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Vecchio 09-04-2006, 13.58.01   #1
Braveheart
Ospite abituale
 
Data registrazione: 20-09-2005
Messaggi: 162
L'omologato

Ho scritto questo piccolo saggio filosofico (se così si può definire). Vorrei sapere cosa ne pensate su questo argomento.
A voi


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L’omologato lo incontrate tutti i giorni, ogni cinque minuti: passeggiando per strada, al bar mentre gustate un mediocre caffè rimpiangendo quello di casa, a scuola, in ufficio, in discoteca, e forse anche in casa vostra!In parole povere, ovunque andiate siete perennemente circondati da omologati .Ma chi è costui? Che cosa significa omologazione?
L’omologato fondamentalmente è una persona che ha commesso una delle cose più disdicevoli e orribili che un uomo possa concepire: il suicidio intellettuale e spirituale. Esagerato? Assolutamente no: un individuo pensante che un giorno decide di buttare via le proprie convinzioni, i suoi ideali e valori per obbedire ai dettami della società, beh, si è suicidato! Tale atto porta alla totale inerzia del pensiero dell’omologato, poiché esso non è più autonomo. Ed ecco allora che questa persona accetta acriticamente tutto ciò che viene propinato dai mass media come cosa santa e giusta, eseguendo ciecamente gli ordini impartitogli da questi. L’omologato non si domanderà se i messaggi recepiti siano giusti, ingiusti, buoni, cattivi. No: egli agisce. Non a caso, lo scopo principale dell’omologato è di essere uguale a tutti gli altri omologati: perciò, se una cosa la fanno tutti gli altri, allora anche lui deve farla. Non importa quale significato abbia la sua azione, se è utile o meno. No, l’importante è fare come tutti gli altri, e basta. Inutile dire che le proprietà individuali si oscurano progressivamente, fino a sparire totalmente. L’omologato può essere paragonato ad una singola goccia d’acqua che entra in uno stagno: una volta entrata, sarà indistinguibile, come tutte le altre! L’omologazione di questa persona ricopre tutti i suoi aspetti, anche quelli più futili. Ad esempio, se per un periodo di tempo gli altri omologati porteranno solo le scarpe rosse, anche lui indosserà.. Nel suo intimo potrebbero non piacergli, addirittura potrebbe provare ribrezzo per le scarpe rosse: ma lui non baderà a questo, perché il suo unico scopo è quello di seguire la massa. E per fare questo, è anche disposto ad assumere costumi e atteggiamenti che nel suo io più nascosto disdegna! Spesso accade che, in certi momenti (ma molto rari) l’omologato rifletta e pensi: “Ma forse non c’è qualcosa di sbagliato in me?”. Sfortunatamente, nella sua mente irrompe subito, peggio di un allarme antifurto, una vocina subdola che gli sussurra: “Ma se cambi, gli altri non ti accetteranno più!”. E l’omologato, invece di scacciare quella diabolica voce, esclama: “Ma chissene frega!”
Cosa succede invece quando l’omologato incontra qualcuno diverso da lui, con pensieri autonomi? La risposta è facile: l’omologato comincia a ridere dell’altro, gli punta il dito contro, lo sbeffeggia e lo bolla come sfigato. Purtroppo quest’individuo è talmente indottrinato dalla società che, appena incontra qualcuno differente da lui, lo percepisce come cattivo, stupido, imbecille, che non ha capito nulla della vita. In alcuni casi comunque, l’omologato tenta di “aiutare” il diverso cercando di portarlo sulla “retta via”; ma se quest’ultimo rimane sulle sue posizioni, allora l’omologato lo respinge, lo denigra e lo evita come la peste.
Nella storia dell’umanità, ci sono state moltissime epidemie. Nemmeno la nostra epoca ne è esente purtroppo. Ma di cosa sto parlando? Dell’omologazione, chiaro!
Braveheart is offline  
Vecchio 09-04-2006, 14.30.49   #2
Leonardo Monopoli
Ospite abituale
 
Data registrazione: 03-04-2006
Messaggi: 94
Caro signor Braveheart, sono sostanzialmente d'accordo con quello che hai scritto sugli "omologati". Il fatto più ironico è che loro vorrebbero aiutare la minoranza dei non omologati ad omologarsi, ma anche questi ultimi spesso pretendono di portare a quelli la "luce" del pensiero libero e originale, colto e raffinato. Supponiamo pure (ne sono convinto) che l'anticonformismo, cioè la non omologazione, sia la "cosa giusta", non sarebbe più opportuno smettere di tentare di portare gli omologati dalla nostra (voglio essere presuntuoso ritenendomi anch'io un non omologato!) parte, con prediche inutili e controproducenti (i preti, come i farisei del tempo di Cristo, le sanno fare meglio di noi!) che danno a quelli l'idea che siamo come le volpi che disprezzano l'uva che non riescono a prendere, e cominciare a "dissimulare" la nostra virtù (quale che sia) e sorridere al mondo, portare il nostro contributo di opere buone (il che non esclude che quando ci vuole, sapremo difendere anche sul piano della teoria le nostre convinzioni)? Se cominciassimo a salutare per primi, a guardare con occhi di simpatia il nostro prossimo (mi si consenta la battuta: certe omologate non sono poi così male!)... forse il messaggio, che fallisce se detto papale papale, arriverebbe al loro cuore, nel silenzio di un sorriso, nella concretezza di un favore.
Leonardo Monopoli is offline  
Vecchio 09-04-2006, 20.13.09   #3
Braveheart
Ospite abituale
 
Data registrazione: 20-09-2005
Messaggi: 162
Ciao Leonardo,
quello che dici è giusto. Io personalmente non mi ritnego disomologato all'estremo, ed ho provato più volte ad avvicinarmi ai cosidetti omologati. Il punto purtroppo è che, salvo rari casi, non c'è proprio niente da fare: per la loro mentalità, o sei come loro oppure devi essere emarginato. Il non omologato è colui che rispette le diversità, l'omologato no, quindi dovrebbe essere quest'ultimo a fare un passo verso gli altri.
Ovviamente sono pensieri miei, e non è detto che rispecchino la realtà
Braveheart is offline  
Vecchio 10-04-2006, 07.40.20   #4
Leonardo Monopoli
Ospite abituale
 
Data registrazione: 03-04-2006
Messaggi: 94
Io non ho mai voluto omologarmi perché l'omologazione comporta una rinuncia alla propria indipendenza. Come anche tu hai detto, l'omologato dipende troppo dal giudizio altrui, della maggioranza di cui fa parte. Per quanto mi riguarda, l'indipendenza del mio pensiero, mi è costata cara - sono stato anch'io isolato e deriso - ma il gioco valeva la candela, perché tutto sommato, posso dirmi felice, come se avessi raggiunto la meta dopo un lungo viaggio pieno di pericoli e sofferenze (e qui, nel mio rifugio, posso fare le letture che mi piacciono di più e le conversazioni amene con i pochi amici e la partecipazione a questo mezzo straordinario che è Internet). Ormai sto bene così, hai ragione ancora una volta tu, quando lasci intendere che sono "loro" che devono capire a quanta pace dell'animo hanno rinunciato, col rischio di ritrovarsi vecchi senza l'amore per i libri e per la vita (vera).

Leonardo Monopoli is offline  

 



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