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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 15-04-2006, 09.02.00   #1
gyta
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Come il pensiero diventa materia (morta) ?

"Il nostro pensiero è realmente libero?"
(tanto da esplicarsi in maniera effettiva nel reale del quotidiano
al di là di ciò che è la comune approvazione?)

Citazione:
Messaggio originale inviato da nexus6
L’unità, l’Uno... l’anelare ad essi, il desiderio, l’aspirazione di ‘accedervi’ o quanto meno di dirvi qualcosa che sembri sensato... non sono cose scontate...; lo sembrano, secondo me, proprio perché permeano tutto il pensiero umano: lo testimoniano le spinte ‘riduzionistiche’, le spinte ‘realistiche’, le spinte ‘mistiche’... dunque bisognerebbe interrogarsi molto su questo modo di funzionare dei nostri ragionamenti e proprio sul fatto che tali ragionamenti ci sembrino ‘scontati’. Lo sono? Perché lo sono? Perché li consideriamo tali, ovvero ‘scontati’?

"Scontato".. Beh, diciamo che mi sembra scontato che l'uomo si ponga questi quesiti..
Io non saprei per esempio essere altrimenti.. le domande più o meno consce,
più o meno pressanti m'hanno da sempre accompagnata..e anche se comprendo
quanto sia importante l'equilibrio nel porsele mi riesce altresì difficile rapportarmi a chi di queste
ne fa interesse circoscritto.. e se da una parte invidio il loro non andare mai in "crisi"
dall'altra non riesco a concepire come si faccia a leggere un qualcosa, a porsi una/delle domande
ed a non mutare profondamente attraverso queste.. non essere a volte sballottato a destra e sinistra
dal loro gioco a boomerang, risucchiato dalla stessa aria smossa..
Ed ancora di più non riesco a capire come si riesca ad entrare in questo 'gioco' e poterlo chiudere nel cassetto ad occorrenza metodica quasi.. ed ancora peggio come certe domande non possano incontrovertibilmente mutare la nostra ottica d'importanze alle cose, di priorità, in maturazione profonda, in assoluto reale senso solidale, ed invece fare di una ricchezza comune detenzione, acquisizione d'elite inoculando il virus letale della morte in ciò che invece appartiene alla vita, a quella che brucia vera in fondo agli animi.

Ecco forse perché bevo forte all'incontro nella comune sete inebriante e m'allontano invece da dove
la conoscenza viene trattata come una torta ad assegnazione, rendendola fantoccio morto di speculazioni nevrotiche.
Queste domande che dovrebbero porci al di sopra delle lotte meschine di sopravvivenza (trasformate invece) in una sorta quasi di possessività del sapere, come se la poesia della vita (si, poiché cosa è la conoscenza, la stessa scienza se non poesia della creatività umana?) potesse anche questa "comprarsi" in un acquisizione sterile, in un appropriazione indebita dell'essere come ulteriore forma di potere nefasto dal cuore ben diverso del potere creativo!!

Allora forse la vera domanda da porci sarebbe: come può l'uomo farsi certe domande, avvicinarsi a certe verità, assaporarne quasi il cuore e trovarsi al contempo ancora a trascinarsi al suolo come se ciò che vede non influisse che per una percentuale irrisoria in qualche parte celatamente oscura del suo essere..?
Non solo l'eventuale posizione politica verificata alle urne ma l'odore stesso che spesso ancora si respira avvicinandoci a certi ambienti dove l'aria vivificante del progresso umanistico avrebbe dovuto fare di diritto il suo ingresso trionfale puzza ancora (e penso alle maggiori università) del sapore istituzionale del sapere illusorio ed il sapore vero della libera creatività umana ancor oggi sembra relegato all'odore muffito del palcoscenico dei teatri di periferia o nelle cantine attrezzate ad improvvisate sale d'incisione.. e quando va bene nei ritrovi e nelle feste popolari..

Come può la reale forza rivoluzionaria umanista trovarsi ancora in mano ad un pugno d'individui
e perlopiù lontani pure fra loro dal terrore di perdere (per prepotenza difficile a gestirsi) quel poco di senno che ancora a loro appartiene nel silenzio creativo della loro anima?

Come può il pensiero (creativo) venire così ucciso sotto gli occhi impassibili di tutti?
(Dov'è l'errore.. se ve n'è?)
(E' dunque una lotta portata avanti da quattro "fessi"
e pure lontani fra loro, la lotta dell'uomo per l'uomo?)
(Perché ogni forza reale sembra prima o poi prendere la strada del convergere istituzionale
ed in questo trovarvi la sua morte certa?!)
(Chi è così serio da credere al proprio pensiero senza farne motivo di prepotenza verso l'altro
o chiuderlo presto nel cassetto attrezzato dell'oblio ?)


L' "anarchismo" o l' "umanesimo socialista" come l'avrebbe chiamato Fromm
non funzionerà mai sino a quando venderemo il nostro potere personale
al potere istituzionalizzato, e misureremo il nostro pensiero creativo singolare al consenso di massa!!

[Scrive Odifreddi : quando si vuol dar sentore di serietà ad una teoria filosofica
la si riveste di grandi nomi del mondo matematico e della scienza.. Bene, non facciamo
che questa discussione si taccia del medesimo errore!]



Gyta
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Vecchio 15-04-2006, 15.41.28   #2
nexus6
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Citazione:
Messaggio originale inviato da Gyta
"Scontato".. Beh, diciamo che mi sembra scontato che l'uomo si ponga questi quesiti..
Io non saprei per esempio essere altrimenti.. le domande più o meno consce,
più o meno pressanti m'hanno da sempre accompagnata
Cara Gyta, nexus aveva inteso tutta un’altra cosa con il termine “scontato” ed esattamente ciò: scontato non è il domandarsi, ma l’invariabilmente tendere allo stesso tipo di risposte che, dunque, appaiono quasi “scontate” e non degne di un’acuta riflessione, pari a quella che ha portato a rispondervi.

Tu mi hai detto in effetti nell'altra discussione:
Citazione:
Messaggio originale inviato da Gyta
Okay, l'ambito in questo caso è la fisica; ma anche fosse su altri piani, perché non potrebbe funzionare alla medesima maniera, ed essere colori descrittivi differenti secondo parametri differenti?
Mah.. mi sembra di dire delle cose ovvie, scontate.. Comunque..
Vedi, consideri ovvio, scontato il tentativo di applicare concetti metafisici quali quello dell’unità, dell’Uno, dello stesso orizzonte. Questo mi ha fatto interrogare: che sia proprio un nostro meccanismo cognitivo? La ricerca della teoria del tutto in Fisica, l’Uno appunto nelle tradizioni mistiche orientali, il Verbo da altre parti, il principio primo, la causa prima non causata ecc...

Ecco, non dico che non vi possa essere un fondo di verità e non intendevo discutere di questo, ma del fatto che tali pensieri vengano percepiti come “scontati”, “ovvi” e questi non mi sembrano belli aggettivi da associare ad un pensiero, ad un approdo concettuale; anzi quest’ultimo rischia di diventare proprio un binario morto o materia morta o meglio fossilizzata.

A me non piace se il pensiero si fossilizza e sono d’accordo con te che la comune approvazione ne possa provocare l’atrofizzazione, spesso lenta ed indolore e perciò ancora più subdola. Ma il mio discorso era lievemente differente: al di là dei condizionamenti esterni, sociali, vi potrebbero essere anche dei meccanismi interni (magari proprio fisiologici) che ci portano a percorrere le stesse vie, vie già battute ed oramai logorate dai millenni? Una di queste potrebbe proprio essere l'incapacità di uscire dalla massificazione odierna, che perciò pare proprio non "odierna".

Ho compreso ciò che intendi sul pensiero creativo e (credimi!) concordo, anche se non sarei così d’accordo sulle università, perché è pure quello uno dei luoghi dove si sviluppa liberamente il pensiero, spesso proprio in modo rivoluzionario. Certo l’università può venir vista come un luogo di massificazione o, come usualmente si usa dire, mercificazione del sapere, ma tutto sta nella volontà di chi vi è dentro: se ti vuoi far incasellare e catalogare (desiderio molto forte e pure su questo ci sarebbe molto da discutere), ci riesci pure in compagnia di poeti, matematici ed altri pazzoidi cronici, come non di rado si possono incontrare.

Citazione:
Messaggio originale inviato da gyta
Allora forse la vera domanda da porci sarebbe: come può l'uomo farsi certe domande...
...
Come può la reale forza rivoluzionaria umanista trovarsi ancora in mano ad un pugno d'individui e perlopiù lontani pure fra loro dal terrore di perdere (per prepotenza difficile a gestirsi) quel poco di senno che ancora a loro appartiene nel silenzio creativo della loro anima?
Come può...? Inerzia, mancanza di coraggio, potere, paura... non è semplice rispondere. In effetti il mondo viene dominato da gente letteralmente e genuinamente stupida, di quel tipo di stupidità a volte commovente, a volte irritante che evidentemente ha interesse a frenare gli impulsi creativi, rivoluzionari per mantenere lo status quo ed ingabbiare, ipnotizzare le masse che per definizione si devono comportare “coerentemente” ovvero nella stessa direzione e non “disordinata-mente”. Pensa se un ingranaggio ad un certo punto si chiedesse: “ma chi sono io? Perché sono diventato un ingranaggio? Non mi piace più, ora voglio cambiare!”... che succederebbe? Le società sembrano essere in equilibrio tra un gran numero di individui con il pensiero imprigionato e che anzi bramano continuamente nuove forme di conformismo e poche persone che hanno il potere e la forza di produrre quelle gabbie mentali, che poi si trasformano in prigioni sociali dall’aria stagnante. Che dire?

Come può il pensiero (creativo) venire così ucciso sotto gli occhi impassibili di tutti?
(Dov'è l'errore.. se ve n'è?)


Perché sembra che alla maggior parte della gente vada bene in questo modo. Si vuole una vita così, inquadrata, dal profitto, dagli obiettivi raggiunti, la casa, il lavoro, gli hobby, tutto deve essere meticolosamente tenuto sotto controllo ed anzi i bambini odierni vengono abituati da piccoli a crearsi le proprie gabbiette dove svolazzare “liberi”...; pare utopia, in effetti, pensare a parole come “anarchia”... sembra quasi di evocare degli antichi spettri e questo proprio perché il “pensiero”, le “idee”, molto più potenti della più potente atomica, potrebbero attecchire come virus e ciò non sarebbe buona cosa per il potere.

La storia umana è sempre andata avanti così: grandi masse ipnotizzate controllate da pochi uomini; penso che per cambiare questa situazione sia richiesto ben più di un semplice cambiamento di opinione. I mutamenti dovrebbe coinvolgere l’Uomo stesso in profondità e mi riferisco per esempio a miglioramenti a livello di strutture di pensiero, mentali, cerebrali... un vero e proprio salto evolutivo, insomma, che penso (spero!) non lo si possa escludere data la plasticità di cui siamo pur dotati: le categorie mentali dovrebbero cambiare in profondità, dunque, se non vogliamo che discorsi come questi (“...sino a quando venderemo il nostro potere personale al potere istituzionalizzato...”) vengano percepiti come “utopistici”.

La nostra vita sociale è inquadrata, regolamentata ed alla maggior parte delle persone piace così; però questa massificazione si trasporta purtroppo anche a livello del pensiero, delle idee. Un pensiero diverso, fuori dal coro, creativo viene percepito a volte come scomodo, pericoloso o più benevolmente “utopistico”.

Il fatto di non andare in “crisi”, cioè di non venir profondamente scossi, quando si vedono, si sentono, si leggono certe cose è proprio indice di ciò che ho detto, secondo me; si tratta più di fisiologia, che di altro, forse... non so... il travaglio del pensiero a volte è sofferente ed angosciante e dunque lo si chiude nel cassetto e ci si guarda bene dall’aprirlo troppo spesso, poiché così vuole la società, purtroppo.

Da parte mia, posso dire che vivo ogni giorno questa situazione, questa tensione, tra quello che sarebbe “opportuno” fare e quello che vorrei fare; il mio problema è che quel cassetto non lo chiudo mai, anzi frequentemente spalanco pure gli armadi.

Spero di aver fatto capire più di quanto io abbia detto.
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Vecchio 16-04-2006, 02.26.13   #3
Weyl
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Amici, forse voi vi capite

ma io non comprendo il vostro dialogo quasi per nulla.
Quali ne siano le scaturigini, il senso.

Davvero l'uomo si pone delle domande rispetto allo scandalo del proprio trovarsi, consapevolmente, "gettato" dentro aspettative di senso?
Davvero, l'uomo, è conscio del fatto che tali aspettative di senso sono la "trama" stessa dell'esistenza?
Davvero, l'uomo, comprende, ipso facto, che esse non gli sono "date" come istanze, nè come procedure, e davvero ogni uomo comprende che è il fatto in sè di rendersene conscio che avalla il suo non poter dar credito a tali procedure come fossero assiomi di natura?
E davvero l'uomo ha, intimamente, il barlume intenzionale che gli permette di capire che la sua stessa "consapevolezza" è il semplice riverberio del proprio non poter far fede, quasi assiomi, nelle aspettative di senso di cui, fili in una trama, "tessere" la propria personale, minima, storia ?

No: tutto ciò è di pochi.
Pochi e rari esseri umani, pochi, e sparsi.

L'essere umano va modificato. Ne sono assolutamente convinto: esso è un "tentativo", ibrido e bislacco, della natura.
La freccia dell'evoluzione e della creazione, indipendentemente dal fatto che ciò sia "gioco" o "disegno divino" punta in una direzione evidente: oltre l'uomo, al di là della sua greve e faticosa presenza.
L'uomo non è che il grossolano e grezzo "primo abbozzo" del puro pensiero, scevro del portato gravoso delle ere geologiche intere in cui la materia si è data costrutto, sollevandosi, al di là del tempo e caoticamente al limite di se stessa.
Tocca all'Uomo creare la sua crisalide.
Weyl is offline  
Vecchio 17-04-2006, 04.57.14   #4
gyta
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Messaggio originale inviato da Weyl
Tocca all'Uomo creare la sua crisalide.

Perché un "bozzolo"?
Un "bozzolo"protettivo nel quale mutare..?
Certo.. ognuno di noi ha bisogno del suo spazio "protettivo" dove poter concentrare le proprie forze ed attraverso questo movimento interiore, mutare di pelle in relazione a ciò che è il suo bisogno, la sua aspirazione (intesa come tendenza/direzione profonda)..
Ma se proprio ad un immagine debbo dare il compito di portare il mio concetto, la mia visione, preferisco qualcosa che suoni tipo "Tocca all'Uomo potenziare le proprie ali"
Forse, perché lo penso veramente..

Ho una grande fede nell'essere umano, perché ne leggo le sue lotte che sono anche le mie!! Ben venga il raccogliersi in sé, essenziale in un percorso di auto conoscenza, ma non è necessario divenire "altro da sé" per poter essere umano, nel senso pieno del termine! Penso anch'io insieme a Nexus6 che ci sia bisogno veramente di molto coraggio perché la nostra vita interiore consta in molto più di tre passaggi definiti di trasformazione atti a "prendere il volo" ed ogni momento è in un certo senso ben compiuto in sé medesimo noi siamo già tutto adesso e questo se da una parte è una grande potenza è anche una grande responsabilità di cui spesso faremmo volentieri a meno..
Eppure (a questa libertà) nessuno vi rinuncia perché in fondo a noi sappiamo che questo potere esiste realmente ed è possibile metterlo in atto.. Ciò che forse ha scordato di dire sufficientemente Nexus è che occorre tanta pazienza! Spesso crediamo che siano passati chissà quanti millenii e ciò che abbiamo in serbo richiede una cura infinitesimale e la vita umana che appare così lunga nei tempi in confronto allo spessore non è che veramente rapida come un battito d'ali..
A noi sembra spesso che da sempre l'uomo sia quasi immutato nei suoi dolori ma ci dimentichiamo che ciò che intendiamo come tempo non è che un'errata concezione in rapporto alla nostra vita come individui, diversa molto diversa da una concezione del tempo inteso come assoluto (cosa impossibile) ed allora ciò che vediamo come infinitamente lungo, quasi illimitato non è che un illusione mentale vera e propria.. Trovarsi in questa trappola mentale può far perdere la pazienza, e si crede che tutto debba così da sempre essere stato e così pressoché restare.. ma hai ragione Weyl i mutamenti avvengono.. lenti(nei "tempi" mentali).. come "evoluzioni".. Tutto accade probabilmente in un attimo mentre noi contiamo le ore..gli anni..

Forse ciò che manca è solo un po' di pazienza.. pazienza per sé di non aver pazienza, pazienza per gli altri di dimenticarsi spesso d'averla per sé.. Forse quel "bozzolo" di cui parli si chiama solo "amore per se stessi" (quello vero), l'attimo immobile in cui si sta per prendere il grande respiro alla vita..
Io stessa non ho "pazienza" perché se da un canto scrivo ciò che ho scritto e lo penso, lo credo, dall'altra continua ad apparirmi profondamente stupida tutta questa paura di essere sé che in fondo non ha bisogno che di un reale profondo senso di giustizia di fronte al quale ogni mio pensiero è ricchezza comune, ogni pensiero individuale non è che ricchezza comune della varietà che rende un giardino (quello della vita umana, dell'intelletto, dei sentimenti) un posto dove la magnificenza è frutto proprio dell'abbondanza esplosiva dei colori individuali ed in tale quadro d'insieme non c'è posto per guerre tra i pensieri poiché la morte di un colore è la morte della mia stessa fertilità di vita!
Ciò che condanno è questa guerra d'esclusione a colpi proprio là dove le persone hanno modo di conoscere la varietà lottano disperatamente per la salvaguardia unica di una specie in sé inesistente: l' "ortodossia" del pensare!! Riesco a spiegarmi??

Non i pensieri tra loro che si confrontano seppur "aspramente", fortemente ma l'accetta folle d'un pazzo che con pretesa di legittimità falcia (e mina) la sacrosanta legittimità del pensiero al nascere laddove questo non mostri una sorta di "griffe" d'appartenenza!!
Tutti ci apparteniamo l'uno con l'altro e l'uno con l'altro gli stessi pensieri non hanno che radici ed immagini del comune sogno chiamato uomo, chiamato universo, eppure ognuno di quei pensatori, ognuno di quei pensieri sui quali spesso ci formiamo negli studi d'acquisizione del "sapere" non sono che sogni di umani nati lontani da ogni "griffe" di potere legittimato.. I veri "pensatori" quelli rivoluzionari non erano quegli stessi
che lontano dall'ombra dei pensieri morti immobili fomentavano in loro i germi della vita che sentivano premere in loro? Che non li si è chiamati "emarginati" poiché se ora li abbiamo in memoria, di loro è rimasta la traccia "geniale" della loro "opera"? Cos'è stata quella opera a suo tempo? Cosa costò la loro maternità?
Costò spesso la solitudine e l'emarginazione!! E questa è la realtà.
Qui per esempio in questo forum (e non mi riferisco solo a filosofia!) si cerca di costruire un punto d'incontro dove il pensiero individuale non è segregazione; nelle università e ancor più spesso alle superiori si vivevano i problemi comuni al di là del settore d' "appartenenza", sapendo bene in noi che se mai ci fosse stata "appartenenza" questa era al genere umano e non ultimo alla specie dei viventi; e si manifestava tutt'uno con problemi che ci indignavano profondamente pur non essendo metalmeccanici od operai, né contadini direttamente! Quella maturità dell'espressione di una forza solidale viene man mano a lasciare il posto alla conformità quasi come un virus invisibile al quale non si sappia resistere! I nostri sogni lasciano le piazze e le università e si sviluppano in gran segreto all'ombra di grandi muri di recinzione destinati ancora una volta ad ingrossare quella realtà marginale che marginale non era stata!! I nostri "ormoni" di solidarietà (di curiosità, di inter-esse di vita!) spinti deprecabilmente dentro la strada sterile e malata dell'autosolidarietà, dell' autoerotismo (e spero si capisca bene ciò che voglio dire!) E qui sì che l'immagine della pupa (crisalide) immobile e silente entra di prepotenza nel quadro totale (!!) Solo che quell'essere perfetto mai giungerà a vita ma morirà lentamente in quella paralisi totale per autoinduzione, per decisione fatale dall'astensione del respiro!! Pochi scioglieranno il rivestimento meditativo a nuova preparata vita!

Allora.. lasciamo perdere di rivolgerci a realtà "generiche".. diamo occhio solamente per un attimo con la giusta attenzione a ciò che succede qua in questo incontro per iscritto (che importa che sia "scritto", anzi gli scritti restano, no?!), in questo forum-spazio.. Com'è che la maggior parte di chi cerca di portare avanti, di divulgare un'idea non si assume di norma (!) la responsabilità di "paternità" a quell'idea?? Perché puntualmente si cade nel confrontarla con le presumibili "grandi idee" (ortodosse; ovvero conosciute, accettate!!!) e non con le individuali altrui?? Perché filosofia, spiritualità, psicologia è non più motivo d'indagine esclusivamente originale in noi ma diviene un "diritto alla legittimazione secondo canoni stabiliti"?? (Troppo "severa"??)Perché solo l'un percento delle idee che danno luogo ad una discussione vengono sviluppate con un confronto effettivo attraverso idee nostre e non confronti acquisiti!!!! Perché?? (Riesco a spiegarmi?)
Io posso trovare interessante una posizione di tizio-"griffato" su una determinata idea ma nulla mi vieterebbe al pari in dignità di sviluppare quella stessa in una mia staccata ed originale!! E non me ne si voglia ma francamente proprio pochini a fare ciò!! Ed a quei pochini va tutta la mia più profonda stima oltre al fatto di riconoscerli come fautori interessanti di vere e proprie scintille con un seguito in me, nell'interesse di indagare a fondo nelle questioni sollevate!

Ora, c'è scritto da qualche parte della "netiquette" forumiana che le uniche idee da poter abbracciare (e discutere!) portino la loro validità sul fatto di essere già state utilizzate e/o convalidate in un qualche percorso unanimamente accettato??
Perché solo pochi continuano un discorso senza curarsi del fatto che vi sia o meno coerenza con le direzioni presunte?

Un aspetto curioso di tale tema è che difficilmente si possa portare ad integrazione parte di un pensiero tra gli "ortodossi conosciuti" senza che puntualmente si legga questo come completa aderenza all'intero pensiero altrui e non verso quelle due stringate righe che abbiamo citato per ciò che in quelle v'era di scritto!!! Non è questo un "meccanismo cognitivo" come direbbe Nexus di come funzionino alcuni (ahimè la maggior parte!) d'individui?



Gyta

P.S: Nexus6 riguardo al "meccanismo cognitivo"
ho pensato che fosse necessario per ovviare agli OT risponderti
aprendo una discussione a parte, alla quale ho dato titolo corrispondente!
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Vecchio 17-04-2006, 06.08.15   #5
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P.S: Nessuno che abbia visto "L'eterna illusione" di Capra senza averci fatto su una bella recensione invece di conglobare l'esperienza all'atto creativo della comprensione attiva?

[questo sto cercando di comunicare!]

[Troppo serio?
Troppo.. giocoso?]




Gyta
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Vecchio 17-04-2006, 16.49.34   #6
Monica 3
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Anche per me, come per Weyl, è molto difficile seguire questa discussione, ma durante la mia passeggiata nel bosco stamani, stavo proprio pensando a spirito e materia e pensavo di aprire una discussione sull'argomento.

Mi limito dunque a riferire la mia riflessione e scusatemi se con questa vado fuori tema o se è troppo sempliciotta.

Io trovo nelle natura l'energia che mi serve per prendere iniziative, cominciare un'azione e quindi agire sulla materia.

Può sembrare assurdo, ma talvolta anche una cosa banale, come mettere in ordine una stanza, mi richiede uno sforzo spirituale profondo, la ricerca di un'ordine spirituale.

Senza questa energia spirituale non credo che riuscirei ad influire in modo positivo sulla materia.
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Vecchio 17-04-2006, 16.55.27   #7
nexus6
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Ciò che condanno è questa guerra d'esclusione a colpi proprio là dove le persone hanno modo di conoscere la varietà lottano disperatamente per la salvaguardia unica di una specie in sé inesistente: l' "ortodossia" del pensare!! Riesco a spiegarmi??

Non i pensieri tra loro che si confrontano seppur "aspramente", fortemente ma l'accetta folle d'un pazzo che con pretesa di legittimità falcia (e mina) la sacrosanta legittimità del pensiero al nascere laddove questo non mostri una sorta di "griffe" d'appartenenza!!
Sì, sì, ti sei spiegata. L'ortodossia del pensiero è proprio un bel problema; purtroppo è presente anche in campi dove sembrerebbe essere assente. A volte quasi inconsciamente, con il tentativo di rinvenire un'autorità negli altrui pensieri che possa giustificarli ai nostri occhi, altre volte colpevolmente in modo squallido e senza scrupoli.

Dopo un'accesa discussione con un mio amico qualche giorno fa, mi sto ri-aggiornando sull'argomento "fusione fredda", che è MOLTO legato a ciò che stai dicendo; così ne parla il nobel in Fisica, Julian Schwinger: "The pressure for conformity is enormous. I have experienced it in editors’ rejection of submitted papers, based on venomous criticism of anonymous referees. The replacement of impartial reviewing by censorship will be the death of science."

Azzardo una traduzione: "La pressione al conformismo è enorme. Ho sperimentato ciò con il rifiuto degli editori di lavori presentati (sulla fusione fredda), basato su una critica velenosa da parte di referenti anonimi. La sostituzione delle recensioni imparziali con la censura sarà la morte della scienza."

Come vedi da questa autorevole citazione, i problemi del conformismo e dell'autorità che la impone attraverso l'ortodossia sono assai comuni, purtroppo.

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Vecchio 18-04-2006, 11.38.59   #8
turaz
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Ciò che condanno è questa guerra d'esclusione a colpi proprio là dove le persone hanno modo di conoscere la varietà lottano disperatamente per la salvaguardia unica di una specie in sé inesistente: l' "ortodossia" del pensare!! Riesco a spiegarmi??

Non i pensieri tra loro che si confrontano seppur "aspramente", fortemente ma l'accetta folle d'un pazzo che con pretesa di legittimità falcia (e mina) la sacrosanta legittimità del pensiero al nascere laddove questo non mostri una sorta di "griffe" d'appartenenza!!

ECCO COME SI DIVENTA "DIPENDENTI" (in questo caso da pensieri ma il discorso è generale) e la dipendenza è la "base" per la "divisione".
turaz is offline  
Vecchio 19-04-2006, 01.15.29   #9
gyta
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Messaggio originale inviato da Monica 3
Può sembrare assurdo, ma talvolta anche una cosa banale, come mettere in ordine una stanza, mi richiede uno sforzo spirituale profondo, la ricerca di un'ordine spirituale.

Senza questa energia spirituale non credo che riuscirei ad influire in modo positivo sulla materia.

Il tuo intervento non risponde esattamente il tema
ma lo coglie in pieno!

Si rifletteva su quanto spesso sia di pochi riuscire a comunicare il proprio mondo interiore
senza per forza di cose doverlo a tutti i costi legare con le teorie più o meno assodate
ma farne un punto di forza originale e un motivo principale di comunicazione;
tu hai comunicato direttamente il cuore di una tua idea (di un tuo sentimento!)
cogliendone quindi il fine diretto della riflessione!!!

Comprendo perfettamente ciò che descrivi!! (Non sai quanto! )
Mettere "ordine in una stanza" è mettere ordine in noi!
Ogni azione materiale ha il suo corrispettivo nella nostra interiorità
(la psicanalisi ci ha costruito su tutto il suo sapere profondo!!! E non è.. poco!)
E' vero, senza quel movimento interiore-spirituale qualunque azione è pressoché impossibile
anche se spesso non ne si è consci! Esserne consci è una grande ricchezza di sapere,
non sempre così semplice!!
Mi piacerebbe dilungarmi su questo.. ho, avrei molto da raccontare..
chissà magari se verrà.. un 3d..

Grazie comunque di aver colto il messaggio che mi stava a cuore!

Si, Turaz: la "dipendenza" cieca è la base d'ogni incomprensione
e divisione.. Purtroppo anche in quegli ambienti dove l'originalità
e la freschezza dovrebbero sempre trovare dimora, nella scienza ad esempio,
ed ancor più nella ricerca, nel campo della fisica come accenna Nexus6,
come lo dovrebbe essere di norma in qualunque attività di ricerca mirata all'accrescimento
del sapere umano !!!



Gyta
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