma non solo) dare e di conseguenza soprattutto nei giovani sono nate ed aumentate una pluralità di incertezze legate all’insieme di queste componenti che sfociano in temi psicologici…e qui ci sarebbe da scrivere pagine e pagine di critiche ed elogi alla nostra società capitalista che sta ogni giorno accrescendo di potere (vero Luca?)…

Credo che quando esistevano “limitazioni”, quando ciò che era astratto (i diritti) iniziava lentamente a concretizzarsi, il popolo vedeva come meta prossima un traguardo “vicino e fondamentale” e quindi, esasperato da una propria situazione di disagio neanche minimamente paragonabile alla nostra, seguiva ed in qualche modo diventava “il pazzo uomo ribelle ricco d’arte” (con tutti i significati da te sopra esposti) ricevendo da costui quella spinta che tu definisci rivitalizzante che lo portava a mettere tutto (che nel suo caso era poco o niente) in discussione al fine di raggiungere quel traguardo…che comunque lo riguardava da vicino e materialmente…traeva insomma il famoso “guadagno” nel suo caso sia psicologicamente che materialmente…

…ora le cose sono cambiate (forse)…per una parte di persone “l’aspettativa” non riguarda solo il proprio “guadagno” (chiaramente non in senso materiale ma psicologico) ma si è allargata all’umanità…e questo senso di “solidarietà” si è sviluppato grazie al nostro privilegio che ha dato ad ognuno di noi, non a tutti, quella sensazione più o meno inquietante, quel senso di colpa…quella difficoltà nel vivere il nostro privilegio…che paradossalmente è l’origine di questo sentimento…e che ancor più paradossalmente è causa di quella divergenza sociale che tutti conosciamo…la mia considerazione mi rende chiara una valutazione delle tante a cui non so dar risposta (anche se credo non esista)…è possibile che questo sentimento si mantenga ancora vivo anche nel caso in cui sia in ballo la perdita dei nostri privilegi?…saremo “tutti” abbastanza consapevoli, forti e convinti che quel sentimento debba perdurare a prescindere, anche a “nostre spese” (chiaramente anche psicologiche)? Ho il dubbio che sia legato in maniera troppo diretta e profonda al privilegio…Ho però la certezza che per realizzare una più equa società globale il nostro standard di vita esasperato in certi casi alla follia debba essere ritoccato e non certo in alto… Se a questo punto abbandoniamo l’ipocrisia e valutiamo l’indole umana, non propensa certo alla solidarietà fine a se stessa, qualche dubbio credo debba venire…ci sono poi da valutare coloro (e non sono pochi) i quali da questo privilegio non intendono staccarsi in alcun modo, che sono “capitalizzati dalla società” e che se decapitalizzati si sentirebbero in pericolo assoluto perché inconsciamente sarebbero pervasi dal timore del “nulla” in quanto non avvalorati da altri sentimenti che equilibrerebbero la loro “bilancia interna”, come reagirebbero (riprendendo il termine perderebbero la testa)?…infine…altrimenti faccio notte…in più esistono coloro i quali, ancora schiacciati dalla società, stanno ancora aspettando il traguardo del privilegio…ed in più il “potere” ha la capacità di intervenire sulla società modificando così l’agire umano come non mai (televisione, moda, business, valori e ideali) …il “potere” e anche il “senso del potere” si è psico-materialmente impadronito di noi…e se esistesse un uomo capace di far combaciare i vari fattori…i vari?…sono innumerevoli…senza far regredire la società questo credo sia il più grande genio mai esistito…
(Per regredire intendo togliere dignità, libertà, pace… in poche parole senza regredire l’aspettativa propensa al solidale…ancora più semplicemente senza fare sfociare la situazione in conflitto sociale e guerra…come sempre è accaduto…)
Utopia?…non so…non resta che provarci ma con la consapevolezza, l’umiltà e se il caso anche un briciolo di rassegnazione nel valutare questo traguardo di difficile raggiungimento…cercando anche di assaporare la vita e soprattutto cercando di viverla ridendo il più possibile…anche questa consapevolezza credo sia fondamentale per tenere viva la speranza…alla fine cado sempre nel banale…ma ricadendoci riaffermo che comunque l’uomo, forse, ha sempre avuto bisogno di più banalità…ciao e grazie a chi mi ha letto…ed ora ci vado…dove?…a letto...
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Vecchio 18-11-2002, 16.04.13   #7
diestop
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Scusate…avrei anche un’altra considerazione da fare...lo so che palle!!... un’ulteriore tassello di coscienza per aver più consapevolezza, una difficoltà in più nella valutazione della mia realtà...del mio bubbio…

…ho detto che nella storia l’uomo ha raggiunto lo stato attuale di “privilegio” grazie a piccole e lente conquiste in lunghi lassi di tempo, l’uomo di allora, oltre a trarre “guadagno” da meno cose materiali (come noi?), aveva sviluppato un "fattore tempo" molto più “lento” rispetto al nostro…anche questo fattore è drasticamente e repentinamente cambiato…

…il nostro contesto “globalizzato” (con tutti i significati) ha inserito nel nostro profondo ritmi esorbitanti, (che personalmente definisco stupidi e controproducenti) ha velocizzato il “TUTTO” rendendo tutto più complicato e forse, anche inconsciamente, nel nostro profondo abbiamo sviluppato un senso di “immediatezza”, di “guadagno immediato” che ci fa valutare ogni cosa drasticamente (quindi come?)…siamo dentro ad un vortice di velocità dal quale è complicatissimo uscire (se non drasticamente…spero di no…)… e forse… per gestire e valutare al meglio questi infiniti fattori di “vita” avremo bisogno di più calma…calma…calma…perché avendo sviluppato come indole questa "velocità", nel voler “cambiare le cose”, anche se giustamente, la calma è facilmente perdibile (vero Luca?)…e perdendo la calma o ci si allontana dallo scopo o si và al conflitto con la controparte -- (se con noi stessi il conflitto sarà con noi stessi...azzardo psicologico...scusa Luca...), tu visechi dovresti saperne qualcosa…ripeto che forse per modificare le “regole del gioco” bisognerebbe rallentare e “ragionare”…forse…e sarà comunque complicato…ora la mia banalità di rito dicendo che il presente andrebbe vissuto senza immaginarsi “troppo” come si vivrà in futuro…rigrazie per chi perde tempo a leggermi…e calma e pace a tutti…
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Vecchio 18-11-2002, 18.39.32   #8
Mistico
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Confucio dice (Visechi dixit)

"… IO CREDO NELL'UOMO! "

...Ed io non ho capito niente!
Vis, hai fede nell'uomo? Spiritualmente? o forse hai fede nell'uomo nel senso che rimuoveresti la porta blindata di casa tua tanto i ladri sono una fantasia?

Presto! rimedia a quello che hai detto! eheheh!

ciao...
Mistico is offline  
Vecchio 18-11-2002, 20.50.29   #9
visechi
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Re: Confucio dice (Visechi dixit)

Citazione:
Messaggio originale inviato da Mistico
"… IO CREDO NELL'UOMO! "

...Ed io non ho capito niente!
Vis, hai fede nell'uomo? Spiritualmente? o forse hai fede nell'uomo nel senso che rimuoveresti la porta blindata di casa tua tanto i ladri sono una fantasia?

Presto! rimedia a quello che hai detto! eheheh!

ciao...

Non hai capito nulla? Colpa solo mia, evidentemente, sono troppo criptico ... dai, fai uno sforzo, piccolo, piccolo.
Poi, scusa, uno che non crede nel trascendente, nel metafisico, come me, in qualcosa deve pur credere ... non pensi?
Si, credo nelle inespresse capacità dell'uomo sia fisico/mentali che relazionali. Sono convinto che più l'uomo si confronta con il proprio simile, più evita i conflitti, tant'è che una delle regole fondamentali nelle trattative è quella di non perdere mai il relativo tavolo, anche quando si apre una fase conflittuale ... ovviamente ci sono delle inevitabili eccezioni.

Io non posseggo una porta blindata, che vuoi che mi rubino i debiti? Magari, attendo speranzoso ma poco fiducioso.
Più di una volta ho lasciato in bella vista sul cruscotto della mia macchina la bolletta del telefono o dell'Enel in attesa che qualche ladro sprovveduto se ne appropriasse e poi, colto dal senso del dovere, insito nell'ingiunzione di pagamento stessa, provvedesse al pagamento; porca miseria, mi fosse capitato una sola volta... acc... scommetto, però che tu lo faresti

Ciao Mistico ... ad ognuno il suo credo, io, da buon 'fetente', mi accontento del più misero e terreno, ma è il mio....

visechi is offline  
Vecchio 19-11-2002, 13.13.40   #10
Mistico
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a sir Visechi

Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi

Io non posseggo una porta blindata, che vuoi che mi rubino i debiti? Magari, attendo speranzoso ma poco fiducioso.
Ahhh! ecco. Ora è tutto chiaro e logico.

E' l'amicizia che scarseggia al mondo, Sir.
L'essere estranei l'uno all'altro genera l'indifferenza reciproca e così siamo più soli che mai in un mare di gente.
Dall'amicizia nasce anche il rancore, é vero, e dal rancore nasce l'innimicizia eppure... io ho notato che le migliori e più durature amicizie nascono dopo una bella scazzottata. L'indifferenza invece è sterile.

Io non ho fiducia nella gente in generale, una volta... forse.
Oggi sono convinto che ognuno di noi sarebbe capace di qualunque azione immaginabile... dipende solo dalle circostanze. Perciò, la parola "fiducia" per me vale quanto "fede", cioè è sinonimo di "errore a proprio rischio" o "pericolosa autoillusione" ecc. ecc.

Conto di più sulla "conoscenza" piuttosto che sulla fiducia.

Dici che sono materialista? ...ok, però ammetterai, credo, che non esiste tanto "la gente" quanto esistono, invece, tante, tante persone, una diversa dall'altra.

ciao Sir Visechi... a proposito... ha telefonato il fabro... dice che Excalibur è pronta e puoi andarla a ritirare quando vuoi.

ciao...
Mistico is offline  

 



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